Save me

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Cover by @herslaugh




SAVE ME


Dear princess, dear darling
I promise I will be your prince charming
I know that you want the perfect wedding
You deserve a story book ending
You deserve the best baby, oh, yeah, yeah
Tell me where you wanna go, I can take you there
We can fly across the globe baby don't be scared
Don't be scared, baby don't be scared, no, no
You deserve a story book ending, fairytale, fairytale
[Fairytale_Justin Bieber ft. Jaden Smith]



JORDAN'S POV

«L'ho trovato!» urlai, facendo sobbalzare Louis. Ero seduta sul suo letto, in mezzo alle sue gambe, lui mi stringeva tenendo le mani intrecciate sotto il mio seno. Appoggiò la testa sulla mia spalla. Gli indicai con l'indice il punto esatto in cui avevo trovato l'informazione. Forse esaltarsi così non era esattamente l'atteggiamento migliore, data la gravità della situazione.
«Leggi» mi esortò.
«Dice semplicemente che l'uomo nero... beh è un vendicatore» spiegai, riassumendo il prolisso contenuto del librone.
«Ovvero?» domandò, confuso. Sollevai la mano e la infilai nei suoi capelli, massaggiandogli la testa. Louis respirò rumorosamente, lasciandosi poi cullare dal mio gesto. Sorrisi. Nonostante tutto... c'era lui. E avevo paura che dopo questo se ne sarebbe andato. Presi tutto il coraggio che avevo e parlai.
«Beh... praticamente... a quanto si dice qui, quando i demoni presero la decisione di non avere rapporti con gli esseri umani, crearono l'uomo nero, alias il vendicatore, perché... beh... perché uccidesse il frutto dell'amore di qualsiasi demone con qualsiasi essere umano. In pratica se un demone ha rapporti con un essere umano e nasce un bambino, dal sangue del bambino nasce questo coso spaventoso. E... il suo compito è quello di...» mi bloccai, constatando per la prima volta quello che stava realmente succedendo.
«Il suo compito è quello di uccidere il bambino» concluse Louis al posto mio. Io annuii debolmente. Quel coso mi stava cercando per uccidermi. Silenzio. Nessuno di noi due parlò per quasi cinque minuti abbondanti. Louis mi stringeva sempre più forte a sé, come se avesse paura che da un momento all'altro sarebbe arrivato lui a portarmi via. Io avevo 16 anni, non ero una bambina. Cinque minuti di orribile, inquietante, spaventoso, e teso silenzio. I cinque minuti peggiori della mia vita, perché non sentivo la sua voce a rassicurarmi che sarebbe andato tutto bene. Poi una lacrima, la mia, la prima di una lunga serie. Ma restai in silenzio, ancora e ancora, sperando che Louis non se ne accorgesse.
«Perché con te non ha funzionato?» domandò ad un tratto, scuotendomi dalla condizione di shock in cui ero finita. Scossi la testa.
«Io... non lo so» mormorai, sentendomi stranamente indifesa e vulnerabile. Louis si lasciò cadere con la schiena sul materasso e mi fece voltare, in modo che mi potessi sdraiare su di lui. Sospirò.
«Sei speciale, Jordan. Lo sei per me, lo sei per chiunque. Tua madre ha detto che li avresti salvati tutti e lo farai, ne sono certo» disse, giocando con i miei capelli sparsi sul suo petto. Sentivo il suo cuore battere come se potesse scoppiare da un momento all'altro. Il suo petto si alzava e si abbassava in maniera irregolare. Tutti quei dettagli... volevo ricordarli per tutta la vita.
«Ma... io ho paura... tanta paura. Cosa posso fare?»
«Non lo so, Jordan. Ma sono certo che ne usciremo, insieme»
Rotolai sul materasso fino a stendermi al suo fianco, mi voltai a guardarlo e lui ricambiò lo sguardo, con quella luce negli occhi che aveva solo per me. Mi prese il viso.
«Dovresti scappare adesso, finché sei in tempo» dissi, chiudendo gli occhi. Lo sentii sospirare.
«Ehi... guardami! Quella cosa... non vuole te e non vuole me. Per qualche assurdo motivo quella cosa vuole noi, me e te... insieme. E... io non ti lascerò bruciare un'altra volta Jordan. Te lo prometto... questa volta ti salverò»


