Capitolo 21
Piccola nota dell'autrice prima di iniziare:
Vi comunico che aggiornerò il 27 di ogni mese (dovrei riuscire ad essere puntuale!). Avevo aggiornato la bio di wattpad con tutte le info però mi sono detta che mica state a guardare il mio profilo 24/7 (giustamente). Vi auguro buona lettura❤️
Drew
-Che cavolo sta succedendo...-
È l'unica cosa che riesco a dire.
Le parole rimangono incastrate tra le mie labbra, non abbastanza decise da poter diventare una domanda.
-Oh, Nick, non sai cosa ti stai perdendo- mormora Renee una volta che ci ha raggiunti sulla soglia del salotto.
Nicholas mi rivolge uno sguardo, in attesa di spiegazioni.
E non so da dove iniziare.
-Io non percepisco nulla di strano. L'odore dell'anima di Ian è più pungente del solito, gli è successo qualcosa?-
Un tonfo sordo.
-No, no, lui sembra stare bene- commenta la ragazza alla mia destra.
E non posso darle torto.
Ian è al centro della sala, seduto a gambe incrociate su un raffinato tavolo di legno dai piedi intagliati in oro.
Gli occhi chiusi, le braccia che cadono al suo fianco in un morbido gesto.
Sembra stare fin troppo bene.
La sua immagine stride con il caos che lo circonda, e che adesso ha inglobato pure noi.
Il rumore dei passi si intensifica ogni secondo di più.
Vengo tirato per la maglia.
-Drew, mi puoi spiegare che succede?- anche lui lo sente, nel momento in cui la sua percezione contrasta con la realtà.
Non ho mai visto qualcosa del genere.
Nicholas vuole che io sia i suoi occhi, ma i miei non vorrebbero descrivergli la scena.
-Non senti nient'altro?- lo incalzo, prendendomi qualche minuto in più per studiare la situazione.
Ma cosa c'è da studiare in un casino simile? Con che metodo si misura il caos?
Il biondo si concentra, lo noto dal modo in cui serra le labbra rosee.
Avanti, Nick. So che riesci a sentire i passi.
Sento la confusione intorno a noi, è quasi asfissiante.
Lui è l'unico che può davvero vedere cosa sta succedendo.
Un altro tonfo.
-Le sento- mormora in un soffio, tenendoci sulle spine.
-Sento le loro anime sotto il suo odore. Sono in armonia perfetta. Spesso quando un odore cerca di sopraffarne un altro si crea solo puzza, l'insieme non è quasi mai piacevole. Adesso invece sarebbe impossibile separare le anime che ha avvolto, sembrano delle inevitabili sfumature della sua-
La sua spiegazione è una delle cose più interessanti che io abbia mai avuto il piacere di ascoltare, ma se guardo con i miei occhi e non con i suoi, sembrano incompatibili con la scena che ho di fronte.
-Le loro anime sono un'estensione della sua- aggiunge Renee, ammaliata dallo spettacolo.
Le mie pupille scattano da un lato all'altro, provando ad inseguire i corpi dei ragazzi in balia del delirio.
È veramente questo quello che riesce a fare?
Ha mostrato il suo talento durante la riunione con i militari, ma era un esempio sottile, raffinato, forse un po' egocentrico, che non ha nulla in comune rispetto a questo.
Più ci rifletto più lo trovo agghiacciante.
Anche se Ian è seduto come un monaco immerso in preghiera, intorno a lui l'atmosfera è tutt'altro che religiosa.
I corpi dei ragazzi hanno perso qualsiasi segno di autonomia, ridotti a delle marionette senza fili.
I loro arti non sembrano nemmeno sorretti da uno scheletro, piuttosto sono flaccidi e senza vita.
Perché è vero che queste persone si stanno muovendo, ma nessuna di loro appare cosciente, per lo più sembrano sopraffatte dal sonnambulismo.
Una ragazza sta vorticando su se stessa, senza mai stancarsi. Dei giri perfetti, non un passo sbagliato, non un accenno al perdere l'equilibrio.
Gira, gira, gira.
Un ragazzo invece sta rotolando sul pavimento lì vicino, le palpebre ben chiuse.
