Battaglia finale
Battaglia finale
Riusciamo a trovare per pura fortuna l'uscita di quest'edificio e due guardie con i fucili tentano di fermarci.
Carter si scaglia contro quella sulla destra mandandola a tappeto in pochi attimi e io mi dedico a quella sulla sinistra sentendo l'adrenalina della battaglia che mi scorre nelle vene. Quell'idiota riesce a tirarmi un pugno al sopracciglio dove già ero aperta ma gli do una gomitata alla gola e quando la sua testa scatta all'indietro lo colpisco con un calcio facendolo cadere a terra e colpendolo poi sul viso.
Carter mi porta via anche se non voglio, anche se ho appena cominciato a riversare tutta la mia rabbia in quei pugni e in quei calci, e poi corriamo furtivi nel parcheggio, sperando di trovare una macchina veloce e aperta.
Ci sistemiamo dietro un van e Carter si sporge oltre il muso osservando una Mustang nera che sta aspettando solo noi due. Si porta un dito sulle labbra per farmi cenno di stare zitta e poi scatta verso l'auto mentre io lo seguo a ruota. Apre il sedile del guidatore e tira giù il ragazzo che era pronto a muoversi scagliandolo a terra e salendo velocemente dopo di me. Quando mette in moto escono altri mercenari armati e Carter schiaccia il piede sull'acceleratore più forte che può mentre la macchina parte con una sgommata.
Sento rumore di spari e abbasso la testa verso il cruscotto per puro istinto mentre il cuore mi batte forte nel petto per la paura. Spero con tutta me stessa che non becchino le gomme e Carter esce dal cancello grigio un secondo prima che si possa chiudere del tutto.
Sfrecciamo lungo una strada sterrata e poi sorpassiamo un cartello bordeaux che dice:"Bye Bye Tucson".
Carter impreca sbattendo le mani sul volante un paio di volte e facendomi trasalire. Sono molto più sensibile in questo momento e non ho il coraggio di guardarmi allo specchio perché so che non mi piacerebbe la ragazza che ci vedrei riflessa.
- Tucson! Tucson! - grida sbattendo le mani al volante ancora e imprecando in greco antico lanciando poi un'occhiata all'orologio sul cruscotto. - Sono le quattro mezzo. Va bene, ce la posso fare, ce la posso fare - si ripete come un mantra stringendo le mani sul volante talmente tanto che le nocche sbiancano.
Mi raggomitolo sul sedile guardando la strada che scorre veloce sotto di me e mi chiedo quando tutto questo finirà, quando smetterò di stare male e di soffrire.
Mi bagno le labbra secche con la lingua e la mia gola chiede ancora un po' d'acqua anche se so bene che non ne abbiamo neanche un goccio.
Non so quanto il Gran Canyon disti da qua ma stringo i pugni ficcandomi le unghie nei palmi delle mani per aggrapparmi a qualcosa di vero, di reale. Per aggrapparmi a un dolore che non sia solo nella mia testa e al vuoto al petto dovuto alla mancanza di Allison che voglio assolutamente colmare.
Poggio la fronte al finestrino freddo e mi stringo le ginocchia al petto, sbandando quando Carter scatta a sinistra per superare una macchina tornando poi ad accelerare di colpo.
Nessuno di noi due parla ma forse perché non c'è niente da dire.
Penso che ogni tanto mi lanci delle occhiate alle quali non rispondo. Non ne ho la forza e per salvare Als me ne servirà tanta.
È ormai due ore che Carter guida e probabilmente stiamo anche per arrivare ma io sono ancora nel mio stato vegetativo e si sta talmente bene nella mia fantasia che prevede me alle Hawaii bevendo da una noce di cocco, che non ho voglia di preoccuparmi per altro.
Carter mi guarda ancora e grugnisce ma io fisso la strada sotto di me, un attimo prima che lui possa frenare di colpo. Si slaccia la cintura e scende dalla macchina sbattendosi lo sportello alle spalle prima che io mi possa girare verso di lui e poi, pochi attimi dopo, anche la mia portiera si spalanca e Carter mi tira giù dalla macchina tenendomi per il avambracci ed evitandomi una caduta colossale.
