Capitolo 14
ELEONORE
Il giorno dopo la festa mi svegliai con un cerchio enorme alla testa. Avevo dei ricordi vaghi della sera prima, qualcuno aveva provato a farmi del male, Travis? Mi sentivo dolorante e questo dubbio enorme non mi faceva rimanere tranquilla. Ma c'era una cosa che non avrei mai potuto dimenticare. Oliver mi aveva baciata. L'avevo sentito avvicinarsi al letto, sedersi accanto a me e prendermi la mano. Ho fatto finta di continuare a dormire, fino a quando mi ha confessato di provare qualcosa per me già da tempo. Non potevo crederci, non avevo mai considerato Ollie sotto quel punto di vista. Gli ho voluto bene fin dal primo giorno, ma per me lui è sempre stato come un amico, il mio migliore amico. Che sciocca sono stata a non accorgermi mai di nulla. Così è stato ferito due volte, dalla sua migliore amica e dalla ragazza che amava. Non potevo dirgli che sapevo del bacio e di quello che provava per me. È riuscito a confessarlo solo perché credeva che stessi dormendo, sarebbe imbarazzante per lui sapere che ero sveglia, che avevo sentito tutto e avevo fatto finta di niente e ancor più deludente realizzare che il suo amore purtroppo non era ricambiato.
Decisi che sarei andata da lui per ringraziarlo per quanto aveva fatto quella notte, ma senza scendere in particolari.
"Mi ha vista in una condizione davvero tremenda, con la testa nel water e il vomito nei capelli. Il minimo che possa fare è ringraziarlo".
Mi alzai per fare una doccia, ma il forte mal di testa mi fece perdere l'equilibrio e caddi di nuovo nel letto.
"Forse oggi non andrò a scuola. Come si fa ad organizzare una festa così durante la settimana?"
Qualcuno bussò alla porta. Era sicuramente la mamma che si stava preoccupando per non essere ancora scesa a fare colazione. Entrò senza aspettare una mia risposta e appena mi vide si mise le mani sui fianchi con disappunto.
"Eleonore cara, così non va bene. Arriverai tardi a scuola, di nuovo. E noi non vogliamo che questo accada, vero?"
"No mamma, a dire la verità non mi sento molto bene. Credo che rimarrò a casa oggi. Mi rimetterò in forma per domani, promesso."
"Ti conviene, perché quest'anno non abbiamo iniziato la scuola nel migliore dei modi. So che sei arrivata in ritardo il tuo primo giorno di scuola e so che hai saltato gli allenamenti con le cheerleader per andare a casa di Bella. Questo è il tuo ultimo anno di liceo, Eleonore, devi già cominciare a prepararti per il college. Harvard ha un metodo di selezione molto rigido, dovrai impegnarti duramente per entrare. È del tuo futuro che stiamo parlando".
La mamma prendeva molto sul serio il mio futuro in quell'università. I mei genitori e i miei nonni avevano frequentato Harvard e si aspettavano lo stesso da me, dai miei figli e naturalmente dai miei nipoti. Invano avevo provato a convincerli del fatto che c'erano molti altri college validi anche a New York, così da poter restare vicino casa e vicino ai miei amici.
"Principessa, ci saranno tanti ragazzi con cui fare amicizia ad Harvard, non ti preoccupare. E poi so che anche i genitori di Aryn stanno prendendo in considerazione la possibilità di mandare la figlia proprio lì".
Non mi importava molto di dove sarebbe andata a finire Aryn, la mia unica preoccupazione era Oliver. Il nostro rapporto si stava già sgretolando in prima superiore e andare via da New York avrebbe solo che peggiorato le cose. Ancora non sapevo tutto ciò che sarebbe successo dopo e che, per colpa mia, era bastato molto meno per rovinare tutto.
