Capitolo 15
Alexa
Guardo l'orologio nervosa. L'una e cinquantanove.
Sarà puntuale? Devo mettermi a contare anche i secondi? Muovo le mani per scaricare la tensione; ma non sembra funzionare. Mi alzo dal letto e mi guardo allo specchio. Stringo la coda dietro la testa e guardo il mio riflesso.
Devi calmarti.
Con la coda dell'occhio scorgo il mio borsone sotto il letto. Quando sono tornata ieri notte dalla palestra, non riuscivo a dormire, l'idea di scappare, di fare un piano dominava la mia mente; così ho fatto un borsone con tutto quello che mi potrebbe servire. Non credo che Renee lo noterà, non pulisce mai e l'unico motivo che può portarla a cercare sotto il letto é per trovare le sue scarpe. Ma in tal caso; vedrà solo un borsone e non si scomoderà minimamente per vedere cosa contiene.
Qualcuno bussa alla porta.
Rabbrividisco e faccio un respiro profondo.
Renee va ad aprire; mentre mi guardo un'ultima volta allo specchio.
Controllo l'ora; le due in punto, non riuscirei ad essere così puntale neanche volendo.
- Oh, Ian- esclama entusiasta, si salutano cordialmente e poi Renee mi lancia un'occhiata d'intesa.
- Ecco perché eri così nervosa- ovviamente lei non può fare una conversazione senza mettermi in imbarazzo.
Alzo gli occhi al cielo, non ero nervosa.
- Davvero, dovevi vederla! Ha camminato avanti e indietro per mezz'ora e il resto del tempo lo ha passato davanti allo specchio- continua la mia amica. Scuoto la testa per negare tutto.
- Quindi, dove andate?- chiede spostando lo sguardo da me a lui e viceversa.
Non posso fare a meno di sorridere; ha fatto esattamente la domanda giusta.
Mi avvicino interessata.
Ian non parla, si passa una mano tra i capelli. Non sembra notare la mia presenza, é concentrato sulla mia compagna di stanza. Non capisco, cosa sta succedendo? Si guardano negli occhi senza parlare. Il pensiero che possa esserci qualcosa tra di loro mi dà fastidio. Scaccio questa stupida sensazione; Renee ama Adam, Adam ama Renee ed Ian... Bé si troverà un'altra ragazza.
All'improvviso l'intesa finisce e la mia amica sembra averci ripensato sulla domanda fatta.
- Oh, non importa- sorride e torna nel suo letto.
- Ciao Renee- mormoro, ma lei non sembra ascoltarmi, sotterra la testa tra i cuscini cercando di dormire.
Camminiamo in silenzio, non so verso dove e questo mi irrita. Non avere il controllo della situazione mi fa sentire debole e fragile. Non sapendo cosa mi aspetterà non posso prepararmi psicologicamente. Faccio un respiro profondo; devo rimanere calma, agitarsi peggiorerà le cose.
E se riguardasse la mia fuga?
Forse mi porta in un posto dove possiamo creare un piano, analizzare come fare e cercare una via d'uscita.
Mi sembra strano pensare ad Ian come un mio alleato.
No. Ieri era assolutamente contrario all'idea di scappare; quindi non riguarda questo.
O forse si.
E se mi stesse portando in un punto per farmi arrestare? Se avesse detto a qualcuno che voglio scappare?
Potrei correre in camera e prendere il mio borsone; poi trovare una via d'uscita.
Scuoto la testa.
Come faccio ad uscire dalla stanza? Non posso vincere a nessun combattimento corpo a corpo, né con Ian né con altri.
I miei pensieri vengono lacerati dalla sua voce:
- entra, svelta- apre una porta grigia. Mi spinge dentro e velocemente chiude la porta alle nostre spalle. Quando sento il rumore di una serratura vado in panico.
Ha chiuso la porta a chiave.
Sono in trappola.
Guardo la stanza per cercare altre vie di fuga oltre la porta che lui ha appena chiuso. Con sollievo noto che non c'è nessuno oltre noi; ma continuo a non voler escludere la teoria della trappola. La stanza é abbastanza piccola, l'arredamento é composto da un tavolo in legno, molto semplice e due sedie di metallo e plastica. La mia attenzione si posa sull'oggetto posizionato sopra il tavolo.
