5. Come il mare e la sabbia

Cara bimba dagli occhi smeraldo.

Tu non conosci l'uomo che fui, né quello che diventai. Quando leggerai queste parole sarà ormai tardi per noi due e forse qualcuno sarà in grado di consolarti, dicendo: "Era così che doveva andare."

Se a un uomo deve capitare una simile sventura, è ingiusto che ne soffrano altri. Per questo ho preferito tu restassi al di fuori di qualcosa che non puoi, e non potrai mai, controllare.

Faccio questa breve premessa, perché non voglio che tu perda del tempo a rimpiangere qualcosa che non conosci.

Piccola Emma, prima di continuare a leggere, sappi che indietro non potrai più tornare. Una volta saputa la verità ti segnerà per il resto della tua vita. Il passato diventerà offuscato e il futuro così grigio che sarà difficile credere ci sia ancora una luce alla fine del tunnel, sappi che c'è. Il lieve bagliore che vedi nei tuoi occhi è la luce che troverai un giorno.

Se la tua domanda è chi sono io adesso, non posso risponderti, ma so dirti chi sono stato. Un uomo come tanti, alla ricerca di risposte. Le cercavo nel mare, nella terra e nel cielo, ma non avrei mai immaginato di trovarle grazie a una persona: tua madre.

Eravamo due innamorati, non di quelli che parlano tanto e non dicono mai niente, noi ci amavamo veramente. La leggevo come un libro aperto, le raccontavo dei miei viaggi e cercavo di convincerla a scegliere l'amore, e non la corona.

Non ci riuscii, come potrai immaginare.

Per tutti era diventata una regina, mentre per me lo era sempre stata.

Gli anni passavano in fretta e, senza accorgermene, mi ritrovai davanti una donna nuova. Il suo parlare piano e il suo amore non erano cambiati, ma nei suoi occhi c'era la consapevolezza che non avrebbe dovuto più provare sentimenti nei miei confronti.

Io continuavo a intrufolarmi nella sua stanza, quando il re era troppo impegnato per amarla come meritava. Nessuno faceva troppo caso a me, un fidato membro della marina reale era sempre il benvenuto a palazzo, ma avevano intuito che nascondessi qualcosa, quel qualcosa eri tu.

Tu, che dovesti amare me prima di chiunque altro e, invece, neanche sai di non conoscermi.

Tua madre mi permetteva di vederti raramente, per i primi mesi credevo di poter vivere eternamente nascosto pur di stare con te e osservarti dormire, ma ti strapparono dalle mie braccia troppo presto per potertelo ricordare.

Il re aveva scoperto tutto. Diceva che nessuno in famiglia aveva occhi come i tuoi, verdi così brillanti da leggerci dentro.

Tua madre negava l'ovvio davanti a quell'omone potente e io avevo troppa paura di essere giustiziato per reclamare i miei diritti, o meglio i diritti che tu meritavi.

Da quel giorno ti osservai a distanza, quando non ero in viaggio con la marina, e tua madre mi incontrava nelle stalle per parlarmi di te.

"È bellissima, ma non mi somiglia affatto. Prima o poi intuirà che le si sta nascondendo una grande verità, adesso è troppo piccola. Vorrei potessi vederla, saresti fiero di tua figlia."

Lei non lo sapeva, ma io ancora sgattaiolavo all'interno del castello e cercavo te, con quei vestiti colorati e pomposi, e i grandi fiocchi sul capo che raccoglievano i ricciolini ribelli. Mi nascondevo e attendevo che tu facessi qualcosa, una qualunque cosa che avrei portato nel cuore durante il viaggio successivo.

Tu, figlia mia, piccola Emma, sarai una grande donna anche senza conoscere il tuo papà. Tua madre ti guiderà, magari troverà giusto anche farci incontrare un giorno. In caso contrario riceverai questa lettera, affidata a un uomo a cui una volta ho prestato la mia stessa anima.

So che la troverai, perché oltre il legame di sangue c'è qualcosa che unisce un padre e sua figlia, come il mare e la sabbia, talmente uniti da fondersi e rendere impossibile comprendere da quale parte inizi uno e finisca l'altro.

Il tuo papà.



Chiusi gli occhi con difficoltà quella notte, tante parole da assimilare e comprendere. Capii però un nuovo significato della vita: non sempre è ciò che sembra.

Sarei potuta nascere in una realtà diversa, circondata da uomini e donne che non avevano idea di cosa significasse dover alzare il mignolo mentre si beveva il tè. Invece ero nata principessa e, al contrario di come molti potevano immaginare, non era una benedizione, ma un flagello.

La mattina dopo mi svegliai all'alba per colpa di Killian. Irruppe nella stanza, sbraitando: "È ora di alzarsi, principessa! A meno che tu non voglia vedermi completamente nudo devi uscire di qui."

Saltai giù dal letto frastornata, indossavo ancora l'abito stropicciato del giorno prima. Lui mi osservò dall'alto in basso prima di rivolgermi parola.

"Hai bisogno di un vestito pulito."

"Non ne ho" affermai, allargando le braccia in segno di resa.

"Se non ti dà problemi indossare le brache, posso rimediarti qualcosa" rispose, facendo un piccolo sorriso sghembo.

"Sono una principessa moderna, non mi spaventano un paio di pantaloni."

Risi e lui alzò gli occhi al cielo, lasciandomi intuire che la mia affermazione non si reggesse in piedi, ma nonostante ciò mi porse i calzoni e sbuffò, esclamando: "Vai a cambiarti da un'altra parte, questa è la mia stanza."

Il suo volto era tornato scuro, come il pomeriggio precedente. Non c'era più neanche l'ombra dell'uomo con cui avevo ballato meno di dodici ore prima.

Immaginai che avesse qualche problema, forse era uno di quelli che non sapeva gestire la rabbia o che sfogava le sue sconfitte nei confronti degli altri. Capii che l'idea che avevo del Killian bambino non era poi così diversa rispetto al Killian adulto.

"Dobbiamo parlare della lettera" affermai, con una sicurezza che in realtà non provavo.

Lui fece cenno di sì con la testa. "Se prima mi permetti di lavarmi, parleremo di ciò che desideri, milady."

Ammiccò e mi chiusi la porta alle spalle per evitare di rispondergli. Era così sfacciato ed egocentrico che preferii non rivolgergli un'altra parola, eppure il desiderio di sapere cosa nascondesse dietro quel volto beffardo mi faceva ribollire il sangue nelle vene.




***N/A***
La mia storia partecipa a Wttprosè (Concorso 2018) wttprose

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