Profumo di Pelle
Elisa si sentiva inquieta, stava per affrontare un'altra follia dettata dalla curiosità... dall'eccitazione.
Per mesi aveva giocato con un ragazzino, un'anima deliziosa che le ricordava i suoi dubbi e incertezze. Le paure e le ansia di tante estati precedenti, una sorta di anima affine che le rispondeva solo: "non mi interessa", "non mi tocca" "non mi cambia la vita" ogni volta che lei, in modo del tutto involontario, lo faceva sentire instabile, forse minacciato.
Un rapporto strano il loro, una sorta di simbiosi, di gioco, di scontro e incontro.
Elisa affrontò la salita del piccolo borgo situato sulle dolomiti.
Lui le aveva chiesto di raggiungerlo nel suo appartamento, un nido isolato in un paese fantasma.
La ragione le aveva imposto di rifiutare, ma lui le aveva chiesto di ripensarci e adesso lei si muoveva tra quei vicoli freddi.
L'inverno le sferzava i capelli e la pelle del volto costringendola a stringersi al pesante cappotto. Attorno a lei l'odore "pulito" della neve la faceva sentire pura.
Sospirando salì alcuni scalini e posò l'indice, coperto dai guanti di pelle, sul campanello.
Il cuore le batteva all'impazzata, follia!
Follia essere attratta da un ragazzo così giovane, follia pura che la mente cancellò quando lui le aprì l'uscio.
Niko era come se lo aspettava, guardò a malapena il volto o il fisico, non era lì per quello.
Elisa fissò i suoi occhi quasi malinconici che le sorridevano.
Si trovava in una dimensione sconosciuta a causa della mente di quell'angelo. Ciò che chiedeva era capire, essergli amica, scoprirsi all'interno di un mondo caotico che non accetta più nulla, né nessuno.
Niko si scostò di lato facendola entrare.
Elisa fu subito invasa dal calore, dalle luci soffuse, dal profumo invitante di cibo.
Sorrise sospirando, aveva cucinato per lei, nessuno lo aveva mai fatto, nessuno l'aveva mai accolta, oppure... A ogni regalo corrispondeva una richiesta di sottomissione.
Con lui non sarebbe stato così, lui la teneva al sicuro, la sua dolcezza era una garanzia.
Niko l'aiutò a togliersi il capotto nero e nel farlo le baciò il collo: - Hai un profumo delizioso.
Elisa si voltò a osservarlo e, ancora una volta, quegli occhi scuri le entrarono nell'anima... così come s'era insinuata la sua voce, la cocciutaggine, l'essere capriccioso e delizioso come una carezza.
Niko la fece accomodare su un ampio e comodo divano, l'ambiente era confortevole tanto da farle dimenticare le paure e le incertezze. Esistevano solo quei due giorni per sentirsi, amarsi e poi tornare alle rispettive vite.
Lontani eppure sempre legati.
Niko le versò del vino bianco in un calice che lei sorseggiò, si stavano raccontando, studiando, scherzando... Avevano dimezzato le distanze... Si erano sentiti estranei, ma ora erano amici, complici.
Niko d'improvviso le accarezzò i capelli ed Elisa gli sorrise. Lei sapeva di non piacergli, nella vita reale lui non si sarebbe mai avvicinato a lei, ma quello non aveva nullo di reale, quello era un bozzolo di fantasia.
Niko si accostò ancora un poco e lei sospirò assecondandolo. Fissava le sue labbra umide, l'espressione concentrata, la postura rigida. La donna calò il volto scontrandosi con l'erezione.
Per intere notti si erano rivelati, entrambi sapevano cosa volevano, cosa amavano, di cosa erano capaci.
Elisa gli stava insegnando che il sesso non è mai sporco. Il sesso condiviso, voluto da entrambi, cercato tra la passione e i sospiri era un regalo divino.
Elisa gli stava insegnando che godere era come soffrire, necessario, un bisogno puro dell'anima... Gli stava insegnando ad accettare e accettarsi, a non temere, a non considerare la passione l'atto di un pervertito.
Niko l'ascoltava, non era sicuro eppure si trovava lì, eppure non scappava, eppure lasciava che lei gli insinuasse la mano nel caldo del suo corpo.
-Voglio masturbarti.
Niko annuì, le pupille dilatate, le labbra leggermente aperte in un tacito invito.
Elisa appoggiò la testa sulla sua spalla destra e iniziò a muovere il polso piano, con estrema dolcezza.
Niko però voleva altro, lei lo sapeva e non aveva paura, così non fece nulla quando lui le afferrò i capelli baciandola quasi con violenza.
Il sapore del suo ragazzo Toscano era meraviglioso, puro quanto era pura la sua anima... Le lingue si sfioravano, leccavano, scontravano, succhiavano.
Niko e Elisa scoprivano i relativi palati, si imponevano sulle rispettive lingue tra gemiti e sospiri.
Lui si scostò di colpo appoggiando la sua fronte su quella di lei, mentre il profumo di cibo, di casa li avvolgeva.
