22. Mi stavo innamorando

Killian non tornò quella notte, né la notte successiva.

Mi aveva lasciata con il fiato sospeso, persa nella convinzione che averlo baciato fosse stato un errore, ma non lo avrei potuto credere realmente; un qualcosa che mi faceva provare simili emozioni non poteva essere sbagliato.

Quell'assenza mi faceva capire più di quanto pensassi: sentivo che mi mancava, come se mi avessero strappato via una parte di me. Era una strana sensazione che mi impediva di pensare lucidamente, ogni mia riflessione portava a lui, ogni vuoto poteva essere colmato solamente da lui. Anche se sarebbe stato difficile ammetterlo, Killian, con il suo ordine di non innamorarmi di lui, aveva permesso la mia prima vera e propria violazione.

Se quel che provavo fosse reale o meno non lo sapevo, ma di una cosa ero certa: senza di lui, non ero più io.

Si ripresentò all'ingresso un paio mattinate dopo con un'espressione tranquilla, come se non fosse mai andato via. Sul mio volto avrebbe potuto leggere lo stupore e la delusione che avevano causato quei due giorni di assenza, ma non mi guardò e di conseguenza non se ne accorse.

"Dove sei stato?" gli chiesi con un tono finto di curiosità.

Nel profondo mi ero spinta a pensare che avesse passato quel tempo da Jacqueline, visto che nei giorni passati aveva trascorso ore e ore nella sua capanna a discutere questioni che non conoscevo.

"Oddio, Emma, non vorrai mica farmi una predica?" sbottò infastidito, alzando gli occhi al cielo.

"Era solo una domanda."

"No, è l'inizio di una scenata di gelosia, ma tronco la conversazione sul nascere. Non sei mia moglie, non hai alcun diritto di sapere cos'ho fatto" esclamò ridendo amaramente.

Mi sentii offesa, quella verità era una doccia d'olio bollente e sopportare il suo sguardo che trasmetteva sicurezza e indipendenza lo rendeva ancora più doloroso.

Volevo sapere cos'avesse fatto e questo aggiungeva l'ennesimo punto di domanda alle curiosità che mi ponevo su Killian, ma quella volta era diverso. Il suo segreto non giaceva sottoterra, né in qualche strano villaggio, era come un delitto appena commesso e cercare le tracce, ancora fresche, sarebbe stato facile.

Mi avvicinai a lui. Avrei dovuto controbattere quell'affermazione, non era in me ignorare una sua provocazione, ma in quel momento la mia priorità non concedeva distrazioni.

Lo osservai, ignorando ogni occhiataccia da parte sua per quell'imbarazzante momento in cui tutto sembrava fermo.

Studiai il suo sguardo cupo e distaccato, le labbra di un delicato rosso e la barbetta ispida che curava più spesso di un normale pirata, ma la mia attenzione cadde sulla sua camicia bianca e semi-sbottonata, macchiata di un colore rosato che aveva tutta l'aria di essere marmellata.

Una morsa mi strinse il petto e non riuscii a pensare qualcosa che non fosse sapere dove avesse fatto colazione quella mattina. Probabilmente stavo tremando, di gelosia e brama di conoscere, mentre lui mi osservava accigliato.

"Hai visto un fantasma?"

"Questa cos'è?" domandai balbettante.

Avvicinai la mia mano al suo petto e sfiorai la macchia densa e appiccicosa.

Lui spostò lo sguardo sul punto che indicavo e alzò le spalle con noncuranza.

"Marmellata di fragole, la fa una donna che abita vicino l'orto. Dovresti assaggiarla, è buonissima! Posso chiedere a Milah di vendermene un barattolo, se vuoi."

La sua voce beffarda mi entrò da un orecchio e uscì dall'altro. L'unica cosa che continuava a rimbalzarmi da una parte all'altra, fino a giungermi nello stomaco, era il nome della donna. Era stato da una donna, aveva mangiato con quella donna e chissà che altro avesse fatto.

Ero debole e sciocca, altro che coraggiosa.

"E, oltre fare della buona marmellata, immagino che Milah sia brava con i lavoretti di mano."

"Oh, non solo con quelli di mano."

Le parole erano scivolate dalle mie labbra prima che potessi pensarci bene, me ne stavo già pentendo, ma via il dente, via il dolore. Come se avessi strappato un cerotto, avevo scoperto cosa aveva fatto Killian in quei due giorni. Mi rivolse un sorriso sghembo, quasi fiero di ciò che aveva fatto, non si curava della mia sofferenza visibile già dallo sguardo sguardo e non fingeva di volermi consolare.