- Ehi! - protesto mettendomi dritta e pochi istanti dopo, quando lui mi lascia, sono costretta e poggiarmi all'auto per le ginocchia che tremano.
- Ehi un cavolo, Ariel! - esclama, - che diavolo ti prende?
E ci metto un po' a capire che cosa intenda e quando ci arrivo sollevo le sopracciglia incrociando le braccia al petto in segno di difesa.
Non mi prende nulla e voglio solo essere lasciata in pace. Sto da schifo e voglio solo scomparire per un po', va bene?
- Non mi prende nulla.
Carter mi guarda scettico e solo adesso mi rendo conto che mi conosce meglio di quanto creda. Forse è più attento di quanto pensi. - Si, e io sono il presidente. Sei strana, Ariel e voglio aiutarti ma tu non me lo permetti - gesticola forte e stringo i pugni per evitare di fargli vedere le mani che tremano a quella confessione.
Nessuno ha mai avuto questi pensieri prima di allora, prima che arrivassi al Campo e conoscessi lui, Percy, Annabeth ed Als.
Solo mamma aveva questi pensieri, solo mamma mi ha davvero amato ed è questa consapevolezza che mi spinge ad accasciarmi ancora di più contro la macchina mentre un senso di smarrimento mi stringe il petto con forza in una morsa gelata che mi offusca la vista.
- Ariel - mi chiama Carter mettendomi le mani sulle spalle, - Ariel, resta con me - sussurra e qualche centimetro dal mio viso, soffiandomi sulle labbra e serro le palpebre per qualche istante prima di spalancarle e rendendomi conto che, se dovessi parlare, attaccherei a piangere come una bambina deficiente.
Guardo gli occhi scuri di Carter, quelle pozze d'ebano che mi sono piaciute dalla prima volta che le ho viste e abbandono le mani lungo i fianchi fregandomene di nascondere i tremiti.
- Mi baci, per favore? - chiedo con voce flebile e non so neanche io per quale motivo gli stia facendo una richiesta simile ma penso vada bene così. Voglio dire, sono praticamente sulla soglia dell'esasperazione.
Carter spalanca gli occhi e raddrizza la schiena come se così potesse sentire meglio o realizzare quello che gli ho detto. - Io.. io non so come andrà questa missione di salvataggio, va bene? Io non so se ne usciremo vivi, se riusciremo a recuperare Allison, non so niente e.. - chiudo gli occhi di nuovo prendendo il coraggio che mi manca per continuare a parlare. A questo punto però, non ho davvero nulla da perdere e mi sto rendendo conto che non voglio altri che Carter. È inutile continuare a sopprimere ciò che provo davvero quando quest'idiota con i capelli neri e il carattere insopportabile mi ha già rubato il cuore. - Voglio essere baciata da te prima di arrivare al Gran Canyon e affrontare qualsiasi cosa abbia rapito Als. - Lo guardo ancora negli occhi con una determinazione che non pensavo neanche di avere, - voglio es.. - ma non finisco la frase perché Carter mi cinge il viso con le mani e pochi istanti dopo, le sue labbra sono già sulle mie.
Chiudo gli occhi lentamente stringendo tra i pugni due lembi della sua maglietta scura e Carter mi schiude le labbra con la lingua chiedendone quasi il permesso con una gentilezza che nessuno ha mai avuto nei miei confronti.
Lascio che le nostre lingue si rincorrarono lentamente e mi abbandono contro Carter che mi stringe a sé mentre continua a baciarmi, passandomi le mani sulla schiena e accarezzandola piano.
Mi attacca all'auto baciandomi con più ardore, quasi più arruenza e fa scorrere le mani sui fianchi e sul sedere prima di afferrarmi le cosce, spingendomi a stringerle su di lui mentre mi solleva, premendosi contro di me.
Gli affondo le mani nei capelli e mi sporgo verso di lui perché voglio sempre di più, perché voglio sentire la sua pelle calda a contatto con la mia, le sue labbra sopra le mie e la sua lingua che accarezza la mia come se fosse stata creata per non fare altro che questo.
Mi tiene sollevata per le cosce mentre continua a baciarmi e mi tira leggermente il labbro inferiore coi denti facendomi ridere prima di attaccare nuovamente la mia bocca.
