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— Ehi! Ma mi stai ascoltando? — e in effetti era vero, non la stavo ascoltando affatto.
— Avanti, sputa il rospo. A cosa pensavi? — mi chiede Emma, immaginando già la risposta.
— Beh, ieri sera eri abbastanza sobria, no? Dovresti ricordare tutto, o quasi. — le rispondo un po' seccato.
— Sì che mi ricordo. E allora? So che è stato il tuo primo bacio ma... — , continua lei, — Ma niente! — le rispondo bloccandola subito. — Ma niente. È tutto sbagliato, assolutamente sbagliato. Non è così che me l'immaginavo. —
— Jem... So che probabilmente non è stato il bacio più romantico della tua vita, ma non puoi abbatterti così! E poi, quel ragazzo era perfetto! — stava cercando di calmarmi, lo so, ma in quel momento era una missione quasi impossibile.
Dopo qualche minuto di interminabili silenzi rispondo — E con questo? È vero, era bellissimo ma... — e lo era davvero. Ad accompagnare la sua carnagione olivastra c'erano dei capelli d'oro e degli occhi più azzurri dell'azzurro. Un azzurro intenso, difficile da dimenticare quando associato a due occhioni come i suoi: lo stesso azzurro delle acque che bagnano Santorini.
— Ma? — incalzò Emma.
— Ma come potrò mai anche solo sperare di rivederlo?! — il baratro della disperazione era vicino, lo sentivo — Parlava un inglese non-troppo-perfetto, il che mi lascia intuire che non fosse la sua lingua. E non so neanche il suo cognome, solo che si chiama Sean. Ma è un po' poco per sperare di ritrovarlo... —
— Beh, sarà pure poco. Ma nessuno ci impedisce di girare ogni sera per tutte le discoteche di Santorini e provare a ritrovarlo! — rispose Emma, e in effetti aveva ragione: io non ci avevo proprio pensato. Ero troppo preso dagli eventi, da quel flusso incessante di emozioni, da quell'angelo biondo che mi aveva scombussolato completamente, tanto da dargli il mio primo bacio dopo circa dieci minuti!
A un tratto però, preso da una sorta di paura continuai — Hai avuto una buona idea Emma, grazie, ma... pensi davvero che possa interessargli? O che per lui non sia stato qualcosa da "un bacio e via"? —
Stavo viaggiando troppo con la mente, e Emma stava perdendo la pazienza, lo sapevo — Ooh, piantala! Non potrai mai saperlo se non ci provi! E magari lui sta pensando proprio queste cose in questo stesso momento! Che ne sai tu? — mi disse.
— O magari sta prenotando un biglietto di sola andata per Singapore, per scappare il più lontano possibile da me. Che ne sai tu? — le risposi quasi sarcastico, ormai era tutto un montare-smontare tesi a vicenda.
La situazione stava prendendo una brutta piega, quindi Emma rispose — Piantala! Stasera tu vieni con noi! — non ammetteva repliche, quindi non ci provai nemmeno.
— Ieri sera era all'Enigma? Bene, quindi magari stasera avrà voglia di cambiare... — continuò. — Si, "magari avrà voglia di cambiare" — dico imitandola — ... e magari inizierà dal partner. —
— Basta Jem, stasera andremo in un altro locale, o anche in altri cento, finché non lo ritroviamo. — La stava facendo troppo facile: è impossibile ritrovare un ragazzo qui, a Santorini, il 24 luglio, fra tutti i ragazzi che ci sono, fra turisti e abitanti!
— Dai piuttosto: cerchiamo gli altri e vediamo a che punto sono con la spesa per stasera, sennò non si mangia! — fece Emma rialzandosi dal tavolo del bar.
— Tanto io non so neanche cucinare... ma sono sicuro che voi mi amiate anche per tutte queste mie straordinarie qualità — le risposi scherzando.
— Sììì, credici! — mi tenne il gioco lei.
— Dai, andiamo. — conclusi alzandomi anche io.

