Capitolo 16

Alexa

Un fischio. Il brusio termina velocemente; così come é nato.
- Ho notato, che c'è tensione tra di voi- i passi del signor Cox rimbombano per la palestra.
- Vi sentite in pericolo e non vi fidate dei vostri compagni- tutti lanciano un'occhiata al ragazzo che gli sta vicino. Alzo gli occhi al cielo; non capiscono che é esattamente quello che lui vuole facciano?
- Così, ho deciso- tutti trattengono il respiro ansiosi.
Cento addominali in più. Anzi no, siccome c'è tensione tra di voi fate una cosa: uno inizia a fare gli addominali, appena si accascia sfinito sul pavimento comincia l'altro.
- che - una mia compagna si lascia scappare un gridolino. Ma davvero? Spero che prima di compiere venticinque anni il signor Cox la finisca con questa specie di finta suspance, che fa solo innervosire.
In realtà spero di non essere ancora qui dentro a venticinque anni.
E possibilmente ancora viva.
- oggi passerete una notte particolare -
Particolare.
Non é un aggettivo raccomandabile, soprattutto se pronunciato da lui. Solo adesso noto che tiene dietro di sé una scatola.
Sembra molto contento, nonostante siano le nove di sera. Di solito, più tardi é, più diventa burbero ed irascibile.
Sul volto ha dipinto quello che dovrebbe essere un sorriso, ma assomiglia più ad un ghigno.
- Vi chiamerò a due a due-
-venite senza esitare- Aggiunge.
Allenamento particolare a coppie. Alle nove.
Non promette nulla di buono.
Ignoro tutti nomi che chiama, fino a quando non arriva il mio turno.
- Evans, Mitchell, venite qua-
Mi avvicino velocemente cercando di mostrare il miglior sorriso forzato di sempre.
- Ma quanto é divertente vederti in questo momento?- commenta lui sarcastico.
Nonostante sia il mio istruttore non mi riguardo dal lanciargli un'occhiataccia. Lui non sa che io ed Ian siamo in un periodo di pace momentanea per chiarire la faccenda.
L'ultimo dialogo che ci ha visto fare era mentre dondolavo a testa in giù dalla spalliera.

Poco dopo mi ritrovo ammanettata ad Ian. Sento il freddo metallo sul polso.
Mi guardo intorno, le coppie non sono casuali. Sono l'uno l'opposto dell'altro. Renee, é ammanettata con una ragazza abbastanza robusta e più bassa di lei; quasi mi viene da ridere, sono una coppia insolita. Ma probabilmente, loro suscitano la stessa comicità di noi. Io ed Ian siamo completamente diversi, non solo per via degli occhi: i miei chiari ed i suoi scuri, ma anche per l'altezza, gli arrivo leggermente sopra la spalla; e questo non fa sembrare lui troppo alto, sono io che sembro troppo bassa. Senza avvisarmi inizia a camminare verso un punto vuoto tra due coppie di ragazzi, anche essi ammanettati. Questo movimento improvviso mi prende alla sprovvista e cado a terra sulle ginocchia.
- scusa- mormora lui affrendomi la mano libera per aiutarmi.

La rifiuto gentilmente e mi alzo sola.
Okay, sarà difficile abituarsi. Mi metto accanto a lui e porto il piede destro avanti, Ian fa lo stesso. Iniziamo a camminare lentamente, un passo per volta fino ad arrivare al nostro posto. Continuo ad osservare le coppie, molti sono insieme a compagni dello stesso sesso, quindi la differenza di corporatura non é molta; quello che li distingue é il talento. I ragazzi bravi nelle attività fisiche sono in coppia con quelli intelligenti e bravi nei calcoli. Guardo Ian, che non sembra prestarmi attenzione; con lo sguardo osserva una coppia a sinistra. Sollevo un angolo delle labbra; uno dei due é Adam. É in coppia con un ragazzo molto robusto, con dei muscoli ben evidenziati ed alto il doppio di Ian.
Adam non é molto a suo agio, spesso lo osservo durante gli allenamenti; non é male, si impegna ed ottiene risultati abbastanza buoni; ma si vede che non é fatto per queste cose. Si trova a disagio in mezzo a tanti ragazzi muscolosi e agili.
Adam é un bel ragazzo, leggermente più basso di Renee. I capelli castani spettinati e corti. Non sembra molto forte, ma ha abbastanza muscoli nelle braccia e nelle gambe da non farlo apparire il solito ragazzo sfigato che passa il tempo sui libri. Individualmente é un ragazzo davvero carino, ma accanto ad Ian sfigura. Sono completamente diversi, eppure, vicino al suo compagno di stanza Adam risulta bruttino.

