Capitolo 9

ELEONORE

Il giorno dopo Bella non si presentò a scuola e Aryn apparve seriamente preoccupata.

«Magari è solo un ritardo del ciclo. E poi chi sarebbe il futuro papà?»

«Non lo so, Ellie. È da ieri sera che provo a chiamare Bella ma non mi risponde. Dopo quel messaggio sembra essere scomparsa. E se l'ha detto ai suoi genitori e l'avessero fatta trasferire in uno di quelle scuole per ragazze madri? Dobbiamo fare in modo che nessuno a scuola venga a saperne nulla di questa storia, sembra che anche i muri abbiano le orecchie qui».

Aryn stava camminando avanti e indietro per tutto il corridoio dei bagni delle ragazze da almeno cinque minuti. Non capivo che cosa la preoccupasse tanto: che la sua amica fosse rimasta incinta a soli diciassette anni o se questo avrebbe spostato l'attenzione di tutta la scuola da lei a Bella.

«Si può sapere di che cosa ti preoccupi? Ci avrà soltanto preso in giro, sai com'è fatta. Di sicuro non avrà voluto venire a scuola e si sarà finta malata davanti ai genitori».

Ogni tanto avevo provato anch'io a usare questa scusa, ma avere un padre medico di sicuro non aiutava. Tanto meno una mamma rappresentante, che conosceva a memoria la mia agenda scolastica e sapeva quando avevo test importanti da fare.

Rassicurai Aryn, dicendole che nel pomeriggio l'avrei accompagnata a casa di Bella per capire cosa stesse succedendo, la salutai con un bacio sulla guancia e uscii dal bagno.

La prima lezione del giorno era matematica e, come al solito, mi trovavo non solo nel piano sbagliato, ma anche dalla parte opposta dell'edificio e dovetti correre per non arrivare in ritardo.

La St. James High School si trovava in una zona abbastanza tranquilla dell'Upper East Side. L'edificio, di origine ottocentesca, venne restaurato nei primi anni del ventesimo secolo e reso una delle più rinomate istituzioni d'eccellenza dell'intero paese. Con i suoi cinque piani, era praticamente impossibile non perdersi, o arrivare in orario.

Un giorno potevano chiudere un occhio, ma due giorni di fila era troppo anche per me. Arrivai in aula per un pelo e riuscì a guadagnarmi un posto in prima fila. Che gioia...!

Nonostante avessi cercato di rassicurare Aryn sul fatto che Bella si fosse inventata tutto, le parole del suo messaggio continuavano a tormentarmi. Decisi di scriverle e avvisarla che saremmo passate a casa sua nel pomeriggio per stare un po' con lei. Aspettai una risposta ma non arrivò.

«Hey pesciolino, ti stavo cercando. Eccoti finalmente».

Non mi ero resa conto che la lezione era terminata e che in classe ci fossi solo io. Io e l'unico ragazzo che mi aveva mai chiamata così.

«Travis. Cosa vuoi?»

«Chiederti scusa e ricominciare da capo. Di solito non faccio così con le belle ragazze. Piacere, Travis Miller, vicecapitano della squadra di nuoto».

Mi porse la mano in attesa della mia stretta e di una risposta. Non sapevo se credergli o se fosse l'ennesima tattica per attirare a sé una ragazza, ma decisi di dargli un'opportunità.

Dopotutto sembrava che tutta la scuola si fosse già dimenticata di ciò che era successo il giorno prima in piscina e io provai a fare altrettanto.

«Eleonore Tallish, vice capo cheerleaders».

«Bene, bene. Vedo che abbiamo una cosa in comune».

«E sarebbe?!»

Di sicuro non la modestia o la superiorità con la quale continuava ad atteggiarsi, ma sorvolai in quel momento. Mai giudicare un libro dalla copertina, giusto? E in questo caso neanche dai primi capitoli...

«Entrambi potremmo essere i leader delle rispettive squadre, ma ahimè, la nuova coppietta felice ci sta rubando la scena».

«Aryn è una delle mie migliori amiche. Non le ruberei mai qualcosa che merita».

«E non hai mai pensato che forse è grazie ai cognomi che portano se sono i capitani?»