***


«Ciao zia Jasmine, sono io, Jordan» sussurrai, sedendomi sulla sedia di fianco al letto. Ringraziai mentalmente di non aver incontrato Carol quel giorno, non avrei sopportato la sua snervante presenza. E poi avevo bisogno di parlare con la zia senza interruzioni e senza qualcuno che mi accusasse di farla star male. Jasmine sorrise, sforzandosi di sollevarsi a guardarmi.
«Sapevo che saresti tornata, piccolina. L'hai trovato?» domandò, alludendo certamente al libro. Annuii. «Quello è il libro delle nostre famiglie da generazioni, tesoro. I demoni, come sai... beh, sono caratterizzati in modi diversi, a seconda delle epoche e delle culture. Non siamo che spiriti, in realtà. Apparteniamo ad un mondo che sta in mezzo tra quello divino e quello umano e agiamo da intermediari. Il genere umano aveva bisogno di noi, per questo, ad un certo punto, decidemmo di assumere le sembianze degli uomini, per poter interagire con loro. Noi... non siamo immortali, mia cara, o almeno... noi lo siamo, ma il corpo che ci ospita non lo è. Una volta che non potrà più farci da involucro, l'anima tornerà libera d'incarnarsi in un altro corpo» spiegò, prima di fare una pausa. Io annuii e attesi che ricominciasse a parlare. Non c'era altro che io potessi dire. «La convivenza era perfetta e le famiglie Sanchez ed Edwards, di cui decidemmo solo più tardi i nomi, divennero molto potenti col tempo. Nessuno sapeva della nostra natura, ma ci rispettavano e noi agivamo all'occorrenza, aiutando gli esseri umani, senza che nessuno ci scoprisse. Ma... all'inizio avere dei rapporti con loro non era un problema. Nessuno aveva mai accusato un demone di intrattenere relazioni con un essere umano, fintanto che quello non avesse scoperto la sua vera natura. Poi arrivò il cristianesimo e da lì cominciarono i problemi. Gli uomini cominciarono a credere in un solo dio e in un demonio. Da lì all'associare i demoni al demonio, il passo fu breve. Fu questione di pochi anni e ci ritrovammo perseguitati. Ma gli uomini non vedevano davvero, non capivano.» La guardai confusa.
«Che... che cosa non vedevano?» Jasmine sorrise e sembrò fermarsi per ricordare i tempi passati.
«Non vedevano quali fossero i veri demoni. Non ci trovavano. Si ostinavano a condannare povere ragazze innocenti credendo che avessero rapporti con il diavolo. Ma non era così. Molte di quelle ragazze avevano solo malattie inguaribili e problemi mentali» Annuii. Avevo studiato molto quell'argomento e avevo capito che le così dette streghe, benché non sempre si rispettassero quegli standard, erano per lo più scelte da una cerchia di persone che si riduceva a donne non sposate o vedove, con ossessioni particolari, che magari erano solo in grado di creare medicine naturali, ma che invece erano ritenute creature sataniche. Erano ragazze con segni particolari, come nei o altri segni, che erano considerati marchi del diavolo. Cose così, insomma. Non erano altro che donne comuni, portate alla rovina dalla credenza popolare e dai miti della chiesa, che aveva come unico scopo quello di far credere nella religione cristiana e non solo come era giusto che fosse, in senso spirituale, ma anche e soprattutto in modo da diventare potente e venerata, in modo che nessuno potesse ribellarsi alla chiesa.
«E poi cos'è successo?» domandai, volendo sapere. Jasmine prese un profondo respiro.
«Poi morì Annabelle» disse, semplicemente, ma capii che ricordare le faceva male.
«Chi è Annabelle?» chiesi, intimorita. Non avevo mai sentito né letto quel nome sul libro.
«Annabell era la figlia di un demone e di un umano. Era una fanciulla molto graziosa, con lunghi capelli chiari e profondi occhi azzurri» Ebbi un sussulto alle sue parole. Era la donna del sogno. Dei miei sogni e anche di quelli di Louis. Mi aveva raccontato di aver visto una donna che gli aveva detto di cercare i miei occhi. Era lei, non avevo dubbi. Rimasi zitta e non dissi nulla a Jasmine, non quella volta. Non sapevo perché, ma volevo che quel segreto rimanesse tra me e Louis. Perché, se davvero era lei, era stata Annabell a dirmi di cercarlo, mentre tutti gli altri volevano che lo lasciassi.
