18. Il mio posto nel mondo

Non ricordo per quanto tempo camminai a passo felpato nel bosco, ma la notte iniziava a fare breccia oltre le colline e il freddo a insidiarsi sotto i miei abiti.

Dove sarei andata? Cosa avrei fatto dopo aver bruciato anche quella possibilità di trovare il mio posto nel mondo?

Erano domande troppo complesse per il mio corpo stanco e dolorante, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che dovevo correre, nonostante avessi la certezza che nessuno mi stesse cercando, io ero intenzionata ad allontanarmi sempre di più.

Calpestavo sterpaglie e foglie secche, senza guardare a terra, l'orizzonte era il mio traguardo, così lontano e ignoto da illudermi di poter procedere in eterno.

Ahimè, cascai.

Un piede messo male o un sasso fuori posto, qualunque fu la causa non mi portò niente di buono, perché dopo quella leggera botta persi ogni speranza e spirito d'avventura. Crollai in un pianto disperato.

Mai tante lacrime avevano solcato il mio volto, mai era successo che la tentazione di sfogare ogni cosa si ponesse davanti alle mie necessità. Talmente persa in quel maledetto pianto, non trovai la forza di rimettermi in piedi, né di osservare la luna sopra di me.

Me ne stavo accovacciata, persa in me stessa, nascosta tra quella fitta vegetazione del bosco oscuro e solo in quel momento capii il motivo per cui gli fosse stato attribuito tale nome: era buio, cupo, rumori plachi e piacevoli che udivo solitamente avevano lasciato spazio a stridii di animali disperati e ruggiti selvaggi.

Sperai che qualunque bestia si trovasse nascosta tra i cespugli fosse abbastanza lontana da non sentire il mio odore, perché ero abbastanza sicura che non sarei riuscita a fuggire, neanche se fosse stato il mio istinto a chiederlo.

Nel buio non riuscivo a scorgere bene ciò che avevo davanti, ma un fruscio mi costrinse a voltarmi e una figura che inizialmente non riuscii a distinguere, della quale riuscivo a intravedere solamente un mantello e un arco, mi si avvicinava lentamente.

"Chi sei?" domandò puntandomi contro una delle frecce che nascondeva in una sacca dietro la schiena. Dal tono basso con cui parlava intuii che fosse un uomo.

Non risposi, ero ancora troppo provata per parlare, ma un singhiozzo mi scivolò via dalle labbra e lui era talmente attento a osservare i miei movimenti dalla penombra da non poter fare a meno di udirlo.

Fece qualche passo verso di me, ma era ancora troppo lontano per riconoscermi. Pensai che dovessi alzarmi e scappare prima che fosse troppo tardi, ma mi avrebbe sicuramente uccisa se avessi provato a muovere un solo dito.

"Chiunque tu sia, se tieni alla vita, parla!"

Il tono deciso e la freccia che insieme a lui si avvicinava non mi intimidirono.

Alzai lo sguardo, ormai era proprio di fronte a me, i suoi occhi erano scuri e i capelli castani tirati all'insù gli davano un'aria così poco seria. Mi aveva vista, tanto valeva parlare.

"Mi chiamo Emma."

La sua espressione mutò immediatamente, probabilmente notando il rammarico e la tristezza nel mio sguardo. Mi porse una mano per alzarmi.

"Una donzella che vaga nel bosco in piena notte, che follia. Siete ferita?"

"No, solamente spaesata. Adesso, se non le dispiace, devo proprio andare."

Annuì, mordendosi il labbro imbarazzato e io afferrai la sua mano per tirarmi su.

"Sono Baelfire, sicura che non posso fare nulla per voi?"

"Ho già detto di stare bene, posso cavarmela da sola."

Lo fulminai con lo sguardo e notai che aveva iniziato a studiare i miei lineamenti, come se stesse provando a ricordare qualcosa, ma in quel momento ero troppo concentrata a controllare che non mi fossi fatta niente cadendo, per notare il suo ghigno inaffidabile.

"Emma, la stessa Emma sulla quale girano tante storie interessanti, immagino."

Mi aveva scoperta, potevo ancora negare, in fondo non c'era sicurezza nel suo tono, ma non sarebbe servito a molto. Affrontare quella situazione era decisamente l'opzione migliore.

"Sono tutte bugie."

Lo incastrai con lo sguardo e parlai secca.

"Non ne dubito, ma allora vuole dirmi cosa fa nel bosco a quest'ora?"

"La risposta è abbastanza scontata, Baelfire, stavo scappando."

"Dalle guardie reali?"

"No" affermai, mentre un brivido percosse il mio corpo alla consapevolezza che ancora mi stessero cercando.

"Allora scappava dall'uomo che si aggira nel mio villaggio urlando il suo nome?"