-Oh cazzo, no- esclama Renee, che si sveglia dall'incanto costruito da mio fratello non appena la ragazza-trottola si avvicina pericolosamente al suo compagno.
O lei lo calpesterà o lui la travolgerà nella sua assurda avanzata.
Sono pietrificato.
So che dovrei intervenire, spostare almeno uno dei due dalla cieca traiettoria dell'altro.
Perché non riesco a muovermi?
Farò mai in tempo?
Vai, Drew. Corri.
Prima che io possa liberarmi dalla paralisi, la ragazza si ferma bruscamente e cambia la sua traiettoria, avviandosi verso un gruppetto impegnato ad abbracciarsi.
È assurdo.
Alcuni di loro si muovono in modo realistico, passeggiando per la stanza in continuazione; basterebbe solo non incrociare il loro sguardo vuoto e si potrebbe pensare siano perfettamente coscienti di sé.
Altri invece sono instabili, distratti, scomposti: dei burattini mossi da un principiante.
O un burattinaio con troppi personaggi.
Li guardo cadere rovinosamente, inciampare sui propri piedi storti.
-Che facciamo?- distolgo per un attimo lo sguardo dalla scena; è come trovarsi sull'orlo di un baratro, prima o poi ci si chiede com'è saltarci dentro.
Lo sentono anche loro, ne sono certo.
Più rimaniamo a guardare più sentiamo l'urgenza di partecipare, di essere parte del caos.
-Io non vedo il problema. Letteralmente- commenta ricordandomi che aspetta ancora una mia risposta.
Ogni volta che provo a iniziare a spiegarglielo vengo catturato dai movimenti dei ragazzi, perdendomi nei loro percorsi senza senso.
- Riassumendo: Ian sta seduto beato come un vero genio del male mentre gioca con le menti dei nostri compagni, i quali sembrano nel bel mezzo di un trip sotto allucinogeni- semplifica Renee scuotendo il capo, lasciandosi alle spalle il mondo assurdo che le è entrato in testa, e non solo nella sua. Forse la sua versione dei fatti è un po' carente di drammaticità, ma è piuttosto accurata.
Nicholas si lascia scappare un sorriso, per nulla sorpreso dalla descrizione.
Perché sono l'unico che vede la situazione in modo così tragico?
Forse perché è il primo talento che vedo manifestarsi? Come può mio fratello gestire ogni giorno un potere di questa portata?
-È questo che ti lascia senza parole?- la voce di Nicholas si insinua tra i miei pensieri.
-Non dovrebbe?- incrocio le braccia al petto, seguendo la folle corsa di una ragazza dai capelli rossi, stretti in una coda alta. Li osservo ondeggiare al ritmo dei suoi passi, aggrappandomi a questo elemento per ignorare tutto il resto.
-È sicuramente assurdo pure per i nostri standard. Un salto di tre metri, una strana acrobazia o un calcolo incredibilmente veloce non sono paragonabili a questo.
Ma sapevamo tutti che Ian non è solo un ragazzino dai tanti talenti. Il fatto che non abbia passato la vita alla Base al vertice della scala sociale ha solo accresciuto le aspettative nei suoi confronti. Sebbene cerchi di trattenersi, è come se possedesse una forte aura, percepibile da tutti. Pensi che aver portato fuori da una prigione sotterranea dei ragazzini sia sufficiente per diventare il loro leader? Dopo anni impiegati a stabilire una gerarchia, pensi che il primo che ci promette una via di fuga possa essere considerato? Ian c'è riuscito perché nessuno di loro oserebbe sfidarlo. Non c'è mai stata la necessità di una dimostrazione pubblica, tutti noi l'abbiamo sempre sentito nelle ossa.-
Questo lato di Nicholas fa capolino nei momenti più inaspettati, mostrando a dispetto della sua corporatura minuta, una grande abilità riflessiva. Non è solo il suo aspetto, anche la sua personalità lo fa sembrare un ragazzino la maggior parte delle volte.
Il suo handicap mi ha spesso indotto a pensare a lui come qualcuno da proteggere, a cui fare attenzione. Invece non smette mai di mostrarmi di essere lui i miei occhi, per aiutarmi a comprendere il loro mondo.
