Un amore nato sotto un salice

Da quel giorno dirvi che la mia vita divenne perfetta non basterebbe.
Appena potevo lasciavo il mio mondo per stare con lei e sebbene non volessi ammetterlo, la cosa mi costava molta energia.

Trascorrevamo le nostre giornate che lentamente diventavano estive, ad esplorare. Scoprimmo l'ubicazione di una grotta dove realizzammo dei buffi e alquanto astratti disegni sulle pareti; trovammo un fiume dove eravamo soliti farci il bagno quando il caldo era insopportabile; osservavamo la natura mutare di mese in mese sotto l'albero dove ci eravamo conosciuti.

Elena mi faceva sentire umano per la prima volta ed era un raggio di sole che mi riscaldava il cuore ogni volta che mi sorrideva.

Fui intimorito all'idea di raccontarle chi ero veramente, probabilmente mi avrebbe preso per pazzo e sarebbe scappata, oppure si sarebbe messa a ridere, ancora non lo sapevo.

Il giorno che le dissi la verità, pioveva,  ci accordammo per vederci sotto il salice e lì la attesi. Al suo arrivo era completamente bagnata, l'abito estivo le aderiva perfettamente al corpo, e questo mi scatenò pensieri poco consoni all'occasione.

La feci sedere accanto a me guardandola con un sguardo quasi a chiederle perdono, anche se in realtà non avevo fatto nulla, o almeno non ancora.

"Devo dirti una cosa importante" iniziai con tono basso e incerto.

Lei puntò con aria interrogativa i suoi occhi color del mare nei miei e attese che io le rivelassi ciò che avevo da dire.

"Io sono un dio. Più precisamente il  dio del tempo"

Tacque e io mi limitai a proseguire.

"Io ho visto nascere e morire molte cose, se mi chiedessi quanti anni ho non saprei nemmeno darti una cifra precisa. Io vengo da un mondo completamente diverso dal tuo, un mondo bianco illuminato solo da qualche chiazza di colore, ma senza fiori, senza acqua, senza vita. Io vivo lì in solitudine fin da quando ne ho memoria. Di tanto in tanto fuggivo dalla solitudine per esplorare come un umano e questo mi era possibile grazie a questa piccola clessidra che rendeva materiale il mio corpo fatto solo di spirito. È per conoscere te che sono venuto qui, perché osservandoti mi sono innamorato, perché sei in grado di farmi sentire una persona e non un dio e perché sei in grado di farmi provare sentimenti che non avevo mai provato. Volevo che lo sapessi, penso tuttavia che persino tu avessi compreso che non ero poi così normale".

Non rispose, continuò a fissarmi con uno sguardo per me indecifrabile. Poi si alzò e corse via.

Io non la fermai. Non sapevo come bloccarla. Probabilmente era sconvolta, e non la biasimavo, oppure si sentiva tradita, non seppì stabilire una vera e propria causa per il suo comportamento anomalo.
Ritornavo di tanto in tanto sotto quel salice con la speranza di rivederla, ma inutilmente.

Lei era scappata via.

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