Capitolo 6
La mattina successiva, mi svegliai lentamente, alzando con attenzione la testa, sentendo quanto pulsasse e stringendo forte gli occhi quando vidi quella poca luce che filtrava dalle finestre. Dopo diversi minuti in cui mi ero limitato a fissare il soffitto, provai ad alzarmi ma senti un leggero peso sul petto che me lo impediva. Guardai finalmente davanti a me e vidi un fiume di capelli ramati che ricoprivano il mio petto nudo. Risi di cuore davanti a quella vista, facendo ribalzare i capelli sul mio petto osservando quella meravigliosa scena. Feci molta fatica ad alzarmi senza svegliarla, ma alla fine la ricoprii con il lenzuolo nero, osservando il broncio involontario che aveva messo su per la mia mancanza al suo fianco. Le baciai la fronte e indossai una semplice tunica nera, per poi avviarmi verso il mio studio. Li fui subissato dalle solite scartoffie, soprattutto dopo quello che stava accadendo a Tebe. L'epidemia scaturita per furia degli dei dopo l'incesto compiuto fra Giocasta e suo figlio Edipo e successivamente la prole maledetta che avevano generato, avevano attirato un'ira indicibile da parte di Zeus e di tutti gli dei. Non sapevo bene come giudicare l'anima della regina che era da poco approdata sulle rive dell'Acheronte e già mi preparavo alle molte altre anime che sarebbero presto arrivate a seguito della guerra che sapevo sarebbe presto scoppiata. Sapevo dell'esilio che Eteocle e Polinice avevano ordinato al padre e della maledizione che Edipo aveva lanciato loro. Presi la testa fra le mani e sospirai affranto! La guerra di Troia era finita qualche giorno prima della nostra lotta con Tifone, così, dopo averlo sconfitto, dovetti recuperare tutto il lavoro che si era accumulato, soprattutto per l'ira di Poseidone e tutti gli uomini che naufragarono per colpa di Odisseo, il sangue versato a casa di Agamennone, la mancanza quasi costante delle Erinni e adesso questa guerra! Ero arrivato a un punto di non ritorno! Non potevo nemmeno chiedere aiuto a Persefone visto lo stato delicato in cui si trovava. La testa continuava a scoppiarmi! Gli occhi mi si intrecciavano mentre leggevo la vita di Giocasta e decidevo riguardo la sorte di Clitemnestra! Ricordo benissimo la piccola Ifigenia, la gracile ragazzina di tredici anni che si presentò davanti a me con coraggio e determinazione, che mandai senza remore nell'Eliseo! Agamennone non fu così fortunato visto la sua boria e arroganza in vita ma, benché non aveva compiuto atti particolarmente empi contro gli dei da mandarlo nel Tartaro, lo lasciai vagare nei Campi degli Asfodeli. La piccola sacerdotessa Cassandra invece mi fece quasi pena, la sua unica colpa era quella di aver rifiutato le avance di quel borioso di mio nipote, così le feci trovare la pace eterna almeno nella morte. Presi in mano le pergamene riguardanti Clitemnestra e Giocasta, ragionavo molto accuratamente riguardo il loro destino, cercando di decidere prima di fare colazione. Sapevo quanto Persefone ci tenesse nel mangiare insieme, così cercavo di assecondarla sempre, anche perché la maggior parte delle volte saltavo semplicemente i pasti, cosa che la faceva infuriare enormemente quando lo facevo quando era presente. Qualcuno bussò alla porta, facendomi uscire dai miei pensieri e posare le carte sull'enorme scrivania davanti a me, massaggiandomi il ponte del naso.
"Entra!"
Thanatos entrò trafelato, cosa che mi fece mettere dritto immediatamente. Il mio fidato consigliere era la persona più stoica e imperturbabile che io abbia mai conosciuto in tutti i secoli in cui ho vissuto.
"Nel Tartaro! C'è qualcosa che forza i cancelli!"
Saltai in piedi, ignorando la rigidità del mio corpo e mi misi di fronte a lui. Prima che potessi chiedere cosa fosse successo, arrivò Hypnos che si appoggiò alla mia scrivania per non cadere.
"Penso... penso... o dei, non respiro... i Titani! Ci... ci sono alcuni Giganti che... che vagano per la terra e... e i Titani ne... ne vogliono approfitt..."
Non diedi nemmeno il tempo di finire a Hypnos che già avevo indossato la mia armatura e mi dirigevo verso il Flegetonte. Immediatamente i miei due fidati consiglieri erano dietro di me, seguendomi fino alle scuderie, salendo insieme a me sul mio cocchio. Lanciai i quattro cavalli al galoppo, sentendo la terra sotto di me tremare e spingendo i miei cavalli sempre più in basso, verso le profondità del Tartaro. Lì vidi Ecate e la stessa Nyx che osservavano i cancelli che venivano spinti da una forza sovrumana. Io scesi, prendendo il bidente, preparandomi per l'inevitabile scontro.