-Non ne avete paura?- dovrei smetterla di rispondere con delle domande, ma non posso farne a meno.
-Ian è uno di noi, e poi non abbiamo molta alternativa. Molti dei nostri talenti sono inutili in un combattimento; se farsi manipolare è il prezzo da pagare per lasciarsi alle spalle questa storia, è quello che faranno. Immagino che si illudano che dando il loro consenso questa volta tengano il coltello dalla parte del manico. Sono così fragili- lo guardo sorpreso, il suo commento è quasi quello di un adulto, di chi guarda la situazione dall'alto.
-Ragazzi, io vado- sussurra Renee, talmente piano da essere inudibile, prima di incamminarsi verso Ian, il passo improvvisamente leggero.
Ha il tempo di avanzare di due passi prima che Nicholas le afferri il braccio con una presa salda, impedendole di proseguire.
Lei rimane immobile, gli occhi vitrei e spenti, priva del solito atteggiamento esuberante.
È attratta dal caos.
E io so che se mi voltassi, se rivolgessi lo sguardo verso il mio gemello, sarei perduto.
Il biondo invece sembra l'unico lucido, per nulla condizionato dalla situazione.
-Perché su di te non fa effetto?-
Nick non lascia andare la ragazza, come se potesse volare via come un palloncino.
-Il contatto visivo è decisamente una componente fondamentale per la manipolazione. In più Ian spesso fa leva sui ricordi, su specifiche immagini della mente, che non può trovare nelle persone come me. Non dico che non potrebbe manipolarmi se lo volesse, ma compierebbe uno sforzo maggiore perché dovrebbe giocare su un altro livello percettivo-
Mentre mi descrive la situazione, non posso fare a meno di volgere lo sguardo verso mio fratello, attratto dalla forza di cui parla Nick.
Lo immagino mentre scava nella mente dei suoi compagni, alla ricerca del punto debole, un lato che nemmeno loro conoscono.
Chissà cosa si prova
Dovrei avvicinarmi
Sobbalzo appena le sue dita sfiorano il mio braccio.
-Lo senti anche tu, vero?- mi chiede riportandomi alla realtà.
Quanto tempo sono rimasto a fissarlo? Che cosa dovrei fare? Fingere che non stia succedendo?
-Continuo a non capire, Nick. Lui non ci sta guardando, ha le palpebre serrate-
Il ragazzino diventa pensieroso, prendendosi un lungo momento di silenzio, senza mai però lasciare il polso di Renee.
-Non ci sta guardando con i suoi occhi- commenta al termine della sua riflessione.
Effettivamente se controlla ogni parte del corpo dei suoi compagni, nulla gli vieta di vedere con i loro occhi. Tutte queste persone si sono annullate per lui.
È assurdo anche se ha un senso.
-Conviene allontanarci da qui- propone cercando di nascondere il tono nervoso, quasi preoccupato. Ha ragione, so che ha ragione, ma possiamo sul serio andarcene così?
Solo un ultimo sguardo, solo per controllare che Ian stia bene.
Ora me ne vado.
Non dovrei rimanere.
Scorgo le dita tremanti del mio gemello stringere le proprie ginocchia, forse per aggrapparsi a tutta la concentrazione che possiede; mi chiedo se conosca i suoi limiti, se saprà fermarsi nel momento giusto. Che cosa potrebbe succedere?
Ancora una volta Nicholas interrompe il mio flusso di pensieri, ridacchiando.
-Ascolta, porto Renee lontano da qui e torno subito, ammesso che il mio senso dell'orientamento funzioni ancora, tu non fare nulla di stupido- si blocca, aggrottando le sopracciglia.
-Almeno, non senza di me- aggiunge subito dopo con un sorriso.
-Nick, che stai dicendo, dovremmo andarcene tutti e-
-Tu vuoi restare-
Le sue parole mi colpiscono come proiettili, continuando a tintinnare nella mia mente.
-È solo una conseguenza della manipolazione, io...-
-Tu senti che Ian ha bisogno di te- mi interrompe di nuovo, rinfacciandomi un'altra verità.