La mamma se ne andò sbattendo la porta dietro di sé e io finalmente ne approfittai per andare a farmi una doccia calda. Sentirmi fresca, pulita e profumata mi aiutava sempre a smaltire una sbornia e quel giorno non fu diverso, mi sentivo già molto meglio. Mi vestii e decisi di trascorrere il resto della mattinata a letto in compagnia di un buon libro. Verso mezzogiorno mi affacciai alla finestra per cercare Oliver in giardino, a quell'ora avrebbe dovuto ancora essere di fuori a lavorare. Notai invece una macchina che non avevo mai visto prima entrare dal cancello principale e avvicinarsi alla villa. La mia camera si trovava in una posizione scomoda per vedere chi entrava e usciva dal portone d'ingresso e non riuscii a capire chi fosse il nostro ospite. Suonarono al campanello e qualche minuto più tardi bussarono alla mia porta.
"Ellie tesoro, c'è un tuo amico che chiede di te. Adesso entriamo".
Aveva stranamente cambiato tono di voce e sembrava aver dimenticato il rimprovero di qualche ora prima. Non stavo aspettando nessuno e tutti i ragazzi che conoscevo non si sarebbero preoccupati per me così tanto da venire a trovarmi se fossi mancata a scuola. Cercai di sistemarmi il più velocemente possibile, dato che la mamma non mi aveva lasciato tempo e stava già entrando. Quando lo vidi in piedi davanti a me diventai pallida in volto e cominciai a sudare freddo. Come sapeva lui dove abitavo?
"Travis, cosa ci fai qui?"
"Volevo sapere come stavi? Ieri sera ti ho cercata alla festa ma non ti ho più trovata".
"Forse perché non volevo che mi trovassi. Mamma, lui non è mio amico, accompagnalo alla porta per favore".
"Perdona mia figlia, Travis, ha avuto una nottata terribile e si è dimenticata cosa siano le buone maniere".
La mamma mi fissava con uno sguardo serio e gelido. Con quelle poche parole mi aveva già fatto capire tutto. Avrei passato le prossime ore in compagnia di un ragazzo che si era approfittato di me e che lei non conosceva affatto, l'alternativa sarebbe stata ascoltare il solito discorso di mamma sulla ospitalità e cortesia. Non volevo rimanere in quella stanza un minuto di più e cercai una qualsiasi scusa per andarmene, ma la mamma non volle sentire ragioni e se ne andò per prima, lasciando la porta aperta affinché potesse tenerci d'occhio da lontano. Non potevo dirle quello che era successo alla festa, non era del tutto chiaro neanche a me, l'avrei fatta preoccupare per nulla e mi avrebbe tenuta in casa per l'intero anno scolastico.
"Eleonore, qualcosa non va?" Travis cercò di avvicinarsi di più e sfiorarmi il braccio, ma io indietreggiai impulsivamente.
"Non provare a toccarmi perché giuro che racconto tutto a mia madre e ti assicuro che quando è arrabbiata non è più la donna gentile e cordiale che hai conosciuto prima".
"Cosa significa? Che cosa ho fatto di male? Ho sbagliato a venire qui? Ero preoccupato per te, dopo che sei caduta stanotte e hai sbattuto la testa non ti ho più vista. Ho pensato che stessi cercando di tornare a casa a piedi, ma nelle condizioni in cui eri qualcuno avrebbe potuto approfittare di te e..."
"E poi cosa Travis? Spogliarmi e finire il lavoro che hai iniziato tu? Vattene per favore, non ti voglio più vedere, se non fosse stato per quel ragazzo, chissà fino a che punto ti saresti spinto".
"Aspetta un attimo. Chi ti ha messo queste idee in testa? Perché, a quanto pare, eri un po' troppo ubriaca perché tu possa ricordare bene".
Travis si stava innervosendo, come se gli avessi addossato colpe che non aveva. Eppure, io mi ricordo di lui, della sua voce e Oliver me lo aveva confermato. Non avrebbe mai potuto mentirmi.
"Forse non ricorderò ogni cosa in modo nitido, ma mi ricordo benissimo che tu ieri lì, quindi non cercare di prendermi in giro".
"Certo che ero lì e dovresti pure ringraziarmi, perché se non ti avessi trovata e non fossi arrivato in tempo, molto probabilmente a quest'ora ti ritroveresti in una camera non tua, spaventata e a piangerti addosso ..."
Si ricordò che mia madre aveva lasciato la porta aperta apposta e moderò il tono della voce prima di continuare.
