Capitolo 30

Ian

-Ha imparato in fretta, vedo- osserva Brian guardandomi con la coda dell'occhio, finge di essere impegnato a sistemare la cassettiera.
Mi scappa un sorriso mentre sistemo la cravatta scura davanti allo specchio.
Sto finalmente usando uno dei completi che occupavano la maggior parte dello spazio nell'armadio. Forse mia madre sperava che iniziassi a vestirmi come Drew, in modo consono al nostro ceto sociale.
Sebbene io sia consapevole che i vestiti influiscano sulla percezione e sull'opinione dell'interlocutore, non ne ho veramente bisogno per manipolare qualcuno.
Le persone ritengono affidabile e in un certo senso buono chi indossa bei vestiti, chi ha un buon odore e un ottimo aspetto: le qualità positive attirano altre qualità positive.
E per un po' ho imparato la lezione, giocando al loro gioco. Era così facile.
Bastava sorridere, dimostrarsi affabili e disponibili, sempre gentili, mai irritati. Ho interpretato la parte per diverso tempo prima di stancarmi, riuscivo a guadagnarmi la loro fiducia senza dovermi sforzare. Non era quello che volevo.
Non volevo raggiungere la vetta della piramide sociale né avere un pubblico riconoscimento del mio valore.
Mi sono chiesto come sarebbe stato manipolarli mentre una parte di loro sapeva che non poteva fidarsi, mentre una parte di loro era cosciente del pericolo.
Così ho smesso di fingere di essere socievole e divertente, e aspettavo solo che loro venissero da me.
Forse era anche un modo per gestire il senso di colpa.

Osservo il tessuto della camicia incresparsi intorno alle mie braccia, mettendo in evidenza i muscoli non troppo pronunciati, ma che inevitabilmente risaltano sotto l'abbraccio dell'indumento.
Alla Base era più semplice: avevamo tutti gli stessi tipi di abiti sportivi, potevano variare per il colore, ma rimanevano comunque anonime magliette in cotone.
Le cravatte, giacche eleganti o scarpe lucide erano destinate agli istruttori, immagino per sottolineare la differenza di ruolo.
E questo mi infastidiva al tal punto che l'ho presa come una delle solite sfide a cui mi sottoponevo.
L'ennesimo limite da superare.
Volevo dimostrare a me stesso che qualsiasi cosa volessi, sarei riuscito ad ottenerla.
Anche se fosse stato necessario entrare tra le grazie di un docente, umiliarmi e mettermi in ginocchio, lo avrei fatto.
Ho ottenuto la sua giacca in meno di venti giorni. Non l'ho mai messa, è sempre rimasta nell'armadio.

Mi basta sistemare i gemelli da polso con un rapido movimento delle dita per scorgere nello specchio il vecchio me.
La persona che ero.
È come se fossi tornato indietro, a quei tempi.
Vestito in questo modo sembro proprio quel ragazzo disposto a fare qualsiasi cosa solo per soddisfare il proprio ego.

-È sicuro di poter sostenere questo incontro nelle sue condizioni?-
-Le mie...condizioni?- sollevo un sopracciglio e volgo lo sguardo nella direzione di Brian. So che si riferisce alla sbronza della scorsa notte, ma la testa ha smesso di dolermi già da ore.
Chissà come sta Drew adesso.
Forse prima di uscire ho il tempo di passare dalla sua stanza per controllare che si sia ripreso. Per quello che mi ricordo questa mattina non riusciva nemmeno a camminare da solo.
-È un incarico serio, signorino Ian. Non lo prenda sottogamba- mi avvisa, determinato a mantenere il suo tono serio che porta avanti da questa mattina. Andandosene insieme a Nick, Drew è riuscito a scansarsi l'infinita predica del maggiordomo, lasciandomi da solo ad affrontarlo.
Immagino che questa mattina Brian si sia sentito in dovere di recuperare tutte le ramanzine che non ha potuto farmi in questi vent'anni.
-Non lo sto prendendo alla leggera, ma non sono nemmeno più nervoso del necessario- alzo le spalle poco prima di indossare la giacca nera, morbida e comoda come quella che ho indossato per il mio compleanno.
Mi fascia le spalle alla perfezione, avvolgendo le mie braccia senza risultare rigida quando mi muovo.
È sicuramente di ottima fattura e non oso immaginare quanto costino abiti del genere qui in superficie.