Mi conosce così bene o è quello che percepisce della mia anima?
Mi sento così piccolo al cospetto dei loro talenti, incapace di comprenderli sul serio.
-Ah, quindi non hai nessuna intenzione di farti largo nella mischia per avvicinarti a lui e fermare questo casino? Devo aver capito male- inclina il capo verso sinistra, prendendomi in giro.
Sbuffo per non dargli ragione, e nello stesso istante Renee inizia a divincolarsi, nella speranza di raggiungere i suoi compagni nel caos; è chiaro che la persuasione si intensifica ogni minuto che passa.
-Pensi che sia una buona idea?-
-Pessima, direi-
Che cosa posso fare io contro il suo talento? È una missione masochista, se non suicida.
-Eppure credo che il mondo sia fatto di idee pessime- aggiunge con un'alzata di spalle che sottintende più di quanto sembri.
In un attimo Renee riesce a liberarsi per effettuare un disperato scatto in avanti, facendo perdere l'equilibrio al suo carceriere. Dovrei impedirle di correre verso il centro dei problemi, ma il mio corpo inevitabilmente si muove in direzione opposta, notando il suo solo quando mi passa di fianco. Afferro Nicholas prima che possa cadere a terra; la ragazza deve aver usato più forza di quanto si aspettava.
Stringo le dita intorno alla sua maglia, piazzando una mano al centro della sua schiena e l'altra sulla sua nuca, in modo che non possa sfuggirmi.
Questa volta le mie gambe non hanno esitato nemmeno per un secondo: prima che io potessi pensarlo i miei piedi sapevano già cosa fare.
-Ogni scusa è buona per allungare le mani, vero?- esclama mentre cerca di trattenersi dal ridere; nonostante la facciata che mette su ogni volta, sento chiaramente i suoi muscoli tremare per lo spavento: aveva già messo in conto di scontrarsi con il pavimento.
-Come se ti dispiacesse- replico roteando gli occhi al cielo. In risposta il suo volto si illumina, dimenticandosi subito della caduta scampata.
-Non aspettavo altro- le sue labbra si curvano in un sorriso raggiante, e accompagna le sue parole avvolgendo le braccia intorno al mio collo. Non posso far a meno di accarezzare i capelli appena tagliati della nuca, lentamente, abituandomi al pizzicore che avverto sui polpastrelli.
Non riesco a smettere, come se fossi stato stregato da qualcosa di più potente del talento di Ian.
-Che cos'è tutta questa intraprendenza? Ti sei già innamorato di me?- non perde il tono scherzoso, eppure con una mano inizia anche lui ad arruffare i miei capelli corvini.
-Diciamo che ho capito come funziona il gioco- mormoro, la mente annebbiata dalle sue carezze.
Siamo circondati da una quarantina di ragazzi impazziti, ci siamo appena lasciati scappare Renee, e l'unica cosa che riusciamo a fare è questo.
Che qualcuno mi fermi.
-Quindi per te è un gioco?- mi domanda senza scomporsi, né smettere di toccarmi.
Cristo, Nick.
Non riesco nemmeno a pensare, spero di non essermi espresso male.
-Perché, non è quello che fai? Non giochi con me?-
Girare la situazione a proprio vantaggio è una delle cose che lui mi ha insegnato, così come scherzare sempre, anche per celare la verità.
Il biondo fa una smorfia compiaciuta, soddisfatto della risposta.
-Allora, visto che è un gioco, chi sta vincendo?-
Io sicuramente sto perdendo, Nicholas.
Ma è così che deve essere? In amore c'è chi vince e chi perde?
Un urlo ci costringe a mettere da parte il nostro discorso, e non sono sicuro di volerlo più riprendere.
Il gioco finirà prima o poi, e comunque vada ne usciremo sconfitti entrambi.
Tengo Nicholas ancora stretto tra le braccia mentre mi guardo intorno.
La situazione è rapidamente degenerata: i corpi dei ragazzi continuano ad accartocciarsi e piegarsi freneticamente, alcuni sono fermi a terra, altri stanno aprendo gli occhi solo adesso.
