Parte 1 di 2
Il principe Holland di Svethia si era messo in viaggio da alcune settimane al solo scopo di raggiungere il regno di Sink, e finalmente era giunto a destinazione.
Ultimo di tre fratelli, era stato istruito sin dalla tenera età in politica e combattimento, perché fosse utile all'esercito del re, ma non solo.
Suo padre gli aveva affidato un compito: quando sarebbe stato in età da matrimonio, si sarebbe sposato con una principessa e avrebbe governato il suo regno.
Per questo Holland era cresciuto studiando i territori vicini, così da sapere a cosa sarebbe andato incontro.
Ora che era maggiorenne, l'affascinante principe avrebbe potuto avere ai suoi piedi qualsiasi fanciulla, ma non si era mai interessato all'amore. Il suo unico pensiero era quello di compiere la volontà di suo padre, sposandosi per governare un altro regno.
Quello di Sink era un obiettivo facile, ne era certo. Il piccolo regno si affacciava sul mare, godeva di una posizione strategica e, per questo, subiva da tempo delle incursioni.
Il re aveva avuto solo figlie femmine e presto non sarebbe più riuscito a mantenere saldi i confini.
Ecco, quindi, che entrava in gioco Holland. Era un principe oltre che un ottimo combattente, un matrimonio con lui avrebbe garantito al regno più stabilità e una maggiore forza bellica.
Inoltre le figlie del re di Sink erano gemelle perciò, a detta dei suoi consiglieri, non avrebbe dovuto fare colpo sulla maggiore. Gli sarebbe bastato conquistare una qualunque di loro per ottenere la corona e, dato che il regno era costantemente sotto attacco, il re avrebbe accettato di buon grado un aiuto in più.
Dopotutto, Holland aveva con sé il suo esercito personale.
Quando raggiunse il confine, però, si ritrovò davanti a una situazione inaspettata.
Innanzitutto, dati i continui attacchi, gli uomini di guardia perquisirono la sua carrozza e quelle della sua scorta, senza curarsi del fatto che fosse un nobile. Solo dopo, controllate le carte che attestavano i motivi della sua visita, lo fecero passare.
Una volta superato il confine incontrò più volte gruppi armati in pattuglia e, tra i soldati, notò che c'erano anche delle donne. A Svethia qualcosa del genere sarebbe stato impensabile.
Il palazzo reale non distava poi molto dal confine, solo qualche ora di marcia. Giunto qui, venne nuovamente perquisito e interrogato dagli uomini - e dalle donne - di guardia, prima di essere fatto passare.
Se all'inizio lo aveva interpretato come una mancanza di rispetto e di buon senso, poi aveva avuto il tempo di ripensarci e di ricredersi. A Sink erano abituati a essere attaccati, invasi, derubati. Protocolli come quello dovevano essere frutto della situazione precaria e, sicuramente, venivano messi in pratica da anni.
Scese da cavallo e venne scortato all'ingresso, felice perché ormai le perquisizioni erano finite. Due soldati aprirono le porte e un terzo lo annunciò al re.
Questi era un uomo anziano, all'apparenza fragile. Si alzò in piedi, mentre il suo ospite venuto da lontano si inchinava con rispetto davanti a lui.
"Principe Holland di Svethia, finalmente ci conosciamo," disse l'uomo, facendosi avanti.
Con un gesto della mano congedò alcuni soldati che si erano avvicinati.
"Dovete perdonare le mie guardie, ma siamo stati costretti a prendere delle precauzioni. Alzatevi adesso, vi prego."
Holland fece come gli era stato chiesto e rivolse un sorriso sincero al sovrano.
"Re Ina Sandr di Sink, è un onore fare la vostra conoscenza. Mio padre mi ha parlato molto di voi."
"Solo bene, spero!" ribatté l'anziano, ricambiando il sorriso. "Lui come sta?"