-Mi hai scritto mille volte che vuoi conoscere il mio sapore. Succhiami e bevi il mio sperma.
Elisa sorrise, la voce di Niko la stordiva: bassa, profonda, erotica. In quell'attimo, mentre l'orologio della vita scattava veloce, lei spezzava le sue catene.
-Spogliati.
Niko la baciò un'ultima volta e si alzò in piedi ubbidendo al comando, rimanendo nudo di fronte a lei.
Elisa studiò il pene: bello, giovane, le vene in evidenza, la pelle lucida, il glande appetitoso. Pensò che avrebbe giocato con quei testicoli così carini e sogghignò a causa di quel colore peculiare, tuttavia, perfetto.
Il corpo di quel dio pagano era una visione mistica: scolpito, lucido, bianco, glabro. Pronto a donare.
-Voglio possedere la tua bocca.
Ancora quella voce sensuale, ancora un desiderio.
Elisa afferrò la verga stringendola forte e, senza esitare, la leccò in tutta la sua lunghezza. Il profumo di colonia e sapone le penetrò nelle narici facendola vacillare.
Le sue piccole mani la contenevano appena, era gonfio e voglioso, ma fu l'immagine di lui che la scrutava assorto a mandarla in estasi.
Torturò i testicoli afferrandoli con determinazione per poi accarezzarli, li sfiorò baciandoli e, alla fine, gli permise di realizzare il suo sogno, spinta da quei gemiti diventati rantoli.
Niko le entrò in bocca con un colpo secco e, avvinghiandosi ai capelli, iniziò a muoversi veloce.
A ogni colpo la vagina di Elisa di bagnava, contraeva, pulsava... Il suo ragazzino era puro nettare.
Con determinazione si infliggevano un reciproco tormento fatto di piacere, fino a quando lui non l'avverti che stava per scoppiare, solo allora Elisa si scostò.
- Voglio dissetarti, Elisa. Voglio cancellare ogni pudore, paura, ansia. Noi... Esistiamo solo noi.
Elisa sentiva d'impazzire dalla voglia di essere dominata... Assecondò il suo piccolo angelo e, appena percepì sul glande il liquido pre seminale, avvicinò il calice del vino al pene.
- Versalo qui.
Niko quasi ringhiò dal piacere e un liquido bianco si riversò sul bicchiere coprendo il fondo... Lei lo ammirava stregata.
Niko non disse nulla mentre la sua femmina lo portava alle labbra gustandolo. Bevendo quell'essenza quasi fosse ambrosia speziata.
... Era assorto, incantato, estasiato, nessuna era mai stata come lei, lui non era mai stato così con nessuna.
Loro non si vergognavano, non mentivano, non si compiacevano per ottenere. Loro erano totale libertà dello spirito.
- Puliscimi con cura, non sprecare nemmeno una goccia.
Elisa osservò il corpo ancora teso di lui, quella magnifica pelle chiara sulla quale danzavano le flebili luci della stanza.
Un angelo... il suo angelo.
Senza esitare prese a lambire a segnarlo per renderlo suo...
Niko le sorrise, nel suo volto non c'era traccia di volgarità, gli occhi gli brillavano di rispetto, d'amore, di un sentimento che andava oltre a quello conosciuto, convenzionale.
Con delicatezza prese la mano di Elisa conducendola in bagno, le aprì l'acqua della doccia, attese che fosse della giusta temperatura e la lasciò sola.
Lei sorrise, si sentiva in pace, alla fine era giunta in un limbo di armonia. Il suo piccolo l'avrebbe sempre protetta pur non potendo essere suo... Pur non potendo essere sua.
Niko tornò portando un lungo maglione nero e dei calzettoni lunghi di lana dai colori vivaci, diede un bacio sulla fronte di Elisa e uscì.
Senza esitare si spogliò immergendosi nel calore dell'acqua che crosciava. Usò il bagnoschiuma di lui, si asciugò usando un piccolo asciugamano, aspirando il profumo inconfondibile di chi amava, infine, indossò gli indumenti imprestati, specchiandosi.
Aveva le gote tinte di un delizioso rossore, i capelli biondi erano umidi, scompigliati, brillavano sotto la luce artificiale della specchiera, le labbra erano gonfie e il petto si alzava e abbassava veloce per l'emozione.
Quando tornò in salotto lo ritrovò a cucinare, si era lavato nella toilette della sua camera da letto, indossava una maglione con scollo a V grigio perla e dei pantaloni della tuta... Era bellissimo. Concentrato a scolare la pasta, a grigliare il pollo.
Elisa si mise seduta sul divano osservando con estrema attenzione la scena.
La fronte del suo Toscano aveva formato delle deliziose rughe, le mani lavoravano veloci, si muoveva con padronanza nello stretto spazio, era sicuro, aggraziato.
Elisa si accorse di non riuscire a smettere di sorridere, quel rapporto sarebbe finito, era inevitabile. La distanza, l'età, la vita li avrebbe separati, eppure...