È come se Ian si fosse fatto scappare i fili che reggevano l'intero sistema, condannandolo allo sbando.
Perché allora non arresta tutto?
-Ho l'impressione che tu debba andare- borbotta Nick ritrovando l'equilibrio con le sue stesse gambe; non avrebbe più bisogno del mio sostegno, eppure continuiamo a stringerci l'un l'altro.
Devo prima parlare con Ian, poi risolverò le cose tra noi.
Lo giuro.
Mi schiarisco la gola per preparare il biondo alla nostra separazione, combattendo con l'istinto di rimanere. Ho così paura di restare, ma allo stesso tempo non voglio staccarmi da lui; non ha nessun senso.
-Tu rimani qui- dovrebbe essere un'affermazione ma suona come una domanda.
-Non vedo da che altra parte potrei andare- mi fa l'occhiolino.
Scuoto il capo per la battuta; è sempre in grado di alleggerire qualsiasi situazione.
Lascio che le mie mani scivolino via dal suo corpo, in modo che l'allontanamento non sia improvviso.
Individuo Renee camminare vicino al muro, che a tratti usa come punto d'appoggio. Le sue gambe sono fuori controllo: continuano a storcersi e a inciampare sul nulla, come se i suoi piedi non riuscissero a mettersi d'accordo sulla direzione da prendere.
-Drew! Fallo smettere!- esclama in un attimo di lucidità.
Il mio sguardo si posa sul mio gemello, perso nel suo mondo.
Mi chiedo come farò a svegliarlo.
Noto che nessuno dei ragazzi si avvicina troppo a lui, evitando il tavolo su cui è seduto, quasi ci fosse una barriera che gli impedisce di essere disturbato.
L'unico modo per capire il caos è diventare una parte di esso.
Mi concedo solo un respiro profondo prima di incamminarmi verso Ian.
Non so come funziona, non so quanto tempo ci metterà prima di prendere il controllo della mia mente.
Al momento la mia unica preoccupazione è schivare i ragazzini in preda al delirio e fare in modo che non si facciano male; adesso che Ian ha perso il controllo, tutti i loro movimenti sono dettati dal caso, che non penso sarà più clemente del mio gemello.
Evito che due ragazze si scontrino, cambiando la loro traiettoria come fossero dei trenini giocattolo, persi nella loro corsa con il solo scopo di divertire il proprietario.
Sono troppi perché io possa tenerli tutti al sicuro, e non dovrei distrarmi, l'unica soluzione è svegliare Ian.
Mancano pochi metri; adesso posso vedere chiaramente la fronte corrucciata per la tensione, gli occhi ancora serrati, tanto quanto le mani che stringono le ginocchia in una morsa ferrea.
Un ragazzo sbuca alle mie spalle, cogliendomi di sorpresa.
Si attacca a me con le sue braccia che mi circondano il busto, impedendomi di avanzare.
Che Ian mi stia impedendo di raggiungerlo?
Provo a liberarmi, a sfuggire dalla sua presa, ma è indubbiamente più forte di me.
Mi sta addosso senza consentirmi alcun movimento brusco, nulla che possa lasciarmi una via di fuga.
D'un tratto la forza che esercita sul mio corpo inizia a calare, fino a quando i suoi arti non si rilassano completamente.
Mi volto, il suo corpo pesante ricade sul mio, sembra aver perso i sensi.
E piano piano tutti i presenti sembrano unirsi a lui, crollando a terra con un tonfo sordo.
Uno per uno.
-Che sta succedendo?- la voce di Nicholas si fa largo tra i suoi compagni addormentati, attratta dagli insoliti rumori.
-Credo siano svenuti- mormoro mentre accompagno il capo del ragazzo sul pavimento.
Stanno bene, Ian non gli farebbe mai del male.
Ne sei sicuro?
Sobbalzo per la sorpresa, allontanandomi in fretta dal corpo del ragazzo. È ancora addormentato, il suo petto mostra il movimento regolare del respiro. Non è stato lui a parlare.
Anche mio fratello sembra essere rimasto immobile, nessun accenno a scomporsi dal suo stato di meditazione.
