26. Notte di luna
Adoravo le bacche gialle.
Da quando Jacqueline me ne aveva offerta una manciata durante il nostro ultimo allenamento non facevo altro che coglierle dai cespugli e mangiarne a quantità industriale, facendo attenzione che nessuno mi notasse per non sembrare completamente fuori di testa.
Erano piccole come un'unghia e rotonde, dal sapore succoso, ma leggermente acre; il mio frutto ideale, il gusto mi aveva completamente conquistata e non riuscivo a far a meno di ritrovarmi sempre tra i cespugli più vicini del villaggio a rovistare.
L'estate inoltrata era calda come non mai, il via vai per quel piccolo posto protetto sembrava non cessare e io, come al solito, terminati gli allenamenti con mia zia mi impegnavo a placare il lieve languorino allo stomaco, dedicandomi allo spulciare i cespugli.
"Ti sei data all'agricoltura?" mi aveva chiesto Killian beffardo, in quel tardo mattino. Probabilmente, vedendomi immersa nel tentativo di non pungermi con le spine del pruno e con un cestino di vimini stretto nel braccio sinistro, più che un'agricoltrice potevo sembrare una appena uscita da una favola di Esopo.
"In realtà no, mi sono innamorata di questi piccoli frutti fastidiosi."
Risi. Non avevo più paura di lui.
Eravamo cambiati entrambi, era evidente. Lui sorrideva in modo così naturale anche quando tentava di fare lo sbruffone e io avevo smesso di arrossire per ogni sguardo pungente che mi rivolgeva.
La consapevolezza che ciò che eravamo non era definito, non era stato coronato da un ballo o da un annuncio ufficiale, non mi faceva paura; al contrario, mi faceva sentire viva.
Non c'era finzione, né mistero. Lui non era un principe pronto a sposarmi e io stessa ero così lontana dalla realtà in cui avevo vissuto, ma per quanto poteva essere precario quel momento, lo amavo.
Amavo il fatto che credessi in noi e mi sentivo di star vivendo la vita che aveva lasciato precocemente mia madre, ma nonostante quel che pensavo fino a qualche tempo prima, sembrava piacermi. Vivere alla giornata aveva qualche pregio che sfruttavo nel migliore dei modi.
"Se sono fastidiosi, perché ti piacciono tanto?"
"Hanno un buon sapore e poi devo fare delle scorte."
"Ancora non sai se tuo fratello farà ciò che gli hai scritto" ammise con un leggero rammarico.
Quasi pensai che non fosse favorevole alla mia probabile partenza, ma non avrei certamente cambiato idea per un suo capriccio.
"La luna piena è stasera e Regina non è ancora tornata." Alzai le spalle. Quelli erano ben due punti a mio favore.
"Ti aiuterò a sbirciare il cielo" affermò senza darmi alcuna possibilità di replicare. "Posso portare da bere e una coperta?"
"Rendi la mia missione un appuntamento?"
Lui rise e si passò una mano tra i capelli. Potevo quasi credere che fosse imbarazzato.
"La rendo un po' più divertente, ci stai?"
Mi porse la mano e io inconsciamente sbuffai, lasciandogli pensare che non volessi, ma in realtà non desideravo altro.
"Vieni con me?"
"In città?"
Annuii, avrei dato per scontato una risposta positiva fino al giorno prima, ma adesso l'idea che potesse dubitare mi distruggeva.
"Mi nasconderò dietro un albero con un arco puntato verso il naso di tuo fratello. Sai, per prevenire."
"Se ti nasconderai senza un arco puntato verso il suo naso, sarà sicuramente meglio."
Gli mostrai un sorriso ampio, ma la sua espressione non era serena. Era evidente che non si fidasse di Neal.
"Porterò l'arco comunque."
Alzò le spalle con indifferenza.
Era così folle che io credessi realmente in mio fratello?
Forse era un istinto innaturale, qualcosa che mi spingesse ad avere fiducia nei suoi confronti. Non volevo accettare che avesse ereditato il male di suo padre, volevo credere che sapesse andare oltre ai pregiudizi. In fondo erano proprio quelli ad aver spinto tutti ad accusare me, i pregiudizi.
Killian mi lasciò da sola e continuai a raccogliere le bacche gialle, finché il cestino non fu pieno.
Mancavano poche ore al tramonto, poche ore all'arrivo delle stelle e al saluto del sole. Ero eccitata e spaventata, mi si leggeva in faccia.
***
L'angolo più accantonato del villaggio era decisamente la parte nord-est, dove, oltre al pozzo che permetteva di bere acqua potabile ai residenti, non c'era niente.
Era un bel posto, pochi alberi a oscurare il cielo, ma soprattutto nessun abitante pronto ad assalirci di domande sul come e perché io e Killian stessimo guardando il buio, con occhi sgranati e mani strette ognuno sul proprio stomaco, sdraiati sopra una coperta di lino leggermente stropicciata e impolverata.
L'erba mi pungeva da sotto il tessuto leggero del vestito, rendendo difficile mostrare indifferenza ai tentativi del pirata di attirare la mia attenzione, schiarendosi la voce o sfiorando il mio fianco con il mignolino.
Si drizzò sulla schiena, solamente per prendere la fiaschetta che conteneva sicuramente uno dei suoi liquori, e io lo ignorai troppo concentrata a fissare le stelle, cercando qualcosa di cui solamente io sapevo.
"Vuoi un po'?"
"No grazie, devo rimanere lucida."
"Un goccio non ti farà niente."
Rise e io mi distrassi un solo secondo per guardarlo negli occhi, mentre gli facevo una smorfia per negare. Aveva un bel sorriso ampio sul volto, incurvato lievemente per sembrare più cattivo di quanto fosse. Ancora una volta cedetti nel pesare che fosse bello.
Mi protrassi per stampargli un piccolo bacio a stampo sulle labbra e, mentre carezzavo la sua nuca, sussurrai: "Basta uno di noi con il sapore del whisky in bocca."
"Non è whisky, ma rum."
"È uguale" affermai ridendo, immaginando quanto potessi risultare sciocca ai suoi occhi.
Non sapevo neanche riconoscere due liquori, ma in mia discolpa posso dire che non avevo bevuto molto alcool in vita mia.
Tornò a sdraiarsi, ma stavolta anziché fingere di osservare il cielo lo ignorò completamente, dedicando la sua attenzione allo stringere la mia vita, fasciata dal vestito che lui stesso aveva preso e poi sistemato per me, e al baciare l'incavo del mio collo.
Era difficile rimanere concentrata, ma fortunatamente non passò molto tempo che vidi il segno che attendevo da troppo tempo.
Il simbolo mandato dal cielo, quello che aspettavo con tanta ansia, sbucava dall'oscurità illudendomi che potesse scontrarsi con la luna, ma le passò davanti, dandomi la possibilità di ammirare ancora meglio la sua brillantezza sfuggente.
Lo vedevo farsi spazio tra le stelle, come un ago in un pagliaio. Era una lanterna, tanto lontana quanto brillante, e mi aveva trovata; come io avrei trovato del vero nel cuore di Neal.
"Regina ce l'ha fatta" sussurrai, mentre un ampio sorriso si dipingeva sul mio volto e l'armonia mi si dipinse sul volto.
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