Lo condusse a una sala dove poterono sedersi, continuando a parlare come se fossero vecchi amici.
Non si erano mai incontrati prima, in verità, ma il padre di Holland aveva combattuto fianco a fianco con re Ina Sandr, diversi decenni prima.
"So perché siete qui, vostro padre ha mandato un messaggero ad annunciare il vostro arrivo. Desiderate sposare una delle mie figlie, dico bene?"
"È così, vostra maestà," ammise il giovane, chinando il capo in segno di rispetto.
"E sia. Se una di loro dovesse desiderare lo stesso, si intende."
Il principe rimase interdetto per un istante e il sovrano dovette leggerglielo nello sguardo, perché gli sorrise e continuò.
"Le mie figlie sono donne dal carattere forte, intenzionate a decidere da sole il loro destino. Sarà stato questo regno sempre in guerra a renderle così, temo, e io non intendo piegare la loro natura. Acconsentirò a qualsiasi matrimonio, purché lo vogliate entrambi."
"Capisco, mio signore. Mi sembra una decisione molto nobile," rispose, anche se la cosa lo disorientava.
"Sono felice che comprendiate le mie ragioni. Vi faccio preparare una stanza, sarete stanco per il lungo viaggio."
Il ragazzo ringraziò e accettò di visitare i giardini, nell'attesa. Li attraversò seguendo un servo, poco interessato ad ammirarli in verità.
Era appena arrivato, eppure aveva già avuto prova di quanto quel regno fosse diverso dal suo, sin dalle usanze. Il che non era per forza un male, ma avrebbe impiegato del tempo per farci l'abitudine e, forse, qualcosa non lo avrebbe accettato mai.
Cosa poteva offrire lui al regno di Sink? Una guida politica brillante, un nuovo re combattente e la sua milizia personale a rimpolpare le fila dell'esercito.
Si sarebbe dovuto abituare, però, alla presenza di donne tra i soldati e alle continue sfide che un regno costantemente minacciato aveva da offrire.
Ora che era lì, iniziava a vedere quanto fosse complicata la situazione.
Inoltre, non era neanche detto che le principesse di Sink avrebbero voluto sposarlo dato che, a detta del re, sarebbero state libere di decidere a riguardo.
Lui era stato abituato a tutt'altro, a Svethia. La sua unica sorella era stata data in sposa da suo padre, senza che potesse prima conoscere il futuro marito, tramite un accordo tra i due sovrani.
Si sarebbe aspettato di dover trattare con re Ina Sandr allo stesso modo, e invece...
Stava rimuginando sulle loro differenze culturali quando venne distratto da un rumore metallico. Affrettò il passo fino a raggiungere una balconata che si affacciava su un cortile ribassato.
Al centro di esso, una ragazza dai lunghi capelli rossi stava combattendo contro due uomini in armatura.
Brandiva una spada e indossava abiti facilmente confondibili con quelli maschili, rinforzati con placche di metallo sul petto, sulla schiena e sulle gambe. Prese la rincorsa, si diede slancio sulla base di una colonna e sollevò la spada per attaccare dall'alto uno dei suoi avversari.
Holland rimase letteralmente a bocca aperta davanti a quello spettacolo insolito. Non sapeva cosa l'avesse colpito di più: se lo stile di combattimento completamente diverso dal loro, oppure il fatto che a padroneggiarlo fosse una donna.
Probabilmente la seconda.
"Chi è costei?" domandò al servo, quando un terzo soldato si buttò nella mischia venendo subito messo fuori gioco.
Il servitore, con le braccia congiunte dietro la schiena, non si scompose.
"La principessa Guelfi, mio signore," rispose.
Quella era una delle donne che avrebbe dovuto provare a conquistare?
All'improvviso si rese conto di non essere bravo nell'approcciare l'altro sesso, dato che si era sempre impegnato solo nel combattimento e negli studi di politica.