Mi chiesi perché, ma rispondere non mi era concesso e chiederlo mi avrebbe resa solamente più sciocca.

"Adesso, scusami, ma avrei bisogno di un bagno" disse con disinteresse.

"Non serve che ti scusi" risposi fredda. Era una bugia, avrebbe dovuto scusarsi, ma per altro.

Attesi che entrasse nella sala da bagno e si chiudesse la porta alle spalle, poi raccolsi le mie poche cose e uscii dalla capanna.

Non avevo intenzione di fuggire, ma neanche di rimanere lì con lui, consapevole che a modo suo aveva bruciato quel barlume di speranza che riponevo in noi due.

Non credevo ci potesse mai essere qualcosa oltre baci rubati e una finta amicizia, ma la consapevolezza che dopo aver rifiutato me si era buttato tra le braccia di un'altra donna mi distruggeva. Pensavo fosse migliore di così.

Mi guardai attorno, era ancora mattina e il via vai di abitanti indaffarate mi osservava confuso. Non li biasimavo, nonostante avessi abbattuto un muro con quel vecchio discorso, era comunque raro vedermi fuori da casa; con le lacrime agli occhi e i pochi vestiti che possedevo stretti tra le braccia e un'espressione più spaesata del solito, tra l'altro

C'era una sola persona disposta a ospitarmi, una che desiderava conoscermi e riponeva molte speranze in me, inoltre conosceva bene Killian, abbastanza da poterle strappare qualche accenno sul suo passato. Avrei dovuto dimenticarmi di lui ne ero consapevole, ma oltre il dolore che mi aveva causato c'era dentro di me il desiderio di scoprire anche ciò che non voleva sapessi.

Era ossessione, non amore. Avrei dovuto comprenderlo e accettarlo prima o poi.

Mi introdussi nella capanna di Jacqueline senza bussare, perché oltre le tende rosse davanti l'ingresso non c'era alcuna porta.

L'entrata era tale e quale a come l'avevo trovatale precedenti volte che l'avevo varcata: stoffe e candele tonde appese al soffitto e qualche cuscino disposto disordinatamente nella stanza. Mi schiarii voce, non notando nessuno, e, sentendomi una ladra più che un ospite, domandai: "Jacqueline? Ci sei?"

"Emma, tesoro! Cosa ci fai qui?" esclamò lei sbucando da una stanza sul retro e allargando le braccia per accogliermi al meglio.

Io mi grattai la nuca imbarazzata, non avevo abbastanza confidenza per raccontale tutto e non avevo pensato alcuna scusa accettabile.

"Ehm... Killian russa mentre dorme, è davvero insopportabile la notte, mi chiedevo se potessi passare qualche giorno qui da te?" balbettai.

"Certo, tesoro, non c'è alcun problema."

Le sorrisi in segno di gratitudine, non sapevo bene come comportarmi in quelle situazioni, mi sembrava ancora così strano elemosinare i favori che prima avrei definito ordini.

Lasciò lo spazio libero per farmi passare e prese la direzione da cui era venuta.

"Ti sistemo il letto e poi preparo una tazza di tè, sembri stremata."

"Oh, lo sono, avrò dormito forse dodici ore nell'ultimo mese."

Finsi una risata e continuai la recita. Era talmente estasiata da non capire che stessi fingendo.

Non comprendevo come fosse possibile, talmente la gioia di avermi lì con lei le invadeva il petto da non farle notare il mio volto confuso e arrossato, ma sarebbe potuta essere persona giusta per non pensare a Killian in quel momento.

Era mia zia, ma non le avevo ancora dato quell'appellativo, era un'estranea eppure il mio inconscio mi aveva portata dritta da lei a cercare rifugio.

Di una cosa potevo esserne certa, Killian aveva fatto un buon lavoro con me, rispettando il volere di mio padre e assicurandosi che non fossi più sola.




***N/A***

Cosa potrei mai dire? ... Ehm... forse scusa per aver introdotto il personaggio di Milah? Si.

So cosa state pensando, ma il cliché del triangolo tra Milah, Killian ed Emma non mi attira proprio e questo nome mi serviva solo per far capire a Emma un paio di cosette. Voi le avete capite? Commentate che sono curiosaaa.

Quindi, potete smetterla di imprecare contro Milah se mai lo aveste fatto, o potete continuare, come volete.

Adesso vi lascio e penso che presto troverete un capitolo introduttivo all'inizio della storia. Causa? Lo scoprirete leggendolo.

Io vi saluto con un caloroso "Ci vediamo al prossimo capitolo", baci a tutti
Euph.

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