Rivolgo ad Ian un sorriso, e le volte in cui lo faccio si possono contare sulle dita di una mano.
- Cosa c'è?- mi chiede divertito. Anche il mio primo sguardo alle coppie é stato per cercare Renee; questo dimostra quanto siamo legati ai nostri compagni di stanza. L'amicizia tra me e Renee é forte, ma non credo possa superare quella di Ian ed Adam. Li vedo spesso ridere e chiacchierare insieme, nonostante siano diversi, sembrano fratelli. Condividono quello sguardo sincero e complice di chi conosce perfettamente l'altro. Davvero Ian é così simpatico? Perché con me é completamente un'altra persona? Forse é il mio carattere, le mie strane sensazioni che mi spingono ad essere fredda e non Fidarmi di nessuno. Ho deciso che per questa volta mi mostrerò la Alexa che sono con Renee. Saró ironica e sorridente e forse riuscirò ad uscire dal guscio che mi sono creata. Queste inutili sensazioni, quelle che dovrei chiamare talento, stanno solo lasciando un vuoto dentro di me, chiudendomi in me stessa.
- nulla- rispondo guardando altrove. Si é creato il solito brusio fastidioso. Ci sono le coppie che hanno iniziato un dialogo, altre che fanno delle prove per camminare insieme. Altre invece si lanciano qualche occhiata in evidente imbarazzo.
Qualunque cosa le coppie stiano facendo, le loro azioni vengono interrotte dal poco gradevole fischio del signor Cox.
- Ora che siete divisi, ci vediamo domani- dice con un sorriso, forse il migliore che ha mai mostrato.
Io credevo che le manette sarebbero servite per un esercizio, ma come facciamo a passare la notte legati all'altro?
Come facciamo ad entrare in quattro in una stanza?
- Oh, giusto, le stanze-
Giusto. Che cosa così superficiale.
- Kayne tu sei in stanza con Johns- i due ragazzi si guardano, probabilmente Edward Johns é contento di dormire nella stanza della ragazza, lei un po' meno.
- Smith, tu in camera di Campbell. Evans, lei in camera di Mitchell - alzo gli occhi al cielo, stranamente non é l idea di dormire in camera con Ian a darmi fastidio, ma il fatto che una tizia dormirà  nella mia stanza.

La ragazza che dovrebbe chiamarsi di cognome Kayne alza la mano.
- Come facciamo a cambiarci e andare in bagno se siamo legati?-
Io e lei abbiamo lo stesso problema, il nostro nuovo compagno é del sesso opposto.
- Non sono affari miei- risponde disinteressato.
- e adesso muovetevi, sarà una lunga notte- aggiunge uscendo dalla palestra.
Ci guardiamo tutti confusi; dopo qualche lamentela ci dirigiamo verso le nostre camere. Mi sforzo a tenere il passo con Ian e silenziosamente mi faccio guidare verso la sua stanza. Poi mi ricordo che domani mi devo cambiare.
- Aspetta- dico fermandomi
- che c'è?-
- passiamo dalla mia camera, prendo quello che mi serve per domani mattina- senza aspettare una sua risposta, mi giro e percorro la strada familiare per la mia stanza.