E mi bacia quasi con ferocia spingendomi a dargli in cambio altrettanto ardore e mi soprende il fatto che i suo baci siano un mix perfetto di dolcezza e passione.
Non sono mai stata così e lo stomaco non mi ha mai fatto male come oggi e la schiena non si è mai ricoperta di brividi come oggi.
Carter mi piace e tanto e starei così a baciarlo per ore.
Ci allontaniamo di qualche centimetro e gli accarezzo il labbro inferiore con il pollice prima di depositarci l'ennesimo bacio sopra.
- Andrà tutto bene - mormora Carter soffiandomi ancora sulle labbra e facendomi desiderare l'ennesimo bacio. - Andrà tutto bene perché siamo insieme, d'accordo?
Continua a tenermi sollevata da terra per le cosce e mi inchioda all'auto con il suo sguardo spingendomi ad annuire convinta e mi rendo conto adesso, che sono decisamente uscita dal mio stato vegetativo.
- Andrà tutto bene, recupereremo Allison e torneremo al Campo - mi sorride accarezzandomi le cosce con i pollici lentamente mentre continua ad osservarmi, - e poi, voglio baciarti ancora. Quindi non pensare neanche di morire - lo dice quasi come se fosse una minaccia a rido un attimo prima che lui possa baciarmi la punta del naso, facendomelo arricciare.
Devo essere particolarmente tenera perché lui mi da un altro bacio a stampo, facendomi poi schiudere le labbra quando mi da il secondo e tornando a far giocare la sua lingua con la mia in un modo che mi fa davvero impazzire.
- Mi fido di te - dico e lui sorride senza probabilmente rendersi conto di quanto una frase del genere per me sia importante, tenendo conto che mi sono sempre e solo fidata di me stessa.
Arriviamo al Gran Canyon che il sole sta ormai tramontando e anche se ci siamo fermati a un McDrive sulla strada fuggendo prima di poter pagare, dobbiamo portare via Allison il più in fretta possibile.
Non ci siamo più baciati durante la strada ma abbiamo parlato molto cercando di ammazzare il tempo e di non pensare al casino che combineremo.
Carter parcheggia la macchina in una maniera tanto improponibile che vorrei mettergli una multa ma poi mi trascina via prendendomi per mano e torno a concentrarmi su ciò che è davvero più importante.
Corriamo verso la terrazza schivando un po' di persone che vogliono vedere la montagna al tramonto ma ciò che mi trattiene dal guardare il panorama è Allison tenuta per le braccia da due arpie. Sono fermi a una ventina di metri dalla terrazza e sia io che Carter facciamo scattare le spade mentre camminiamo verso di loro e la manticora che, in divisa da militare, ci osserva con un ghigno e il suo sguardo bicolore.
Quando arriviamo davanti a loro, la mascella di Carter si contrae paurosamente e guardo prima lui e poi Als che si divincola e che, nonostante graffi e tagli mi sembra solo tanto incazzata.
- Piccoli dei - dice la manticora con un marcato accento francese, - ero certo che sareste venuti.
Carter solleva le sopracciglia osservando lo zigomo violaceo di Allison, il taglio su sopracciglio e quello sul labbro. La maglietta scura e aderente strappata, così come i jeans neri e gli scarponi che si sono leggermente spellati ai lati.
I mostri ed Allison così ridotta sembrano quasi sbagliati davanti alle montagne rossicce che si stagliano contro il tramonto e roteo la spada nella mano scrocchiandomi poi i polsi.
- Come sei perspicace - dice Carter e non trattengo un sorriso mentre fissa intensamente la sorella e i ricci scompigliati.
La manticora lo guarda con odio puro nello sguardo bicolore e il mio amico mi osserva, quasi sperando che possa capire ciò che vuole.
Vedo una scintilla di determinazione nei suoi occhi scuri e poi fisso Allison annuendo un paio di volte.
- Adesso! - dice Carter e un attimo prima che le furie che trattengono Als possano capire che stia succedendo, lei si dimena dando una gomitata a quella che ha sulla sinistra liberandosi un braccio e divincolandosi poi dalla presa dell'altro mostro. Scatta dietro una delle furie bloccandole il collo nell'incavo del gomito, un attimo prima che la sorella potesse infilarzarla con gli artigli dritta nello stomaco.