-Pensa che le chiederanno di mantenere fede alla sua parola?- nonostante non voglia ammetterlo, lo vedo piuttosto incuriosito dalla situazione. Non si aspettava la richiesta di un incontro con i militari oggi, e francamente nemmeno io.
-Non hanno molti altri motivi per convocarmi-
Le informazioni scambiate con la Base sono mediate da loro e poi recapitate a noi. Non avrebbe senso un incontro diretto a meno che non sia successo qualcosa di grave.
Solo il pensiero riesce a far tremare le mie mani mentre sistemo il colletto della camicia bianca.
Sono sicuro che sta bene.
Lei se la cava sempre.
È quello che mi ripeto per non permettere alle emozioni di sovrastarmi, è l'ultima cosa di cui ho bisogno adesso. E l'unica cosa di cui sono veramente sicuro è che lei non vorrebbe vedermi a pezzi.

-Spero solo che non la mettano in qualche situazione che loro non hanno il coraggio di sbrogliare. È pericoloso intromettersi nei loro affari e ritengo che- alzo il palmo della mano, interrompendolo.
Ho una limitata dose di pazienza e non posso consumarla tutta subito sentendo la seconda predica della giornata.
-Non devi preoccuparti per me, Brian- distolgo lo sguardo dallo specchio, stanco della mia immagine, per avvicinarmi all'uomo alla mia sinistra.
-Io non sono Drew- aggiungo subito dopo, concedendomi il tempo di osservare il suo sguardo incupirsi.
Apprezzo che stia in pensiero, ma non è necessario, non per me. Non mi conosce, non sa nulla della mia vita, sta solo trasferendo l'affetto che prova per il mio gemello su di me.
Come se potessi sentirmi escluso.
-Ha ragione, lei non è suo fratello- sostiene il mio sguardo senza arretrare di un millimetro.
Devo dire che riesce spesso a sorprendermi.
-Ma questo non esclude il fatto che quelle sono persone inaffidabili e lei, signorino, potrebbe mettersi nei guai. Sebbene il suo ego la porta a ritenersi invincibile, mi tocca ricordarle che non lo è affatto-
Mi viene quasi da ridere: questo discorso non ha senso.
-Credimi, Brian, ho abbastanza esperienza da sapere benissimo di non essere invincibile. E proprio perché ne ho passate tante, so che comunque si metteranno le cose troverò un modo per cavarmela. Non avevo bisogno che arrivassi tu a dirmelo per realizzare che non lo sono- le mie parole sfumano poco dopo essere uscite dalle mie labbra, perdendosi nei miei pensieri.
Non ho salvato Celine e Chloe.
Non ho aiutato Adam.
E non ho ancora tirato Alexa fuori da lì.
Solo un idiota si sentirebbe invincibile dopo tutto questo.

La verità è che ho perso.
Ho perso contro me stesso diverse partite.
Perché nessuno mi toglierà mai la certezza che se fossi rimasto chi ero alla Base nulla di tutto questo sarebbe successo.

Se fossi rimasto quel narcisista egocentrico che ero, avrei calcolato ogni mossa nei minimi dettagli. Non avrei perso tempo a creare legami, sarei rimasto lontano a controllare che tutto filasse come avevo previsto.
Non voglio tornare ad essere quella persona, ma non riesco a smettere di pensare a come tutto sarebbe andato per il verso giusto se io non avessi sperato di diventare migliore.
Se non avessi seguito Alexa nella sua folle impresa, forse adesso avrebbe una famiglia da qualche parte. Non avrebbe ucciso quelle persone per salvarmi la pelle, sarebbe meno spezzata.
Celine e Chloe sarebbero cresciute splendidamente, diventando delle donne in gamba.
E sotto il mio controllo non avrei mai permesso a qualcuno di torcere un capello ad Adam.
-Non posso sapere che cosa ha vissuto in passato, ma se lei-
-Non puoi saperlo perché non c'eri!- sbotto d'un tratto, rimanendo stupito dalla mia reazione.
Non era programmato.
La conversazione si è sempre svolta in un tono calmo da entrambe le parti, quasi piatto alcune volte, proprio per contrastare parole che non dovevano ferirci. O meglio, per non mostrare di essere feriti.