Entro e afferro le prime cose che mi capitano davanti. Trascino Ian da un lato all'altro, ogni tanto ride e borbotta qualcosa. Prendo uno zaino e lo riempio con un paio di pantaloni, una maglietta blu e una spazzola. Mi guardo intorno, l'idea che qualcuno che non sia io dorma sul mio letto mi innervosisce.
Renee e l'altra ragazza entrano nella camera, siamo troppi adesso.
- Buona notte- le dico abbracciandola con il braccio sinistro; quello "libero".
Lei ricambia e mi sorride
- A domani-

La loro camera é esattamente uguale a quella sera dove abbiamo giocato al gioco della bottiglia. Non c'è una cosa diversa o fuori posto; per essere due ragazzi sono molto ordinati.
Nonostante sia uguale alla mia stanza, non mi sento a mio agio, non potrei mai scambiarla per la mia camera. Al posto delle magliette sparse ovunque di Renee, ci sono i libri di Adam; sul lavandino non ci sono i trucchi e la scrivania é piena di fogli con calcoli di cui capisco meno di niente.
Decido di cambiarmi domani mattina, in modo da affrontare il problema con la mente lucida.

Istintivamente mi butto sul letto, per vedere se il materasso é duro come il mio. Trascino Ian con me.
Questo non era previsto.
Brontolo qualcosa, anche lui ha il materasso ortopedico. Sono sicura che dormire a terra é molto più comodo.
Mi ritrovo Ian di fianco che mi guarda confuso.
- Abitudine- rispondo sollevando un angolo delle labbra.
- mi stai dicendo che tu in camera tua ti butti all'indietro sul letto- dice alzando le sopracciglia chiaramente divertito.
- No. Cioè si. Dipende. Volevo vedere se il materasso era scomodo e poi cosa c'è di male? Io..- mi fermo e scuoto la testa. Tipico mio, iniziare a farfugliare cose senza senso quando qualcuno giudica le mie azioni; non sono abituata ad avere una conversazione decente, forse non cambieró mai.

Ian

Alexa é davanti allo specchio che cerca di pettinarsi con la mano sinistra. Fin'ora ha ottenuto solo dei segni rossi sulla fronte causati dalle setole della spazzola. Finisco di lavarmi i denti e la guardo dallo specchio.
- Vuoi una mano?- le chiedo gentilmente.
Un ciuffo le finisce davanti il viso e lei cerca di farlo spostare soffiando. Ridacchio leggermente; non ci riuscirà mai. Afferro il ciuffo spettinato e lo porto all'indietro. Senza ascoltare le sue lamentele le tolgo la spazzola dalle mani. Avvicino lo sgabello al lavandino e lei si siede, non prima di lanciarmi un'occhiataccia.
Delicatamente passo la spazzola tra i suoi capelli castani, li porto tutti indietro, in modo che non ne abbia sul viso. Ogni tanto discolgo lo sguardo dalle ciocche di capelli per guardare lo specchio. Avevo già notato quanto fosse carina. Non credo di poterla definire in altro modo, non é una di quelle ragazze di cui puoi apprezzare subito l'aspetto fisico, di cui puoi ammirare le forme. Per capire la bellezza di Alexa bisogna spostare i capelli, perdersi nei suoi occhi ed seguire i lineamenti fini del suo volto. É come se cercasse di tenerla nascosta, per non essere notata.
Guardo soddisfatto la sua immagine nello specchio, adesso va meglio. Poso la spazzola sul lavandino. Esce dal bagno senza rivolgermi di uno sguardo.
Gentile eh.