Allison balza all'indietro toccandosi l'anello e trasformandolo in arco e faretra. Non fa in tempo ad incoccare la prima freccia perché Carter ha già scagliato la sua spada contro il collo della furia e quando la uccide, staccandole la testa e riducendola in polvere, l'arma ritorna nella sua mano, come un boomerang.
Allison punta una freccia contro la manticora e indietreggia lentamente verso di noi senza distogliere lo sguardo da cerbiatta dal mostro che ci sta guardando con un odio del tutto nuovo.
- Hai perso - dico rimanendo in posizione di guardia, - vattene - intimo e analizzo circospetta il ghigno che mi mostra, un secondo prima di sentire un ruggito alle mie spalle.
Avverto distintamente Carter e Allison che mi mettono in guardia e roteo la spada nella mano, aspettando il segugio infernale che mi ricorda il cane di Percy in versione cattiva. Gli squarcio la gola vedendolo diventare polvere con un guaito e ignoro la morsa allo stomaco voltandomi verso la manticora e accorgendomi troppo tardi dell'aculeo che ha lanciato nella mia direzione. Vengo colpita alla spalla e l'impatto mi fa barcollare seguito da un dolore lancinante che si propaga velocemente per tutto il braccio.
- Ariel! - grida Allison e scaglia una freccia verso la manticora colpendola alla spalla e strappandole un ruggito di dolore.
Ne scaglia velocemente un'altra senza beccare il cuore per pura sfortuna e il mostro grida ancora di più allungandosi e ingrossandosi, lasciando che le sue mani si trasformino in chele arancioni e il suo corpo diventi quello di un leone un po' troppo cresciuto.
Il fatto che abbia ancora il volto umano lo rende decisamente più brutto.
Fa scattare la coda irta di aculei e Carter si lancia verso di me buttandomi a terra ed evitando di fortuna una raffica che ci avrebbe ucciso, con ogni probabilità.
Allison rotola mettendosi in posizione di lancio e scaglia una freccia verso la testa della manticora che lui blocca a mezz'aria con la chela spezzandola facilmente in due.
Fa scattare altri aculei e Als si sposta verso di noi velocemente evitando l'ennesima raffica.
Sto per lanciarmi e andare contro il mostro ma Carter scatta in piedi a una velocità che propabilmente sorprende anche sé stesso e corre verso la manticora, mirando alla testa. Per un secondo penso che stia per raggiungere il Tartaro ma il mostro gli blocca la lama della spada spingendolo con forza all'indietro.
Carter barcolla ma si riassesta con una capriola all'indietro colpendogli con forza il mento e spingendolo sempre più vicino all'orlo del Grand Canyon.
Sento i mortali gridare e per un attimo mi chiedo che cosa stiano vedendo prima di sentire la freccia di Allison che sibila vicino al mio orecchio senza beccare la manticora che si sposta all'ultimo.
- Smettetela di combattere - dice la manticora quando io e Als ci alziamo, bloccando con qualche difficoltà la lama di Carter, - lasciatemi la figlia di Poseidone. Non mi importa di voi.
Spalanco gli occhi rafforzando la presa sulla spada e sperando che non mi scivoli via dalla mia mano sudata.
Carter colpisce il mostro con un calcio alla gambe e quello ulula lasciando la presa sulla spada e piegando leggermente il ginocchio dolorante. Quando sta per essere trafitto, scaglia altri aculei e mi lancio lateralmente su Carter, buttandolo a terra e rotolando via per fronteggiare ancora la manticora.
- Combatti con me! - grido mandando la spada di taglio nella sua direzione e facendolo indietreggiare. - Combatti con me e lascia perdere loro - dico roteando la spalla e ignorando il dolore acuto che mi ha provocato l'aculeo del mostro.
- Finalmente - ghigna e poi parte più arrabbiato e feroce di quanto mi aspettassi.
Non controllo più quello che faccio ma ciò che vedo è un misto di spade, chele e aculei.
L'adrenalina mi scorre con forza nelle vene mentre mando fendenti e schivo colpi automaticamente, affidandomi solo all'istinto.
Avverto distintamente la presenza di Carter accanto a me, ed Allison che continua a scagliare frecce beccando la manticora alla gamba o alle braccia.
