Capitolo 5

ELEONORE

Il mio primo giorno di scuola trascorse molto lentamente. Pensare che solo quarantotto ore prima mi trovavo su una spiaggia bianca della Puglia mi deprimeva assai.

Trascorrevo le vacanze estive dalla zia di papà da quando avevo cinque anni. Amavo quel posto e nonostante stessi tutto il tempo all'aperto, non riuscivo mai ad abbronzarmi.

Zia Amelia era una cuoca straordinaria e una giocherellona. Quando il suo terzo e ultimo marito morì, lasciò l'America per non tornarci mai più. Comprò una casa in una piccola località del Sud d'Italia, detta Torre dell'Orso e da allora vive lì da sola con Nana, un Border Collie di ormai dodici anni.

Con tutta l'eredità lasciatagli dallo zio avrebbe potuto comprarsi una casa in ogni stato e trascorrere gli anni che le rimanevano in giro per il mondo, come aveva tanto desiderato fare durante la gioventù.

«Tuo zio era davvero l'uomo perfetto. Un uomo che sai di incontrare solo una volta nella vita, che ho amato fino alla fine dei suoi giorni e che continuerò ad amare fino alla fine dei miei. Ho deciso di trasferirmi qui perché il giorno in cui ci siamo visti per la prima volta mi confessò di avere un sogno nel cassetto: invecchiare su una spiaggia italiana. Purtroppo, l'esercito me l'ha portato via troppo presto, ma so che questo posto lo avrebbe reso davvero felice».

Un giorno, spero di trovare quella persona che mi faccia battere il cuore così forte da farmi compiere follie e capire così che è veramente quella giusta. L'unico uomo della mia vita che amerò fino alla fine dei miei giorni, come lo zio e Amelia.

"All'una e mezza ti voglio davanti al mio armadietto. NON MANCARE QUESTA VOLTA!!"

Il mio cellulare suonò per l'ennesima volta e la signorina Peacok, l'insegnante di storia, mi lanciò un'occhiataccia.

All' una e mezza, puntuali come un orologio svizzero, Aryn e Bella mi aspettavano davanti ai loro armadietti impazienti.

«Ellie, ma dov'eri finita?! Abbiamo grandi novità da raccontarti! Non c'eri agli allenamenti stamattina».

Bella mi corse incontro e mi abbracciò fortissimo. Delle due era sempre stata la più espansiva ed emotiva.

«Scusate ragazze, ho avuto una mattinata movimentata. Cosa c'è di così tanto importante da non poter attendere?»

Le mie due amiche cominciarono a ridacchiare come bambine impazienti che non riescono a tenere un segreto. Non le sopportavo quando mi tenevano sulle spine.

«Bevins mi ha chiesto di uscire quest'estate! Ci ha provato con me fino a quando non gli ho detto di sì! Credo proprio che diventerò la reginetta del ballo di quest'anno!»

Jackson Bevins, capitano della squadra di nuoto fin dal primo anno, il ragazzo più popolare della scuola e desiderato da tutte le ragazze e non solo, famoso rubacuori e.... dannatamente superficiale e stupido!

«Aryn, non starai correndo un po' troppo? La scuola è appena iniziata e tu pensi davvero che Jackson Bevins starà con te fino al ballo di fine anno?»

«Ellie tesoro, forse non mi hai capita. Lui si fa vedere solo con ragazze alla sua altezza, non con le nullità. Non ho sudato per tre anni diventando capo cheerleader per niente! È giusto che io diventi la reginetta e abbia al mio fianco il ragazzo più carino e desiderato di tutta la scuola! Ma non vi preoccupate, ora che faccio parte della sua cerchia di amici sicuramente potrò presentarvi qualche bel ragazzo della squadra di nuoto».

Aryn e Bella si guardarono gridando di gioia e allargarono le braccia per coinvolgermi nell'imbarazzantissimo abbraccio di gruppo.

«Tra poco ci sarà il loro primo allenamento in piscina e grazie a me avremo a disposizione le prime file per poter osservare tutti quei pettorali da urlo. Ma guai a voi se vi vedo posare gli occhi sugli addominali di Jackson!»

Inutile dire che non vollero saperne delle mie scuse e mi trascinarono in piscina con forza. Passare l'ora successiva con Miss Peacok sarebbe stato più interessante.

La gradinata che dava sulla piscina era piena di ragazzine urlanti che facevano di tutto per farsi notare dai ragazzi in acqua, aumentando sempre di più il loro ego. A volte mi chiedevo che senso avesse pagare tanti soldi per una scuola privata di alta istruzione se alla fine eri circondato solamente da galline.

Ci avvicinammo tutte e tre a un trampolino dove Jackson si stava preparando per tuffarsi. Aryn ci teneva a farsi vedere mentre la sua nuova conquista la baciava davanti a una cinquantina di adolescenti invidiose. Riusciva sempre a ottenere ciò che voleva, a ogni costo.

In tanto Bella era pronta a scattare l'ennesima foto che sarebbe stata pubblicata sul profilo Instagram dell'amica con il loro hashtag del momento, #JAmoreprofondo.

Sì, profondo come una pozzanghera nel deserto!

Volevo bene ad Aryn, ma a volte la superficialità di quella ragazza era davvero troppa da sopportare.

Nonostante grazie alle mie amiche fossi abbastanza popolare a scuola, stare al centro dell'attenzione non era proprio il mio forte (a meno che non fossi ubriaca), quindi mi girai per andare a sedermi sulle gradinate.