"...Eleonore, non sono stato io a farti quelle cose, ma Adam. È un amico di Jackson, l'ho conosciuto questa estate negli Hampton e non è un ragazzo di cui ci si può fidare, né da sobrio, tantomeno da brillo. Ti ricordi di me perché sono venuto a cercarti non appena ho realizzato che non c'eri più in mezzo al gruppo di ragazzine urlanti che ballavano. Conosco quel tipo di feste e credevo che anche tu lo sapessi, visto che a quanto ho saputo non sei la classica ragazza astemia che non esce a divertirsi la sera, ma, a quanto pare, mi sbagliavo. Ti ho persa di vista solo per un attimo e quando vi ho visti in disparte ho capito che eri in difficoltà, che volevi andartene, ma lui non ti lasciava andare e mi sono intromesso. Per questo ho un livido in fronte e la mano fasciata".
Ero così arrabbiata con lui che non mi accorsi neanche della fasciatura. Stava dicendo la verità? O voleva solo proteggere sé stesso da una denuncia? Non sapevo cosa dire, non sapevo se credergli veramente. Cominciai a tremare e piangere, volevo ricordare, non volevo incolpare una persona ingiustamente per delle cose così orribili.
Ero immersa nei miei pensieri quando sentii il mio cellulare vibrare. Era un messaggio di Aryn dove mi chiedeva se era "ttt ok" e che Jackson le aveva raccontato di me e Adam. Adam? Allora Travis non mi stava mentendo, mi aveva davvero salvata.
"Travis, io...hai ragione. Grazie...scusami...io non..."
Il mio sguardo era ancora fisso sul messaggio e non potevo credere a ciò che stavo leggendo. Erano troppe le emozioni che provavo in quel momento per riuscire a formulare una frase di senso compiuto. Ero sollevata nel sapere che Travis non era colpevole, ma anzi, mi aveva aiutata, nonostante non fossimo amici e non era tenuto a preoccuparsi così tanto da venire a cercarmi. Allo stesso tempo ero turbata, perché questo Adam, che non conoscevo e di cui non ricordavo il volto avrebbe potuto raccontare in giro cose non vere, per vantarsi con i suoi amici. Ma la cosa che più mi infastidiva in quel momento era la reazione della mia migliore amica, un semplice messaggio al quale non era neppure riuscita a dedicare qualche secondo in più per scriverlo in modo corretto e decente. Era al corrente di quanto fosse accaduto e allora perché non era qua con me? Io ci sarei stata. Perché non mi ha chiamata? Era anche colpa sua se Adam aveva approfittato di me. Se n'era andata lasciandomi lì da sola, quando saremmo dovute rimanere insieme. Mi ha lasciata per passare la notte intera con Jackson, dimenticandosi della sua cosiddetta amica.
Tremavo così tanto che le gambe cedettero e caddi a terra. Con uno scatto, Travis si avvicinò cercando di afferrarmi per un braccio e attutire la caduta. Finimmo entrambi a terra, uno di fianco all'altro. Una lacrima bagnò il mio volto, sentii la mano calda di Travis sfiorarmi la guancia e asciugarmi il viso.
"Ehi, va tutto bene? Sembra che quel messaggio ti abbia parecchio turbata".
"Scusami per aver pensato male di te. Non ero lucida e ho fatto confusione. È colpa mia, non dovevo bere troppo, sono perfettamente consapevole dell'effetto che mi fa l'alcool e volevo smettere di pensare ai miei problemi solo per cinque minuti. Ora sto bene, non ti preoccupare. Dovrei risolvere una cosa se non ti dispiace".
Fissai il mio cellulare pensando a tutte le cattiverie che avrei detto ad Aryn da lì a qualche minuto. Travis mi aiutò ad alzarmi, mi porse un bicchiere d'acqua che aveva fatto portare a Adele dalla cucina e si assicurò che io stessi veramente bene prima di andarsene.
"Eleonore, se hai bisogno di qualsiasi cosa non devi fare altro che chiederlo, lo sai. Mi sento terribilmente in colpa per quello che è successo alla festa, non avrei dovuto offrirti da bere".
"Sto bene, davvero, e non è colpa tua. Non lo sapevi, volevi solo essere carino con me. Ci vediamo domani a scuola, okay?"