"Dobbiamo sconfiggerli dall'interno!"
Ecate si fece avanti, sistemandosi al mio fianco.
"Parafrasando: entrare direttamente lì dentro e farci smembrare, sinceramente non mi va di rendergli le cose più facili."
"Ma se non facciamo niente usciranno e sarà peggio, inoltre... sentito mio padre e mi ha detto che è Ceo che sta cercando di buttare giù i cancelli! È riuscito a liberarsi dalle catene e tenta di buttarli giù incitato dagli altri."
Tutti gli occhi furono puntati su Ecate che sembrava quantomeno ansiosa. Io riflettei un attimo su cosa fare mentre osservavo i cancelli che Ceo sembrava quasi essere riuscito a buttare giù, sotto le continue grida di incoraggiamento degli altri Titani.
"Ecate, apri un varco!"
Tutti si voltarono verso di me mentre prendevo dal carro la kuinee, intravidi con la coda dell'occhio Hypnos deglutire a fatica mentre Ecate eseguiva il mio ordine.
La grotta era buia e non vedemmo nessuno nei pressi dei cancelli. Ci addentrammo silenziosamente nella caverna, ci muovemmo con cautela sapendo che, se era veramente Ceo che cercava di uscire, doveva avere qualcosa di perfidamente geniale in mente. Ci dirigemmo sempre più in profondità, sempre più nell'oscurità, mentre avanzavamo notai che lì a terra c'era una sacca di cuoio che sembrava essere vuota, abbandonata in un angolo. Nyx si fece avanti, guidando perfettamente il gruppo attraverso il buio pesto. Ad un tratto si fermò, facendo gelare il sangue a tutti presenti. Sentimmo lo stridio di catene che venivano mosse e voci sussurrate dei suoi prigionieri.
"Madre, cosa c'è?"
"Mi sembra di aver sentito qualcosa muoversi nell'oscurità."
Ma prima che potessi capire cosa fosse, delle catene vi vennero strette intorno alla gola, fino a stringerla talmente tanto da far uscire il mio icore dorato che cominciò a scorrere fin dentro il petto attraverso l'armatura. Un fuoco denso cominciò ad attraversarmi le vene, qualcosa come un'elettricità superiore venti volte i fulmini di Zeus mi esplose nel corpo. Cacciai un urlo che fu probabilmente udito fino sopra l'Olimpo. L'attenzione di tutti fu rivolta a me, mentre il Titano con un grido di guerra mi trascinava a terra. Thanatos si fiondò su di lui, riuscendo ad allontanarlo da me. Io caddi a terra, non riuscendo a respirare e tentando invano di riprendere fiato mentre sentivo la temperatura del mio corpo raggiungere picchi estremi. Ecate e Nyx si rivolsero immediatamente a me, mentre Hypnos andava ad aiutare il gemello.
"Aidoneus, stai..."
"Non pensate a me! Occupatevi di lui!"
Immediatamente Ecate fece ciò che le fu ordinato, benché a malincuore, lanciando un incantesimo che bloccò momentaneamente il Titano. Nyx si rivolse a lui provando a ricoprirlo col suo manto scuro ma Ceo era troppo assuefatto dall'oscurità ormai e sicuramente troppo intelligente per essere sconfitto in questo modo. Hypnos fu rovesciato a terra, bloccato alla gola col suo piede ed Ecate fu scaraventata ferocemente contro la roccia della grotta, frantumando la parete.
"No! No, Ecate!"
Le catene di un prigioniero vennero tirate al loro massimo mentre si poteva vedere un volto spigoloso, che sapevo molto bene a chi apparteneva, fare capolino dall'ombra.
"Padre!"
"Ecate, stai attenta! Ceo ha imbevuto le catene con il sangue dell'Idra!" Io e la dea delle magia ci lanciammo uno stremato sguardo incredulo ma alle nostre domande non poste fu immediatamente data una risposta. "Echidna ha portato un po' del sangue del figlio per aiutarci a scappare sotto ordine di Gaia!"
"È impossibile! Lei dovrebbe... Zeus aveva detto... lui se ne sarebbe dovuto occupare..."
"Thanatos!" Lasciai Ecate nel suo vaneggiamento e urlai con l'ultimo filo di voce che mi era rimasta per attirare l'attenzione del mio ministro. "Taglia le catene!"
