4. Missy

Nell'attimo che precedeva il lancio, mi dissi che non avrebbe potuto essere peggio dell'esperienza con l'Hyper-Wormhole.

Mi sbagliavo.

Quando la catapulta ionica mi fiondò nella spazio a una velocità assurda, il mio corpo venne compresso dall'accelerazione nella parte posteriore del missile.

Ebbi l'impressione che i miei organi interni fossero rimasti a bordo dell'astronave.

Invece, purtroppo, lo stomaco mi raggiunse circa a metà del viaggio, torcendosi come un calzino. Quando l'assenza di gravità ebbe infine la meglio sull'inerzia, presi a veleggiare in quello spazio ristretto, cercando di puntellarmi con braccia e gambe.

L'impatto mi colse comunque di sorpresa: l'involucro esterno sbatté con violenza e si fermò di colpo, e io mi ritrovai di nuovo a socializzare con le spesse paratie metalliche, stavolta sul lato anteriore del mio trasporto.

Stordito, mi trascinai fino al portello e lo aprii, con una certa fatica.

Mi trovavo all'interno del vano di carico della stazione spaziale. Non so se per istinto, per reale calcolo o per pura fortuna, ma alla fin fine Capitan Sporcaccione era stato in grado di mantenere la sua promessa.

L'aria fuoriusciva con un leggero sibilo della falla che il mio assalto aveva prodotto, ma già alcuni minuscoli droni si stavano occupando di sigillarla.

Conoscevo le planimetrie delle stazioni G2 come le mie tasche: giunsi in un attimo al ponte di comando, senza mai incontrare nessuno.

«Ciao. Come ti chiami?»

Trasalii. Era la stessa vocetta acuta che avevo udito alla radio. Eppure la sala era deserta!

Non avevo mai creduto alle storie di fantasmi, ma in quel momento sentii drizzarsi i capelli dietro la nuca.

«Dove sei?» interrogai l'entità, vergognandomi di come la mia voce tremasse. «Fatti vedere!»
«Io sono dappertutto. Sei dentro di me.» rise.
«Cosa? Che intendi dire?»
«Io sono la IA che governa questo satellite. Mi chiamo Missy. E tu sei il signor "Mainard-ho-una-missione-da-compiere! Riconosco la tua voce.»
«Sei stata tu a spararci?» volli sapere.
«Certo!»
«E perché mai?»

Se fosse stata un essere umano, di certo la mia interlocutrice si sarebbe stretta nelle spalle. «Perché era divertente!»
«Avresti potuto ucciderci!»
«Sono certa che la tua specie sopravvivrebbe al conseguente impoverimento genetico.»

Quella IA si comportava in modo strano, eppure non sembrava in avaria.

«Missy, dov'è il supervisore? E il resto dell'equipaggio?»
«Boh.»

Era evidente che, per ricevere risposte più dettagliate, avrei dovuto porre domande più precise.

«Se ne sono andati?»
«Sì.»
«Da quanto tempo?»

«Mah, qualche milione di cicli locali. Che importanza può avere?» c'era una punta di irritazione, ora, nella sua voce. «Mi sto annoiando. Non sei venuto qui per giocare con me?»

Riflettei. I sistemi di controllo delle stazioni spaziali venivano spediti con il software ridotto ai minimi termini, per evitare che quest'ultimo potesse danneggiarsi durante il viaggio.
Quando venivano accesi per la prima volta, sapevano già tutto ciò che gli serviva, ma erano come bambini: la loro personalità era basica, destinata a svilupparsi nel corso della missione.

Forse Missy era rimasta sola troppo presto?

«Sì, mi piacerebbe giocare con te.» mentii. «Ma credevo che avrebbero partecipato anche i membri dell'equipaggio. Tu per caso sai come mai se ne sono andati?»

«Il supervisore Fitgard aveva molti amici, che gli portavano cose. Passavano spesso da qui. Una volta, qualcuno ha lasciato qui delle casse. Quando lui e i suoi compagni le hanno aperte, erano molto felici. Allora il supervisore ha installato le mitragliatrici soniche, e dopo qualche tempo è arrivato un trasporto e li ha portati via.»

Una diserzione! Incredibile.

«Ma... e i rapporti periodici che l'Accademia ha ricevuto?»
«Li ho scritti io. Sono brava, eh?»
«E la missione?»
«Giochiamo al dottore? Io voglio fare l'infermiera.»
«Va bene, ma prima dimmi della missione.»
«Uffa. Sei noioso.»
«Ti ricordi in cosa consiste?»

«Far evolvere il pianeta fino a creare le condizioni adatte a stabulare una popolazione di microorganismi "A. Elleminini" e farla moltiplicare.»

Annuii. «Affinché possano essere usati per produrre energia.»

Lo schermo principale si accese, e su di esso apparvero alcune riprese dall'alto del pianeta sotto di noi, con livelli di zoom diversi, divisi in vari riquadri.

Rimasi sbigottito. Quel mondo era stato colonizzato da una specie sconosciuta, che aveva costruito città e strade, occupando la maggior parte del suolo disponibile.

«Missy... che cosa sono quelli?»

«Non pertinente. Non ho voci in database per descriverli.»
«Allora perché me li mostri? E i batteri?»
«Li ho coltivati per tutto questo tempo.» La IA fece apparire sullo schermo la conta del numero di individui totale, che ammontava a miliardi di miliardi.

«Posso giocare ancora al tiro a segno con l'astronave di prima? È di nuovo nella gittata.»

«No.» scossi la testa con vigore, quindi domandai: «Dove sono i batteri?»
«Uffa, mi annoio!»
«Su, da brava. Dimmelo.»

«Li ho messi al sicuro!» esultò lei. «Dentro all'intestino di quegli animali!»

Alcuni utenti non avevano capito cosa fossero gli "A. Elleminini".
Il limite dei cinquemila caratteri è un po' stringente, quindi necessariamente non si può approfondire tutto: più avanti verrà spiegato meglio, ma in pratica le missioni dell'Accademia Inframondi consistono, in sostanza, nell'allevare miliardi di batteri, che vengono poi utilizzati per produrre energia. Il nome ovviamente è inventato, ma segue comunque la classica nomenclatura binomia di Linneo. Quindi si tratta semplicemente del nome di questi batteri usati per la produzione di energia ;)

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