Mi sorrise e mi diede un bacio sulla fronte, come un padre amorevole e premuroso con sua figlia. Quel gesto mi mise in imbarazzo e diventai subito rossa. Sorrisi a mia volta visibilmente a disagio e lo accompagnai all'ingresso. Lo ringraziai ancora per quello che aveva fatto per me e per essere passato a trovarmi. Al contrario delle persone che consideravo amici, lui mi era stato davvero accanto. Tornai in camera a corse e chiamai Aryn, piena di rabbia e amarezza. Rispose dopo una decina di squilli e questo mi fece capire quanto dovesse essere stata grande la sua preoccupazione. Contai fino a dieci prima di parlare, ero furibonda, ma non volevo rischiare di dirle cose che non sentivo veramente o della quale mi sarei poi pentita.
"Ellie, tesoro, come stai? Non c'eri oggi agli allenamenti. Non posso continuare a giustificarti con la squadra solo perché sei mia amica."
"Mi consideri tua amica, Aryn? Allora dov'eri quando avevo più bisogno di te? Una delle tue migliori amiche stava per essere violentata, lo capisci questo? Non so che cazzate ti abbiano raccontato Jackson e i suoi amici, ma di sicuro avranno esaltato quel pezzo di merda e avranno fatto passare me semplicemente come una delle sue ultime conquiste o, peggio ancora, come una puttana. Ma la verità è un'altra Aryn, la verità è che tu non eri lì quando cercavo di gridare aiuto ubriaca e nessuno si rendeva conto di quanto accadeva".
"Oh mio Dio Ellie, io non lo sapevo. I ragazzi mi hanno detto che ci aveva semplicemente provato con te e che tu ci eri stata. Pensavo solo che fossi un po' ubriaca. Non ne avevo idea, però stai bene adesso, no? Alla fine, non è successo nulla di cui preoccuparsi".
"Se sto bene non è di certo grazie a te. Te ne sei andata senza dirmi niente, quando dovevamo stare tutte insieme. Non hai minimamente pensato a me, né a Bella e se non fosse stato per Travis e Oliver, a quest'ora io..."
"Oliver chi scusa? Quel tuo giardiniere intendi? Oh, mio Dio Eleonore, che ci faceva lui a quella festa? Non l'avrai invitato tu spero."
Cominciò a ridere e a inventare storie su come avrebbe potuto entrare un ragazzo sempliciotto come Oliver in una casa controllata da personale attento. Il suo modo di ragionare superficiale ed egoista mi fece perdere la testa. Come poteva parlare così del ragazzo che mi era stato accanto al suo posto? Era proprio una ragazzina viziata ed eccentrica.
"Quel giardiniere era presente quando ero ridotta uno schifo e mi ha portata via da lì. Avresti dovuto esserci tu al suo posto Aryn, cosa è che non capisci? Non so cosa ci facesse lì, né come facesse a sapere dov'ero, ma gli sono grata per essere arrivato in tempo. Peccato non poter dire la stessa cosa di te!"
Le chiusi il telefono in faccia mentre stava ancora parlando, non volevo ascoltare un'altra parola uscire dalla sua bocca ipocrita. Spendere del tempo al telefono con lei voleva dire sprecarlo, non avrebbe capito l'importanza della cosa e quanto mi avesse ferita. Realizzai di averla persa dopo quella conversazione e la cosa non mi dispiacque affatto. Avevo sbagliato a fidarmi di lei e a pensare che potesse accorgersi di qualcun altro al di fuori di sé stessa.
Dalla rabbia buttai il cellulare sul letto, che con un rimbalzo cadde poi per terra. Mi avvicinai per vedere se si fosse rotto e scorsi dalla finestra due figure nel giardino. Erano Travis e Oliver. Non si erano mai visti, di che cosa stavano parlando? Non credo che Travis si interessi di botanica. Oliver aveva capito che era lì per me e stava indagando per capire cosa ricordassi della sera prima? Al pensiero delle sue labbra sulle mie sentii le mie guance avvampare, mi spostai dalla finestra prima che i due mi potessero vedere.
Non avevo capito che le intenzioni di Oliver nei confronti di Travis erano ben altre. Stava cercando di difendermi sì, ma dal ragazzo sbagliato.
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