Iniziò a temere che sarebbe stato un disastro, quando ebbe un'idea: si sarebbe fatto avanti per sfidarla, così da stupirla con la spada.
C'erano solo tre metri di distanza tra la sua posizione e il cortile ribassato, perciò fece per scavalcare la balconata, ma si fermò quando notò un'altra persona farsi avanti per sfidare la principessa.
Era una ragazza alta e robusta, armata di ascia, e aveva un'espressione sicura e minacciosa. Qualsiasi nemico si sarebbe trovato in soggezione dinanzi a un avversario simile, eppure Guelfi sorrise come se quello fosse soltanto un gioco.
Gli altri soldati si fecero da parte e Holland si aggrappò alla balconata, interessato.
"La principessa Lenora, mio signore," disse il servo, ancora prima di essere interpellato.
Una terza donna si unì alla mischia dopo un paio di minuti di combattimento serrato, rimescolando le carte in tavola. Aveva i capelli scuri, raccolti in una lunga treccia, e come corporatura era più simile a Guelfi che a Lenora.
"La principessa Galhina, mio signore," continuò il servitore.
Holland era completamente senza parole. Aveva creduto di diventare un re guerriero, capace di guidare e proteggere la loro fragile nazione, ma non poteva immaginare di dover competere, prima di tutto, con le principesse.
Erano delle combattenti formidabili, cos'aveva lui da offrire loro? Le tre gemelle, figlie di re Ina Sandr, erano già forti e in grado di proteggere il regno, probabilmente.
Avrebbero necessitato una guida politica, o erano state formate anche in quel campo?
Mentre se lo domandava si allontanò definitivamente dalla balconata, deciso ad aggirarla passando per il giardino.
Avrebbe saputo conquistarle con le sue dubbie doti oratorie? Oppure sarebbe stato meglio sfidarle singolarmente, così da far parlare la spada al posto suo?
Avrebbe avuto il tempo per rifletterci e trovare la giusta strategia, sperava.
"Quindi loro sono le figlie di re Ina Sandr..." pensò ad alta voce.
"Le maggiori, mio signore," rispose il servo, che procedeva dietro di lui.
Raggiunto il cortile ribassato, si accorse che diverse persone stavano assistendo allo scontro, chi pronto a farsi avanti per sfidare le principesse, chi seduto comodamente sul prato o su un muretto, a guardare.
Una quarta ragazza attirò la sua attenzione, perché attorniata da cameriere intente ad aiutarla con delle frecce. Le stava costruendo da sé e, dalla sua corporatura, si poteva intuire che anche lei fosse un soldato.
Holland rivolse uno sguardo di muta curiosità al servo, che annuì.
"La principessa Dominga," rispose.
"Ci sono altre principesse?" domandò a bassa voce, sperando che l'uomo lo conducesse da tutte quante, visto che ormai aveva già visto loro.
"Sì, mio signore. La principessa Mirhna."
L'uomo si mise in cammino, guidando Holland verso l'altro lato del cortile. Qui, seduta su un telo posizionato sul prato, una giovane stava prendendo il tè in compagnia di un ragazzo ben vestito, probabilmente un servitore o un insegnante.
Nel vederla si sentì sollevato. Non era una guerriera, era chiaro dal suo abbigliamento femminile e dal suo fisico morbido, quindi forse avrebbe avuto qualche possibilità con lei.
Mentre camminavano nella sua direzione, un'altra ragazza si fece vicina fino a superarli, correndo a gran velocità.
"Era la principessa Mirhna, vostra altezza."
Il giovane strabuzzò gli occhi, confuso.
Stava per domandare al servo se fossero tutte quando l'uomo venne distratto da un cenno del giovane seduto sul telo. Gli si avvicinò lasciando interdetto Holland, che un attimo dopo si incamminò a sua volta per comprendere il motivo del suo comportamento.
Il servo chinò il capo con reverenza davanti al giovane, che gli sorrise con fare solenne rimanendo seduto.