«Oh... e com'è morta?» chiesi, ingenuamente.
«Sul rogo, come tutte le streghe: bruciata viva!» Rabbrividii al solo pensiero di una creatura così candida ed innocente come quella dei nostri sogni... bruciata viva. Quello era veramente disumano.
«Ma come... lei non era una strega!» constatai, facendomi più vicina alla zia. Lei annuì.
«No, non lo era, ma... fu allora che capimmo: quelli come lei e come te avevano solo una parte dell'anima dei demoni, che però era legata indissolubilmente e più profondamente al corpo umano ed alle emozioni umane. A tutto quello che era umano, insomma. E questo li rendeva più sensibili e potenti dei demoni stessi. È quello che sei anche tu, lo sai vero?» Feci cenno di sì. Quindi era questo che eravamo? Demoni... più sensibili alle vicende umane, più arrendevoli ai sentimenti umani, ancora più coinvolti.
«E questo cosa c'entra con la caccia alle streghe?» domandai, ancora confusa. Jasmine sospirò e si lasciò cadere sul cuscino stancamente. Glielo sistemai e lei sorrise grata, prima di rispondere alla mia domanda.
«I figli di demoni ed umani erano considerati streghe e stregoni, erano quelli più perseguitati. Annabell fu la prima, poi ce ne furono altri. Non potevamo fare niente per liberarli. Ci rendemmo conto che sempre più spesso e volentieri erano loro ad essere individuati e condannati come creature del demonio. Come sai la storia sul libro comincia con la data 1487... è l'anno in cui fu pubblicato il Malleus Maleficarum, di cui immagino tu sappia qualcosa»
«Sì» dissi, semplicemente.
«Bene. Il Malleus Maleficarum fu una vera e propria novità per il tempo e considerando le credenze che stavano dilagando all'epoca, beh... fu preso piuttosto alla lettera. Ovviamente descriveva i comportamenti e le caratteristiche tipiche di una strega. Ed erano tutti segni distintivi di un mezzo demone, più che di un semplice demone» spiegò. Ora la situazione era più chiara, ma ancora non capivo alcune cose.
«Per questo decideste di non avere più rapporti con il genere umano?» azzardai, assottigliando gli occhi. La zia annuì.
«Facemmo un patto con la chiesa. All'epoca vivevamo un po' ovunque, ma i nuclei più importanti delle nostre famiglie erano proprio a Roma e qui in Inghilterra. Ci lasciarono liberi di vivere, purché ci allontanassimo dai centri dove la vita era più concentrata, in modo che i nostri rapporti con gli esseri umani si limitassero a quelli che erano sempre stati. Avremmo dovuto aiutarli a distanza, senza farci notare, senza rivelare la nostra identità e senza intrattenere relazioni più intime con loro. E così facemmo»
«E per impedire che... che ci fossero ancora problemi con la chiesa... decideste che se qualcuno avesse trasgredito la promessa fatta, sarebbe stato punito!» esclamai, realizzando finalmente a cosa servisse il vendicatore.
«Esatto... e ora sei in pericolo» Beh, quello l'avevo già capito, ma... non esisteva un modo per fermare l'uomo nero?
«Perché non mi ha ucciso quando sono nata?» domandai di getto, sperando che potesse darmi una risposta. Jasmine scosse la testa.
«Non lo so... nessuno lo sa. Sei considerata un'eccezione nella nostra famiglia. E... lui non è riuscito a prenderti nemmeno quando avevi cinque anni. È lui che ha ucciso i tuoi genitori, ma tu... tu inspiegabilmente sei sopravvissuta a tutto. Abbiamo perso tutti le tue tracce, finché... finché non sei tornata qui» Era stato lui a riportarmi lì. Mi aveva cercato per tutta la mia vita e alla fine mi aveva costretta a tornare a Doncaster, perché così mi avrebbe trovata. Deglutii. E Louis cosa c'entrava in tutto quello?
«Perché l'uomo nero vuole anche Louis?» domandai schietta. La zia mi prese la mano, stringendola con forza.
«Credo perché... ha visto» mormorò.
«Ha visto... cosa?» Jasmine sorrise impercettibilmente.
«Sapeva che lo avresti amato. Sapeva che tu lo avresti amato»
«Voleva evitare che... che succedesse di nuovo?»
chiesi, incerta. L'uomo nero sapeva che... che io e Louis ci saremmo ritrovati e amati. Perché forse io lo avevo sempre amato. Lui era il mio destino, ma non potevo amarlo, perché amarlo lo avrebbe messo in pericolo. Jasmine si limitò ad annuire.