Mi allarmai e il mio cuore prese a battere in modo compulsivo. Non compresi se fosse per paura o speranza che Killian mi stesse cercando.

Lui scoppiò a ridere, confondendomi.

"Non serve fare quella faccia, non c'è nessuno che urla il nome Emma, ma potrebbe raccontarmi la sua storia mentre mi accompagna al mio villaggio."

Alzai gli occhi al cielo, non sarebbe stato prudente andare con lui, avrebbe potuto consegnarmi alle guardie reali in qualsiasi momento. In realtà non avrei dovuto neanche permettermi di parlargli, ma per quello era troppo tardi.

"Baelfire, io devo andare. Ho già perso troppo tempo, ma grazie comunque."

Finsi un sorriso e feci per voltarmi, ma immediatamente sentii qualcosa pungermi la schiena e la sua voce si fece immediatamente più cupa: "Dove credi di andare, ragazzina?"

Gli rivolsi uno sguardo assente e spaesato, i suoi occhi erano così cupi da farmi rabbrividire.

Avevo sbagliato a fidarmi, ma ormai era troppo tardi; una delle frecce di quell'uomo mi sfiorava il petto e un solo passo falso gli avrebbe dato motivo di uccidermi.

Alzai le mani sopra la nuca in segno di resa e indietreggiai parlando: "Portami a palazzo viva e quando sarò regina ti ricompenserò."

Credevo in quel che dicevo, il mio tono era deciso e consapevole, ma nonostante ciò lui ghignò sotto i baffi e non tentennò neanche per un istante.

"Quanti sogni nascondi nella tua anima, Emma, peccato che essi moriranno con te. La taglia sulla tua testa è troppo alta per rinunciarvi, mi dispiace."

Tirò la freccia indietro, quel tanto che bastava da poter fare un lancio preciso e io chiusi gli occhi in attesa che giungesse la fine.

Era doloroso ammettere che avessi fallito ancor prima di iniziare la mia impresa, ma faceva ancora più male conoscere il motivo per cui mi ero ritrovata in quel guaio. Il mio desiderio di fuggire per rendere ogni cosa più semplice aveva complicato tutto.

Mi era rimasto poco tempo e io rivolsi il pensiero a mio fratello e al dolore che provavo sapendo che non avrebbe mai scoperto la verità su di me. Non ero un'assassina, né una giustiziera, ero solamente troppo vuota per poter stare bene in un luogo senza averne conosciuto un altro.

Quando la freccia molleggiò sull'arco e scoccò il lancio io, ancora con gli occhi chiusi, udii il leggero tintinnio e mi chinai a terra, stringendo tra le mani la terra fredda e umida, speranzosa che quello non fosse il mio ultimo respiro, né il mio ultimo tentativo di vivere.

Riaprii gli occhi quando sentii una fitta a un fianco e, allarmata, lo tastai costatando che l'unico motivo per cui sentivo dolore era la caduta appena fatta.

Rivolsi poi il mio sguardo a Baelfire e lo vidi steso a terra, con il viso livido e sanguinante.

Confusa, cercai di capire cosa fosse appena successo: non avevo visto niente, i miei occhi chiusi avevano immaginato molto di ciò che avevo attorno, l'unica certezza era che la freccia era stata scoccata e mi aveva mancata.

Da sopra la nuca vidi una mano, pronta a tirarmi su, e io alzai lo sguardo sorridendo grata.

"Cosa faresti senza di me, milady?"

Mi rivolse un occhiolino e io strinsi la sua mano per alzarmi, pulendo i pantaloni sporchi di terra subito dopo, ero felice che fosse lì, giunto a salvarmi proprio quando credevo che fosse tutto finito, lì per me e solamente per me.

Non ero mai stata così felice di vedere Killian.






***N/A***

Questo è un capitolo particolare e spero di aver dato il giusto effetto. Non è casuale la mia scelta di capovolgere un po' lo stile e renderlo più complesso ed era l'unico modo che avevo per raccontare questo momento distaccato dalla storia originale, ma che ci svela alcuni dettagli utili. Qui vediamo Baelfire, un personaggio nuovo e che apparentemente non ha nulla da dire, avremmo la possibilità di scoprire di più su di lui? Beh, non so, ditemi voi se vorreste conoscere il passato e il futuro che attribuisco a lui e il motivo per cui non viene disegnato come il santerellino della storia originale. (Seriamente, sono a un punto cruciale della storia e non so se inserire nuovamente questa figura o meno!)
Per il resto... Nulla da aggiungere, oltre il consiglio di prestare attenzione ai pensieri di Emma rivolti a Neal e al desiderio di sapere cosa pensate del racconto!

Baci a tutti,
vostra Euph.

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