Non feci neanche a tempo a voltarmi completamente che sentii perdere l'equilibrio. Qualcuno mi aveva urtato e stavo per finire in acqua. Istintivamente cercai di afferrarmi a qualcosa, ma non riuscendo finii in acqua.

Non sapevo nuotare.

Passavo le mie estati in una splendida località marittima, ma purtroppo non avevo mai avuto l'occasione di imparare a stare a galla da bambina. Tutto quello che riuscivo a fare era rimanere fin dove l'acqua era bassa. Sentire la sabbia sotto i miei piedi mi dava tranquillità. Spesso mentivo, affermando di essermi appena acconciata i capelli e di non voler buttare al vento le ore passate davanti allo specchio.

Quel giorno, nella piscina olimpionica della scuola, davanti a centinaia di ragazzi che mi conoscevano, andai nel panico e cominciai a bere acqua.

Cercai di muovermi e gridare aiuto, ma il terrore che provavo impedì l'emissione di ogni suono.

La piscina era profonda solo due metri e mezzo, ma non riuscendo a tocca il fondo sprofondai nel panico. Non avevo più fiato.

A un certo punto sentii un braccio avvolgermi il busto e trascinarmi fuori dall'acqua. Non smettevo di tossire e sentivo gli occhi di tutti i presenti su di me.

«Tutto bene pesciolino? Come ti senti?»

«C-chi mi ha fatta c-cadere in a-acqua?»

Avevo il sole negli occhi e non riuscivo a capire chi fosse il ragazzo che mi stava parlando e che mi aveva appena salvata.

«Volevamo solo farti uno scherzo, non pensavo saresti davvero caduta. Men che meno che non sapessi nuotare».

Dal suo tono ironico intuì che mi stava prendendo in giro davanti a mezza scuola e che gli stava anche piacendo.

«Quindi sei stato tu!»

«Colpevole».

Realizzai dove avevo già sentito quella voce. Ma sì, il ragazzo di questa mattina!

«Tu sei lo spocchioso di questa mattina!»

«Travis Miller, piacere».

«Potevo anche morire in quella piscina per colpa tua!»

«Io direi che è anche grazie a me se sei sana e salva. Potremmo dire che mi devi la vita».

Ogni volta che parlava gonfiava i pettorali per farsi notare dalle ragazze, che continuavano a girare in torno a noi per osservare la scena e sfoggiava uno dei suoi sguardi ammiccanti e provocatori.

Il fatto che non mi stesse prendendo seriamente e che stesse prestando più attenzione alle altre invece che a me, mi fece andare su tutte le furie.

«Ellie, tesoro, come ti senti?»

Aryn e Bella si precipitarono accanto a me. Ma ero troppo furiosa per prestar loro attenzione. Me ne andai convinta di non voler sprecare un secondo di più a gridare contro quel Travis Miller. Le ragazze mi corsero dietro e mi accompagnarono in bagno.

«Ma chi si crede di essere quel cretino?!»

«Tesoro, davvero non lo conosci?! Lui è il più giovane talento ad aver vinto più medaglie d'oro in tutti gli stili del nuoto per cinque anni consecutivi in tutta la California. Si è dovuto trasferire qui con suo padre quest'estate».

«Ed è anche un gran figo! Come vorrei esserci caduta io in acqua per farmi salvare da lui».

Bella stava già fantasticando troppo su un ragazzo che aveva appena conosciuto e che mi aveva spinta in acqua apposta.

Cercai di salvare più possibile di ciò che rimaneva del mio trucco, asciugai i vestiti bagnati, i capelli e salutai le ragazze. Finalmente era l'ora di tornarmene a casa.

In lontananza vidi la Jeep di Adele e corsi nella sua direzione. Una volta salita a bordo cominciai a buttare fuori tutto il nervoso e la rabbia accumulata, ma mi accorsi troppo tardi che al volante non c'era lei.

«Ehm, penso abbia sbagliato persona. Sono Ollie».

Mi girai a guardarlo, visibilmente imbarazzata.

Un momento! Aveva davvero detto Ollie? Era da un po' che non sentivo quel nome e mi vennero alla mente tanti vecchi ricordi sereni. Capii che anche a lui aveva fatto uno strano effetto e decisi di non soffermarmi troppo sulla cosa.

Avevo davvero bisogno di sfogarmi e parlare con qualcuno che non mi ripetesse quanto fossi stata fortunata ad essermi ritrovata così vicino a uno dei ragazzi più carini del liceo. Uno che potesse capire veramente come si sentivo, un tempo almeno era così.

Oliver sembrava ben disposto ad ascoltare e nel viaggio di ritorno alla villa decisi di raccontargli il mio primo giorno di scuola.

Più parlavo e raccontavo, più sentivo che in questi anni lontana da lui mi era mancato da morire. Forse era davvero stata tutta colpa mia, ma era troppo tardi per tornare sui miei passi, avevo già provato a chiedere scusa a Oliver tante volte senza nessun risultato positivo.

Dopo tutto non eravamo più bambini, eravamo cambiati. Saremmo riusciti ad accettare le nostre rispettive vite e punti di vista? O forse era un'amicizia destinata a finire e rimanere uno splendido ricordo d'infanzia.

Per il momento mi godevo il presente. Ollie e io come da piccoli. Io brava oratrice e cantastorie, lui perfetto uditore e consigliere.

Fu il momento migliore della giornata.

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