Scuoto il capo per liberarlo dai miei pensieri.
È meglio che vada prima di peggiorare la situazione.
-Scusami Brian, non era mia intenzione alzare la voce. Non ho nulla contro di te. Forse sono più stressato per questo incontro di quando non sembri...- le scuse sono sincere, ma il resto è solo necessario a tagliare la conversazione.
-Non mi dica bugie, signorino Ian. Me ne accorgo benissimo-
Mi aspettavo di leggere la delusione nei suoi occhi, ma quando incontro il suo sguardo trovo lo stesso atteggiamento serio e imperturbabile che ha mantenuto per tutta la conversazione.
Allora non sono l'unico a tenere nascoste le mie emozioni.
Anzi, in questa situazione Brian si è dimostrato migliore di me nel farlo.

Non ho comunque tempo da perdere con questo dramma inutile.
Nessuno di noi due può cambiare la situazione, non vedo perché insistere.
Dovrei già essere in macchina, pronto a partire.

-Ascolti attentamente: so che è difficile per lei fidarsi di qualcuno, e non le sto chiedendo di farlo. Voglio solo che capisca che non è vero che non la conosco. Non posso sapere che cosa ha passato in questi vent'anni, e mi creda detesto pensare che abbia dovuto crescere lontano da suo fratello e dalla sua famiglia. Ma io la conosco comunque. Sono stato io a prenderla in braccio per la prima volta il giorno in cui è nato. E sebbene siano passati anni da quel momento, mi è bastato guardarla negli occhi mentre era ancora in fasce per vedere in lei un cuore buono. Mi sembra invece che lei sia cresciuto credendo il contrario. Forse per questo non voglio che si lasci coinvolgere da quelle persone. Ho paura che la convincano di essere ciò che non è. Ma io so cosa ho visto quel giorno, e lo vedo anche adesso: una persona perspicace, curiosa, ostinata ma per nulla perfida.- smette di parlare appena avverte la sua voce incrinarsi, bloccando le parole in fretta.
-Ecco, forse è questo che mi dispiace in particolar modo: che nessuno gliel'abbia mai detto-
E se prima eravamo decisi a sfidarci sostenendo lo sguardo, adesso entrambi fuggiamo dagli occhi dell'altro.
Entrambi troppo testardi per trovare un punto d'incontro, almeno adesso.
Le sue parole sono state come una secchiata d'acqua gelida e non è servita a nulla la facciata che avevo costruito. Sono riuscite a permeare attraverso questi vestiti sartoriali, dandomi un gran da fare per rimanere impassibile.
Non immaginavo pensasse questo di me.
Non posso fare a meno di chiedermi come sarei diventato crescendo in questa casa, lasciando che qualcuno si prendesse cura di me.

L'atmosfera intima viene spezzata dal bussare frettoloso alla porta, seguito dall'ingresso di una cameriera.
-Signorino Ian, la stanno aspettando- annuncia poco prima di sparire, senza aspettarsi un cortese grazie per il messaggio.
-Immagino che io debba andare...- mormoro, per la prima volta a disagio con l'uomo che mi sta di fronte.
Non posso rimuginare troppo sulla conversazione per ora, ho bisogno di svuotare i pensieri nella testa prima di mantenere fede al mio accordo con i militari.
-Sì, non vorrà farli aspettare troppo- risponde ritrovando in un attimo la sua compostezza.
Sto per uscire dalla stanza quando i miei muscoli vengono bloccati dalla morsa della paralisi, incapaci di procedere oltre. Forse il mio orgoglio non è poi così ingombrante da impedirmi di fare la scelta giusta.
Mi schiarisco la gola, ancora indeciso se aggiungere qualcosa o meno.
La verità è che questo discorso mi mette a disagio, mi fa sentire vulnerabile.
La sicurezza con cui ha affermato di conoscermi, il modo in cui ha parlato della mia infanzia, è un qualcosa che non posso gestire. E al momento sono fin troppo pieno di cose che non posso gestire.
-Forse dovremmo continuare la chiacchierata quando torno, magari insieme a Drew, a lui piacciono i ricordi di famiglia- le parole scappano dalle mie labbra prima che possa ripensarci.
Con la coda dell'occhio posso scorgere il suo volto illuminarsi di sorpresa, senza però sovrastare il suo atteggiamento serio.
-Sì, sarebbe bello...- entrambi abbozziamo un sorriso, imbarazzati.
Siamo fin troppo simili, per questo non andiamo d'accordo.
Per quanto sia difficile accettarlo, questa è la mia famiglia adesso, e non posso evitarli per sempre.

