Capitolo 1

Osservai il sole iniziare lentamente a sorgere, regalandomi uno spettacolo suggestivo, dove il rosso delle nuvole tingeva le acque dell'Egeo, macchiato solo di un pittoresco color vino. Di solito non avevo questo piacere di osservare l'alba ma quel giorno non avevo chiuso occhio per l'emozione, alzandomi con un sorriso idiota sulle labbra che ancora non riuscivo a scacciare. La sera prima mio marito mi aveva mandato una lettera per mezzo di Hermes, avvisandomi che quel giorno mi sarebbe venuto a trovare. Non mi disse l'ora, così ero in fremito e in attesa ogni minuto che passava. Era da cinque mesi che non vedevo mio marito. Precisamente era da cinque mesi, due settimane e tre giorni. Un'eternità! Mi sembrava di impazzire! Benché non avessi dormito molto con lui, il suo corpo a fianco al mio, il suo fiato caldo sul collo, la buonanotte che mi rivolgeva prima di addormentarmi, erano delle abitudini che rendevano il mio sonno sereno. Hypnos ogni tanto interveniva, tentando di farmi sentire meglio, mostrando i ricordi che io e lui avevamo condiviso ma questo non faceva altro che aumentare la nostalgia per lui. Per questo non stavo più nella pelle quando mi aveva mandato quella lettera, dovetti trattenere un gridolino di gioia e impedirmi di saltellare per tutto la camera del Palazzo Celeste per la felicità, per non farmi accorgere da mia madre. Lei era molto felice in quei mesi, felice che non stessi più con lui, mostrando tutto il suo immenso egoismo, non prestando minimamente attenzione all'infinito dolore che provavo giorno dopo giorno rimanendo lontana da lui, era una tortura peggio di quella che Tantalo doveva subire negli Inferi. Dafne e Leuce cercarono di starmi vicino, ogni tanto Ecate e Hypnos venivano a trovarmi ma non era la stessa cosa, per questo quella mattina fremevo ogni ora lontana da lui. I miei piedi nudi erano bagnati dalla gradevole acqua del mare, osservando la serenità del posto, a quanto sarebbe stato bello condividere dei momenti solo con lui. Quando chiusi gli occhi, sentii qualcosa avvicinarsi a me e quando mi voltai, scattai in piedi sorridendo appena vidi l'animale venire verso di me. 

"Nonio, sei qui! Dov'è il tuo padrone, mh?"

La giumenta nitrì, muovendo la testa nella direzione in cui presumibilmente si trovasse mio marito. Sorrisi. Mi avvicinai lentamente, tendendo Nonio per le redini, lasciandola poi libera quando arrivai al luogo da lei indicato. Ruotai intorno a un enorme cespuglio e spalancai gli occhi quando lo vidi lì disteso a terra, con le braccia dietro la testa. La bellezza di mio marito non era mutata per niente in quei mesi, addirittura era anche migliorata se possibile. La sua solita armatura metteva in risalto la sua corporatura perfetta, facendomi sospirare quando lo vidi. Lui prese il mio braccio, portandomi a cavalcioni su di lui, mentre portava nuovamente le braccia dietro la testa. Io mi appoggiai con le mani a terra, mentre osservai i suoi occhi luminosi color ardesia fissarmi con intensità.

"Hypnos mi ha detto che ti mancavo."

"Perché io a te no?"

Lui mi sorrise e mi tirò a sé, facendo incontrare le sue labbra con le mie. Le sue sapevano di cenere, mentre mi faceva appoggiare delicatamente al suo petto, facendo aderire perfettamente il suo corpo al mio. Ci rotolammo sull'erba, facendomi sorridere e portare le braccia dietro il suo collo per tirarlo più vicino. Quando si allontanò io mi lamentai per la distanza, facendolo sorride divertito per la mia impazienza. Lui ci fece rotolare nuovamente, facendomi salire come prima su di lui, guadagnandosi uno sguardo confuso da parte mia. Lui mi strinse forte il fondoschiena, facendomi chiudere gli occhi e mordere il labbro inferiore. Mi tirò a sé e mi avvicinò quel tanto basta per sussurrarmi nell'orecchio:

"Pazienza cara, ho dei programmi per questa sera."

