Elena

Emerald.

Una terra magnifica. Ricca, prospera e fertile.

Qui il nostro popolo, un popolo da sempre nomade, aveva deciso di mettere le radici.

Io all'epoca avevo sedici anni e il mio amico d'infanzia Stephen, figlio di uno dei tre capi tribù, ne aveva due in più di me.
Trascorrevamo molto del nostro tempo ad esplorare i dintorni e ogni volta che gli era possibile, mi raccontava ciò che suo padre e gli altri due capi, si dicevano durante le riunioni del consiglio che era stato appena fondato.

Noi ancora non lo sapevamo, ma la vita di tutti sarebbe cambiata.
Dopo poche settimane dal nostro arrivo  erano comparsi i primi edifici, e per gente che era sempre stata abituata a muoversi e a vivere in tende improvvisate, avere un vero tetto sulla testa era una sensazione nuova e rassicurante.

In un giorno di primavera, fu convocato tutto il popolo per un annuncio.
Il sole era tiepido, il vento soffiava pacato e l'aria profumava di fiori.
Fu il padre di Stephen a parlare quel giorno.

"Amici. Compagni. Oggi è un giorno speciale per ognuno di noi. Oggi faremo la storia del nostro popolo. Io e gli altri due membri del consiglio abbiamo finalmente trovato una soluzione, che garantirà una nuova e migliore vita a tutti. Verranno fondate due contee, che avranno il compito rispettivamente di difenderci e annotare la nostra storia.
Verrà edificato proprio qui, in questo luogo, Emerald, che sarà il nucleo di questo nuovo regno.
A capo di ciò vi saranno i tre capi tribù, che insieme alle loro famiglie daranno origine alle prime dinastie dei lord.
Domani molti di voi partiranno in cerca di una nuova casa, ma non verrete mai dimenticati. Siete parte di noi e parte della nostra storia"

Per tutto il momento ero rimasta in silenzio ad ascoltare allibita e quando mi voltai verso il mio amico, sul suo viso era stampato un sorriso a trentadue denti e i suoi occhi brillavano di una luce sinistra.

L'idea non era male, ma non ero comunque d'accordo sul separare popoli che avevano sempre convissuto in armonia per così tanti anni.

Il giorno dopo mi svegliai presto, e come mio solito sgattaiolai fuori dalla mia confortevole casa, per recarmi in un posto che era soltanto mio.
A qualche chilometro su un'altura vi era un salice piangente molto anziano, dal quale era possibile godere di una vista completa del paesaggio circostante.

Quella mattina diedi l'addio a tanti miei amici da quella collina.

Erano passati già un paio di mesi, Stephen non si faceva quasi più vedere, completamente preso dai suoi nuovi impegni e io passavo il mio tempo in solitudine.

Mentre ero stesa sotto il salice a riflettere e a riposare, avvertì una strana presenza. Mi alzai di scattò temendo l'attacco di qualche animale selvatico, ma non potei fare a meno di sorridere e gettare un sospiro di sollievo, non appena vidi un ragazzo dai capelli lunghi e scarlatti che mi osservava con curiosità.

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