Tutti nell' Upper East Side conoscevano le famiglie Huntington e Bevins, tra le più ricche di New York oserei dire, ed ero più che convinta che questo fosse il principale motivo per cui la mamma aveva invitato più volte Aryn a casa nostra affinché ci conoscessimo.

«Potrebbe anche essere così, ma lei è brava in ciò che fa. E poi a me non interessa essere il capo delle cheerleader. Ho tante altre cose più importanti a cui pensare. Ah, un'altra cosa: evita di chiamarmi pesciolino».

Presi le mie cose al volo e uscii dall'aula senza neanche ascoltarlo.

"Quanto mi irrita quel ragazzo! Perché ho deciso di rimanere ad ascoltarlo?!"

Lasciai un messaggio in segreteria a Oliver, nel quale lo informavo di avere un impegno dopo la scuola e sarei tornata a casa con un'amica.

Sentii la vibrazione del cellulare e lessi il nome Adele sullo schermo. Probabilmente era Oliver che mi stava richiamando dal telefono della dependance per confermare di aver ascoltato il mio messaggio.

Appunto personale, regalare un telefono a Oliver.

Obbligata al rigoroso silenzio, spensi il cellulare ignorando la chiamata ed entrai in classe per la lezione successiva.

Nonostante la guida spericolata di Aryn, alle quattro del pomeriggio arrivammo davanti all'ingresso dell'appartamento di Bella sane e salve. Anche con il traffico della città, riusciva sempre a non rispettare i limiti di velocità, prendendo vie secondarie.

Bella abitava nel loft a due piani di un grattacielo con una vista spettacolare sul Central Park. Adoravo il paesaggio che potevo ammirare da ogni finestra della Villa, ma niente per me era paragonabile allo scenario del cinquantesimo piano del Denver city Tower.

Mi ricordavo ancora la prima volta che misi piede lì dentro. Mi vergognavo così tanto di averla ospitata nella mia villa. Nonostante fosse sempre stata apprezzata da tutti i nostri ospiti per i decori ottocenteschi, gli antichi ornamenti e gli archi dorati, io avrei tanto fatto a cambio con il moderno, lussuoso e innovativo alloggio dei Brown.

Il portiere, riconoscendoci, ci salutò con un cenno del capo e ci fece passare, annunciando che la signorina Brown ci stava aspettando impazientemente.

«Grazie Michael, carino e gentile come sempre».

Aryn adorava mettersi in mostra con gli uomini più grandi di lei che la notavano e la osservavano in modo sfacciatamente provocatorio, Michael era uno di questi.

Arrivate nell'appartamento non trovammo nessuno ad accoglierci. A quanto pare, i signori Brown erano fuori città per l'ennesimo viaggio d'affari e Bella era rimasta sola. Era questa la cosa che ci accomunava più di tutte e che ci aveva legate fin dal primo giorno. La solitudine di due bambine, diventate poi adolescenti, che invece di tornare a casa da mamma e papà trovavano la tata e la domestica ad attenderle e prendersi cura di loro.

"Bella, tesoro, siamo qui. Dove sei?"

"Aryn? Ellie? Sono in camera mia, salite."

Trovammo Bella sdraiata nel letto, al contrario, con i piedi sul cuscino e la testa a penzoloni alla fine del materasso. Si alzò lentamente e notammo il mascara colato a causa del pianto.

"Ragazze, io non voglio un bambino". Con la mano destra indicò una montagna di test di gravidanza ammucchiati sulla scrivania, tutti con risultato positivo, tranne uno.

"Tesoro, questo è negativo. Vale la pena ritentare, forse gli altri sono sbagliati!" Aryn stava cercando in vano un modo per convincere prima di tutto sé stessa che quello che stava vivendo fosse solo un brutto sogno.

"Ho fatto 20 test e 19 sono risultati positivi, Aryn. Non credo proprio di essermi sbagliata!"

Abbracciai forte Bella che scoppiò di nuovo a piangere e fulminai Aryn con lo sguardo. Come si poteva essere così stupide e insensibili?

"Bella, chi è il padre del bambino? E come mai non ci hai detto nulla se avevi dei sospetti?"