"Sarebbero?"

"Sono riuscito a liberarmi e stanotte dormirò al tuo fianco."

Io scattai indietro con il busto per lo stupore di ciò che mi aveva detto.

"Veramente?"

"Sì tesoro mio, affiderò per qualche ora il regno a Hypnos."

"Ma mia madre ti ha bandito dalla terra! Ha detto che non vuole più vederti!"

Lui ridacchiò mentre mi spostava una ciocca di capelli dal viso.

"Ha detto solo che non voleva più vedermi sulla terra, ma tu questa sera starai sull'Olimpo, quindi nel dominio di Zeus; poi, anche se fosse, faremo cose di cui lei non è di vitale importanza."

Io abbassai lo sguardo sorridendo imbarazzata. Lui mi abbracciò forte trasmettendomi tutta la malinconia che aveva vissuto in questi mesi lontano da me. Io ricambiai la stretta fino a che non si alzò, raccogliendo il suo bidente e l'elmo sistemato a terra, sotto un mio sguardo contrario e irritato. 

"Tesoro non fare quella faccia, ora devo andare prima che Apollo salga più in alto e ci veda, ci vedremo appena tramonta il sole, nella tua stanza."

Immediatamente dopo quelle sue parole, sparì usando la kuiné, lasciandomi sola con i miei pensieri. Passai il resto della giornata nel modo più normale possibile, stando con le ninfe e con i satiri non riuscendo tuttavia a togliermi dalla testa le parole di Ade. Quando salimmo sul Monte Olimpo, passai molto tempo nella mia camera a prepararmi, gettando la maggior parte dei miei abiti sul letto. Dopo diverso tempo, scelsi un meraviglioso abito turchese, con un'ampia scollatura, indossando alcuni dei gioielli regalatemi dal mio meraviglioso marito, tra cui il bracciale nero che mi aveva lasciato poco prima di partire per lo scontro con Tifone, benché non si abbinasse perfettamente. Dopo quella battaglia, mio padre aveva fatto tramandare che l'eroe era stato lui e non Ade. Questo mi faceva salire una furia cieca ogni volta che ci pensavo! Mio marito e Atena avevano intrappolato quel mostro, non Zeus! Perché lui doveva prendersi dei meriti che non erano suoi? In più mia madre lo aveva appoggiato, dato il grande odio che nutriva per suo fratello, diffondendo oltretutto la notizia del mio rapimento. Io sospirai affranta mentre tutti quei pensieri mi vorticavano in testa, feci una piroetta soddisfatta quando terminai di sistemarmi, uscendo per unirmi agli altri. Tutti gli dei erano già arrivati, tra cui mia madre. Tutti gli occhi erano puntati su di me e questo mi mise molto in imbarazzo inizialmente, soprattutto quelli di Ares e Apollo, che sembravano volermi mangiare. Entrambi si trattenevano a stento, sapevano che non potevano sfiorarmi neanche con un dito non tanto per l'ira di mia madre ma per quella di uno degli dei più potenti, forti e, per loro, spaventosi del cosmo. Apollo dovevo ammettere che sapeva rimanere composto ma Ares mostrava tutto il suo desiderio selvaggio, tipico della sua indole, soprattutto da quando si diceva che Afrodite avesse un nuovo, bellissimo amante che la teneva impegnata notte e giorno.  

"Kore che ci fai vestita così?"

Lo sguardo di mia madre era disgustato, mentre mi chiamava usando il nomignolo che utilizzava da quando ero tornata dagli Inferi. Riuscii a non alzare gli occhi al cielo, sedendomi poco lontano da lei. Rimasi a fissare la bellezza eterea di Demetra mentre lei continuava con i suoi sproloqui su quanto il tempo con Ade mi avesse traviata. I capelli color grano arrivavano fin sotto il seno, cadendo ondulati, intrecciati con fiori di campo, gli occhi verdi erano grandi e luminosi, il suo seno era abbondante, molto più del mio, benché fosse abbastanza generoso. Mi sentivo a disagio ogni volta che stavo con lei. Era lo stesso con Afrodite, entrambe erano dee molto antiche e ammalianti, mi faceva sentire ragazzina e questo mi spaventava, soprattutto considerando il mio rapporto con Ade. Lui era un dio forte, uno dei tre Cronidi e a volte avevo paura di essere considerata poco più di una bambina al suo confronto, in particolar modo per il mio corpo ancora in sviluppo. Dopotutto avevo conosciuto Menta e, benché fosse più bassa di me, era una donna molto formosa e sensuale, mettermi in confronto con lei mi faceva sentire invisibile.

