capitolo 13

Chris mi propose di pagare interamente lui le spese di quel mese e nonostante tutte le mie proteste, ne fui sollevata.

Verso sera ricevetti una chiamata da Allison, mi ricordai improvvisamente di averla lasciata a mensa senza più spiegazioni, sentendomi una pessima amica.

«Elsa, dove diavolo sei finita!?»

«Ciao anche a te» scherzai, sorridendo per la prima volta dal rientro a casa. In tutta risposta, ricevetti un suo sbuffo. Mi scusai per non essermi più fatta sentire.

«Sei a casa?» Mi perdonò velocemente.

«Si, certo.»

«Bene.»

«Perché "bene"?»

«Perché non ero sicura che fossi a casa e rischiavo di fare un viaggio a vuoto.»

«Che vuol dire?» Chiesi confusa, con un sospetto.

«Sono sotto casa tua. Però devi dirmi a che piano sei perché rischio di perdermi.»

Entrai leggermente nel panico e mi sedetti sul letto, dove prima ero sdraiata comodamente. Non avrei certo potuto dirle di tornarsene a casa.

«Secondo piano. . . prima porta a sinistra.» Risposi con un po' d'indecisione.

Lei chiuse la chiamata e io ebbi appena il tempo di realizzare la situazione prima di precipitarmi in soggiorno, senza un motivo, perché non potevo cambiare le cose: lei avrebbe visto Chris, avrebbe capito che vivevo con lui e non con i miei genitori, che c'era, inspiegabilmente, anche la mia sorellina e io sarei stata obbligata a dirle tutta la verità, subirmi un paio di bellissimi occhi diventare quella maledetta espressione penosa e tutto il nostro possibile rapporto d'amicizia sarebbe stato sostituito da frasi e gesti dettati dalla commiserazione che provava nei miei confronti ed io non avrei mai capito se fosse veramente mia amica. Tutto sarebbe andato a rotoli.

Il campanello suonò e io andai ad aprire la porta, sconfitta. Pensai che magari non era destino che avessi lei come amica. Che cosa crudele.
Quando aprii la porta, Allison si fiondò dentro, accennando un saluto per poi parlare velocissima.

«Ora andiamo in camera tua e mi spieghi bene questa cosa di Matt, perché posso capire il "ti chiamo dopo" perché non volevi restare in sua presenza, ma se poi non mi chiami più, io impazzisco, non so se capisci.» Io rimasi stupita dalla sua entrata e dopo i primi secondi la condussi in camera mia, anche se me ne pentii subito dato che la mia stanza raccontava la mia situazione meglio di tutta la casa e la presenza di Chris e Emily messi insieme. Ma, ancora una volta, non fece caso a niente in particolare e dopo essersi seduta sul letto mi guardò ansiosa, aspettandosi che cominciassi a raccontarle tutto come una ragazzina in preda agli ormoni.

«Quindi?» Mi sollecitò ancora con gli occhi. «Parla.»
Chiusi la porta dietro di me tentai di prendere tempo.

«Come facevi a sapere dove vivo?»

«Hai detto di abitare difronte a Matt» mi rispose con ovvietà. «E non ci provare.» Mi ammonì puntandomi un dito contro.

«A fare cosa?» Chiesi innocentemente.

«Ho gli occhiali ma non sono cieca; visto perfettamente che Matt ti ha seguita fuori dalla mensa.» Mi indicò con un dito accusatorio.
Poggiai la schiena contro la porta e abbassai lo sguardo.

«E allora?»

«E allora?! Cosa vi siete detti?» Gesticolava nervosamente.

Dopo alcuni secondi di riflessione dissi: «Mi ha chiesto scusa.»

«Tutto qui?» Naturalmente non avrebbe mai creduto alla mia semplice e sbrigativa risposta.

«No, insomma, mi ha detto. . . che. . . mi sta corteggiando e allora, io gli ho chiesto una spiegazione e alla fine mi ha detto che lo incuriosisco e mi ha chiesto di dargli una possibilità come amico.» Buttai tutto fuori. Mi sentivo a disagio a parlarne con lei e mi stupii ancora una volta dell'abisso tra la Allison in pubblico e quella con me.
Lei rimase in silenzio per non so quanto tempo a fissarmi con un'espressione seria, dopo un riassunto della situazione che non convinse nemmeno me; avevo volontariamente omesso il fatto che mi fossi esposta con lui più che con chiunque altro. Riflettendoci un po', ci sarebbe stato molto altro da dirle. Ad esempio il sollievo che avevo provato nel sentirgli dire che lo incuriosivo, o la breve vertigine provata quando ha detto di volermi corteggiare davvero. Dopo un po' sembrò che non sbattesse nemmeno le palpebre.

