Capitolo 1 - Istinto animalesco
Manca soltanto una settimana a Natale e l’aria fredda e gelida in una piena Londra, si percepisce come non mai. Il “Petit Amie", è aperto ormai da cinque mesi e la gente incuriosita fa breccia all’interno; e si sente in ogni loro sguardo la gioia nel gustare ogni nostro piatto, fresco e genuino.
Il nuovo locale fortunatamente ha avuto un gran successo. Tra le luci serali della città e le varie luminarie il Tamigi è più carico e splendido che mai. Mentre impiatto gli spaghetti con vongole, Pedro mi passa il telefono.
<< Chef, una chiamata per lei. >>
<< Chi è? >>
<< La babysitter di suo figlio. >> Mi porge il telefono e prende il mio posto velocemente. Esco sul retro e avvicino all’orecchio il cellulare.
<< Pronto? Rose che succede? >>
<< Signor Peterson, mi dispiace disturbarla ma suo figlio ha la febbre molto alta e non mi permette di toccarlo vuole il suo papà e la sua mamma. >>
<< Capisco… Mi organizzo per lasciare il ristorante e arriviamo prima possibile a controllare la situazione. Stai tranquilla e cerca di calmarlo. >> Dico deciso e al tempo stesso preoccupato per il mio piccolo. Riaggancio e mi fiondo in cucina, Pedro manda via gli ordini senza alcun intoppo e almeno su questo cerco di resistere alla tentazione di controllare la situazione. So perfettamente che sa fare il suo lavoro e voglio dargli un minimo di fiducia. Nel salone i clienti gustano i loro piatti e sorridono entusiasti. Sorrido e cerco di contenere la mia preoccupazione, scorgo Meg ad uno dei tavoli in fondo accanto alle finestre che si affacciano sul Tamigi.
<< I nostri vini provengono dalla Francia e dall' Italia per lo più. Con la bistecca vi consiglio un rosso di Chianti, altrimenti… >> Interrompo l'illustrazione e mi scuso.
<< Meg, ha chiamato Rose… Sam ha la febbre e vuole noi al suo fianco. Cosa facciamo? >> Sospira.
<< Io finisco le ultime due ore qui intanto vai a casa appena ho fatto ti raggiungo. Lascio Omar e Brandon finire l'ultima ora di servizio. Cosa ne pensi? >>
<< Va bene, amore. Ma sei sicura? >>
<< Si tranquillo. >>
<< D'accordo. >> Le bacio la fronte e la lascio andare. Mi tolgo il grembiule e metto le scarpe. Infilo il cappotto ed esco dal locale fulmineo.
Entro in casa. Sam dorme tra le braccia di Rose e si lascia cullare. Meg è rimasta al locale con Pedro e i ragazzi, un po ' dispiaciuto so quanto ama suo figlio, ma anche quanto tenga al bistrot. Entrambi abbiamo investito nell'attività e cerca di far incastrare ogni cosa nel migliore dei modi. Il nostro rapporto non è più quello di un tempo, ma come madre e socia è fantastica. Rose compare sulla soglia mentre mi tolgo il cappotto.
<< Si è addormentato. Ora è più sereno. Mi dispiace avervi fatto preoccupare. >>
<< Come sta?>>
<< La febbre per fortuna è scesa. Lui adesso dorme sereno. >> Sorride e la sento più tranquilla.
<< Beh, bene. >> Sospiro.
<< Mi spiace averla fatta correre. Piangeva disperato e non sapevo cosa fare. >>
<< Hai fatto bene. Quando hai bisogno devi chiamarmi. >>
<< Lo farò. >> Sorride e ricambio intenerito.
Da ormai sei mesi è la nostra babysitter e con la piccola in arrivo, Meg ha bisogno di aiuto.
Noto Rose appoggiata allo stipite. Indossa un maglione bianco e porta una gonna scozzese con calze nere. Quel viso candido e dolce accostata al suo outfit la rendano molto più intigrante e bella. Quei capelli rossi e vaporosi le ricadono sulle spalle e vorrei tanto essere felice di poterli accarezzare. Mi avvicino e resta lì, in attesa. Non dice nulla ma noto le sue guance cambiare colore. Attende una mia mossa. Attende che la raggiunga e giudichi il suo corpo. Il mio membro non so per quale strano motivo, sta approvando tutto questo. La guardo ammaliato e con lussuria. I miei occhi traboccano di enorme desiderio e il mio corpo freme all'idea di averla.