Che cosa sai tu di me, Drew?
È la sua voce.
Proprio la sua voce.
Mi sta parlando anche se dalle sue labbra non esce un suono.
Provo a raggiungerlo, adesso che abbiamo instaurato un legame dovrebbe essere più semplice.
Ma le mie gambe non vogliono rispondere ai miei comandi, e mi ritrovo immobilizzato al centro della stanza.
Come puoi sapere se sono mosso dal bene o dal male? Sono cose che anche io ignoro.
Serro la mascella e provo ancora una volta a riprendere il controllo dei miei piedi, che paiono incollati al terreno.
Il mio cuore inizia a battere all'impazzata a causa dello sforzo, rimbombando nella mia testa.
È questo che si prova?
Mi ha privato della mia autonomia, immobilizzato e svuotato.
Ci sto andando piano con te, fratello.
E legge pure i miei pensieri.
Un leggero pizzicore si fa strada dentro di me, salendo dalle gambe quasi arrampicandosi.
Dovunque passa lascia ai miei muscoli il dono della paralisi, conquistando ogni secondo di più il mio corpo.
Adesso non sono solo le gambe.
Dal bacino sale verso il busto.
Perché non ti fermi, Ian?
Perché dovrei? Mi ero dimenticato di questa sensazione, mi fa stare così bene.
Non è vero.
Quanto tempo mi rimane prima di diventare un blocco di marmo?
Per la prima volta dopo giorni non sento più quel vuoto.
Questo non significa che sia scomparso.
Drew, tu non sai come funziona.
-E allora perché non me ne parli!?- sbotto con tutto il fiato che ho, prima che il pizzicore arrivi alla gola.
Sono stanco di questa conversazione telepatica.
Stanco di essere sempre ignorato da lui.
Devo camminare.
Non puoi.
No, tu non capisci, io devo camminare. Per entrambi.
Drew, smettila di resistere, lasciati andare.
Continuo a sbattere le palpebre nella speranza di scacciare il senso di stanchezza. Mi riposerò solo quando sarò arrivato.
Sono solo due metri.
Perché ti vuoi immischiare? Potevi startene lontano, lasciarmi in pace.
Perché sono tuo fratello, idiota.
Non sono mai stato così arrabbiato in tutta la mia vita. La deve smettere di trattare le mie emozioni come spazzatura.
Sono stanco.
Io sono tuo fratello, Ian.
Io sono quello che sarà al tuo fianco sempre, che rischierebbe la vita per te.
Io sono quello che non smetterà mai di cercarti.
Non ci conosciamo nemmeno, Drew. Ti fai del male inutilmente.
È vero.
Ma non mi importa.
Ti ho aspettato per vent'anni. Ho sentito la tua mancanza ogni singolo giorno della mia vita.
Tutto questo non può non significare niente.
Cammina.
Cammina.
Avanti.
Dai, Drew. Puoi farcela.
Inizio a piangere non appena la mia gamba sinistra si scongela e compie un piccolo, minuscolo passo.
Fa male, perché fa male?
È come prendere a calci un muro in cemento armato.
Il dolore è nella tua testa, serve per farti desistere.
Non è reale.
Ma le lacrime che scorrono lungo il mio viso lo sono eccome.
Un altro passo.
Su, Drew, coraggio.
Un altro.
Sono solo tre, eppure il mio corpo li percepisce come un'intera maratona.
Ian non è più tranquillo, il suo corpo lo ha tradito, sconvolto dai brividi.
Sto arrivando, non ti preoccupare.
Nessuno è preoccupato, Drew.
Cammina.
Drew, devi camminare.
Muoviti.
Metti fine a tutto questo.
Nessuno ti ha chiesto di farlo.
Ancora.
Ancora.
Non puoi fermarti adesso, ci sei quasi.
Non puoi volermi bene, Drew. Non dopo tutto questo.
Ecco.
Solo un ultimo sforzo.
Le lacrime sono l'unica cosa che percepisco chiaramente.
Che cosa speri di ottenere adesso? Non-
Lo circondo con le mie braccia rigide come il legno.
Tranquillo, Ian.
Adesso sei a casa.
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