- Che diavolo sta succendo,laggiù? - grida qualcuno e la manticora aprofitta di quel momento per attaccare.
- Lasciatemi la figlia di Poseidone! - ruggisce scagliando via Carter con un colpo di coda e colpendo Allison di striscio con gli aculei, mandandola a terra. - Smetti di combattere, piccola dea - intima parando un affondo e roteo su me stessa mentre i miei capelli sferzano l'aria, cercando di colpirgli lo stomaco di taglio ma venendo bloccata ancora.
- 'fanculo - sibilo bloccandolo la sua chela con la spada e dandogli un calcio allo stomaco abbastanza forte perché possa mollare la presa.
Lui fa scattare la coda colpendomi ancora al braccio e grido barcollando all'indietro e sbattendo le palpebre.
Scaglia una raffica di aculei contro Carter ed Allison che riescono ad evitare di fortuna ed alzo la spada calandola con forza sulla sua spalla, - combatti con me! - urlo, - combatti con me, non con loro!
- Gettate le armi - grida un Navajo al megafono e mi volto stupidamente verso di lui nell'esatto momento in cui la manticora mi stringe una coscia nuda con la chela, tagliandomi.
Urlo di dolore e barcollo sulla gamba sinistra desiderando di cancellare il ghigno di trionfo sul volto del mostro.
- Ariel! - grida Allison e un attimo prima che la manticora possa scagliare altri aculei verso la mia amica, mi scaglio su di lei, mozzandogli una chela con la spada e cadendo a terra quando la gamba ferita non riesce a reggere il mio peso.
Sbatto le palpebre, vedendo sempre più sfuocato e rotolo via un attimo prima che la manticora si possa gettare su di me. Mi porto alle sue spalle saltellando sulla gamba buona e un secondo prima di poterla trafiggere alla schiena, quella si volta bloccandomi ancora la spada tra la chela buona mentre il moncherino continua a perdere icore.
- Perché combatti? - mi domanda la manticora e con orrore mi rendo conto di essere dalla parte del burrone.
Allento leggermente la presa sull'elsa di Onda e do le spalle al mostro assestandoli una gomitata al petto, riprendendomi la spada e tornando a guardare il burrone.
Sento sirene della polizia in lontananza e stavolta non oso voltarmi a guardare.
- Combatto perché non voglio più vedere schifo come te - ringhio attaccando ancora, rendendomi conto di quanto sono realmente stanca e di quanto adesso, i miei affondi e fendenti siano più lenti.
Anche la manticora sembra accorgersene perché, nonostante la chela mozzata che si è ridotta in polvere, attacca con forza.
Paro la chela di fortuna e lui mi spinge indietro facendomi barcollare pericolosamente. Poggio il mio peso sulla gamba ferita e continuo ad ignorare il dolore e il sangue caldo che mi imbratta le calze.
La manticora fa scattare altre chele e una freccia di Allison la colpisce dritta al moncherino facendola ululare di dolore e spingendola a far scattare ancora aculei.
- No! - grido quando due aculei colpiscono la mia amica al petto facendola cadere a terra. - combatti con me!
Mi alzo anche se vedo sfocato e mi assicuro che Carter sia accanto a lei, ignorando il dolore e tornando ad attacare la manticora, perdendo un paio di volte la presa sulla spada.
- Smetti di combattere, stai morendo e non ha più senso - lascio che quelle parole mi entrino sotto la pelle e con orrore, mi rendo conto di quanto il mostro abbia ragione. - Se il mio veleno arriva al cuore ti uccide e tu hai troppi aculei nel corpo - mi confessa con un ghigno.
Mi asciugo il sudore dalla fronte con il dorso della mano sbattendo le palpebre quando vedo i contorni della manticora spaventosamente indistinti.
- Perché tu combatti? - domando poggiandomi alla spada e cercando di bagnarmi le labbra anche se la mia lingua sembra carta-vetrata.
Il mostro ghigna, come se non aspettasse altre domande e si estrae la freccia dal moncherino con una smorfia di dolore, - per tuo zio, piccola dea.
Assottiglio lo sguardo mentre il mondo prende a girare attorno a me e le voci e le sirene della polizia arrivano ovattate alle mie orecchie.
