Capitolo 8

Potei osservare che tutti erano sui loro troni, pronti per l'apoteosi di Arianna. Solo due erano vuoti. Il trono nero di onice era proprio davanti a me, continuo ricordo dell'uomo inerme dietro di me. Vidi il corpo rigido di mio marito sospeso a mezz'aria, così diedi l'ordine a Ecate di sistemarlo a terra, io mi chinai e lo sistemai sul mio grembo, prendendo ad accarezzargli i capelli e sentendolo rilassarsi tra le mie braccia.

"Aspettate qui, vi annunci..."

Nyx scansò Hermes con una mano e si fece avanti straziatamente lenta, facendo avanzare con lei la notte più oscura. Subito l'aura di potere fu avvertita da tutti gli Olimpi e Zeus stesso si sistemò rigidamente sullo scranno, tentando di celare la paura che Nyx aveva suscitato. La dea della notte sorrise, cominciando a camminare in cerchio,  attirando l'attenzione di tutti su di sé, oscurando tutti noi altri.

"Nyx... quale onore... cosa ti ha portata... sei qui per l'apoteosi di Arianna? Non ti abbiamo avvisata..."

"Non mi importa di un'unitile mortale!" Potei vedere Arianna nascondersi dietro Dioniso, che cercava di prendere coraggio ma nessuno riusciva a tenere lo sguardo inferocito della dea della notte. La sua voce uscì chiara, brillante, solenne riecheggiare in tutto il Palazzo Celeste, udibile a tutti gli dei. "Sono qui per farti presente le tue mancanze!"

Ci fu un sussulto nella sala e Zeus sembrava diventare insicuro sotto quell'affermazione così chiara e calma ma allo stesso tempo tagliente come la spada di Ares, facendo deglutire il re degli dei a fatica.

"Non capisco a cosa alludi, grande Nyx!"

Zeus era esitante, soprattutto quando la maestosa dea alzò la testa e si voltò verso di lui, incrociando i suoi occhi color cielo terso, facendoli puntare poco più in alto dei suoi.

"Parlo di Echidna!" Un unico grande sospiro di sorpresa si levò nella stanza, dopo la pronuncia del nome in modo così velenoso. "Avevi giurato ad Aidoneus, davanti a me, che ti saresti occupato personalmente di quel mostro, cosa che evidentemente non hai fatto! Il tuo dovere di sovrano!"

"Da cosa lo puoi dedurre?"

"Mi stai dando della bugiarda?"

"Non mi permetterei mai!" Mio padre si riprese immediatamente, non volendo offendere in alcun modo la dea, tenendo il tono calmo di fronte alle accuse per cui sarebbe stato fulminato seduta stante chiunque altro. "Chiedo solo per sapere come fai a..."

"Ebbene, saprai! Echidna ha portato un po' del veleno dell'Idra ai Titani sotto l'ordine della Grande Madre per liberare i suoi figli e Ceo c'è riuscito!"

La sala scoppiò nel putiferio generale ascoltando quelle parole, credendo che i Titani fossero riusciti effettivamente nella loro impresa, finché Nyx non alzò una mano per far tornare il silenzio nuovamente nella stanza.

"Nyx, dov'è mia figlia?"

Io non mi mossi alla domanda di mia madre né dissi niente per tranquillizzarla, continuai nel mio compito alienante di pulire il bel viso di mio marito ancora contorto dal dolore lancinante delle ferite che non si rimarginavano.

"Ecate? Dammi del ghiaccio!"

La dea degli incroci fece ciò che le avevo ordinato e io cominciai a passarlo avvolto dal lembo per tentare di abbassargli la temperatura ormai troppo alta.

Nyx ignorò la domanda di mia madre, avvicinandosi sempre più minacciosamente a Zeus.

"Io, i miei figli, Ecate e Aidoneus abbiamo rimediato al problema che hai causato tu e ora il mio caro Aidoneus è avvelenato da quello stesso veleno benché fosse innocente!"

"Dov'è? Dov'è mio fratello?"

Nella voce di Zeus potevo avvertire una punta di preoccupazione mentre si alzava in piedi, potevo vedere con la coda dell'occhio mia madre correre giù dalla scalinata del trono per avvicinarsi a Nyx ma fermata da un suo sguardo feroce.

"Che mi importa di quella bestia, se ci fosse stata la possibilità che potesse morire almeno avrei potuto riavere la mia bambina tutta per me! Dov'è? Sta bene?"

La stanza divenne silenziosa mentre le parole di mia madre la riempivano come un gas asfissiante, sentii altre lacrime rotolare lungo le guance ma queste non erano lacrime di disperazione, queste erano lacrime di rabbia pura. Nyx studiò la sua espressione anche lei infuriata e, senza dire una sola parola, fece sparire il velo di oscurità che ci avvolgeva. Tutti sussultarono di fronte alla scena del signore dell'Averno, steso incosciente e sanguinante avvolto protettivamente tra le mie braccia. Mia madre corse felice verso di me, non curandosi del fratello steso a terra che sembrava morto.

