sedici
Voi due, svegliatevi! Cosa ci fate insieme?" si sentirono anche dei colpi sulle sbarre.
Sbattei un po' gli occhi per poi accorgermi di non poterli grattare poiché avevo un braccio sotto di Michael. Eravamo abbracciati e soprattutto nudi. Michael si alzò bruscamente e incominciò velocemente a rivestirsi. "Cazzo, Luke! Non mi sono svegliato prima!"
Vedevo ancora tutto appannato e non capivo niente. Avevo intuito, però che una guardia ci avesse beccato a dormire insieme. Finalmente potei sfregarmi gli occhi per focalizzare il tutto e rivestirmi. Una guardia, fuori dalla cella, ci guardava stranito. Mi sembrava nuovo.
Poco dopo, l'uomo tatuato fece la sua comparsa. "Clifford, ancora tu?" sghignazzò.
"Porca puttana." imprecò Michael, "Portatemi in quella fottuta stanza, fate quello che dovete fare e non ne parliamo." disse. Uscì dalla cella coi polsi ben in vista per farsi mettere le manette.
"Ti piacerebbe, Clifford. Non è così. Oggi ti farai qualche giorno in isolamento!" sembrava che l'uomo tatuato ci provasse gusto a trattare male i detenuti.
Corsi a vedere dove lo stavano portando, ma aveva già chiuso la porta. "Con 'qualche giorno?, lei intende due o tre, non è vero?" lo chiamai.
L'uomo tatuato si voltò. "Io non ci spererei.
Sentii Michael imprecare contro di lui.
Spalancai gli occhi, prima di accorgermi che la guardia che ci aveva svegliati era rimasta lì. Lo guardai dall'alto al basso. Era decisamente nuovo, l'avevo capito da come mi guardava: spaventato. Non era alto, era castano, occhi azzurri. Sembrava gracile.
"Tu chi sei?" gli chiesi.
"Sono L-Louis." balbettò. Fece cadere la torcia, si chinò per raccoglierla, ma inciampò nei suoi stessi passi. Non avevo visto nessuno più incapace di lui prima d'allora.
"Dai, fammi uscire, che ho fame." ridacchiai.
Mi aprì la porta, dopo aver sbagliato per due volte chiave. Stavo per andarmene in mensa, quando qualcuno mi picchiettò sulla spalla gentilmente. Era sempre lui. "Scusa, ma non puoi dare ordini ad una guardia. Io sono un tuo-" si interruppe da solo appena alzai un sopracciglio. "Va bene. Vai pure."
Sorrisi, capendo che un tipo così l'avrei imbambolato facilmente. "Che ne dici se domani fai uscire il mio amico dall'isolamento?" gonfiai il petto.
"Eh? Cosa?"
"Mi hai sentito." lo minacciai con lo sguardo. Mandò giù la saliva facendo muovere il gargarozzo. Perché avevano assunto un agente così fifone? Davvero si era fatto intimidire da un ragazzino di sedici anni?
"Ehm, sì, si può fare. In fondo non è una cosa giusta l'isolamento, perché k detenuti lì sono scomodi, malnutriti-" non ascoltai il resto, mi ero già allontanato. "Come dici tu!" esclamai.
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