Capitolo 6


ELEONORE
Qualche anno prima

Erano quasi le tre del pomeriggio e l'ultima campanella, che segnava la fine della giornata scolastica, stava per suonare. Non vedevo l'ora di tornare a casa da Ollie per giocare insieme.

Si chiamava Oliver, era un bambino davvero divertente, molto intelligente e solare con tutti, grandi e piccoli. Viveva alla villa con suo padre Anibal, il giardiniere, e sua madre Adele, la nostra donna delle pulizie e governante.

Avevo scelto per lui il soprannome Ollie perché era molto simile al mio (Ellie) e ci faceva credere di avere un legame unico, come due fratelli.

Era diverso da tutti i ragazzini della mia età, lui non andava in giro vestito in modo elegante o con vestiti costosi. Non piangeva o si lamentava per tutto finché non otteneva ciò che desiderava e non andava a scuola.

«La mamma dice che non abbiamo abbastanza soldi per andare a scuola da queste parti e quindi è lei a insegnarmi ogni cosa».

Questa era la sua risposta.

All'epoca non capivo veramente quanto potesse costare una scuola come la mia e mi arrabbiavo spesso con Adele, pensando che fosse solo egoista e non volesse lasciare andare suo figlio a scuola per tenerlo tutto il giorno con sé a lavorare.

Solo dopo capii che in realtà l'egoista era mio padre, troppo attaccato ai soldi da non concederle uno stipendio decente neanche per la scuola pubblica più vicina.

Entrando dall'enorme cancello cercai Oliver con lo sguardo, ma quel giorno non c'era in giardino, ad attendermi puntuale come sempre.

Mi preoccupai subito.

"Che strano, sarà successo qualcosa?"

Scesi dall'auto in tutta fretta e mi diressi verso la dependance dove vivevano Adele, Oliver e suo padre. Anibal uscì infuriato, chiaramente ubriaco, con due valigie in mano, gridando qualcosa in spagnolo ad Adele che non riuscii a capire e se ne andò via sbattendo la porta alle sue spalle.

Quella fu l'ultima volta che lo vidi nella nostra proprietà e nessuno sapeva (o voleva) dirmi il motivo della sua partenza.

Entrai bussando delicatamente alla porta e trovai Adele alla finestra che cercava di asciugarsi le lacrime senza farsi vedere.

«Oh mija, cosa ci fai qui? Non dovresti essere con Oliver a giocare?»

Non vedendo suo figlio accanto a me, capì che doveva essere sicuramente lì dentro, nella sua cameretta, e doveva aver sentito tutto.

Adele si portò una mano davanti alla bocca e si precipitò davanti alla porta della stanza. Bussò, ma nessuno rispose.

Si sentivano dei singhiozzi smorzati da frequenti silenzi. Decisi che forse era il momento di lasciare madre e figlio da soli per un po'.

Ero proprio una bambina curiosa, quindi decisi di andare subito dalla mamma, per capire se lei ne sapesse qualcosa in più.

«Mamma, il papà di Ollie se n'è andato via arrabbiato. Credo abbia litigato con Adele! Ma cosa è successo?»

Giurai di intravedere un fugace sorriso soddisfatto sul suo volto quel pomeriggio, ma come al solito ritornò subito seria.

«Si è licenziato stamani. Non so altro. Ora va a fare i compiti e non sprecare tutto il tuo tempo a giocare con quel ragazzino, te l'ho già detto Eleonore, hai cose più importanti a cui pensare».

Quella sera, nel letto, non potei fare a meno di ripensare al mio amico e a quanto potesse stare male per la partenza del padre.

Era sempre stato un ragazzino allegro ed era difficile farlo piangere o arrabbiare. Sapere che stava soffrendo mi fece vergognare per tutte le volte che correvo da lui piangendo dopo che la mamma mi sgridava ingiustamente.

Il mattino dopo, prima della scuola, Oliver era in cucina ad aiutare sua madre con la colazione. Aspettai che Adele si allontanasse abbastanza da non poterci sentire e gli chiesi come stesse.

«Il mio papà se n'è andato, Ellie. Ha gridato contro la mamma e lo faceva spesso ultimamente. Ha sbattuto la porta e se n'è andato. Non so perché, non sono riuscito a capire. Continuava a urlare parole strane in spagnolo di cui non so il significato. Prima se n'è andato il nonno, ora lui. E se anche la mamma se ne andasse? Io non voglio rimanere solo».

«Ollie, ma tu non rimarrai solo. Ci sono io qui con te e non ti abbandonerò mai. Noi saremo migliori amici per sempre».

«Davvero Ellie?»

«Davvero Ollie».

Ci abbracciammo forte e poi scoppiammo a ridere. Ci volevamo davvero troppo bene.

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