«Allison.» La richiamai sulla Terra, mi avvicinai a lei e mi sedetti sul letto, mentre lei continuava a guardarmi senza dire una parola. Dato che non aveva ancora aperto bocca, le schioccai le dita davanti agli occhi per prenderla un po' in giro e solo in quel momento sbatté le palpebre e cacciò uno di quegli urli che avrebbe fatto invidia ad un soprano lirico spaventato da un pazzo con una motosega dietro la tenda della doccia.
Io mi tappai le orecchie con la seria paura di un possibile timpano rotto.

«Allison!» La richiamai dopo ch'ebbe finito di urlare. «Mi vuoi fare diventare sorda? Tu non eri quella timida?» Nemmeno Emily era mai arrivata tanto in alto con la voce.
Lei mi prese per le spalle e mi scosse ripetutamente.

«Ma non capisci?» mi stava dicendo, «Matt ha detto che lo incuriosisci e nella lingua maschile significa che gli piaci in un modo differente dal solito "mi piaci", questo è un enorme, mastodontico, sincero "mi piaci!"» Il suo volto pareva il palcoscenico per un migliaio di espressioni differenti. Anche se non capii il suo discorso mi fece ridere.

«Beh, se la metti in questo modo.» Le risposi in tono sarcastico.

Forse il suo intento non era quello di farmi ridere perché assunse l'aria di volermi gridare contro (di nuovo) ma non ne ebbe il tempo fortunatamente perché la porta della mia stanza si spalancò violentemente, permettendo ad un Chris affannato di fare il suo ingresso, con i capelli bagnati, un asciugamano stretto in vita da una mano e il volto allarmato. Quando incrociò il mio sguardo si tranquillizzò, ma mantenne una certa confusione in viso.

«Hai bisogno di qualcosa?» Chiesi, in attesa di una spiegazione.
Lui fece scorrere lo sguardo da me a Allison e viceversa.

«Qualcuno ha urlato.» Spiegò con un interrogativo nascosto negli occhi. «Pensavo fosse successo qualcosa a Emily e sono corso fuori dalla doccia—»

«Lo vedo.» Gli dissi nascondendo una risata. «Comunque è tutto a posto, era solo Allison che testava la resistenza dei miei timpani.» Rassicurai il mio amico, sperando che chiudesse la porta e andasse a vestirsi. E fu proprio quello che fece.
Tornai con l'attenzione sulla mia amica e la notai ancora più sconvolta di qualche minuto prima. Completamente rossa in viso.

«Quello chi era?» Mi chiese con gli occhi sbarrati e stupore nella voce.
Sorrisi a quella sua immagine.

«Quello è Chris, un vecchio amico.» Le risposi tentando di darle meno informazioni possibili ma l'ansia e la paura stavano già crescendo in me, facendo accelerare il mio cuore.

«Un "vecchio" amico?» Commentò tenendo gli occhi sulla porta chiusa. «E cosa ci fa in casa tua, nudo, sotto la doccia?»
Non sapendo cosa dire, la buttai sul ridere.

«Perché, tu la doccia la fai vestita?» Feci una pessima battuta e cominciai a ridere nervosamente.
Allison mi ammonì con gli occhi e allora pensai che non c'era niente di male a dirle che vivevo con Chris, dopotutto molti ragazzi vivono insieme per sostenere le spese e avere un'indipendenza sia familiare che economica. Presi quella decisione e con la speranza che non facesse altre domande, le diedi una vera risposta, omettendo tutto il resto.
Lei sgranò gli occhi e io mi chiesi se non si stancasse mai di avere quella reazione ad ogni cosa che scopriva su di me.

«Perché non me lo hai detto subito?» Mi chiese con tono ammonitorio. Per un istante pensai alla possibilità che avesse una paralisi facciale durante una di quelle espressioni di stupore. 

«Veramente non mi sembra una cosa così importante.» Le feci notare, cercando di trattenere le risate che mi stava provocando la mia immaginazione.

«Come sarebbe a dire "non è importante"? Ora capisco perché non vuoi uscire con Matt.» Continuò alzando un po' troppo la voce.
Iniziai a credere di aver sbagliato, forse mi ero cacciata in un altro tipo di disastro.

