Capitolo 17

Alexa

É mattina ormai, o almeno credo.
Non riesco a vedere nulla; tranne il contorno grigio di qualche oggetto.
Mi sforzo per capire l'orario dell'orologio.
Riesco a scorgere solo la lancetta delle ore; le sei.
Sbuffo; é ancora troppo presto.
Affondo la testa nel cuscino per cercare di riprendere sonno. É una sensazione strana dormire con qualcuno, certo, ogni notte sento il respiro profondo di Renee che si trova nel letto vicino, ma non é lo stesso.
Sfioro il palmo di Ian con le dita, per vedere se é ancora qui.
Allontano per quanto posso la mano.
Sono così stupida; non può andare da nessuna parte senza me. Però, questo é il genere di sicurezza di cui ho bisogno, sapere che non sono sola e che qualcuno é qui per aiutarmi. Sono stanca di combattere, di cercare di sopravvivere.
Sento il piede di Ian sfiorare il mio, a quanto pare non sono l'unica sveglia.
Mi giro verso di lui e sento i muscoli del mio braccio distendersi; ho dormito in una posizione scomoda.
- Buongiorno- dice la voce di Ian nel buio.
Ci metto un po' a rispondere, abituata come sempre alle scosse fastidiose della mia compagna di stanza.
-Giorno- borbotto.
- che ore sono?-
Non riesco a vederlo e questo mi dà fastidio.
- le sei e- ricordo di non essere riuscita a vedere i minuti - qualcosa- aggiungo.
- interessante- mormora. Non so come, ma so che sta sorridendo.

Guardo i vestiti un po' incerta su cosa fare. Fino ai pantaloni é stato facile. Ian si é gentilmente girato e io ho messo i leggins più velocemente che potevo.
-Fatto?- mi chiede senza voltarsi.
- Dovrei mettere la maglietta- dico mordendomi il labbro nervosa.
- Va bene-
- No, non hai capito. Mi serve in tuo aiuto- cerco di rimanere seria, anche se la frase é abbastanza strana. Si volta verso di me e alza un sopracciglio.
- Come faccio a togliermi la maglietta se abbiamo i polsi legati?- alzo gli occhi al cielo e porto le mani sull'orlo della maglietta.
Faccio un respiro profondo e sollevo la maglietta. La faccio passare sopra la testa e poi scorre sul mio braccio destro.
Sono in reggiseno, ma questo é un problema che affronteró dopo.
Ian allarga la maglia con la mano destra e infila delicatamente la testa; cercando di non strapparla visto la differenza di taglie tra me e lui.
Lascia scivolare il mio indumento per il suo corpo, fino a che non arriva a terra.
- Bene, ora il problema é mettere la nuova maglia-
Lui mi rivolge un'occhiata, ma distoglie subito lo sguardo imbarazzato.
Rabbrividisco per il freddo. Devo assolutamente mettermi qualcosa addosso.

Rovisto nello zaino e prendo la maglia senza maniche a tinta unita. Credevo che prendendone una con le bretelle, mi sarebbe venuto più facile metterla.
Adesso mi rendo conto che non é cosí, la mia mano é sempre legata a quella di Ian, quindi non può passare per nessuna manica. Mi dirigo verso la scrivania e prendo delle forbici.

Senza badare allo sguardo perplesso di Ian taglio la bretella destra della maglia. La metto velocemente e noto con soddisfazione che ha funzionato. Spero che una bretella sola riesca a non farmi scoprire mentre corro.

Stranamente, notiamo entrambi un tavolo vuoto e decidiamo senza parlare di sederci lì. La tavola é apparecchiata ed al centro del tavolo (in modo che possano prenderla tutti) c'è la colazione. Allungo il braccio destro per prendere una tazza di caffè, ventre Ian allunga il sinistro per prendere qualcosa da mangiare nella direzione opposta. La catenella si tende e mi impedisce di arrivare alla latta di metallo.
Lo guardo sorridendo
- aspetta- mormoro - io devo prendere la tazza-
Lui avvicina il suo braccio al mio, in modo da non poter ostacolare i miei movimenti. Afferro la latta fredda e la trascino delicatamente verso di me. Lo guardo per confermare che ho finito; ora tocca a lui. Seguo i suoi movimenti, cercando di non stargli troppo attaccata, ma ormai nessuno dei due ci fa più caso; le nostre braccia sono sempre attaccate, anche se ancora non riesco a non lanciargli un'occhiata quando le nostre dita si sfiorano. Spesso penso che lo fa per cercare la mia mano, ma scaccio sempre subito questo pensiero; non avrebbe motivo per farlo.