Eppure avrebbe sempre ricordato il ragazzo che l'aveva fatta ridere, che l'aveva protetta, che l'aveva costretta a piangere. Lei che la vita aveva messo in ginocchio, che aveva umiliato; lei che non si era arresa fino a diventare incapace di emozioni, lei che era riuscita a confessarsi solo con lui.
Una parola, un ricordo e le lacrime avevano preso a scendere e Niko... Lui l'aveva consolata, le era rimasta accanto. Una magnifica divinità pagana che amava... che amava con tenerezza.
Elisa seguì il profumo invitante del cibo fino sul piatto ricolmo di pasta di riso e ricotta, scosse la testa e iniziò a mangiare, non ricordava un sapore più gradevole.
Le papille gustative si scioglievano dinnanzi a quella vista, dinnanzi a lui che rideva e le parlava.
Per il resto della cena rimasero entrambi vicini: dialogando della loro vita passata, ridendo, scherzando, confidandosi, non più come amanti, estranei, ma come fratello e sorella. Anime affini che si erano cercate e trovate.
Quell'incantesimo li portò a sedersi di nuovo sul divano, a bere vino mentre le ore passavano, fino a quando Elisa non si ritrovò sdraiata sul freddo parquet, le gambe incrociate, gli occhi lucidi a causa del troppo vino.
Il maglione che indossava emanava ancora la fragranza di lui e, non appena l'orologio suonò l'una di notte, si sentì persa.
Poche ore per costruirsi dei ricordi, poche ore per sognare.
-Domani sarà tutto finito.
Le parole le uscirono dalle labbra diventando dei macigni vivi, pulsanti. Creature non più inumane, ma fatte di sangue e ossa. Una torre nera che svettava alta e minacciosa tra loro.
L'espressione di Niko era cambiata, lei sapeva che l'aveva fatto arrabbiare, ma non si mosse.
Non quando lui la raggiunse sul pavimento, non quando le afferrò la caviglia sinistra attirandola a sé, non quando infilò una mano con forza tra le sue cosce.
Niko aveva bisogno di sentirla, di marcarle l'anima e il corpo lasciandole la decisione di assoggettarsi, per la prima volta nella vita, al desiderio altrui.
Il rapporto non fu dolce, delicato... Niko le entrò dentro con forza, le parlava ordinandole di essere sua, di accontentarlo, le imponeva una resa incondizionata che lei accettò.
Per amore del suo Toscano, ma maggiormente per sé stessa.
Fuori dal loro nido d'amore la neve aveva iniziato a cadere copiosa. Le strade buie la raccoglievano come Elisa accoglieva la passione del suo giovane amante.
Il respiro di entrambi divenne veloce, le spinte dure, il profumo di sesso e di colonia li stordì fino a portarli a un orgasmo che squassò il corpo e l'anima. Stretti rimasero avvinghiati, finché lui non portò Elisa a letto, la mise al caldo sotto le coperte e, tenendola stretta, attese che si addormentasse.
L'alba filtrò dalle imposte aperte.
Il rosso del cielo si spandeva e rifletteva sul manto esterno. Elisa aprì gli occhi e sospirando scostò le mani grandi e forti che la circondavano.
Silenziosa si vestì e lo osservò dormire beato, il suo piccolo miracolo conosciuto in una estate pigra come tante.
Determinata si voltò, raccolse le sue cose e andò via.
Non stava fuggendo, in realtà regalava a Niko la possibilità di dimenticare, di cercare altrove.
Elisa uscì nel freddo della mattina, il ghiaccio e la neve le penetrarono nelle ossa, poi nel cuore, ciò nonostante continuava a camminare, a percorrere quelle vie deserte e sconosciute.
Sorrise alzando il viso verso il cielo, raccogliendo sulla pelle la brezza, aspirando il sentore della sua nuova vita.
Camminava verso un futuro che non sarebbe più stato lo stesso.
Giunse all'auto e aprì lo sportello trovando riparo all'interno e, da ultimo, pianse. Ancora una volta il suo Toscano non le aveva permesso di ricacciare i sentimenti, ma le imponeva di viverli.
Mentre accendeva il motore arrivò una telefonata, era lui.
Elisa alzò la mano a mezz'aria, ma si bloccò di colpo. Partì decisa a non guardarsi indietro, tuttavia non aveva tenuto conto dei bisogni altrui, delle altrui necessità.
Una voce anonima lesse il messaggio che arrivò: "Guida con prudenza e ricorda: non si scappa dall'amore. Non puoi scappare da un'anima affine, non posso io... Non puoi tu!".
Elisa sorrise scuotendo la testa. Lui aveva ragione, non si fugge dal destino, dall'amore, dalla propria anima.
Continuò a guidare mentre la neve tornava a scendere, mentre il mondo tornava a girare, mentre il suo cuore tornava a battere, mentre decideva di rispondere alla sua prossima telefonata!
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