"Non lo so chi è il padre, Ellie. Questo è il problema più grande. Sono stata con tre ragazzi nell'ultimo mese e non conosco il nome di nessuno dei tre. Li ho conosciuti tutti e tre negli Hampton tra la fine di luglio e l'inizio di agosto. Qualche giorno fa ho notato un ritardo nel ciclo, ma mi capita spesso. Non volevo allarmarvi per nulla. Poi ho deciso di togliermi il dubbio comprando un test e quando ho visto che era positivo mi è crollato il mondo addosso".

"Forse tesoro se aspettassi che passi la sbronza prima di aprire le gambe al primo che conosci in spiaggia, ti ricorderesti almeno il nome di chi ti porti a letto." Aryn stava esagerando. Come poteva parlare proprio lei? Aveva davvero una grande faccia tosta.

"Ha parlato la santarellina del liceo. Quella che è stata con mezza squadra di basket e di nuoto nel giro di tre anni!"

"Almeno io sono stata abbastanza intelligente da prendermi le dovute precauzioni e non fare i tuoi stessi errori, cara."

"RAGAZZE SMETTETELA!" Volevo bene a entrambe, ma diventavano davvero perfide e crudeli quando si arrabbiavano l'una con l'altra.

"Aryn! Bella ha bisogno di un'amica in questo momento. Puoi essere d'aiuto? Altrimenti qui sei di troppo!"

Alzò gli occhi al cielo e si sedette sulla poltrona accanto alla finestra, tenendo lo sguardo fisso verso i grattacieli all'orizzonte. Tenne il muso per un po', ma decise di non andarsene, curiosa com'era voleva sicuramente saperne di più.

"Come farò a finire l'anno scolastico? Come farò a dirlo ai miei? Come farò a occuparmi di un neonato e ad andare al college allo stesso tempo? Sono rovinata Ellie. Questo bambino mi rovinerà la vita. È un errore, non dovrei tenerlo."

Cercai di rassicurarla, dicendole che poteva contare su di noi in tutto. Che aveva sicuramente sbagliato, ma che questo non le permetteva di chiamare suo figlio un errore o la rovina della sua vita. Cercai di farla ragionare, di pensarci attentamente prima di prendere una decisione affrettata.

"Il bambino che crescerà nella tua pancia può essere solo che una benedizione. Tutti i bambini lo sono. È arrivato nel momento sbagliato, ma questo può solo servirti per capire come agire. Non sarai da sola né a scuola, né quando i tuoi si infurieranno con te. La cosa importante è sentirsi pronta ad affrontare la gente e i suoi pregiudizi. Non accadrà oggi, magari neanche domani, ma tra nove mesi qui con noi ci sarà un fagottino soffice che piangerà e che cercherà la sua mamma. E tu lo amerai dal primo istante in cui lo vedrai, anzi credo proprio che già sentendolo muoversi dentro di te, ti farà innamorare ciecamente. Io non credo che nel vedere tuo figlio tu ti possa più tirare indietro".

Rimasi accanto a Bella per il resto del pomeriggio, mentre Aryn se ne andò dopo poco annoiata, dicendo di avere un impegno incancellabile. Doveva assolutamente andare a fare shopping per la festa del giorno dopo. A quanto pare, non aveva "niente" da mettersi ed era sempre una questione di vita o di morte per lei.

Suonò il mio cellulare e vidi un altro messaggio di Oliver.

"Ellie, dove sei? Ti sto aspettando da ore ormai. È successo qualcosa? Devo venire a prenderti?"

La piscina! Me ne ero completamente dimenticata! Salutai Bella stringendola in un forte abbraccio, facendole promettere che sarebbe venuta alla festa della sera seguente a patto di non toccare alcolici per nessuna ragione e me ne andai, garantendole che mi sarei fatta sentire il prima possibile.

Chiamai un taxi e tra il solito traffico newyorchese e l'orario di punta, tornai a casa per le nove di sera. Il telefono si era spento e non riuscii ad avvisare Oliver del mio ritardo.

Andai diritta nel giardino dietro casa, dove c'era la piscina, ma di lui nessuna traccia. Salii in camera e trovai Oliver che stava facendo scivolare un post-it sotto la porta.

Quando mi vide si alzò in piedi, mi guardò con sguardo preoccupato.

"Scusami per il ritardo, Bella aveva bis..."

"Non dire altro Eleonore". Si incupì, sembrava deluso. Non disse nient'altro e se ne andò via.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top