«Di cosa stai parlando?» Tentai di fare chiarezza.

«Hai già Superfusto sotto la doccia.» Disse indicando la porta e alludendo a Chris. «Anche se credo che potrebbe essere un po' troppo grande, insomma, o è lui a sembrare molto più grande o sei tu ad essere impazzita. Si può sapere quanti anni ha?»

Ora si che era tutto più chiaro.
«Prima di tutto il suo nome è Chris, non Superfusto; secondo, noi due non stiamo insieme e credo che non ci staremo mai dato che siamo come fratelli e comunque, ha ventisei anni quindi non è poi tanto più grande di noi.» Quando conclusi, però, mi accorsi di aver usato un tono sbagliato e che a Allison sarebbe potuto sembrare che fossi arrabbiata, difatti mi scusai subito dopo con lei.
Mi resi conto che queste occasioni in cui sbagliavo totalmente ad esprimermi verso gli altri si stavano facendo sempre più frequenti. A quanto pare avevo perso la mia capacità di relazionarmi con le persone che avevo a Miami.

Parlammo insieme per circa un'ora di questioni futili fino a quando l'orario sulla sveglia mi fece notare che era ora di cena. Allyson dovette tornare a casa sua, quindi ci salutammo e mi fece promettere di pensare davvero di dare una possibilità a Matt.

«Ti ha detto che gli piaci in tutti i modi possibili, Elsa. Svegliati!» Fu l'ultima cosa che disse prima di salutarmi. Accettai pur sapendo che ormai aveva invaso molti dei miei pensieri e avrei dovuto cercare il modo più veloce per cacciarlo da lì.

Finalmente cenammo senza cibo spazzatura perché Chris cucinò un po' di verdure insieme al pesce, ma Emily non fu della mia stessa idea e dovetti discutere con lei per una mezzora abbondante per costringerla a mangiare almeno due foglie di insalata.
Io li lasciai in soggiorno e mi diressi in camera mia per vestirmi per il lavoro e solo dopo essere pronta per uscire mi ricordai, purtroppo troppo tardi, di non avere la macchina per andare al lavoro.
Non volevo chiedere a Chris di accompagnarmi quindi gli chiesi solo le chiavi della sua auto e dopo circa dieci minuti di raccomandazioni e minacce di morte in caso di un solo graffio, fui libera di correre giù per le scale, per quanto i miei stivali neri mi permisero di correre.

Voltai l'angolo dell'edificio per entrare nel parcheggio e non c'è bisogno di dire che mi spaventai a morte quando andai a sbattere contro qualcuno.
Mi misi una mano sul petto e cercai di fa rallentare il mio cuore.

«Posso sapere perché devi sempre spaventarmi?» Gli chiesi leggermente arrabbiata per aver messo in allarme il mio cuore.
Lui mi sorrise tranquillamente.

«E tu mi spieghi perché dobbiamo incontrarci sempre così?»

«Beh, forse perché te ne stai in agguato dietro gli angoli come un maniaco.» Matt continuò a ridere. A quanto pareva, gli piaceva vedermi agitata, quindi mi calmai. «Comunque, puoi almeno dirmi cosa ci fai appostato fuori casa mia?»

«Volevo solo vederti.» Rispose guardandomi negli occhi. «E chiederti se ti andava un film insieme come amici.» Continuò sempre sorridendo.
In tutta onestà, provai un piccolo dispiacere nel dover rifiutare quella volta.

«Non posso, devo andare al lavoro.»

Il suo sorriso scomparve quasi del tutto, poi la sua espressione palesò l'arrivo di un'idea.

«Ti accompagno.» Io gli rivolsi uno sguardo scettico. Non ero sicura di non voler accettare. «La tua macchina è ancora guasta, giusto?» C'era sicurezza nei suoi occhi. «E gli amici si aiutano.» Disse in attesa di una mia risposta.
Dopo un breve momento di conflitto interiore chiusi la mano intorno alle chiavi di Chris e le misi in tasca.

«Certo.» Scorsi i suoi occhi schiarirsi e tornò a sorridere lievemente.

«Questo ed altro per un'amica.» Non seppi spiegarmi il motivo, ma l'ultima frase mi fece uno strano effetto.

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Allison e Chris si sono incontrati!!
È strano che si sia presentata di punto in bianco? Giudicate voi.
Comunque mi raccomando, votate con una stella se vi è piaciuto anche questo capitolo.

XOXO

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