***


LOUIS' POV
«Perché sei andata da tua zia senza avvertirmi?»
esclamai, rendendomi immediatamente conto di aver alzato il tono di voce. Jordan infatti mi fissò sconcertata, arretrando un po'. Mi appoggiai con la schiena contro la parete dello sgabuzzino e la fissai per quanto la luce tenue della lampada me lo consentisse.
«I-io... non volevo che ti vedesse» mormorò. Come facevo a stare calmo? Più io provavo ad entrare nella sua vita più lei mi allontanava. Gli schiamazzi degli altri studenti in giro per la scuola coprivano la nostra voce. La campanella che segnava la fine dell'intervallo suonò. Jordan si avvicinò alla porta, per uscire e tornare in classe, ma la fermai, prima che potesse attuare i suoi propositi. Non volevo uscire di lì finché non avessimo risolto la questione una volta per tutte.
«Certo! Non volevi che tua zia mi vedesse, non volevi che i tuoi mi vedessero, non volevi che i miei amici mi vedessero con te! Cosa vuoi davvero da me, Jordan?» domandai, senza minimamente abbassare il tono della voce. Le strinsi il polso fino a farla sussultare. Mi fissò senza parlare, con gli occhi sbarrati, in cerca delle parole giuste da dire. Sciolsi la presa intorno al suo polso e le sollevai il viso con le mani. «Guardami, fallo per favore» Lei obbedì ed incastrò i suoi occhi nei miei, di nuovo.
«Non voglio che ti succeda qualcosa per colpa mia» sussurrò, mordendosi il labbro.
«Io sono qui. Ci sono sempre stato per te e sempre ci sarò, lo sai. Ricordo come se fosse ieri quando sei nata ed io avevo solo cinque anni. Eri la creatura più bella del mondo. Ricordo che quando ti vidi in quella culla, all'ospedale, così piccola e fragile... mi sentii immensamente felice, come se fosse successo qualcosa di speciale. Ed era successo qualcosa di speciale, eri nata tu. Jordan... non lo capisci? Sei la cosa più bella che mi sia capitata... sempre. Quando sei nata e quando sei tornata. In quel momento io... ho capito che non ti avrei mai abbandonata, che ti avrei... protetta. E poi l'ho giurato un milione di volte a tua madre, quando cadevi e ti facevi male, quando piangevi ed io ti riportavo da lei in lacrime con le ginocchia sbucciate... le promettevo in continuazione che ti avrei guardata la prossima volta, che ti avrei protetta e che non ti sarebbe mai più capitato nulla di male. Lo dicevo sempre e lei sorrideva... poi annuiva consapevole che il giorno dopo saresti rientrata con qualche altro livido o sbucciatura. Ma ora non è più così... ora c'è in ballo qualcosa di molto più serio, ma tu sei sempre la mia piccola. Sei sempre la fragile e indifesa bimba che c'era in quella culla. Demone o non demone... tu per me sei sempre Jordan e qualsiasi cosa succeda ho promesso a tua madre ed a me stesso che ti avrei protetta... ed è quello che farò. Quindi ora guardami negli occhi e dimmi sinceramente cosa sono io per te» Jordan mi prese le mani sul suo viso, accarezzandole. Abbozzò un sorriso. Beh... dovevo ammettere che era passato davvero poco, ma in fondo la conoscevo già da tutta una vita, giusto? Non era così insensato pensare che... che fossi incondizionatamente innamorato di lei, giusto? Avvicinai le labbra alle sue e le sfiorai con dolcezza, prima di fare un po' più di pressione. Jordan mi lasciò fare, inerme. Le cinsi i fianchi, come se credessi che sarebbe potuta cadere da un momento all'altro. Ero io a sostenerla. Cercai accesso alla sua bocca e cominciai a cercare la sua lingua con crescente avidità, dandomi dello stupido per aver rovinato un momento così dolce... in quel modo. Ma lei sembrava felice. Gli occhi chiusi, le sue mani abbandonate sul mio petto, il rumore dei nostri baci, il suo respiro... il mio cuore che batteva. Era tutto così... semplice e umano. Tutto così naturale. Non eravamo inseguiti da un mostro che voleva ucciderci. Semplicemente eravamo noi, vivi come non lo eravamo mai stati. Jordan strinse la mia maglietta con le mani ed io, spinto da un'irrefrenabile voglia, infilai le mie sotto la sua camicetta, accarezzandole la pelle fredda. Non correre, mi ripetei, ma... come facevo? Ero... in astinenza, dopotutto. Non era colpa mia!
«Louis?» mormorò ad un tratto, interrompendo quel momento di estasi.
«Uhm?» fu la mia unica risposta, prima di riprendere a baciarla.
«Io... credo che...» M'interruppi, guardandola. Voleva dirmi qualcosa di importante. La esortai a continuare. Il suo sguardo s'illuminò, come se avesse avuto un'intuizione geniale, un'idea che le avrebbe cambiato la vita. Poi finalmente parlò. «Quando sono nata... quel mostro non mi ha uccisa... lo capisci? Non ci è riuscito e io... ora credo che... credo che sia merito tuo. Io non so come, ma... sono certa che tu mi abbia salvato la vita, Louis Tomlinson»





Angolo darkryry

Grazie alla zia Jasmine siamo riusciti a trovare molti pezzi del puzzle che riguarda le vite di Jordan e Louis. L'uomo nero/vendicatore li vuole per evitare che la storia di un amore tra demoni ed umani si ripeta. I mezzidemoni come Jordan sono esistiti anche in tempi passati, ed abbiamo letto che non hanno mai fatto una bella fine. Ma Annabell? Perchè è tornata per far ritrovare Louis e Jordan?

Ed ancora una volta Louis ha confessato a Jordan di non aver alcuna intenzione di abbandonarla?

Ma ora che parte della verità è finalmente stata svelata, cosa succederà?


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