Capitolo 11

Ian
É mezz'ora che continuo a guardare i fogli bianchi che tengo in mano. Non so da che parte cominciare.
Scrivi le informazioni base
Nome soggetto: Alexa Evans
Fisico: esile. Non più alta di un metro settanta centimetri. Capelli castani ed occhi azzurri.
Abilità: mostra una predilezione verso le armi da fuoco.
É stata brava ieri, ma non sono certo che sia questo il suo talento. Controllavo anche io la pistola, in parte é anche merito mio.
Carattere: determinata
Anche troppo.
Solitaria
E qua aggiungo un appunto "non interagisce con gli altri, con é abituata a socializzare o ad essere toccata"
Ridacchio pensando a come rabbridisce quando le sussurro frasi all'orecchio.
Testarda e impertinente
Mi ha preso a parole così tante volte in qualche settimana che Adam in tutta la mia vita.
Diffidente
Tutt'ora non credo si fidi completamente di me. Appoggio la testa alla spalliera del letto. Non sa quanto fa bene a non fidarsi.
Difetti:
Sorrido. Questa é facile. Appoggio la punta della penna sul foglio. Perché non riesco a scrivere nulla?
Forse perché vedo la situazione da entrambi i lati. Fa bene a trattarmi male, ad lanciarmi occhiatacce e sguardi dubbiosi. Mi sento male ogni volta che devo convincerla a fidarsi di me, ogni volta che mi mostro interessato a lei, ogni volta che devo toccarla per rassicurarla; perche so che sto facendo tutto il contrario. Tutto questo finirà e dovrò dirglielo.
Chiudo gli occhi. Sento il mio cuore battere e i muscoli tesi. Quel giorno arriverà e anche presto. Non sono pronto. Immagino la scena, mi dirà tutte le parolacce che conosce, mi chiamerà "stronzo, bastardo e coglione", e perché no, mi darà anche uno schiaffo. E non potrò fare altro che porgerle la guancia, perché ha ragione, perché non immaginavo che le cose sarebbero andate così. Ma la cosa che mi farà più male sarà guardarle dentro e vedere che non é arrabbiata perché si era illusa di avere una storia romantica con me, ma sarà arrabbiata perché l ho usata, ho usato le sue debolezze solo per uno stupido corso.
- Stai dormendo?- mi chiede Adam facendo il suo ingresso nella stanza.
- No. Sto solo pensando- faccio un respiro e apro gli occhi. Dal modo in cui cammina capisco che é stanco. Si trascina verso il letto e si siede.
- Oggi ho presentato il mio progetto sull'energia solare- se prima era stanco adesso non lo é più. Adam adora parlare delle sue invenzioni o progetti, é così orgoglioso dei suoi lavori che riescono a fargli passare perfino la stanchezza.
- Come fai a sapere che il Sole dà energia? Non l'hai mai visto-
- Prima di fare progetti io studio le materie prime. Il Sole produce...-
- Si va bene, ho capito. Il tuo progetto é meraviglioso e hai studiato molto- lo interrompo prima che possa iniziare una lezione di scienze.
- Sono felicissimo che tra noi due sia tu quello super intelligente, ma non c'è bisogno che me lo provi-
Stringo il pugno intorno al lenzuolo. Non dovevo dirlo. Sta cercando di nasconderlo, ma riesco a capirlo, una volta gli ho guardato dentro. Solo una. É stata semplice..curiosità. Volevo vedere cosa pensava, cosa provava. Lui voleva essere come me; il mio aspetto, i miei talenti. Ho visto il suo desiderio di farsi rispettare; non credo che il suo talento sia stupido, anzi, ma questo posto é pieno di idioti.
Bravo Ian, adesso che farai? Giocherai una delle tue carte e tutto finisce così?
- Ehy.. Scusa io...- mormoro qualche scusa.
Su Ian, fa il tuo trucco magico.
- Sono solo stanco. Ti prego non ascoltarmi, sparo cavolate- mi passo una mano tra i capelli.
Scusa Adam, ma non ho voglia di litigare.