"Sei occupato, Rikard? La signorina stava per andare, volevo chiederti di accompagnarla al cancello," disse, per poi spostare lo sguardo su Holland.
Gli occhi azzurri e confusi del principe incontrarono quelli grigi e sereni dello sconosciuto.
"Vostra altezza, vi presento il principe Holland di Svethia," disse il servitore. "Su richiesta di vostro padre, gli stavo mostrando i giardini."
"È un onore conoscervi, principe Holland. Aspettavamo la vostra visita," lo salutò il giovane, chinando il capo. "Sono Ina Sandr II, figlio primogenito del re. Perdonate se non mi alzo ad accogliervi come si deve. Sarete stanco dei giardini... Che ne dite di prendere un tè insieme, mentre Rikard accompagna all'entrata la mia istitutrice?"
"Figlio primogenito..." sussurrò, confuso, per poi riscuotersi dai suoi pensieri. "Volentieri, vostra altezza."
"E sia. Rikard, saresti così gentile da chiedere che ci venga portato altro tè, passando per le cucine?"
"Certamente, mio signore," rispose il servo, per poi offrire la mano alla donna per aiutarla ad alzarsi.
Si allontanarono insieme, lasciando Holland da solo con il giovane.
"Sedete con me, ve ne prego," gli chiese, al che lui obbedì.
Non si sedeva su un prato da quando era piccolo, perciò trovò la situazione alquanto insolita.
Spostò lo sguardo sul principe appena conosciuto, esaminando il suo aspetto fragile, in contrapposizione con quello delle sorelle. Aveva i capelli color castano chiaro, la carnagione pallida e il fisico asciutto.
"Vi vedo confuso. Forse mio padre non vi ha detto di avere un figlio maschio?" domandò, come se gli avesse letto nel pensiero.
"Non volevo mancarvi di rispetto," si affrettò a dire Holland, volgendo lo sguardo verso il basso.
"La mia era una domanda senza secondi fini, vorrei che la vostra risposta fosse sincera," insistette Ina Sandr II.
Holland si passò una mano tra i capelli color castano scuro, imbarazzato.
"È così, vostra altezza. Nemmeno mio padre l'ha fatto in realtà, credevo che il trono del regno..."
"Non avesse eredi, certo," lo interruppe. "Principe Holland, so che siete qui per sposare una delle mie sorelle. Non erediterò io la corona, se è questo che temete."
"E perché mai?"
"Sono debole di costituzione, perciò inadatto," rispose Ina Sandr II, senza esitazione.
Qualcosa nel suo sguardo, però, fece capire a Holland che ciò lo rendeva triste.
"Un matrimonio e il regno sarà vostro. Mio padre vi conosce di fama e vi reputa già degno, non vi resta che affascinare una delle mie sorelle."
"Non mi sembra così semplice," si lasciò scappare, volgendo lo sguardo al cortile dove la battaglia era ancora in corso, questa volta tra quattro delle cinque principesse.
"Sono delle eccellenti guerriere, ma sono prima di tutto donne. Non riceviamo spesso la visita di affascinanti principi stranieri, qui a Sink... Io starò a guardare."
"Non temete che io non sia adatto alle vostre sorelle?"
"Temo di più per la vostra incolumità, se devo essere sincero," rispose Ina Sandr II, sorridendo mentre assisteva alla vittoria di Galhina.
Un servitore li raggiunse con il tè, servendolo ancora caldo. Non appena se ne andò, Holland vide che la vincitrice e Dominga, che fino a poco prima stava costruendo delle frecce, stavano camminando nella loro direzione.
Mentre chiacchieravano, le due giovani non facevano che guardarlo.
"Fratello, ho vinto!" annunciò la più alta, sfoggiando un ampio sorriso.
"Io ho finito di preparare queste frecce," disse l'altra, mostrandogliele.
"Bravissime, come sempre," rispose Ina Sandr II. "Sorelle, vi presento il principe Holland di Svethia."