"Persefone tesoro, tutto bene?"

Mi voltai velocemente per incontrare il viso angelico di mia zia Estia, che mi guardava preoccupata sotto il cappuccio rosso che portava sempre.

"S-sì... anzi no... veramente... sto bene... cioè... non molto... vado nella mia stanza."

Stavo per alzarmi ma mia madre mi tirò per un braccio, osservando il bracciale che Ade mi aveva regalato.

"Kore, tesoro mio, non capisco perché tu debba per forza portare gli insulsi gioielli di quell'animale! Dopotutto sei a casa, non saprà mai che non li indossi."

Io strattonai il braccio dalla sua presa e la guardai a denti stretti.

"Non rivolgerti a mio marito in questo modo."

Senza aspettare una risposta mi avviai, quasi correndo, nelle mie camere, cercando poi con ansia mio marito. La luce della luna era ormai viva, cercai in ogni angolo della stanza Ade e cominciai a farmi prendere dal panico quando non lo vidi. Cercai ovunque: negli armadi, sotto il letto, nel bagno, addirittura nei cassetti ma non lo trovai da nessuna parte. Uno sbuffo di frustrazione mi uscì dalle labbra mentre chiudevo a pugno le mani, facendo diventare le nocche bianche per il grande sforzo.

"Mai sentita l'espressione: l'attesa aumenta il desiderio?"

Mi voltai rapidamente e lo scorsi nell'ombra più assoluta della camera, con le braccia incrociate al petto appoggiato al muro. Io sorrisi estasiata vedendolo lì, correndo tra le sue braccia e baciandolo appassionatamente. Lui rimase stupefatto inizialmente, per poi sollevarmi e adagiarmi delicatamente sul letto. Quando la luce della luna illuminò la mia pelle, sorrise nascondendo il viso nel mio collo.

"Vedo che hai indossato il mio vestito preferito."

"Solo per te."

Sentii la mia pelle formicolare nei punti in cui passava le sue labbra morbide. Io chiusi gli occhi mentre emettevo un sospiro di sollievo, stringendolo forte a me, quasi temendo che mi sfuggisse dalle mani. Mi tolse delicatamente il vestito, osservando ammaliato il mio corpo, come se fosse quello della statua Galatea, facendomi provare un senso di orgoglio e felicità che non sarei riuscita a spiegare a parole. Catturò nuovamente le mie labbra con le sue, schiacciandomi piacevolmente con il suo corpo. Ci rotolammo per ore ed ore nel mio letto, fino a che non ci stendemmo accoccolati e stanchi. Lui si addormentò immediatamente, sicuramente stanco per le troppe ore che aveva passato a lavorare. Hypnos mi aveva riportato il fatto che passava giorni interi nel suo ufficio, non uscendo neanche per mangiare o dormire, senza che fossi io a incitarlo a riposare si era buttato interamente sul lavoro, per far passare più velocemente questi sei mesi separati. Anche io cercavo in tutti i modi di distrarmi ma ogni cosa, anche insignificante o del tutto senza senso, mi faceva pensare a lui. Cominciai ad accarezzargli il viso, che mi aveva detto qualche tempo fa che lo rilassava particolarmente, ripassando ogni contorno perfetto della sua figura, passando a ogni muscolo del suo corpo, vedendolo totalmente rilassato nel sonno. Dopo poco anche io chiusi gli occhi, finalmente tra le sue braccia dopo cinque mesi di assenza.




Note autore:

Eccomi di nuovo tornata a parlare dei nostri due dei preferiti! Come la volta scorsa cambierò i miti e i personaggi a mio piacimento. Questa storia penso che sarà un po' più lunga dell'altra, perché ritengo più complessa ma non posso fare pronostici perché non ne sono ancora del tutto sicura, ho la trama in mente in linea generale ma non l'ho ancora scritta. Spero che vi divertiate a leggerlo, buona lettura!🌹

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