Un macchinario abbastanza ingombrante, assomiglia ad una stampante; ci sono del pulsanti, dei fogli e delle luci. Trattengo il fiato quando scorgo un tubicino che termina con un ago. Ian si siede davanti all'oggetto e con un cenno del capo mi invita a sedermi dall'altro lato del tavolo; di fronte a lui. Senza fare storie o domande, faccio come mi indica.
- Questo é un poligrafo- afferma serio. Prende un ago e lo infilza nel braccio, l'altra mano afferra una delle tante ventose legate al poligrafo; alza leggermente la maglietta per poterla posizionare sul suo petto. Istintivamente la mia testa si inclina per cercare di scorgere qualcosa. Mi fermo e mi ricompongo. É una cosa così stupida, tutto per un po' di pelle scoperta. Spero che non mi abbia visto.
- Sai a che cosa serve?-
Scuoto la testa. Non ho mai sentito parlare di questo strumento.
- É chiamato anche macchina della verità. Serve a sapere se la persona a cui é legato mente. Ne hanno costruiti molti, ma nessuno dava un risultato preciso al cento per cento; questo invece é sicurissimo. Controlla il battito cardiaco, la respirazione...- Ian continua ad elencare altre cose, ma io non ascolto.
Una macchina della verità.
A cosa gli serve? Cosa vogliono scoprire?
- Quindi; possiamo quasi affermare che entra nella mente della persona collegata- conclude lui.
- Perché mi hai portato qui?- non capisco ancora cosa c'entra questa macchina con lui o con me.
- Visto che siamo in voglia di raccontare segreti- fa una pausa - ora ti svelo il mio-
Il suo segreto.
Tutti ne abbiamo uno; eppure mi sembra così strano pensarlo.
Ian preme un pulsante e il poligrafo si accende.
Fa un respiro profondo; come per concentrarsi. Lo guardo attenta, scruto ogni suo singolo movimento, sguardo o espressione.
- Avanti, fammi una domanda-
- cosa ti posso chiedere? Non so nemmeno perché siamo qui-
- Okay. Iniziamo con le affermazioni-
Velocemente pensa a una frase
- Io ho un cane-
Sorrido; é chiaramente falsa. Nessuno possiede animali qui.
Il poligrafo stampa un foglio; lo prendo e lo osservo.
Era tranquillo mentre formulava la frase, battito del cuore non é accelerato e niente nel suo tono di voce o atteggiamento lasciavano pensare ad una bugia.
- Come hai fatto?- chiedo stupita.
Non può aver imbrogliato un macchinario composto da tecnologia avanzata.
Lui solleva un angolo delle labbra.
- Alexa Evans é morta- esclama d'un tratto, sobbalzo leggermente. Esce un'altra stampa; dice la verità. Secondo questa carta io sono morta.
- Ian Mitchell é morto-
Ha appena annunciato la sua morte.
Aspetto impaziente che il poligrafo stampi il foglio.
Vedo una serie di dati accostati in modo confuso, ha appena affermato di essere morto, che equivale ad una verità; ma come può un morto parlare? Quindi il sistema, confuso, ha riportato una serie di informazioni non veritiere; come il suo battito cardiaco fermo. Guardo Ian, non mi sembra morto.
- Come hai fatto?- ripeto. Sono stupita; il mio sguardo passa da lui al foglio e viceversa.
- l'elemento fondamentale di questo poligrafo, é il trasmettitore, che assicura la validità del risultato-
Alzo le sopracciglia. Deve parlare chiaro se vuole che io capisca.
- Allora- dice un po' seccato all'idea di dover spiegare - il trasmettitore é un dispositivo che manda onde elettromagnetiche; queste onde arrivano al mio cervello, per cercare di capire se sto mentendo- si ferma e mi guarda per vedere se ho capito; annuisco.