"Kore! Kore bambina mia! Tu stai bene!"

Stava per strapparmi via da mio marito finché non la guardai fissa negli occhi con sguardo disgustato.

"Non una mossa... madre!"

Lei indietreggiò sconvolta ma a me non importava. Tutte le divinità, maggiori o minori che fossero, si alzarono in piedi davanti la scioccante scena che gli stava accadendo davanti gli occhi. Io sospirai ancora una volta, baciandogli le labbra prima di parlare, esausta.

"Adesso non mi importa di chi è la colpa! Mio marito non ha guardato questa piccolezza quando ha affrontato i Titani e non la guarderò io in questo momento! Sono venuta solo per le cure da parte di Peone!"

Sentii qualcuno singhiozzare e con grande sgomento mio e di Ares era Afrodite che piangeva disperata di fronte alla vista pietosa, facendo da sottofondo alle mie parole dure che seguirono.

"Mio marito ha impedito che i Titani potessero vagare liberi sulla terra! Il mostro, come lo chiamate tutti voi, vi ha salvati, pur sapendo bene ciò che pensate di lui." Vidi molti dei abbassare lo sguardo mentre altri guardavano altrove con lo stesso sentimento che ormai impregnava la stanza: vergogna. "Ora tutto quello che vi chiedo è di concedere le cure a mio marito e di riconoscergli il giusto rispetto che merita! E madre..." Lei si voltò verso di me con uno sguardo di speranza che fu immediatamente spento successivamente da ciò che dissi. "...se auguri la morte a mio marito, la auguri anche a me!"

Le mie parole dure colpirono mia madre come se fossero delle pietre mentre mio padre scendeva dalla sua postazione.

"Portate Ade nelle sue stanze, farò venire immediatamente Peone!"

Ecate lo sollevò accuratamente dalle mie braccia e lo trasportò nelle sue stanze. Io rimasi per un attimo a fissare il pavimento con sguardo vuoto finché mi fu tesa una mano abbronzata per aiutarmi ad alzare. Io ringraziai con un lieve sorriso Hermes, che ci seguì mentre accompagnavamo Ade come se fosse un corteo funebre. Nyx si fermò a pochi passi da Zeus stesso, puntandogli minacciosamente il dito contro.

"La nostra conversazione non è finita qui! Non credere che tu te la sia cavata così facilmente!"

Zeus sembrava mortificato, forse per essere stato umiliato davanti a tutti gli dei o forse, con la piccola punta di dolore che nascondeva dietro i suoi occhi blu, preoccupato. Io mi avvicinai alla dea della notte, mantenendo il mio volto freddo e il mio sguardo ieratico puntato sempre negli occhi di Zeus.

"Non voglio che ci siano banchetti durante la nostra permanenza qui, non c'è niente da festeggiare con mio marito in queste condizioni."

Ci dirigemmo lungo i corridoi dorati, decorate da alte colonne corinzie. Era un palazzo molto grande quello di mio padre ma niente a che vedere con quello di mio marito. Era incredibilmente immenso, non decorato d'oro ma d'argento e ogni pietra di ogni singolo colore esistente adornava ogni singolo punto dell'edificio. Via via che andavamo più avanti, il corridoio diventava sempre più isolato, buio fino a quando non osservammo una porta di bronzo che si trovava alla fine. Notai che c'erano raffigurate scene della Titanomachia che avevano come protagonista mio marito, che immortalava l'immensità, almeno in parte, di Ade. Spalancate le porte, i gemelli e Pasitea si fermarono nell'anticamera maestosa, aspettando su dei triclini mentre io ed Ecate entravamo nella stanza da letto, seguite da Nyx. Se non mi fossi trovata in quello stato catatonico, avrei sicuramente notato il sublime marmo rosato su cui ci si poteva specchiare o l'incantevole letto dove potevano dormirci cinque persone. Quella stanza aveva una traccia sbiadita del gusto di mio marito, certamente era una delle camere più belle e grandi dell'Olimpo ma conosco mio marito, non era lo stile a cui puntava o che prediligeva. Soprattutto il letto. Amava la comodità di dormire su un infinito letto di piume con un baldacchino elaborato, largo per dieci persone.

Sospirai mentre lo spogliavo, togliendogli l'armatura ormai inutilizzabile pensando a tutto ciò che amavo di più di lui. Nyx aprì le finestre, permettendo al sole di entrare e riscaldare la stanza fredda nel frattempo in cui Ecate portava diverse bacinelle con dell'acqua per pulirlo del sangue rappreso. Passavo il panno attentamente intorno alle ferite, colorando l'acqua di un leggero colore giallastro. Il busto di mio marito era costellato di ferite di ogni forma e dimensione ma quella più profonda era lo squarcio all'addome. Cercai di fare il più dolcemente possibile e questo mi fece tornare in mente la prima volta che mi baciò. Era così indifeso su quel letto, con le ferite sanguinolente... e quel bacio fu così... straordinario! La prima volta che sentii la familiare fiamma vibrante che si diffonde in tutto il mio corpo ogni volta che mio marito mi tocca.

