20. Frammenti e ceneri
Quella sera, quando il sole era ormai tramontato e la notte entrava amaramente dalla piccola e precaria finestra della capanna, mi sedetti a tavolino e aspettai che le parole giuste si scrivessero da sole sulla carta.
Illuminata solamente da una fiacca lucetta della candela posta sopra il tavolino, osservai il foglio bianco e feci un sospiro profondo. Le paure mi attanagliavano la mente, impedendomi di pensare in modo lucido e scrivere quella lettera.
Mi chiesi se anche mio padre si fosse sentito così prima di regalarmi quelle parole che avevano trovato pace solamente quindici anni dopo. Aveva pensato tanto a quali lettere fossero più adatte o aveva immerso la penna d'oca nel calamaio e, senza pensare, iniziato a raccontare?
Era mio fratello, ma non lo conoscevo affatto e il mio gesto ai suoi occhi sarebbe parso come una futile richiesta d'aiuto, probabilmente. Era di più, ne ero certa, non ero una codarda che implorava pietà, ma una sorella desiderosa di essere compresa.
Spinta da quel futile pensiero inzuppai la penna d'oca nel calamaio e iniziai a far scivolare l'inchiodato sul foglio sbiadito.
Caro Neal,
Spero che leggerai questa lettera in camera tua, da solo, senza che la miriade di guardie reali pronte a contraddire ogni mia affermazione condizionino la tua scelta, evitando che chiunque possa assaporare queste parole scritte con l'anima più che con una comune piuma.
Vorrei che questa lettera ti accompagnasse nel dormiveglia, dopo un'altra giornata trascorsa tra dubbi e paure, come una ninnananna pronta a rassicurare il tuo sonno.
Mi sono permessa di credere in te, nella tua volontà di scegliere cosa sia giusto e cosa no, perché in cuor tuo sai già la verità e non voglio star qui a sottolineare quanto stia godendo l'assassino di nostro padre notando i futili dettagli che hanno incastrato me e non lui.
Si, hai letto bene, nostro padre. L'uomo che mi ha cresciuta e amata come ha potuto, lo stesso che mi rivolgeva sorrisi tirati e fingeva di non provare leggera invidia nei confronti di ciò che rappresentavo. Non ce l'ho con lui per non avermi favorita, non ce l'ho con te per averlo appoggiato sempre, anche dopo la morte.
Credo nella nostra famiglia, nonostante siano rimasti solo frammenti e ceneri, nonostante siamo rimasti solo io e te. Voglio sperare che anziché combattere uno contro l'altro possiamo batterci insieme a svantaggio della persona che ha distrutto tutto ciò che avevamo.
Sentirai strane queste parole da parte mia, ma devo rivelarti che questo periodo lontana da casa mi ha cambiata e non hai idea di quanto vorrei raccontarti del percorso che sto intraprendendo da sola e che mi ha fatto ridere tanto quanto mi ha fatto piangere.
Solamente ora, grazie al tempo passato fuori dalle opprimenti mura del palazzo reale, posso comprendere l'importanza dei piccoli gesti, l'amore delle persone che mi sono attorno e a volte anche l'odio non giustificato.
Avrei voluto portarti con me e mostrarti le piccole bellezze del mondo. Vorrei guardarti negli occhi e raccontarti la mia avventura, ma sono abbastanza sicura che ora come ora non mi ascolteresti, ed ecco il motivo della lettera.
Fratellino, a dodici anni nessuno dovrebbe passare quel che stai passando tu, ma soprattutto non meriti di credere che sia io la responsabile di ciò che ti fa male.
Se avessi voglia di incontrarmi, di conoscere la nuova me e ascoltare anche quel che non ho avuto il coraggio di scriverti, mandami un segno dal cielo alla prossima luna piena, ci incontreremmo due giorni dopo sotto il Salice piangente su cui si affaccia la tua finestra.
Mi manchi tanto,
Emma.
Feci un sospiro profondo e chiusi gli occhi, non sapevo se ciò che avevo scritto lo pensassi veramente e non avevo idea di quanto avrei potuto fidarmi di lui, ma immaginai che nella sua mente plagiata dagli avari di potere non ci fosse molto spazio per la libertà d'espressione.
Conoscevo il suo mondo, fino a qualche tempo fa era lo stesso in cui vivevo io, ma nonostante ciò avevo bisogno di credere in lui o in chiunque altro.
Non sarebbe bastato un legame di sangue per potermi fidare di lui, ma per una volta volevo credere che il mio istinto non stesse sbagliando.
Avrei aiutato Neal a credere nel mondo, proprio come l'uomo che in quel momento se ne stava stravaccato sul divano aveva fatto con me.
Colta da quel pensiero lo osservai per un po', Killian dormiente, con l'espressione docile dipinta sul volto quando non sapeva che qualcuno lo stesse ammirando, senza niente da dimostrare né da mostrare, semplicemente lui.
Non avevo dimenticato quel bacio, né le emozioni provate.
Erano passati solamente due giorni e mi sembrava un'eternità. Un tempo infinito lontana da lui e dalle sue morbide labbra dal sapore dolce. I pensieri poco consoni mi stordirono quel tanto che bastava da farmi rabbrividire e scossi la testa per tornare alla realtà.
Soffiai sulla candela posta sul tavolino e iniziai a camminare a tastoni verso il mio letto, sperando che dopo tutto quel trambusto fossi riuscita a dormire.
Una voce attirò la mia attenzione, roca e assonnata, era di Killian.
"Sai che sei proprio bella mentre cerchi di concentrarti, milady?"
Bastò quello per farmi diventare dello stesso colore del sangue che caldo mi ribolliva nelle vene.
Mi sentivo così umana quando mi trovavo con lui.
Emozioni e sentimenti erano liberi di uscire e colorare il mio sorriso, creandomi brividi di freddo ingiustificati.
Forse mi stavo innamorando di quel pirata, oppure mi stavo illudendo di poter provare qualcosa per uno come lui, così diverso da me.
"Oh, grazie" risposi con un tono troppo basso. Ero imbarazzata.
"Avrei veramente tanta voglia di parlare con te, ma penso di poter attendere fino a domani."
Fece un risolino. Immaginai che ci fossero tante cose dietro quel voler parlare da avvampare, ma in fondo una semplice chiacchierata a me sarebbe bastata. Lui non lo sapeva, ma ero in dovere di spiegare perché fossi scappata. Volevo sapesse che qualunque cosa fosse successa non si sarebbe mai potuta ripetere.
"Va bene, buonanotte" risposi frettolosa, desiderosa di concludere quella conversazione prima possibile.
Mi stesi finalmente nel mio letto, freddo ma comodo, e attesi che il sonno mi avvolgesse. Non ero sicura di riuscire a dormire a causa del desiderio di recapitare la lettera prima possibile e la voglia di conoscere ciò che Killian voleva dirmi. Le ansie e le paure non volevano abbandonarmi, ma la stanchezza ebbe la meglio.
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