- Sai che troppo caffè ti fa male?-
Appoggio la tazza alle labbra ignorandolo. Prima le pillole, poi il caffè, se vuole farmi morire tanto vale che mi spara subito.
Poso la tazza sul tavolo.
- Sembri mia madre- dichiaro.
-Come fai a sapere che ...-
Lo interrompo
- Mia madre lavora qui- dico senza troppi giri di parole.
- Davvero? E com é?- sono sempre tutti molto interessati a questo argomento.
-Bé - con il dito faccio dei cerchi sul tavolo.
-Lei é - mi fermo per cercare l'aggettivo giusto.
-Strana- aggiungo.
Ian alza un sopracciglio confuso, non é la risposta che si aspettava
- Che significa? Come si comporta con te? Di che cosa parlate?-
Apro la bocca per rispondere alle sue domande; ma non riesco a dire nulla.
- Scusa, sono troppo invadente. È la tua vita, ed é tua madre, non me ne devi parlare- aggiunge lui abbassando leggermente il capo.
Ma forse io ho bisogno di parlarne..
- No, davvero. Non é un problema- aggiungo gesticolando con una sola mano.
- Lei é molto protettiva- dico cambiando aggettivo, il realtà non ne esiste uno vero per definire mia madre.
- Ci tiene alla mia salute, ma non vuole che faccia cose pericolose-
Deglutisco.
- Non crede in me- sussurro mentre mi fingo interessata di guardare un cucchiaio poggiato vicino alla brocca d'acqua.
Sento le sue dita accarezzare il dorso della mia mano.
La allontano per quanto posso.
- Non voglio essere consolata, semplicemente perché non mi piango addosso- dico con voce ferma.
- Tu hai domandato e io ho risposto. Tutto qui-
Lui annuisce e beve un sorso d'acqua.
Apprezzo che non abbia fatto riferimento a qualche notte fa; mi sono ripromessa di non fare più una figura del genere. Se voglio farmi rispettare non posso andare a riverare i miei problemi alla prima persona che mi offre una spalla su cui piangere.

Aspetto impaziente che l'istruttore fischi per dare il via alla corsa. Ho davvero paura che Ian mi trascinerà per la palestra, visto che mi stanco subito.
Il fischio arriva, e nonostante lo aspettassi da molto mi trovo impreparata. Ian inizia a correre, probabilmente senza ricordarsi di me.
Cerco di seguire il suo passo veloce e regolare, mi concento sul movimento delle gambe e sulla respirazione.
Soddisfatta vedo che riesco a stargli dietro. Non posso fare a meno di sorridere; sto correndo davvero per la prima volta.
Ian mi lancia un'occhiata.
-Finalmente hai imparato a correre- osserva lui senza rallentare il passo.
- Già. Era ora-
Noto che tutti ci stanno guardando; Ian non sembra infastidito da questa situazione abbastanza comune per lui, ma io non sono abituata a tutti questi occhi puntati addosso.
Mi chiedo se..
- Ehy- dico dandogli un leggero colpo sulla spalla.
- Ti va di... Accelerare il passo?-
Lui mi sorride complice. Tanto vale fare spettacolo.
Spero solo di riuscire a reggere un andamento più intenso di questo.
Lui inizia a correre sempre più veloce e io gli sto accanto. I nostri passi sono a malapena visibili.
Sto iniziando a stancarmi, non sono abituata a correre cosí a lungo, e non così veloce.
Non credevo di poter riuscire ad arrivare a questa velocità. Chiudo gli occhi, devo solo seguire il ritmo e i movimenti di Ian. I miei piedi toccano per poco il pavimento. Si alternano velocemente, come non hanno mai fatto.
Non credo di poter più continuare.
Faccio cenno ad Ian che sono esausta.
Lui si ferma e io mi porto una mano al petto per prendere fiato.
- Adesso voglio un "grazie"- dice mentre mi guarda.
- Per cosa?- alzo la testa e mi rifaccio la coda.
Alza un sopracciglio. So di cosa parla.
- Non puoi fingere che non sia successo nulla. Alexa, stavi correndo. E non come sempre, eri al mio stesso passo - si sistema i capelli con una mano, che sono diventati spettinati per la corsa.
- Forse esageri.. Ian, non sei la persona più veloce del mondo. Sì, é vero, non ho mai corso così veloce, ma non credo che sia per..- prima di farmi finire la frase, tira il braccio sinistro verso di sé, ed essendo legato al mio sono costretta ad avvicinarmi ancora di più. I nostri volti si tolgono qualche centimetro, non sono abituata a stare così vicino a qualcuno.
Dimentico in fretta quello che stavo dicendo.

