Capitolo 7


OLIVER

Questo Travis di cui Eleonore mi stava parlando mi sembrava il classico ragazzo che sapeva di essere stato baciato dalla fortuna. Bello, ricco, popolare e sfruttava le sue potenzialità per far colpo sulle ragazze.

Di sicuro non il tipo di persona che avrei voluto vicino, ma era stato il motivo per cui la mia migliore amica si stava sfogando con me quel giorno e questo, per ora, mi bastava.

Non sapevo cosa dire. Il fatto che Ellie mi stesse rivolgendo la parola per più di qualche secondo era una cosa strana, che non succedeva da tempo e che alla fine mi era mancata.

Toccava a me dire qualcosa ora, darle un consiglio o stupirla, in positivo ovviamente.

Aveva appena finito di raccontare quanto fosse accaduto e stava aspettando una mia reazione o un commento, ma mi venne in mente solo una cosa da dire.

«Avrei tanto voluto vedere la tua faccia buffa e disperata mentre pensavi di annegare in una piscina di soli due metri, con tutte quelle persone lì fuori a guardarti».

Rimase in silenzio per qualche secondo che a me parve eterno. Ottimo. Volevo farla ridere, ma così sembrava una presa in giro e una mancanza di tatto nei suoi confronti. Poi scoppiò a ridere.

«Che sciocca sono stata. Sicuramente avrò fatto una pessima figura gridando e piangendo come una bambina. Dopotutto ha detto di non averlo fatto apposta, non sapeva che una ragazza della mia età avesse ancora paura dell'acqua. Sono proprio una stupida!»

Il suo viso divenne cupo tutto d'un tratto, non mi era mancato per niente il suo repentino cambio d'umore.

«Eleonore, non saper nuotare non vuol dire automaticamente essere stupida. Hai tante altre abilità e qualità da far invidia a mezza scuola».

«Sì, ma non ti sembra patetico invitare gli amici per una festa in piscina a casa tua e non toccare mai l'acqua?»

Stavamo ormai entrando a Villa Tallish e colsi al volo l'opportunità che il cielo mi stava dando per poter passare più tempo insieme a lei.

«Se vuoi ti posso insegnare io a nuotare. Abbiamo un'intera piscina a nostra disposizione qui e qualche settimana di caldo estivo ancora a nostro favore. Poi potrai ringraziare tuo padre per aver permesso a me e mia madre di usarla dopo il lavoro quando ero piccolo».

Stava per rispondere e potrei giurare di aver visto un no mimato con le labbra, ma suonò il suo cellulare e scese dalla macchina con il telefono all'orecchio e mi salutò di sfuggita con la mano. Di nuovo.

"Fantastico. Un'altra occasione sprecata. Cosa sto sbagliando?"

Rimasi seduto al posto di guida a pensare, quando mia madre bussò al finestrino della Jeep.

«Mijo, che stai facendo? Stai male?»

«No mama, tranquilla. Adesso scendo».

«Veloce amor. Devi pulire la piscina dalle foglie che sono cadute dentro. La señora Emily ha invitato delle amiche per un aperitivo più tardi e vuole che sia tutto in ordine per le cinque».

Dopo aver passato il resto del pomeriggio e gran parte della serata in giardino a sistemare gli attrezzi da lavoro, ritornai alla dependance dove mia madre mi aspettava con la cena ancora calda.

Mi sdraiai nel letto, quando la sentii bussare alla porta.

«Oliver, ho trovato questo bigliettino per terra accanto alla puerta tornando qui nel pomeriggio. Credo proprio sia per te».

Mi sorrise con dolcezza, già sapeva cosa ci fosse scritto e chi l'avesse lasciato e uscì dalla stanza.

Lo lessi tutto d'un fiato con la speranza di non esserle sembrato un pazzo a farle quella proposta di punto in bianco.

Con mia grande sorpresa, non potevo essere più lontano dalla realtà. Quella sera, dopo tanto tempo, mi addormentai felice ripensando a quelle parole.

"Mi ha fatto davvero piacere parlare con te oggi, Oliver. Grazie per avermi ascoltata.

P.S. accetto volentieri qualche lezione di nuoto. Che ne dici di cominciare domani alle sei?

Tua, Eleonore."

Mia? Era solo il solito modo di dire o ci aveva pensato bene prima di scriverlo? Poco importava. Lei aveva deciso di riprovarci e dare alla nostra amicizia un'altra possibilità. Cosa poteva andare storto? Eravamo solo due persone che nuotano in una piscina.

Avevo il cuore a mille, avevo paura di soffrire ancora, questa volta rialzarsi sarebbe stata dura. Ma il terrore di perderla definitivamente era ancora più grande per non provarci.

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