Capitolo 19

Apro gli occhi, coccolata dal calore delle coperte.
Una luce inizia a martellare sulle mie palpebre, costringendomi a svegliarmi.
Probabilmente é già ora di alzarsi.
Apro gli occhi e noto che quella fastidiosa luce é la lampada sul comodino.
La tentazione di spegnerla e affondare la testa nel cuscino é forte, ma sicuramente devo iniziare a prepararmi.
Mi noto di essermi addormentata con il vestito di ieri, devo essere crollata subito. Solo ora mi accorgo del rumore d'acqua di sottofondo; lancio un'occhiata al letto di Renee, é vuoto. Sarà in bagno a farsi una doccia. Mi guardo intorno confusa, probabilmente ho bevuto troppo ieri sera.
Cerco di ricordare gli avvenimenti più importanti.
Ricordo di essere entrata in cucina.
E c'era Nicholas. Stava bevendo, era scappato dalla sua camera.
Mi ha offerto da bere.
Ricordo l'odore di alcool.
Poi mi sono alzata, sono tornata in palestra.
E l'ho cercato. Cercavo Ian.
Le ragazze ballavano.
Io, l'ho baciato.
L'ho fatto davvero.
Mi nascondo sotto le coperte, come se potessero rendermi invisibile.
Non posso averlo baciato.
E poi, gli ho detto qualcosa. Qualcosa di importante. E ricordo di essermi sentita felice.
Ero davvero felice? O é solo uno stupido ricordo immerso nell'alcool?
Diventerò pazza stando sotto le coperte a pormi queste domande. Devo distrarmi, fare qualcosa. Lancio le lenzuola lontano da me, come se fossero qualcosa di urticante.
Appoggio il piede nudo al pavimento freddo, costringendo l'altro a fare altrettanto. Procedo spedita verso l'armadio, ma inciampo e finisco a terra. Maledico la mia compagna di stanza per aver lasciato ancora una volta le sue scarpe in giro. Quando mi guardo il piede per controllare se mi sono fatta male, noto che non sono inciampata su una scarpa; ma su un libro. "Storia dell'evoluzione" annuncia il titolo. Da quando Renee legge questa roba?
Allarmata mi volto verso la scrivania, piena di fogli e squadre.
Questa non é la mia stanza.
Cerco di mantenere la calma; dare di matto non migliorerà le cose.
Ian deve avermi portato qui dopo che mi sono addormentata.
Devo solo parlare con lui, per ricollegare tutti i pezzi.
Non posso entrare mentre lui é nella doccia, per quanto le nostre labbra siano state molto affiatate ieri sera, non credo di avere certe libertà. Mi siedo sul bordo del letto e aspetto pazientemente che esca.
Inizio a tornurarmi le mani e a giocare con i miei capelli.
Cosa é successo davvero ieri sera?
Perché mi trovo qui?
La mia mente inizia a vagare per le varie idee ed ipotesi.
Forse é meglio che rifaccio il letto.
Mi alzo e sistemo accuratamente le lenzuola, cercando di far trascorrere più tempo possibile.
Dopo la terza volta che liscio le pieghe del tessuto, decido di passare ad altro. Qualsiasi cosa mi distragga.
Mi avvicino alla scrivania per prendere un libro, di cui sicuramente capirò meno di metà. La mia attenzione viene catturata da una serie di fogli piegati in modo ordinato.
Li ignoro, non sono affari miei.
Stringo la copertina di un libro intitolato "il moto di rotazione della Terra". Ma il mio sguardo si posa sempre su quei fogli.
Devo guardarli.
Mi rimprovero mentalmente, non posso.
Però, perché sento che é importante sapere cosa c'è scritto?
Allungo la mano verso i fogli e con un rapido movimento li apro.
Probabilmente sono solo progetti di Adam.

Invece come titolo c'è il mio nome.
Il testo prosegue con una serie di informazioni dettagliate sui miei comportamenti e abitudini.
Leggo attentamente ogni frase.
"Il soggetto non é particolarmente incline ai complimenti. Il contatto fisico la fa rabbrividire e mantiene con tutti un atteggiamento distante"
Sono il soggetto di una relazione.
Una relazione molto precisa ed accurata aggiungerei.
"Il soggetto ha un rapporto un po' conflittuale con la madre... "
E qua inizia un lungo discorso dove non si parla solo di me, ma anche di mia mamma e di Renee, perché sono finita nel paragrafo "Relazioni con gli altri" .
Dice che sono una persona solitaria ed indipendente.
Davvero in un mese lui é riuscito a capire così tanto di me? Sono un libro aperto o lui é riuscito ad analizzarmi?