Scendo le scale in fretta, ansioso di lasciarmi questa storia alle spalle.
Ho sempre avuto la necessità di scappare da determinati legami per paura che possano soffocarmi.
O peggio, che possano convincermi a farlo con le mie stesse mani.

La macchina mi sta aspettando davanti il cancello principale, è così lucida da brillare sotto il tocco del sole. Salgo dietro senza perdere troppo tempo, immagino che chiunque sia all'interno non sia troppo contento dell'attesa.
La prima cosa che vedo aprendo lo sportello sono i tacchi alti di Margaret, messi in risalto dalle sue gambe accavallate.
Ho l'impressione che sarà un lungo viaggio.
-Non mi aspettavo di avere un'accompagnatrice- mi siedo di fronte a lei, sistemandomi la giacca per nascondere il mio fastidio.
È già stata sufficiente la convocazione improvvisa, che poi fosse lei l'ambasciatore non fa che peggiorare la situazione.
Sebbene non la ritenga una minaccia, il suo atteggiamento mi ricorda le persone di cui mi circondavo alla Base, quando ero una persona diversa.
E temo che quella parte di me possa riaffiorare solo standole intorno.
-Ti dispiace?- mi guarda sbattendo le ciglia lunghe. Ogni volta che si muove i suoi bracciali d'oro tintinnano, accompagnando i suoi gesti posati, mai eccessivi.
-In genere preferisco non avere compagnia-
Vorrei troncare la conversazione guardando dal finestrino, ma i vetri sono oscurati per nascondere dove stiamo andando.
-Divertente detto da uno che ha portato a casa propria circa cento ragazzini- commenta ridendo. Non riceve nessuno dei miei segnali, oppure li ignora volutamente.
Le braccia incrociate sul petto, l'atteggiamento di chiusura, tutto indica che non ho voglia di parlare con lei.
Non mi sono ancora ripreso dalla sessione di manipolazione collettiva, non ho ancora raccolto tutti i pezzi di me stesso; per questo ogni fibra del mio essere vorrebbe manipolarla.
E questo desiderio mi ha solo portato guai. Perché non è una persona a cui tengo, e per questo non mi dò un limite. Non dovrebbe essere così, dovrei trovarlo sbagliato e basta.
Ma non riesco a smettere di pensare che siccome lei è un'estranea le regole che mi sono imposto valgano di meno.

-Allora perché sei qui?- l'ultima volta che ho controllato, il suo lavoro era organizzare feste esclusive, non consegnare messaggi segreti.
Un leggero sorriso dipinge le sue labbra, soddisfatta della domanda.
-Perché nel caso qualcuno stesse monitorando i movimenti di questa casa o della tua famiglia, è di sicuro meno sospetto che sia io a farvi visita piuttosto che un generale. E poi, la mia famiglia ha degli affari in corso con loro-
La prima parte è logica, la seconda non mi interessa.
-Stai continuando la tua scalata sociale, vedo-
-Non mi aspetto che qualcuno che ha passato vent'anni sottoterra capisca- mi lancia un'occhiata fulminante, per la prima volta da quando sono entrato non finge di essere affabile; devo aver toccato un tasto dolente.
Come se non lo sapessi.
La noia e l'inerzia sono i peggiori tentatori, mi spingono a giocare con la mente degli altri solo per far passare del tempo.
-Del resto, nonostante tu abbia vissuto questi anni fuori dalla società, una volta tornato hai subito trovato pronta una posizione invidiabile. Quindi, Mitchell, sei l'ultimo che può giudicare i miei progetti-
Mi irrigidisco sentendo il mio cognome, come se le mie orecchie rifiutassero di sentirlo da qualcun altro oltre Alexa. Suona così sbagliato detto da Margaret, non ha il tono che usava la mia compagna per prendermi in giro.
-Chiamami Ian- mi affretto ad aggiungere.
-Ah, adesso siamo diventati intimi?- solleva un sopracciglio, divertita.
-Ti piacerebbe-
-Mi converrebbe, sì-
Avverto il suo sguardo passare dal viso al petto, fino alle gambe fasciate dai pantaloni scuri. Sembra aver preso coraggio, è piuttosto esplicita oggi.
-Ti stanno bene questi vestiti, sono sicura che siano fatti su misura- per un attimo temo che voglia allungare la mano per tastarne la qualità della stoffa, i suoi braccialetti che tintinnano sono come un segnale d'allarme.
-Penso che dovrai concentrare le tue attenzioni su qualcun altro- il mio tono lascia intendere più un avvertimento, che una semplice risposta.
-E perché dovrei?-
-Perché io sono impegnato-
-Con questa storia della Base? Che importa, tutti abbiamo degli impegni...-
-Sentimentalmente. Non fingere di non saperlo- roteo gli occhi al cielo, una parte di me mi supplica per cancellarle la memoria, in modo che non sia più così invadente. Eppure credo che anche se rimuovessi dalla sua testa i pochi incontri che abbiamo avuto, non smetterebbe di flirtare, anzi, crederebbe di essere al suo primo tentativo.
Non che queste attenzioni mi dispiacciano, ma ho già recitato questo copione troppe volte per non annoiarmi. La seduzione non è più un gioco interessante se io ho la certezza di vincere quando e come voglio.
-E sarai impegnato ancora per molto?- si tocca i capelli, divertita.
-Fino a quando qualcuno non mi pianterà una pallottola in testa. Ti basta come risposta?-
La mia lealtà non è qualcosa che dovrebbe essere messa in discussione.
-Peccato, mi sarebbe piaciuto fare parte della vostra famiglia- sbuffa come una bambina che fa i capricci.
-Puoi sempre sposare nostra madre, almeno con lei vai d'accordo-