- Ora arriva il bello. Con la mente, sono capace di respingere questi segnali in modo che non possano entrare nel mio cervello e posso manipolarli per dare l'informazione che voglio-
- tu manipoli le macchine della verità?-
Lui scoppia a ridere.
- non solo. Anche le persone-
Terminata questa frase fa una smorfia. Come se questa cosa gli desse fastidio.
- Aspetta- esclamo per fare il riassunto della questione - Tu manipoli la mente delle persone e nessuno può sapere quando dici la verità. Dimmi; perché non sei chiuso in una cella o legato ad una catena? Picchiano chiunque sia curioso e tu sei tranquillissimo?-
- loro non lo sanno-
- e non lo devono scoprire- aggiunge serio.
- perché lo stai dicendo a me?- non ci sopportiamo ed adesso diventiamo migliori amici?
- non ti fiderai mai di me se non conosci qualcosa di privato. Io so il tuo segreto e tu sai il mio -
- Non mi fiderei di te comunque. Mi hai appena detto che manipoli la gente - perché lui vuole la mia fiducia?
- su di te non funziona- mormora.
Cosa? Perché su di me non dovrebbe funzionare?
Quindi, significa che ha provato a manipolarmi.
- Sono confuso quanto te- velocemente si alza e prende uno dei fogli con i risultati. Rovista nella tasca e tira fuori una penna.
- Ho elaborato una teoria- dice concentrato su quello che sta scrivendo. Cerco di scorgere qualcosa, ma con la sua testa riesco a vedere solo qualche lettera.
- il tuo potere ti permette di vedere un futuro prossimo; quindi credo che queste visioni, o come le vogliamo chiamare, facciano da scudo contro il mio talento - osservo lo schema che ha fatto, ci sono dei numeri e qualche calcolo; non credevo che fosse così bravo in matematica. Il suo aspetto lascia presagire tutto il contrario. A chi non lo conosce dà l'impressione di essere uno di quei ragazzi forti ma senza cervello; uno di quelli che non va oltre l'aspetto fisico, uno di quelli che oltre il suo talento non aspira ad altro. Ian non é simile a nessun ragazzo che conosco, non é uno stereotipo, é solo se stesso.
- Si, ogni tanto leggo i noiosi libri che studia Adam- ammette sorridendo.Prendo la penna in mano ed inizio a guardare i suoi calcoli con più attenzione.
Cancello il numero dei minuti che lui ha calcolato sulla durata delle mie visioni
- Sono di lunghezza variabile, non hanno sempre la stessa durata o la stessa intensità. Possono essere anche solo semplici sensazioni-
Ora é lui quello che si sforza per capirmi.
- tu sei come un trasmettitore, é come se tu trasmettessi onde elettromagnetiche agli altri per entrare nella loro testa. Poi, cambi le informazioni che trovi-
Lui sorride ed annuisce.
- quindi, io ho questa "barriera" che impedisce alle tue onde di manipolarmi, ma succede solo quando ho qualche sensazione o sempre?-
Gli porgo la penna.
- non sempre, ad esempio adesso posso cogliere qualche tua emozione; sei concentrata, ma non posso comunque manipolarti-
Okay, la "barriera" é meno potente ma c'è sempre. Continuo a scrivere qualche cosa sul foglio, sento lo sguardo di Ian addosso.
- Quando lo hai fatto questo schema? ti ho detto delle visioni solo ieri- esclamo.
- indovina chi non ha dormito ieri notte?-
Mentre io stavo facendo il borsone lui faceva i calcoli e leggeva i libri di Adam.
- Siamo in due- dico senza staccare gli occhi dal foglio.
- Vuoi ancora scappare? Dopo quello che abbiamo appena scoperto? Non vuoi sapere perché abbiamo questi poteri mentali e come funzionano?-
Alzo la testa e lo guardo. Non l'ha detto davvero.
- Questo é un palese esempio di curiosità- gli faccio notare.
Lui apre la bocca per dire qualcosa, ma alla fine non parla.
Guardo lo schema, é un po' confusionario, ma sicuramente é meglio così che sbagliato. Glielo porgo e mi alzo.
- va bene- mormoro -mi fido di te- .
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