La porta del bagno si apre.
Stringo i fogli al petto.
-Buongiorno- dice mentre si porta una mano sui capelli bagnati. Guardo attentamente le goccioline cadere dai suoi capelli scuri, per poi fermare la loro corsa sul pavimento.
Alexa, stai solo tergiversando.
Mi mordicchio il labbro, non sapendo che dire.
Lui non ci mette molto a notare cosa sto tenendo.
Ci guardiamo negli occhi, i miei chiari, i suoi scuri.
Non colgo nessuna emozione nel suo viso, mi sta nascondendo cosa pensa. Come al solito.
Faccio un respiro profondo, inizio a parlare io.
- Perché- dico semplicemente, cercando di controllare il mio tono di voce.
- L'ho dovuto fare per un corso- ammette lui, sedendosi vicino a me.
Per qualche motivo tutta la sicurezza che nutrivo stando con lui svanisce, arretro infastidita.
Non é come prima, e non lo sarà mai più.
- Quindi, sono stata solo una stupida pedina per eccellere in un altro corso-
Mi accarezzo le braccia, cercando di non fargli notare che sono delusa.
E arrabbiata.
- Non ti conoscevo ancora prima di iniziare il lavoro-
Complimenti. Ottima giustificazione.
- Ora invece, mi conosci molto bene. Dimmi, sai anche quante volte vado in bagno?- in altre circostanze avrei sorriso alla mia affermazione sarcastica.
Lui alza gli occhi al cielo, infastidito dalla mia affermazione.
- Oddio. Non dirmi che..-
Spero di aver solo dormito in questa stanza.
- cosa? No- scuote il capo incredulo.
Mi rilasso.
- Eri ubriaca, non avrei mai approfittato di te- dice quasi offeso, o forse, lo é davvero.
- Non so cosa pensare. Mi sveglio in camera tua e trovo una relazione su di me. Non sono così stupida da non farmi qualche domanda!- mi rendo conto di aver alzato troppo la voce.
- Credevo di conoscerti- mormoro.
Lui appoggia la sua fronte sulla mia, mi sforzo per non allontanarmi.
- Nessuno mi conoscerà mai bene-
Passa un dito sulla mia guancia, il suo tocco brucia.
Mi ritraggo velocemente.
Non so cosa dire. Forse perché non c'è nulla da aggiungere.
- Alexa, prova a metterti nei miei panni!- esclama spazientito.
- All'inizio non credevo che sarebbe finita cosí- continua lui.
- Così come?-
Voglio capire cosa significa tutto questo per lui.
- Andiamo! Ieri ti sei praticamente buttata su di me. Le cose tra noi sono cambiate rispetto a un mese fa-
Già, sono cambiate, e continuano a cambiare tutt'ora.
- ti sbagli. Tutto é appena tornato come prima-
Mi alzo per raggiungere la porta. In questo momento voglio scomparire, o meglio, vorrei che lui scomparisse; ma visto che sono in camera sua, tocca a me andare via.
Ian mi afferra per un braccio, cercando di impedirmi di uscire.
- Senti, facciamo finta di non esserci mai conosciuti. Tu consegni la relazione, torni alla tua vita, con i tuoi amici perfetti in tutti i campi ed io torno alla mia- cerco di non farmi sfuggire il controllo del tono di voce.
Mi divincolo dalla sua stretta e quando mi lascia, esco sbattendo la porta.

Torno in camera mia e senza rivolgere a Renee uno sguardo, mi nascondo sotto le coperte del mio letto.
Niente domande, ti prego.
Niente domande, ti prego.
Niente domande, ti prego.
-Alexa!- squittisce la mia compagna di stanza.
- Com'é andata la tua prima festa?- sembra molto più emozionata di me ieri.
-Mhh- brontolo con le labbra serrate e nascoste dal cuscino.
Senza pensarci due volte invade il mio spazio e mi scuote.
- Non puoi fare finta di nulla. Sei stata fuori tutta la notte e so anche dove, Adam ha dormito qui -
La sua curiosità mi infastidisce, non sono mai stata una persona molto loquace. Mi piacerebbe che le persone potessero capirmi solo con uno sguardo, così non dovrei trovare parole per descrivere come mi sento.
- le feste non fanno per me- borbotto.
- Alexa! Non dire cose stupide. A tutti piacciono le feste!-
Scuoto la testa, é come parlare a un muro.
Continua a farmi domande, una dopo l'altra, ma non rispondo a nessuna.
Vedendo che non ho voglia di parlare si allontana.
Quando sento la porta sbattere alzo lentamente la testa dal cuscino.
É andata via. Bene.
Sento uno strano prurito al polso sinistro; inizio a grattarmi infastidita, cercando di allargare l'orologio. Ma ogni mio movimento sembra farlo stringere di più.
É un suo ricordo.
Lo slaccio velocemente e lo lancio in un angolo della camera.
Speravo che una volta tolto lui sarebbe scomparso. Dalla mia mente, dai miei pensieri.
Illusa.
Non può svanire tutto così.
Le emozioni che ho provato, le cose che ho scoperto. Non possono andare via semplicemente lanciando un orologio.
Uno stupido orologio.
Adesso probabilmente rotto.
Stringo il lenzuolo, e se si fosse rotto?
Scendo dal letto di corsa per rassicurarmi.
Prendo l'oggetto e controllo ogni angolo.
Niente di grave.
Lo riallaccio al polso; un orologio non cambierà le cose. Non mi porterà indietro.

La luce del bagno illumina il mio volto pallido e spento.
Prendo la spazzola in mano.
Adesso dirigo io la mia vita.
Scelgo io cosa essere.
Chi ascoltare e cosa fare.
Chi é Alexa Evans?
Ricordo le parole della relazione "una ragazza, alta un metro e settanta, con un carattere introverso e ..."
Pettino la prima ciocca di capelli.
Sei solo caduta, puoi rialzarti, come tutte le altre volte.
Annuisco convinta mentre continuo a pettinarmi.
Mi ero promessa di ascoltare le mie sensazioni, ma non l'ho fatto.
Ed ora eccomi qui, delusa e distrutta.
Sento le lacrime tentare di uscire.
Alexa Evans non piange.
Stringo la spazzola come se fosse un'arma.
Nessuno merita la mia fiducia.
Rabbrividisco pensando queste parole.
Nessuno. Nemmeno Renee.
Sono sola.
Lego i capelli in una coda alta.
Alexa Evans scappa di qui il prima possibile.

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