Alle sue parole il giovane si alzò per inchinarsi, mostrando il dovuto rispetto, e loro fecero lo stesso mentre Ina le presentava.
Si trattennero a parlare per qualche minuto, mentre loro prendevano il tè. Un po' restie all'inizio, presero subito confidenza con Holland, quindi gli domandarono cosa ne pensasse del loro regno e come fosse invece Svethia.
Dopo aver riposato brevemente nella sua stanza, Holland raggiunse il re per cena. In questa occasione conobbe formalmente le sue cinque figlie e poté parlare ancora con loro.
Trascorse i giorni successivi cercando di stare in loro compagnia il più possibile, singolarmente. Si sorprese del fatto che le giovani non si facessero accompagnare da nessuna dama, mentre gli facevano visitare il castello.
Sfidò in combattimento ognuna delle principesse, ma finì per perdere contro tutte. Quando, il giorno successivo, chiese la rivincita a Guelfi, lei si offrì invece di addestrarlo.
A Svethia sarebbe stato un grande disonore per lui, sia sentirselo proporre sia accettare, ma a Sink le cose funzionavano diversamente. A lui non restava che adattarsi.
Nessuna delle giovani aveva attirato particolarmente la sua attenzione, e nessuna sembrava interessarsi davvero a lui, ma non era male passare del tempo insieme. Malgrado la sua prima impressione, non stava andando poi così male.
Una sera, non riuscendo a dormire, aveva deciso di esplorare da solo il castello. Così facendo aveva scoperto la scala che portava in cima a una torre, sbucando sul tetto di essa. Da lì si poteva ammirare tutto il regno e persino il mare che lo bagnava.
Gli ci volle un attimo per accorgersi di non essere solo: aveva scoperto il posto segreto di Ina Sandr II.
Quando lo vide, batté le palpebre un paio di volte per la sorpresa prima di chinare il capo in un silenzioso gesto di saluto.
"Non direte a mio padre che sono qui, vero?" gli domandò Ina, invece.
Holland sollevò il capo, confuso.
"Perché dovrei farlo?"
"Il re non vuole che io esca la sera. Ritiene che l'aria fresca non mi faccia bene," ammise il giovane, ora sull'attenti, seppur seduto.
"Non gli dirò niente, a patto che mi permettiate di restare."
Ina gli fece segno di sedersi e lui obbedì.
"Se mi è permesso chiedere, perché l'aria fresca vi farebbe male?" si decise a domandare, dopo qualche istante di silenziosa contemplazione dei dintorni.
"Vi ho già detto che sono di costituzione debole. Mi affatico e mi ammalo facilmente, motivo per cui non è solito parlare di me," gli spiegò.
"Mi dispiace..." rispose Holland, voltandosi nella sua direzione.
Nel farlo, si accorse che il giovane non stava osservando il paesaggio, bensì il cielo. Sollevò lo sguardo e la vista delle stelle gli mozzò il fiato. Fu come se stesse ammirando quella meraviglia per la prima volta.
"Non dovete dispiacervi," disse Ina, il tono di voce più basso e triste rispetto a prima.
Holland tornò a guardarlo.
"Quindi voi non combattete?"
"Non mi è mai stato permesso, però me la cavo bene con l'arco. E voi? So che le mie sorelle vi hanno sconfitto in combattimento."
"Non me lo ricordate," ribatté Holland, sorridendo per mascherare l'imbarazzo. "Combatto, sì, ma a Svethia abbiamo uno stile diverso. Vostra sorella Guelfi si è offerta di addestrarmi."
"Guelfi è la più bella tra le mie sorelle, non trovate? Inoltre è intelligente, e una grande ascoltatrice. Sarebbe un'ottima moglie."
"Nel mio regno abbiamo una concezione diversa di moglie. Non dovrebbe essere necessariamente intelligente, ma solo..."