Thanatos eseguì il comando e, dopo il colpo di falce, Ceo cadde all'indietro sulla roccia dura. Mi alzai a fatica, grazie al mio bidente e intrappolai la sua gola con la mia arma. Provai con tutta la forza che mi era rimasta, gridando per cercare di sopportare tutto il dolore che mi scorreva nel corpo, ignorando le minuscole gocce di sudore che mi imperlavano la fronte, ma questa non fu abbastanza. Il Titano si liberò e mi sfilò lo scettro di mano, colpendomi talmente forte lo zigomo che credevo che mi avesse rotto l'osso. Il mio elmo volò lontano e l'eco del colpo si propagò velocemente in tutto l'antro. Thanatos venne in mio soccorso ma fu trafitto alla coscia con l'arma e questo fece gridare sua madre e suo fratello che accorsero immediatamente in suo soccorso. Il dio del sonno lo colpì a un braccio con la spada, facendolo grugnire per il dolore. Il Titano lo prese e lo tirò per la lama appuntita, sollevandolo da terra come se fosse stato un animale impagliato, prima di dargli un potente pugno allo stomaco e farlo cadere a terra, probabilmente rompendogli le costole. Io mi rialzai con ancora più fatica, sentendo le forza diminuire ogni secondo che passava. Nyx, vedendo i suoi figli prediletti a terra, si fiondò su di lui, affrontando il Titano più giovane sbattendolo contro il muro di roccia. Ceo non fece molto caso a lei ma bensì prese la spada del figlio e gliela conficcò nel petto, facendola urlare per il dolore lancinante. Ecate mise fine alle sofferenze della Titanide, intrecciando il corpo dell'uomo con spire infuocate. Il Titano ruggì, riuscendo tuttavia a liberarsi, accantonò la dea della notte e affrontando Ecate. La vidi sussultare mentre il Titano si avvicinò, così lo buttai di peso sulla parete rocciosa ma non avevo più energie. Riuscii tuttavia a infilare un'estremità del mio bidente in un occhio, riuscendo a cavarglielo. Il ruggito del Titano scosse tutta la terra, creando delle spaccature nel terreno, facendomi barcollare ulteriormente contro la parte opposta. Ecate lanciò un altro incantesimo per immobilizzarlo definitivamente ma non ci riuscì. Il Titano prese a respirare pesantemente, raccolse la spada che giaceva lì vicino e caricò verso di me. Fu talmente veloce che intesi l'azione solo quando la spada era piantata nel mio addome fino all'elsa, trapassando da parte a parte, uscendo poi dalla schiena. Dalle mie labbra uscì un fiato spezzato mentre cadevo in ginocchio a terra. Ecate urlò dolorosamente alla mia vista, la vidi tremare e avventarsi su di lui senza pensare. Ceo la prese per il collo e le sbattè la testa su una roccia, lasciandola poi successivamente a terra con l'icore scorrere come un fiume in piena. Perse gridò disperato il nome della figlia mentre io mi guardavo intorno a me e potevo osservare felice che gli altri stavano guarendo velocemente, cosa che avrei potuto fare anche io se non fosse a causa di quell'idiota di mio fratello. Sapevo che me se ne sarei dovuto occupare personalmente della donna-serpente, non dovevo fidarmi di quel nullafacente incapace di Zeus per quel mostro. Stupida vipera!
Ad un tratto sentii Ceo sollevarmi come si solleva un cadavere ed estrarre lentamente la spada. Ogni secondo urlavo più forte, contoncendomi ogni minuto di più per l'immenso dolore che provavo, amplificato dal veleno che ormai sostituiva l'icore. I miei amici stavano per intervenire ma il Titano fu più veloce. Mi sollevo con entrambe le braccia e mi scaraventò con tutta la forza che aveva in corpo contro i cancelli che si piegarono e si aprirono sotto il mio peso. Atterrai sulla roccia calda, ormai esanime, con l'armatura completamente distrutta e le ferite dei colpi inferti che non si rimarginavano.
"Libertà! Dopo millenni di reclusione, libertà!" Osservai impotente Ceo che alzava le braccia al cielo, con il mio bidente in una mano, esultando felice per la vittoria ottenuta. "Fratelli, non temete! Vi libererò! Vi ridonerò la libertà perduta!"
Sentii grida di giubilo provenire dalla spelonca dimenticata, vidi Ceo avviarsi per risalire il Flegetonte, mentre mi tenevo sulle braccia per cercare di rialzarmi. Benché fosse un errore di Zeus, non potevo permettere che i Titani scappassero. La mia vista cominciò ad annebbiarsi, potevo avvertire la febbre salire, ma dovevo fare qualcosa. Il Titano se ne accorse e rise, avvicinandosi alla mia figura martoriata, deridendomi.