Mentre osservavo con sguardo vuoto fuori dalla finestra sentii mio marito controrcersi e mugugnare appena gli pulii la ferita al petto. Io sobbalzai quando sentii la sua mano stringere debolmente il mio polso, attirando anche l'attenzione di Ecate, che corse al mio fianco.

"Persefone..."

"Amore mio, sono qui! Cosa c'è?"

"Dove... dove siamo?"

"Sull'Olimpo."

"Stai bene?"

Mi venne quasi da piangere mentre lo osservavo tenere faticosamente gli occhi aperti, preoccupandosi per me, nelle sue disastrose condizioni.

"Io sì, sei tu quello di cui dovremmo preoccuparci!"

"Persefone..."

Il mio nome uscì fuori come un sussurro, quasi una preghiera, facendomi avvicinare al suo viso e scansargli una ciocca di capelli dagli occhi mentre osservavo le labbra carnose secche, rivolgendomi alle altre due dee nella stanza.

"Per favore, date ordine alle ancelle e ai servi di preparare acqua e cibo per mio marito!"

"Vado immediatamente!"

Non feci in tempo nemmeno a finire la richiesta che Nyx si era già dissolta. Ecate andò a prendere le sue erbe officinali per assistere Peone mentre io incitavo mio marito a continuare qualsiasi sua richiesta, accarezzandogli i capelli.

"Dimmi amore mio, cosa posso fare per te?"

"Ho... freddo!"

Notai solo allora il leggero lenzuolo che lo copriva. Negli Inferi poteva fare anche un po' più freddo dell'Olimpo ma Ade aveva spesse coperte di pelliccia che utilizzava, anche se raramente e un fuoco sempre accesso. Cercai negli armadi a lui riservati e nei cassetti ma di quelle non ce ne era traccia.

"Non ci sono coperte!"

"Posso riaprire un varco per gli Inferi ma questa è l'ultima volta, i miei poteri sono deboli qua sopra!"

Io annui, chiedendo a Hypnos e Pasitea di prendere qualche coperta.

Lo avvolsi immediatamente con delle pellicce, vedendolo tremare dalla testa ai piedi. A Hypnos fu dato un infuso di Ecate per curare le ultime costole rotte mentre io passavo un panno bagnato sulla fronte bagnata di Ade, sperando di abbassare la febbre. In quel momento nella stanza irruppe Thanatos, seguito da Peone che subito venne in faccia ad Ade. Lo stesso medico degli dei fece un sussulto quando vide le condizioni in cui giaceva il signore dell'Averno, facendo aumentare ancora di più la mia agitazione.

"È molto grave, vero?"

Lui rivolse il suo sguardo verso di me, cercando di nascondere la preoccupazione con un sorriso forzato.

"Ma no mia signora, andrà tutto bene. Non agitarti, non fa bene al bambino! Ho solo bisogno dell'aiuto di Ecate." Si voltò verso la dea delle magie che immediatamente scattò verso di lui. "C'è un antico libro in lineare B, l'antica lingua dei Titani ormai dimenticata. Solo tu puoi leggerla e pronunciarla! Così potremmo liberarlo dal veleno e guarire le ferite!"

Vidi Ecate entrare in panico, agitando immediatamente tutti noi, compreso Thanatos.

"I-io non so di che cosa tu stia parlando! Non ho mai saputo di quest'incantesimo né tantomeno di questo libro!"

La voce era più alta del necessario mentre sembrava diventare isterica.

"Nessuno conosce questo libro ma era utilizzato dai Titani durante la guerra per curarsi dalle ferite più gravi, si dice che Ade lo trovò e lo nascose nella sua biblioteca."

"Nella sua biblioteca? Ma sono più di 100.000 volumi!"

Gli occhi di Hypnos erano grandi come due caverne, facendo sospirare Peone.

"Purtroppo senza quell'incantesimo potrò semplicemente medicare le sue ferite, non curarle."

"Bene, da quello che so i libri in lineare B saranno poche migliaia, se ci mettiamo tutti a cercare forse potremmo farcela."

"Ma come facciamo a capire se è l'incantesimo se non parliamo quella lingua?"

"In realtà, io e Thanatos lo parliamo, quindi potremo dare una mano."

"Come facciamo con il tribunale?"

"Potrebbero occuparsene i giudici e... nei casi più gravi forse... potrei occuparmene io."

"Sei sicura Persefone?"

Io annuii mentre mi sistemavo sulla spalla di mio marito, attenta a non procurargli ulteriore dolore, preparandomi all'inferno dei prossimi giorni.


Salve a tutti e buona giornata! Scusate se aggiornerò un po' tardi ma ho iniziato ufficialmente l'università e mi sto abituando agli orari orribili che ho. Comunque l'episodio di Peone che cura Ade viene veramente raccontato (se non erro nell'Iliade) ma mi sono permessa di cambiarlo. Nel mito originario Ade viene ferito a una spalla da una freccia di Ercole ma mi è venuta l'idea di unire questo mito con quello di Ceo.

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