Alexa cerca nel suo zaino qualcosa, sembra un po' infastidita all'idea di mettere in disordine i suoi vestiti. Estrae uno scatolino arancione e se lo passa fra le mani.
- Cos é?- chiedo sedendomi vicino a lei.
- Sono solo delle medicine che devo prendere. Non sono esattamente una persona con una costituzione forte- risponde continuando ad osservare la scatolina.
Perché dovrebbe prendere dei farmaci? Non mi sembra particolarmente debole. Ricordo quei mal di testa di cui mi parlava il giorno che siamo andati al poligono di tiro.
I farmaci curano questi suoi problemi o li creano? E se per una sera non li prendesse? Velocemente prendo lo scatolino.
- Ehy- esclama in un miscuglio tra lo stupita ed infastidita.
Mi alzo e con il braccio libero, quello destro, alzo la confezione di pillole. Mi lascio sfuggire una risata mentre la vedo saltare per cercare di arrivare alla mia mano.
- Tanto non ci arrivi- le faccio notare ridendo.
- Non é una cosa divertente prendere in giro le persone basse- risponde cercando di trattenere una risata per mostrarsi seccata. Fingere non le riesce molto bene.
- Dai. Dammi lo scatolino- aggiunge facendo un ultimo tentativo per arrivare al palmo della mia mano.
- Alexa, tu non hai bisogno di farmaci per stare bene. Anzi, credo proprio che i tuoi malesseri sono un effetto collaterale -
Lei si ferma, sembra stare pensando. Forse questi dubbi li ha anche lei.
- Solo questa sera- mormora lentamente.
Sorrido e poso le pillole su una mensola alta; a cui arrivo a malapena io, figuriamoci lei.
- Ah dimenticavo, sai che i letti non si possono spostare, vero? Credo che dovremmo dividercelo-
Lei fa una smorfia di disapprovazione.
- Io sono così gentile da farti posto nel mio letto per non farti dormire a terra e tu mi fai le smorfie! - esclamo ironico, vorrei capire perché la mia presenza le dà fastidio.
Alexa guarda le gambe del letto, scuote il materasso con la mano e capisce che sono ancorate al pavimento; per cui é impossibile unire il mio letto con quello di Adam.
- Casomai tu dormi a terra, non io- dice sorridendo.
Si siede, cosa che, per via delle manette, devo fare anche io.
- eh? Assolutamente no. Camera mia, regole mie -
- Ma io sono una ragazza- ride giocando con i capelli.
- E allora?- rispondo divertito. Questa carta con me non funziona, o almeno, non se la dice lei.
- Io dormo sul letto e tu a terra -
- Sicura?-
Annuisce.
Anche se mi viene un po' scomodo, con la mano libera la spingo e lei cade fuori dal letto. Qualche volta mi dimentico che non é Adam, che non posso scherzare con lei come faccio lui; oppure si?
Allungo il collo per vedere se si é fatta male; mi aspettavo un "ahi" o una lamentela, invece, tira verso di sé il braccio destro, che é legato al mio sinistro, in modo da trascinare anche me a terra.
Lei ride di gusto e non posso fare a meno di ridere anche io.

Mi corico sul letto ed osservo Alexa. É girata dall'altro lato, in una posizione un po' scomoda, inizio a pensare che sia per non guardarmi. Le nostre braccia, che sono legate per via delle manette separano i nostri corpi. Mentre aspetto che il sonno si impossessi di me, osservo la sua figura, da quello che posso vedere dalla maglietta ha le scapole un po' all'infuori, ma per il resto é molto simile alle altre ragazze. Il suo corpo é stato modellato da anni di allenamento ed esercizi, e probabilmente, anche dalle punizioni. Giace all'estremità del lato destro del letto matrimoniale, mentre io sono nel lato sinistro. Si é subito addormentata, non posso nemmeno immaginare quanto le giornate siano lunghe per lei. Non avere un talento deve essere qualcosa di tremendo, certo, la sua capacità ancora debole di vedere il futuro é interessante, ma non lo può sapere nessuno. Verrà sempre guardata come la ragazza inutile e debole. Questo pensiero mi inquieta, non mi piace che venga etichettata così; lei é forte e me lo ha dimostrato in molte occasioni. Con non poche difficoltà cerco di arrivare con il braccio destro alla testa. Tocco i capelli, che fino a qualche minuto fa pettinavo. Le accarezzo la testa piano, per non svegliarla.

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