"Aidoneus, che visione paradisiaca! Il grande e potente signore dell'Ade, ripiegato su se stesso che prova invano di rialzarsi! Divertente, non trovi?"
"Non morirò Ceo e te lo giuro... giuro sullo Stige... quando starò meglio..."
"Non c'è bisogno di giurare Ade, so che il veleno non ti ucciderà." Lui si abbassò per arrivare alla mia altezza e sussurrarmi nell'orecchio: "ma vorrai morire!"
Infilò il bidente nel mio petto, sempre più in profondità nel mio polmone, facendomi urlare con tutta la forza che avevo ancora in corpo. In quel momento, un fascio di luce viola tirò indietro Ceo che grugnì infastidito, lanciandosi contro Ecate ma prima che potesse colpirla di nuovo, Cerbero si avventò su di lui. Il mio mastino, almeno tre volte più grosso di lui, lo attaccò rabbiosamente facendomi ridere della mia idiozia, forse superbia per non aver pensato di portarlo con me. Vidi Nyx, Ecate, Hypnos e Thanatos andare verso Ceo, con qualcosa che la dea degli incroci sembrava creare, forse delle catene. Io rimasi sdraiato a pancia in su, stringendo forte gli occhi per il dolore, contorcendomi per le fitte che arrivavano da tutto il corpo. Cominciai a pensare. Se Nyx, Ecate, Hypnos e Thanatos erano con me, chi aveva avvertito Cerbero? La testa mi scoppiava, la stessa sensazione era per l'icore che sembrava pronto a esplodere nelle mie vene.
"Zio!"
Sentii la sua voce familiare, estremamente preoccupata avvicinarsi sempre di più. Sapevo che era uno dei pochi nipoti che nutriva reale affetto nei miei confronti ma non mi aveva mai chiamato così, mi faceva quasi infuriare e forse glielo avrei detto se solo fossi riuscito a respirare. Vidi i riccioli biondi avvicinarsi con il caduceo puntato a terra, con i sandali alati che si piantavano saldamente al suolo.
"Ade! Ade, amore mio! No! Ade, tesoro mio! Che ti è successo?"
Sorrisi sentendo la sua morbida e melodica voce. Se avessi avuto la forza le avrei sicuramente urlato contro per essere scesa qui, per essersi esposta al pericolo. Per aver esposto non solo lei ma anche il bambino. Se solo avessi avuto la forza! La sentii scivolare sul terreno di roccia, probabilmente strappandosi il meraviglioso vestito rosso che le risaltava i bellissimi fianchi e il seno succoso. Glielo avrei strappato di dosso, sì! Ne sono certo! È impossibile resisterle con quel vestito addosso! L'avrei fatto a morsi! Se solo avessi potuto muovermi. Sollevò la mia testa dolcemente, mentre una massa di capelli ramati mi copriva la visuale della battaglia che si smorzava davanti a me. Sentii le sue mani morbide accarezzarmi il volto e le sue labbra delicate baciarmi il viso, mentre le lacrime calde scorrevano lungo la mia pelle. Mi sembravo beato, anche se non riuscivo a muovermi e avevo ancora il mio bidente conficcato nel torace.
"Ade, amore mio..."
Il suo pianto era disperato e avrei voluto tanto consolarla, quanto avrei voluto!
"Perdonami zio, ma devo farlo!"
Prima che potessi capire a cosa si riferisse, il bidente mi fu tolto dal petto e un nuovo, potente e terrificante urlo scosse tutto il mio regno, facendo mugugnare Cerbero e piangere ancora più intensamente Persefone. Dopo quello non riuscivo più a resistere, i miei occhi erano pensanti, le ultime forze mi abbandonavano, ora che ero al sicuro tra le braccia di mia moglie e la sorveglianza dei miei amici.
"Ade, tesoro mio cerca di resistere ti prego! Non sopporto di sentirti urlare così senza... sono così inutile amore mio!"
Avrei voluto rassicurarla, avrei voluto dirle che mi stava facendo provare un po' della beatitudine delle Isole Fortunate con la sua sola presenza lì, ma riuscii a dire solo una cosa prima di chiudere definitivamente gli occhi:
"Persefone..."
Salve a tutti, scusate l'attesa ma sono stata molto occupata ultimamente. Devo ammettere che questo è il capitolo più lungo che abbia mai scritto! Comunque penso che farò presto uscire il prossimo perché lo vorrei già iniziare a scrivere, voglio vedere come andrà a finire con il povero Ade. Un saluto a tutti.
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