"Una bambolina da proteggere, che vi rispetti e sia quasi una serva," lo interruppe Ina, con una nota dura nella voce. "Nessuna delle mie sorelle sarà mai così."
"Me ne rendo conto e non volevo mancar loro di rispetto," si affrettò a dire Holland. "Ciò che intendevo è che mi hanno fatto riflettere su quanto le cose potrebbero essere diverse, migliori, persino a Svethia, se qualcuno facesse in modo di cambiarle. Ma dubito che possa accadere tanto presto."
"Mai perdere la speranza. Vi dispiacete all'idea che vivrete qui, dopo il matrimonio?" domandò Ina.
"No, affatto. Sink mi è parso il regno ideale dove stabilirsi," rispose, sincero.
"Malgrado le occasionali incursioni dei regni confinanti?" sottolineò il principe, sorridendo.
"Malgrado quelle, sì," rispose Holland. "Quando sarò re, farò di tutto perché finiscano. Avete la mia parola."
La conversazione si spense, ritornando ad essere una silenziosa contemplazione del cielo e del paesaggio circostante.
Holland si trovava bene con le principesse, ma doveva ammettere che Ina si era rivelato essere la compagnia più piacevole, in quei giorni. C'era qualcosa nel ragazzo, come nelle sue sorelle, che riusciva a sorprenderlo.
Dopo quella volta non lo vide per un giorno intero e, il successivo, lo incontrò per caso. Era accasciato in un corridoio deserto e stava tossendo, per questo lo notò.
Si precipitò da lui senza pensare e gli chiese cosa stesse succedendo, ma il principe non aveva abbastanza fiato per rispondere.
Riuscì ad aiutarlo a rimettersi in piedi e lo condusse, sorreggendolo, in una stanza vicina dove i domestici lo soccorsero.
Insistette per restare con loro e, nel giro di pochi minuti, si ritrovò nella camera di Ina.
Il principe aveva smesso di tossire e si trovava sotto le coperte, a sorseggiare una tisana preparatagli dalla servitù.
"Immagino che mi troviate patetico," gli disse, con fare offeso.
Il suo tono di voce era diventato graffiante a causa dello sforzo che la sua gola aveva appena compiuto.
"Certo che no! Ma cosa vi è successo?" chiese, ancora preoccupato.
"Niente di nuovo, può capitare quando prendo freddo. Restare a letto per un giorno intero, ieri, non è bastato a rimettermi in sesto..."
Parlarono un altro po', dopodiché Holland si congedò, temendo che la sua presenza lo affaticasse ancora di più.
"Mio fratello è sempre stato così," gli rivelò con voce gentile Guelfi, quel pomeriggio. "Quando era piccolo, mio padre non gli permetteva di uscire molto. Diventando grande ha iniziato a fare come voleva, ma di tanto in tanto il suo corpo gliene fa pagare le conseguenze. Non ha niente di infettivo, è solo debole di costituzione."
"Per questo è stato estromesso dalla successione?" le chiese.
"Sì. Il re crede che governare sarebbe troppo stancante per lui, mentalmente e fisicamente. Il primo di noi che si sposerà porterà in famiglia il prossimo sovrano."
"Il primo... cioè anche vostro fratello viene considerato, in questo caso?"
"Sì, principe Holland," rispose Guelfi. "Ina non è interessato alle donne e mio padre lo ha sempre saputo, perciò non sarebbe contrario al suo matrimonio con un uomo. Sempre che sia qualcuno degno del trono, si intende," precisò.
Holland schiuse le labbra, spiazzato.
"Vi ho sconvolto?" chiese la giovane donna, divertita.
"No, ecco... Il vostro regno non fa che sorprendermi!" ammise, sorridendole per mascherare l'imbarazzo.
La giovane ricambiò il sorriso.
"Vi vedo sinceramente interessato a Ina. Siete qui per sposare lui o una di noi?"