Sto per chiedere perché ma la manticora ride, facendomi corrugare la fronte. - Vorresti fosse tuo zio quello per cui lavoro! - mi guarda, inchiodandomi sul posto con le iridi bicolore, facendomi lottare contro l'istinto di indietreggiare di colpo, lasciandomi cadere a terra. - Ma c'è molto di più. Ci sono cose molto più potenti di tuo padre, tuo zio e il resto della schiera degli dei dell'Olimpo. - Sghignazza quasi e questo mi spinge ad attaccare ancora, alzando la spada per tentare di colpirlo ma lui me la strappa dalle mani colpendomi al mento con l'elsa facendomi cadere a terra e strisciando la ferita profonda alla coscia contro il terreno rossiccio.
Grido di dolore e mi stringo la coscia con due mani bloccando Carter perché non voglio che si faccia ancora del male per me.
- Tuo padre in tutti questi anni non è ma riuscito a trovarti per una maledizione che ti ha lasciato addosso il Signore degli inferi e che impediva a lui e ai tuoi amichetti del Campo di salvarti, questo è vero - mi spiega e nella mia mente stanca suonano nitidamente le parole della profezia:
nel sud troveranno risposte.
E corrugo la fronte, lottando contro il dolore per poter pensare lucidamente e cercare di capire chi è che, allora, mi vuole morta. - La maledizione si è dissolta ai sedici anni. I miei capi hanno tentato di tutto pur di riuscire ad ucciderti ma niente! - urla, - niente è riuscito ad eliminarti del tutto, piccola bastarda! - il viso gli si contrae in una morsa di puro odio e fa scattare la coda verso Carter colpendolo con due aculei al braccio e facendolo protestare di dolore.
- Lascialo stare! - esclamo osservando Allison che si sta tenendo due mani sullo stomaco.
La manticora ride e poi colpisce me con i suoi aculei, facendomi girdare ancora.
- Ariel!
Il mostro ci guarda e ride ancora, - come siete teneri - dice attirando la nostra attenzione anche se vorrei andare tra le braccia di Carter più di qualsiasi altra cosa.
- Avete interferito nella nostra impresa per tutto il tempo, vero? - domanda lui retorico e gli ingranaggi del suo cervello lavorano velocemente mettendo ad ogni posto tutti i tasselli. - Ma certo - dice spingendomi ad aggrapparmi alla sua voce per non svenire, - I ragazzi che ci hanno attaccato alla stazione dei pullman non volevano solo farci del male, volevano praticamente mangiarci. E quella prigione a Tucson. - Collega, - Leviatani. Lavori per loro. - Conclude con odio anche se io non so davvero di che cavolo stia parlando.
Mi sembra di vedere la manticora sorridere anche se non posso dirlo con certezza a causa delle chiazze bianche che mi balenano davanti al viso e che non mi permettono di distinguere nulla di quello che c'è attorno a me.
- Esatto, piccoli dei e pensare che vi ritenevo un po' più stupidi. Mi avete quasi sorpreso.
Carter impreca contro di lui e vorrei dirgli di stare zitto perché ho paura che scagli altri aculei e non ho le forze per aiutare me stessa, figurarsi lui. - Pensavo non esistessero più - dice in un ringhio, osservando la manticora con talmente tanto odio che, se gli sguardi potessero uccidere, quel mostro orrendo sarebbe già cenere. - Ma a quanto pare la merda è destinata a non finire.
Sbatto le palpebre un altro paio di volte, osservando il contorno sfocato della manticora.
- I leviatani non sono mai scomparsi, stavano solo aspettando il momento giusto per attaccare. - Gongola il mostro e stringo i pugni per il fastidio anche se non ho idea di cosa stia parlando. - Il mio capo mi ha pagato profumatamente per la figlia di Poseidone. - Mi guarda come se fossi una bistecca e gli regalo la smorfia migliore del mio repertorio, stringengo un pugno sul terreno e appoggiandomi a quel leggero dolore fisico per non crollare del tutto. - E voi, figli di Ares, siete solo un regalo aggiuntivo. Piccoli stupidi - ride la manticora, - non riuscite a capire che l'amore vi ha rovinati? - sbatto ancora le palpebre e sento con forza il cuore che mi batte nelle orecchie e il sangue che mi cola lungo la coscia, denso e caldo. - Non riesci a capire, stupido figlio di Ares, che l'amore che provi per la figlia di Poseidone ti ha ucciso? - sbatto ancora le palpebre ma continuo a vedere sfocato anche se riesco comunque a distinguere la grossa mole della manticora, - ma ho deciso di essere buono. Ucciderò prima te, poi tua sorella e poi Ariel Miller. Così non dovrai vedere la ragazza di cui sei innamorato morire, che ne pensi?
