diciasette
Michael tornò dall'isolamento stanco e affamato. Per fortuna avevo i pezzi di pane che prendevo dalla mensa in un sacchettino sotto la mattonella del pavimento, così gliene passai un po'. Divorò quelle povere fette in pochi secondi. Louis per fortuna mi aveva ascoltato e non l'aveva lasciato lì per giorni.
Mi sedetti alla scrivania, lui sul mio letto. Potevamo andare nella area svago, ma in quel momento della giornata era sempre piena. Michael voleva un po' di privacy, aveva detto che dove dirmi una cosa importante.
"Non credevo mi avessero liberato così presto. Robbie aveva detto che potevo rischiare di marcire in quell'isolamento." disse Michael.
"Forse qualcuno ha parlato con una guardia per farti uscire."
"Louis? Il novellino?" rise. Sentii qualcosa di metallico che si muoveva. "Guarda cosa mi ha dato."
Erano le chiavi, quelle con la stampa rossa, per la porta principale. Il mio viso si illuminò in un grande sorriso che partiva da un orecchio e finiva dall'altro.
"Come ci sei riuscito?" domandai entusiasta.
"Non è stata una grossa impresa fotterlo. Me lo sono fatto amico. Lui non sapeva neanche che chiavi fossero, credeva fossero quelle della biblioteca. Gli ho detto che volevo andarci per un libro."
Non ci potevo credere, stavo impazzendo. "Ed ora cosa vorresti fare?"
"Forse scappare? Insieme?"
Mi precipitai velocemente su di lui, facendo cadere entrambi sul letto. Lo abbracciai forte, perdendomi nel suo profumo. Mi nascosi per bene nell'incavo del suo collo, facendomi punzecchiare da quella poca barba che gli era cresciuta.
"Ho bisogno di una mano anche da parte del mio fidanzato." mi disse a bassa voce, passando le man su tutta la lunghezza della mia schiena.
Aggrottai le sopracciglia e sciolsi immediatamente l'abbraccio, scendendo dal letto. Lui mi seguì. "Stai fottutamente scherzando? Te la fai con me e hai un fidanzato?"
Mi baciò. "Sei tu il mio fidanzato."
In quel momento sembravo una ragazzina con una cotta. Ero arrossito e non smettevo di sorridere. Michael mi guardò negli occhi, non mi ritrovai più nel mare verde delle sue iridi.
"Sei davvero un ladro." disse.
"Oh, e dai, erano solo patatine!" risposi, facendo il finto offeso.
"No, volevo dire... I tuoi occhi hanno rubato il colore del cielo, rendendolo così grigio e spento. Che razza di carogna sei?"
"Clifford, rinuncia alle frasi da rimorchio o qualunque cosa tu volessi fare, sei pessimo." ridacchiai al suo tentativo, legando - ancora una volta - le braccia intorno al suo collo.
"Volevo solo essere un po' dolce. Allora, mi aiuterai a scappare da questo posto orrendo?"
"Ashton!" mi ricordai.
"Ashton?"
"Ashton è un mio amico, mi ha dato i miei petardi quando è venuto a trovarmi." pensai ad alta voce.
Michael sorrise. "Ora baciami, stupido."
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