-Alexa, sai che ho ragione. Devi smetterla di prendere queste pillole. Ti fanno male-
Mi guarda intensamente, un tipo di sguardo che non credevo essere pronta a sostenere.
- Forse sono guarita, ma non credo siano le pillole la causa del problema- parlo lentamente, cerco di non sembrare a disagio.
- Allora qual é la causa? Alexa, non sei tu. Hai mai pensato di essere come ..me?-
Io non sono come lui. Non posso esserlo.
Ian é bravo in tutto, in ogni disciplina. Non posso far parte del suo gruppo.
Non posso passare così velocemente da ragazza inutile e senza talento a una piena di abilità.
É tutto così strano.
- Io non sono come te- mormoro.

- Ho sentito un rumore di passi- dice un ragazzo venendo verso di noi.
Mi allontano velocemente da Ian.
- Ma non passi qualsiasi. Questa palestra pulula di passi. Movimenti di persone che sanno correre; quasi come me. Ma ne riconosco solo una. Ian, per favore, mi presenti il tuo compagno?-
Il ragazzo é davanti a noi. Ha qualcosa di strano. Non solo il suo modo di parlare, ma anche il modo in cui cammina.
Mi rendo conto che mi ha dato del maschio.
- Nicholas, lei é Alexa-
Non capisco perché, ma Ian afferra il polso del ragazzo e me lo porge.
Lo guardo attentamente; soffoco un grido di stupore.
Nicholas é cieco.
Afferro la mano e la stringo.
- Oh, scusa. Ma come ben hai capito io non posso vederti-
Poi si rivolge ad Ian; impiega un po' a capire dove sono le sue spalle. Quando le trova, le stringe con le mani.
- Amico mio, spero che sia bella e degna di te- dice abbastanza forte, per farmi sentire.
Arrossisco; ha chiaramente frainteso.
Ma Ian invece di smentire quello che ha detto gli mette a sua volta, le mani sulle spalle.
- Bé, sì, é carina- dice sorridendo.
- Ne sono contento. Se poi é anche intelligente lo capirò da solo- fa un sorriso luminoso.
Lo osservo meglio; ha i capelli biondo cenere, pettinati e lisci. I suoi occhi sono molto chiari, un azzurrino molto sfumato; che dimostrano la gravità della sua condizione visiva.
Dovevo aspettarmelo; Ian ha altri amici oltre Adam.
- Ti va se facciamo una gara di corsa?- chiede il biondo al moro.
Non ci credo.
Come può correre veloce se nemmeno vede dove sta andando?
- Sai che non rifiuto mai le sfide. Ma temo che vincerai tu; come sempre- risponde Ian.
- Facciamo andata e ritorno?- Nicholas sorride, é davvero convinto di poter vincere. Prima ho sminuito un po' troppo le condizioni fisiche di Ian; non sarà il ragazzo più celere della base, ma corre molto veloce.
- Dobbiamo mettere un premio però- esclama il cieco.
- Un bacio dalla signorina- propone.
- Non in bocca ovvio, non ti ruberei mai la ragazza - aggiunge ed Ian sorride divertito.
Nonostante sia cieco, é pur sempre un ragazzo.
Il moro mi guarda per vedere se sono d'accordo.
- Va bene- rispondo, cerco di fargli capire con la voce che questa scommessa non mi crea alcun disturbo; visto che non può vedere che sto sorridendo.
- C'è un problema- dice Ian sollevando il braccio sinistro, che é legato al mio destro. La catena tintinna leggermente.
- Siete legati?-
Mi stupisco del suo ottimo udito. Sicuramente in questi anni deve aver imparato a svilupparlo piú degli altri sensi. E immagino che lui non frequenti corsi con il signor Cox. Probabilmente segue un allenamento individuale ideato apposta per lui.
- Aspettate- mentre, mi avvicino ad una ragazza con una acconciatura un po' troppo elaborata per andare in palestra.
- Scusa, mi presti una forcina?- le chiedo gentilmente.
Mi guarda come se le avessi chiesto di spogliarsi davanti a tutti. Ian la guarda interessato e lei ricambia le attenzioni.
Perché non potevo chiederlo a una ragazza brutta?
Subito cambia espressione, sorride gentilmente e si sfila dai capelli una forcina nera.
- Grazie- prendo la forcina e do una gomitata ad Ian.
Perché deve manipolare sempre la gente?
É pure vero che senza lui, probabilmente non me l'avrebbe mai prestata.
- Siete qui?- mormora Nicholas che non si é mosso dal suo posto.
- Sì - rispondo mentre infilo l'accessorio dentro la serratura delle manette. La ruoto un po' a destra, é più facile che aprire un lucchetto. In breve tempo, il polso di Ian é libero.
Mi lancia uno sguardo curioso.
- Non é la prima volta che lo faccio- mi limito a dire.
- Basta solo richiuderle appena avete finito- lui annuisce.
- io non ho visto niente- esclama Nicholas alzando le mani. Ridiamo tutti e tre, mentre io mi sposto per lasciargli lo spazio per correre.