Allison borbotta qualcosa toccando la faretra vuota.
E non so cosa succederà dopo ma Carter non può e non deve morire per colpa mia.
Carter non deve morire.
Carter non deve morire.
Rotolo oltre la manticora sentendo urla, spari, imprecazioni e risate amare.
Non sono abbastanza vicino per predere la spada così afferro la freccia che Allison ha tirato nel moncherino della manticora e mi metto in piedi a fatica, barcollando sulle mie gambe.
- Ehi! - grido e sbatto ancora le palpebre in tempo per vedere la manticora voltarsi verso di me, conficcandomi la chela buona nello stomaco. Il dolore è talmente tanto forte che mi manca il fiato e so che sto per morire. So che non mi resta tempo e non esito a conficcargli la freccia dritta nel cuore con tutta la forza che ho.
Gliela rigiro nel petto spingendo e fissandola negli occhi bicolore anche se non la vedo bene.
- Questo è per Annabeth - dico spingendo ancora e osservandola annaspare, - questo è per Carter ed Allison - e poi spingo con forza infilzandogli la freccia fino alla fine, continuando a guardare il mostro negli occhi, - e questo è per me.
La manticora si dissolve in cenere e tutto attorno a me si muove a rallentatore, perfino la mia caduta e chiudo gli occhi per il dolore portandomi le mani allo stomaco e alla profonda ferita che mi fa male ancora per poco.
Una parte lucida della mia mente mi dice che cadrò e mi farò male ma due braccia mi sorreggono e sbatto le palpebre ancora capendo per pura fortuna di essere tra le braccia di Carter e con Allison accanto.
Lui dice qualcosa ma io non sento più niente e le ferite non mi fanno più male. Non è neanche più necessario respirare, lo trovo inutile, sto talmente bene senza.
"La morte di un mezzosangue è qualcosa di cui andare fieri, Ariel - esala in un leggero sospiro, prima di continuare, - la maggior parte di noi muore in guerra, muore combattendo e credendo fino all'ultimo in ciò e in chi ama. Io sono fiero di essere un mezzosangue, di rischiare la vita per le persone che amo - sta zitto per qualche secondo e poi mi guarda, - hai presente l'Iliade? Achille non voleva andare in guerra ma poi Teti gli ha detto.."
"puoi rimanere qui e vivere una vita lunga e prospera senza che nessuno conosca il tuo nome, oppure puoi scendere in battaglia e venir ricordato per sempre" - recito e Carter mi lancia un'occhiata di sottecchi. - Tu vuoi la gloria?"
"Non solo quella - mi dice, sorprendendomi un po'. - Voglio essere ricordato. Voglio che le future generazioni parlino ancora di me, parlino ancora di Carter Silver perché venir ricordati è l'unico modo che abbiamo per vivere per sempre."
E mi rendo conto che si, sto proprio morendo e anche se non voglio, adesso sto smettendo di soffrire e non soffrire ancora è bene.
Sento qualcosa di caldo e morbido posarsi sulle mie labbra e capisco, negli ultimi momenti di lucidità che Carter mi sta baciando.
Vorrei alzare una mano su di lui e accarezzargli la guancia, dirgli che andrà tutto bene, che lui starà bene e io sto già meglio.
Vorrei dirgli che non voglio più lottare perché è sedici anni che combatto e, per un po', smettere di lottare va bene.
Vengo avvolta in un turbine e sorrido allungando le braccia verso mamma avvolta in un paio di jeans e in una maglietta aderente azzurra che le fa risaltare gli occhi.
È così bella.
- Sono fiera di te, piccola. - La abbraccio e mi sembra anche di piangere mentre le sue braccia mi stringono a sé dopo così tanto tempo. Mamma mi mette le mani sulle spalle e io sorrido tra le lacrime, - ma il tuo posto, bambina mia, non è ancora qui con me.
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