Mi aspettavo si offendesse per la battuta, ma quando incontro il suo sguardo lo trovo acceso da un'idea improvvisa.
-Potrei avere un'informazione su tuo fratello che potresti non immaginarti e che di sicuro tua madre non ha- inizia a picchettare leggermente la punta della scarpa sulla mia gamba, incitandomi a farla continuare.
-E sarebbe?- alzo un sopracciglio, scettico. Dubito che Drew si sia mai confidato con lei, ma tanto vale stare ad ascoltare.
-Non faccio niente senza ricevere qualcosa in cambio- ribatte mettendo su un sorrisino, con aria di sfida.
E purtroppo per lei sto iniziando ad avere voglia di giocare seriamente.
-Sai bene che posso saperlo senza darti nulla in cambio- regolo il tono della mia voce in modo che sia al servizio delle mie parole, in modo da avere un terreno fertile in caso dovessi manipolarla.
-Ho visto la tua esibizione durante l'incontro, mi chiedo che cosa si provi ad essere posseduti in quel modo-
Non è per nulla intimorita, anzi, adora giocare con i termini in modo da provocarmi.
-Dipende-
-Da cosa?-
-Da quello che voglio io-
La vedo sobbalzare leggermente, sorpresa dalle mie parole. Se crede di condurre la conversazione, si sbaglia di grosso.

Margaret si avvicina a me quanto la cintura di sicurezza glielo concede.
-E cos'è che vuoi adesso?- sento la sua mano posarsi sulla mia coscia, accarezzando il tessuto soffice dei pantaloni.
Le afferro il viso in uno scatto fulmineo, in modo che non possa ritrarsi. Come se ne avesse intenzione.
E se le sue unghie affondano da sopra la stoffa, in cerca della mia carne, le mie dita in risposta stringono le sue guance in una morsa ferrea.
Mi sporgo quanto necessario perché io possa risultare chiaro.
-Voglio sapere che hai da dire su mio fratello-
Non sto tentennando, non provo nemmeno a distogliere lo sguardo per un secondo. So come ottenere quello che voglio, e avrei preferito che la situazione non fosse arrivata a questo punto. Ma lei mi ha sfidato, convinta di essere al mio stesso livello.
-Non mi hai detto cosa mi darai in cambio-sussurra, improvvisamente senza voce.
-Assolutamente nulla-
-Allora perché dovrei?- nonostante sia condizionata dalle mie parole, riesce a mantenere un minimo di lucidità.
Non ci metterà molto a cedere.
-Perché te lo sto chiedendo gentilmente- sollevo un angolo delle labbra, soddisfatto.
Non sto usando il mio talento, eppure basta questa leggera sensazione di controllo per farmi stare bene.
Margaret ha il fiato corto, mi basta far scendere il pollice sul suo collo per sentire la vena pulsare all'impazzata.
Nel profondo sa che non le darò mai ciò che vuole, eppure continua a sperare, ed è per questo che è così facile da manipolare.
-Avanti, mi hai incuriosito- con i polpastrelli accarezzo la pelle delicata della sua guancia, quasi spingendo le parole fuori dalla sua bocca.
Lei sembra del tutto incantata, parla solo perché glielo chiedo.