Ancora una volta Holland si ritrovò senza parole, cosa che divertì ulteriormente la principessa.
"Non avevo nemmeno considerato l'eventualità di sposare vostro fratello," confessò dopo un attimo di silenzio, confuso.
"Allora vi ho detto qualcosa su cui dovete riflettere," gli disse la ragazza, per poi prendere un sorso di tè.
"Mi state rifiutando, principessa Guelfi?" domandò lui, ironico, per spostare altrove il discorso.
"Forse. Lo scoprirete se mai deciderete di farmi la proposta, principe Holland," rispose di rimando lei, sfoggiando un sorriso contagioso.
Qualche sera dopo, Holland trovò Ina in cima alla torre. Si era ripreso ed era tornato lì, come se niente fosse, eppure l'arrivo del principe di Svethia sembrava averlo messo a disagio.
Era come se gli avesse letto nel pensiero, scoprendo la sua preoccupazione e rendendosi conto del suo comportamento incosciente.
"Non sono qui per rimproverarvi o per riportarvi dentro, principe Ina," si affrettò a dire Holland.
"Bene, perché so che, in quel caso, sareste dalla parte della ragione. Volete sedervi con me?"
"Molto volentieri," rispose accomodandosi poco distante dal principe, senza però invadere il suo spazio personale.
Sulla torre calò un silenzio pesante, pieno dei pensieri del principe Holland. Le parole di Guelfi lo avevano fatto riflettere, anche se ammetterlo sarebbe stato difficile.
Lui avrebbe sposato una qualsiasi delle principesse senza pensarci due volte, ma senza provare un interesse genuino.
Con Ina era diverso. Conosceva poco il giovane, ma si sentiva profondamente connesso con lui.
Probabilmente suo padre non avrebbe approvato, ma non si trovava lì a dargli ordini per rimetterlo sulla strada che aveva scelto per lui.
Holland, in cuor suo, aveva già deciso.
"Avete poi scelto con quale delle mie sorelle vorreste sposarvi?" gli domandò Ina, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Il principe di Svethia si voltò a guardarlo e lo trovò esattamente come lo aveva visto appena salito sulla torre, con il viso rivolto verso il cielo stellato.
Non sorrideva, ma pareva sereno e completamente rilassato. Era probabile che fosse a suo agio in sua compagnia, cosa che a Holland faceva molto piacere.
"So che trascorrete la maggior parte del tempo con Guelfi, ma trovate sempre un momento per vedere anche le altre," continuò, non ricevendo risposta.
"Vi tenete informato sul mio conto?" domandò scherzosamente Holland, accennando un sorriso.
Questa volta Ina si voltò verso di lui, sorpreso dalle sue parole.
"È chiaro," dichiarò, dopo un istante di esitazione. "Se le cose andranno come sperate, una delle mie sorelle trascorrerà il resto della sua vita al vostro fianco. Sarete il prossimo re di Sink," sottolineò.
"Già..." concordò Holland, abbassando lo sguardo con fare pensieroso. "Sarebbe un vero onore diventare il prossimo sovrano, se le cose andranno come voglio... Ma non credo di volermi sposare con una delle vostre sorelle," ammise.
Quando tornò rivolto verso di lui notò la confusione sul suo viso.
"È un'altra la persona che vorrei al mio fianco," continuò, appoggiando una mano sulla sua.
Continua...
Spazio di quella che scrive
Salve salve salve... sono tornata!
Questa era la parte 1 di 2, quindi la storia è molto breve, e non temete perché volevo che fosse qualcosa di simpatico e leggero.
Spero che, la prossima volta che tornerò con una storia nuova, sarà qualcosa di più lungo... ma credo che possiamo ben sperare, perché ne ho in cantiere diverse e hanno tutte più capitoli!
Se siete arrivati fin qui lasciate una stellina - se avete gradito - e commentate per farmi sapere cosa ne pensate, per me è molto importante.
A prestissimo!
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