Presto sento il suono dei loro passi picchiare sul terreno.
Non posso credere ai miei occhi; il biondo ha già superato Ian. Non riesco nemmeno a distinguere le sue gambe; sono così veloci che riconosco solo il colore sfuocato dei suo pantaloni.
Stanno correndo a una velocità impossibile. Il cieco tiene gli occhi chiusi e sembra concentrato sui suoi passi.
Sono già al ritorno, la gara sta durando una ventina di secondi al massimo.
Nicholas si avvicina sempre di più al muro, senza rallentare il passo.
E se sbatte contro la parete?
Avanti, fermati.
Ti prego. Non farti male.

Il ragazzo si ferma a pochi centimetri dal muro; la sua velocità é scomparsa in un attimo, cosí com é comparsa.
Ian arriva non molto dopo.
Di una cosa ne sono sicura; non l ha fatto vincere.
Mi avvicino per congratularmi con il biondo; appoggio le mie labbra sulla sua guancia.
- Mi piace il tuo odore - dice sorridendo.
- Quindi, ti piace l'odore di sudore?- esclama il moro ironico.
- Ogni persona ha il suo odore. Quello della tua ragazza é un odore forte e deciso. Mi piace - spiega lui.
Usa gli odori del corpo per riconoscere le persone, sono meravigliata.
- Nicholas- lo chiamo - sei davvero bravo a correre. Mi hai lasciato senza parole- controllo la mia voce, in modo da fargli capire che sono sincera.
- Quando corro riesco a sentire ogni parte del mio corpo, il mio cuore battere e le mie gambe seguono un ritmo che io detto. Sento il rumore della velocità, sento l'aria tra i capelli e tutto questo mi fa sentire bene-
Lo guardo ammirata. É questo che si prova ad avere un talento. Uno solo, ma che ti fa sentire felice. Un talento che ti fa venire le farfalle nello stomaco per l'emozione.
- Questa sera, ci sei?- chiede ad Ian
- Penso di sì. Ci vediamo li?-
Il biondo annuisce e poi si rivolge a me.
- Tesoro, ovviamente anche tu sei la benvenuta-

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