-Drew è omosessuale, ha una relazione con un ragazzino biondo e- lascio cadere tutto quello che avevo costruito in un attimo, del tutto disinteressato.
Falso allarme.
Mi aspettavo che mi avrebbe deluso.
-La tua informazione è vecchia di quasi diciotto ore- mi appoggio allo schienale chiudendo gli occhi per un attimo.
Perché la vita sessuale di mio fratello dovrebbe essere un'informazione interessante?
In che razza di mondo mi sono ritrovato?
Aspetto che Margaret si riprenda dall'incanto prima di approfondire la questione. Starà sicuramente passando la fase "perché gliel'ho detto" e poi "ma come è possibile?", è piuttosto comune.
Quando la vedo ricomporsi e riacquistare la solita grazia, capisco che è il momento giusto.
-Perché dovrebbe interessare a qualcuno una cosa del genere?-
-Aspetta, quindi già lo sapevi?-sgrana gli occhi, deve essersi persa l'ultima parte della conversazione.
-Non capisco come tu faccia a saperlo- cerco di trattenere il tono inquisitorio e rimanere calmo, sebbene questo discorso non riguardi me, ma Drew.
E non accetto che qualcuno abbia il potere di fargli del male.
Nemmeno io avrei dovuto.
-Li ho beccati questo pomeriggio mentre si erano appena alzati dal letto-
Per poco non mi viene da ridere. È riuscito ad avvicinarsi di più a Nick da ubriaco che in venti giorni da sobrio.
-E perché è un'informazione interessante per te?- corrugo la fronte, incapace di trovare il senso in tutta questa sceneggiata.
-Scherzi, vero? Vostra madre non se lo immagina nemmeno e probabilmente si aspetta che sposiate qualcuno dell'alta società. In più è il tipo di notizia che se data in pasto ai giornalisti diventa un problema, per la reputazione e per determinati affari- mi guarda come se fossi un bambino a cui sta insegnando l'alfabeto.
-Se questi giornalisti si scandalizzano per così poco, spero che non sappiano mai cosa ho fatto io in questi vent'anni-
La sua espressione sconvolta mi costringe a ridere brevemente.
-Non so in che mondo tu abbia vissuto fino ad ora, ma qui le persone di un certo rango non dicono certe cose. Possono avere queste tendenze, ma non lo dicono mai esplicitamente. E forse tua madre dovrebbe saperlo prima che la situazione degeneri- aggiunge quasi preoccupata, ma ho osservato abbastanza il suo comportamento da sapere che ha attenzioni solo per sé e per la sua posizione sociale. Non le importa minimamente di Drew o della mia famiglia.
Al massimo nutre un bisogno di approvazione da parte di mia madre, ma niente di più.
-Continuo a non vedere il collegamento tra gli affari e le relazioni sentimentali di mio fratello-
Per quanto mi sforzi sembra assurdo, alla Base non ci sarebbe mai stata una conversazione del genere.
La stessa reticenza di Drew nel dirmelo mi ha sorpreso, così come la sua necessità di rivelarlo a qualcuno che non lo giudicasse.
Non ho mai detto ad Adam il mio orientamento sessuale, semplicemente ci trovavamo a raccontarci le nostre avventure in stanza, ridendo fino alle lacrime.
Nessuno dei ragazzi alla Base si è mai mostrato interessato nei gusti di una determinata persona a meno che non fosse interessato alla persona stessa.
Sto cercando di comprendere come funziona questa società, ma ha delle fondamenta storiche che a noi mancano e che forse non possiamo concepire.

-Non dare per scontato che gli accordi si facciano solo con una stretta di mano, potrebbero essere convenienti o necessari dei matrimoni. Immagino già vostra madre, sconsolata, perché uno dei suoi figli è gay e l'altro, che non ha nessuna esperienza del mondo, è impegnato in una relazione con una sconosciuta. Se permetti dovrò essere io a dirglielo, d'altronde non l'ho mai delusa- alza il mento in segno di superiorità mentre mi continua a guardare sospettosa: per la prima volta mi vede come una minaccia.
-Non conosco abbastanza mia madre per prevedere le sue reazioni, ma ammesso che voglia usare un matrimonio per concludere qualche accordo, avere un figlio bisessuale raddoppia le possibilità di concluderne uno-
Questa è logica, Margaret.
Eppure da quei pochi momenti che ho passato con mia madre non mi è sembrato che questo fosse il suo modo di pensare. Certo, forse Alexa non è la sua candidata preferita, ma non ha mai contestato la mia scelta. Né ha rifiutato di accettare ciò che sono, che è ben peggiore che portarsi a letto gli uomini.