Finita la cena - che tra l'altro era stata a base di bistecche dalla dubbia cottura - iniziammo a prepararci.
— Certo, devo dire che se siamo ancora vivi dopo questa cena è un miracolo ahahah! — fece Emma rientrando in camera nostra (che condivideva con me e Théo, il suo ragazzo).
— Beh, in effetti, siete fortunati ahaha! — le risposi. D'altronde io non avevo neanche assaggiato quelle bistecche: erano un po' troppo "al sangue" per i miei gusti... e poi, non mangio nessun tipo carne che non provenga da un pollo o da una gallina. O gli hamburger. O il bacon. Quelli sì che sono buoni.
— Si, mi sa che è andata meglio a te con quel panino! — continuò scherzando Emma. — Questo sicuramente! — conclusi io, mentre la porta si aprì e Théo rientrò.
— Ancora non siete pronti? Ci state sempre tre ore per prepararvi, voi due! — disse richiudendosi la porta alle spalle — Poi tu, Jem, sei peggio di una sposa! — continuò sarcastico. Faceva sempre così: lo stronzo. Ma in fondo so che mi vuole bene, e che sa essere dolce... a modo suo.
— Ovvio. Non sai che mi sto già preparando per il mio matrimonio? Col mio Prince Charming abbiamo fissato per il primo giorno d'autunno... — attaccai io con fare provocatorio.
— Muovetevi a prepararvi o vi lascio qui. — disse lui, a metà fra il minaccioso e il seccato per l'attesa imminente.
— Tanto io sono in moto con Jules! Emma, piuttosto, ti ammazza se la lasci qua... o ti lascia all'asciutto, che è peggio per te! — risposi con un sorriso sornione, al che Théo alzo le mani come in segno di resa.
— Jeeem, se vuoi puoi venire, io ho finito! — Gridò a quel punto Emma dal bagno, dove intanto era andata a truccarsi per la serata.
— Che ne dite del rossetto? Vi piace il colore? — chiese poi ricomparendo.
— Fa schifo. — rispose Théo, facendo lo stronzo e smorzando per un attimo l'entusiasmo, ma si vedeva che scherzava.
— Ti sta benissimo, ora però vado a prepararmi— conclusi io, andando verso la porta del bagno per fare una doccia.
Dopo un po', Emma mi chiese da fuori — Cercando su internet ho pensato che stasera potremmo andare al Koo, che è comunque vicino l'Enigma, e è un locale molto alla moda! Magari ci ritrovi il tuo Principe Azzurro! — c'era un pizzico di sfida nel suo tono, quasi di incoraggiamento. Dovevo rivederlo.
— Perfetto, andiamo lì! — risposi senza pensarci due volte.
— Va bene, Philippe e Cécilie ci aspettano già a Thira. Accelera ahah! — Tentò Emma invano.
— Senti, ci vuole tempo per compiere il miracolo si rendermi presentabile ahahah! — dissi quindi io, con la mia solita autostima alle stelle. — Scemo! — fu la sua risposta, — Muoviti! —

Qualche minuto dopo, uscito dal bagno, mi resi conto di non avere più camice: la situazione stava sfiorando il tragico. Di corsa mi precipitai nella stanza che Jules divideva con Philippe e Cécilie: avevo bisogno di una camicia, così cominciai a scavare nell'armadio di Philippe, che anche se non era alto quanto me, era comunque abbastanza magro (o forse ero io ad esserlo, non saprei) da potermi mettere i suoi vestiti senza problemi. Dopo un po' la ricerca diede i suoi frutti: una camicia celeste a maniche corte, da abbinare a un jeans blu scuro e delle Adidas dello stesso colore. Stavo quasi bene. Miracolo.
Una volta vestito, feci ammirare il "capolavoro" ai miei amici, lievemente provati dall'attesa.
— Perfetto, andiamo ora, ti prego... — fece Jules quasi piangendo di gioia.
— Dove vorresti andare conciato così? — disse Théo, in tono tutt'altro che incoraggiante.
— Non lo ascoltare, stai benissimo! — controbatté Emma.
— Per forza: dopo tre ore passate a prepararsi! — finì Théo.
— Va bene, tranquilli... andiamo, su! — dissi chiudendo le danze.
Chiusa la camera ci dirigemmo verso le moto, e dandomi il suo telefono Jules disse — Tieni! Contento? Ora puoi fare la bandierina! —, e con questa frase si riferiva alla Tour Guide che il giorno prima era stata con noi in un tour alla Caldera: che dolce che era stata, specie con Théo!
— Evvaii! — risposi — All behind me my children! — dissi rivolto verso Emma e Théo imitando Bandierina. — Muoviti, e non farci perdere. — fu la risposta di Théo, volta come al solito a smorzare il mio entusiasmo.
Accese le moto partimmo.

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**** NOTE DELL'AUTORE:

So che è solo una bozza, basata in paste su una mia esperienza personale e in parte romanzata, ciò nonostante vorrei comunque ricevere dei feedback a riguardo. Che ne pensate?

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