- Si. Certo, tranquillo- mi guarda con lo sguardo perso. Mi sento un peso sul cuore. L'effetto dovrebbe svanire tra qualche minuto. Osservo Adam, mentre fissa il vuoto perso in chissà quali pensieri. No, non sono pensieri..é colpa mia. Chiudo gli occhi aspettando fino a quando non sento la voce calma e naturale del mio compagno di stanza. É inutile cercare scuse, non é successo accidentalmente, sono io che scelgo chi manipolare. É stato tutto così improvviso, devo cercare di controllarmi, la mente degli altri non é un gioco.
- Come va con la relazione?- mi chiede tranquillamente. Non ricorda nulla, né di quello che ha detto prima né di quello che avrebbe potuto dire in quei pochi minuti.
- Manca ancora qualcosa- mormoro. É difficile dimenticare cosa ho appena fatto. Tutte le volte che lo faccio mi sento in colpa. Un piccolo peso che si accumula agli altri. Non é facile avere questa abilità e saperla usare correttamente. Anche se non c'è mai nulla di corretto nel manipolare la mente degli altri.
Quando ho capito cosa potevo fare avevo solo sette anni. Mi ero preso una storta alla caviglia e non riuscivo a continuare gli allenamenti. Nonostante ci hanno sempre intimato di sopportare il dolore e continuare fino allo sfinimento, ero ancora piccolo, non potevo sapere cosa significasse limite. Mi avvicinai lentamente all'istruttore e mormorai qualcosa sulla caviglia. Desideravo davvero essere convincente, volevo fargli capire che stavo davvero male. Poi, la vidi, quella scintilla nello sguardo. Una scintilla innaturale e insolita. Mi fece tornare in camera senza pensarci su. Ho fatto delle ricerche e ho seguito il corso di psicologia. Con il tempo ho imparato a capire i sentimenti che provano gli altri e ad usare la manipolazione solo se necessario. Adam non lo sa, nessuno tranne me; un segreto silenzioso che ogni tanto minaccia di venire a galla.
- É più difficile di quel che credevi,vero?-
Annuisco.
- Non pensavo che una persona potesse essere così complicata- in effetti é vero. Di persone ne ho osservate parecchie, ma lei é completamente un'altra cosa. All'inizio credevo fosse solo una di quelle ragazzine misantrope e fredde. Mi sono dovuto ricredere, é simpatica e leale, ma solo con chi é disposto a darle ascolto. Sembra avere tante cose da raccontare, tanta energia da usare e..tanti talenti da mostrare. Non credo che non sappia fare nulla; solo che nessuno si accorge di cosa può fare.
- Chissà perché ti hanno chiesto di analizzarla- chiede Adam pensieroso.
- Non lo so- non la vedo come una minaccia. Anche se, ho avvertito un senso di inquietudine quando ha preso in mano la pistola. Indifesa non é; ma nemmeno pericolosa.
Lancio un'occhiata ad Adam e vedo che ha preso la mia relazione e la sta leggendo attentamente.
- Dovresti ampliarla- osserva lui.
- Wow, sai che non ci avevo pensato!- rispondo ironico.
- Dovresti mettere qualcosa di più personale; é una ragazza, non un esperimento -
- Una ragazza con grandi problemi nella socializzazione- aggiungo. Non é colpa mia se non si apre con me.
- Proprio come te - esclama con un sorriso idiota stampato sul volto.
- Non é vero. Io parlo con...-
Mi interrompe:
- Vi assomigliate-
- Ti sembra che io abbia gli occhi azzurri e le tette?- dico scuotendo il capo divertito.
- Da questa affermazione deduco che tu ti sia soffermato sul suo seno- fa un sorrisetto.
- Andiamo Adam! Sono un ragazzo anche io- mormoro ridendo
- Oh si. Infatti mi chiedo perché non la tratti come tutte le altre ragazze. Le fai l'occhiolino, qualche complimento e hai tutte le informazioni che ti servono-
- Non é così facile- guardo il soffitto grigio. credi che non ci abbia già pensato? Con lei non funziona. Non posso controllare quello che deve dire o le informazioni che mi deve dare; qualche volta riesco a sentire le emozioni che prova. Quasi sempre é pensierosa o semplicemente confusa. Ho sentito il battito del suo cuore accelerare quando l'ho presa in braccio e buttata in piscina.
Adam mi porge la relazione, la prendo e continuo ad appuntare delle osservazioni.
Prima finirà questa storia, meglio sarà per me e per lei.

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