<< Sono felice che sia venuto lei a controllare la situazione. >> Sorride e si morde il labbro. Deglutisco e mi schiarisco lievemente la voce.
<< Interessante. Ci stai provando con me Rose? >>
<< E se fosse… >> Risponde peperina e si scosta di poco dallo stipite. Si tocca un ciuffo ribelle e lo sistema. Mi avvicino ancora di più a lei e non smetto di guardare quegli occhi verde smeraldo. I nostri respiri sono ormai vicini e si possono sentire l'un l'altro. Colmi di desiderio, la tocco, e le scosto un capello dietro l’orecchio. Avvicino le mie labbra al suo collo ed ispiro il suo profumo. Poi le prendo la mano e la porto vicino al tavolo del mio salotto. La faccio chinare e poi le sussurro: << Posso scoparti. >> Arrossisce e annuisce solamente. È eccitata. Vuole ciò che voglio io. Ne ho bisogno. Adesso. In un impeto di totale narcisismo le abbasso le mutandine e le lascio cadere a terra. Mi calo i pantaloni e anche io le mutande ed eccitato, inizio a muovermi dentro lei. Emette un suono piacevole ed eccitante. È felice e sexy mentre la faccio mia sul tavolo. È così bagnata che cerco di resistere dal non venire. Il mio piacere si perde in lei. Il nostro ritmo si fa sempre più forte. È così cadenzato e potente ad ogni mia spinta. I suoi umori sono sempre più intensi. Emette un piccolo grido e le colpisco una natica in segno di ammonimento. Poi le sussurro: << Zitta. Mi hai capito?>>
<< Si. Scusa. >>
<< Brava. >> Sussurro. Mi aggrappo alle sue spalle per fare più presa. Resto dentro di lei e con l' altra mano le afferro i capelli rossi che tanto mi hanno fatto impazzire poco prima e continuo a spingermi in lei. Infine ormai al culmine esco da lei, e libero il mio piacere sulle sue natiche. È durato poco, ma è stato intenso ed animalesco. Vado in cucina e le prendo un po 'di carta per potersi pulire.
<< Grazie, Signor Peterson. >> Sorride e ricambio.
<< Chiamami pure Lucas. >>
<< Posso andarmi a dare una rinfrescata? >>
<< Ma certo! >> Dico appagato e ammaliato. Mi godo le sensazioni che per pochi minuti si sono scatenate in noi. L'eccitazione ha superato i limiti sopra ogni cosa, portandomi al piacere più totale e di puro appagamento; in pochissimo tempo.
Mi accendo una sigaretta elettronica e mi affaccio alla cameretta di Sam. Dorme tranquillo e beato così accosto nuovamente la porta e torno in salotto. Rose si sta mettendo cappotto e sciarpa. Mi avvicino nuovamente e la bacio bramoso. Ci stacchiamo pochi istanti dopo, ansimanti e la lascio andare anche se il mio corpo non vorrebbe.
<< Adesso devo andare. >>
<< Ma certo. Ti accompagno? >>
<< Non è necessario. >> Sorride e prima che se ne vada, le sussurro:
<< Voglio che tu sia mia. >> Arrossisce, ma non risponde.
Poi, senza indugiare mi bacia, avida e vogliosa. Si stacca quasi subito e mi saluta.
Rimango solo, con dubbi e incertezze. Senza una sua risposta e con l'enorme consapevolezza di sapere se mai tornerà o se tutto è stato un enorme sbaglio. Certo, io sono sposato e anche se il matrimonio non funziona più, non posso lasciare la mia famiglia. L'unica certezza che so è che averla scopata è stata la cosa più preziosa che mi sia successa. Da tempo non mi sento vivo e vicino carnalmente a qualcuno. Mi ha fatto comprendere e scoprire che mi piacerebbe dominare e sottomettere a me, quella meravigliosa ragazza.
Buona sera lettori!!!
Eccomi con lo spin off di:
DIMMI DI SI.
Spero vi piaccia.
Un abbraccio e buona lettura.
Gessica ❤
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