-Quindi lui non è omosessuale? Significa che potrebbe frequentare una donna un giorno?-
Faccio un respiro profondo, stanco di questo discorso.
-Non è che se inizia a frequentare una donna smette di provare attrazione per i ragazzi- roteo gli occhi al cielo, perfino Celine lo avrebbe capito subito.
-C'è comunque speranza. Sono lieta di poter comunicare almeno una buona notizia a vostra madre-

La macchina si ferma, indicando la fine di questo terribile viaggio.
Ma io non ho ancora finito.
La portiera si apre con delicatezza e un uomo in divisa mi invita ad uscire.
Mi basta guardarlo negli occhi per un istante perché chiuda la portiera sotto il peso del mio controllo.
Ci metto solo qualche minuto.
-Non penso che sia compito tuo dirlo a mia madre-
Margaret è ancora perplessa dal gesto del soldato per ascoltarmi veramente.
Ho solo bisogno che mi guardi, che incontri i miei occhi per un attimo per...
Clic.

Adesso sento la sua testa affollata condividere i suoi pensieri con me. Mi rallegro nel notare che avevo ragione, che conoscevo già la maggior parte del contenuto. Lascio che si adagi sul sedile, in modo da non dover sostenere anche il peso del suo corpo.
La mente di una persona è come un groviglio di fili intrecciati, bisogna stare attenti a tirare solo quello necessario senza annodare di più gli altri.
E ritrovarsi in questo stato è tremendamente piacevole: immerso tra le idee di qualcun altro, mentre ti muovi come se fosse casa tua, in un modo che il vero proprietario non potrà mai fare.
Mi basta trovare il filo giusto, quello che riguarda mio fratello. È un'informazione recente, perciò non sarà ancora stata seppellita nella massa ingarbugliata.
Di solito i pensieri ricorrenti sono quelli maggiormente visibili, che ti offrono un'ancora a cui poter fare affidamento quando si vuole.
Vedo la sua ambizione, i suoi progetti futuri, i suoi sogni e sentimenti.
Mi basta avvicinarmi con delicatezza per percepire quello che prova lei al momento. In evidenza nell'intreccio trovo anche l'attrazione per me e la fantasia di essere scopata in questa macchina. Nulla che possa minimamente sconvolgermi.
Un altro capo della matassa fa intendere relazioni turbolente con la famiglia e mi basta solo sfiorarlo perché trapeli la sua frustrazione, emana quasi un rancore intossicante che lega a sé diversi fili in un nodo indissolubile.
Non sono qui per questo.

Trovo il filo di Drew avvinghiato a quello della relazione con mia madre, e sebbene mi piacerebbe approfondire questo argomento, ho davvero poco tempo prima di causarle dei danni permanenti.
È come un'operazione chirurgica: devo togliere il necessario senza intaccare il resto, o potrei compromettere l'intero sistema.
Afferro il suo ricordo saldamente, iniziando a snodarlo dagli altri con cautela.
Non mi è mai capitato di reciderne uno, era sempre possibile sbrogliarli.
Una volta rimosso il filo si dimenticherà di ciò che ha visto, senza possibilità di recuperare la memoria.

Osservo il filo che tengo stretto tra le mani. So che non esiste veramente, non è tangibile, eppure lo sento benissimo.
Perso nel caos di pensieri che non sono miei, avverto di possederlo.
È incredibile come un qualcosa del genere possa scatenare così tanti problemi.
E non importa quante volte io lo abbia fatto, mi stupisco sempre di come io possa porre rimedio a tutto questo in qualche secondo.
È un senso di potere troppo grande per non esserne travolti.

Mi ero ripromesso che non avrei manipolato nessuno senza consenso.
E vorrei che non averlo fatto per motivi egoistici mi scagionasse, ma non è così.
Mi sono dato delle regole e non le ho rispettate. Se perdo il controllo di me stesso, il mio talento ci metterà poco a sopraffarmi; sono queste le regole della nostra convivenza.
Ma avevo anche promesso a Drew che mi sarei impegnato per essere un fratello migliore, perché potesse contare su di me.
E le promesse tra gemelli valgono più di qualsiasi cosa.

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