"Math exercises"
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Cover by @herslaugh
"MATH EXERCISES"
Oh baby let's get naked
Just so we can make sweet love
All these sensations got me going crazy for you
Inside on top of you
Grinding inside and out of you
Baby I know what to do
So come on baby girl
Let's just take our clothes off
Just so we can make sweet love
I'm making sweet love to you baby
Go ahead and take it off, let's get naked
Cause you know I love to turn you on
Girl let's do it to your favorite song, yeah
[Sweet Love_Chris Brown]
JORDAN'S POV
«Un 4? No, non è possibile!» sbottai, alzandomi in piedi. Mi accorsi che tutti i miei compagni di classe mi stavano osservando divertiti, ma non ci badai. Potevano anche divertirsi alle mie spalle, tutto quello che contava per me in quel momento era il compito di matematica che avevo sul banco, con un 4 indelebile stampato a margine del foglio. Un 4 rosso e spaventosamente marchiato, come se fosse inciso a fuoco, non sulla carta, ma nel mio cervello. Io non avevo mai preso un 4.
«Così sembra, Parker!» disse il professore, in tono di sufficienza.
«M-ma... ho studiato tantissimo per questo compito! Non è possibile!» tentai di nuovo di giustificarmi. Il problema era che... non riuscivo davvero a capire come fosse potuto succedere.
«Senta, Parker... si sieda e non contesti il voto che le ho messo. Ora correggo gli esercizi della verifica, così vede dove ha sbagliato, d'accordo? Sempre se riesce a stare attenta alla lezione, perché ultimamente mi sembra un po'... distratta!» Quello era un colpo basso. Io distratta? Da quando? Io non ero mai stata distratta a scuola! Sbuffai e mi sedetti senza ribattere. Mi limitai a cercare di stare attenta per il resto della lezione. Quando suonò la campanella Amanda mi posò una mano sulla spalla e mi sorrise dolcemente, cercando di consolarmi.
«Dai, che vuoi che sia? Tutti abbiamo preso un votaccio a scuola! Fattelo dire da Luke che vive con i brutti voti! Per lui è un miracolo se ne prende uno bello!» disse, sorridendo divertita. Scossi la testa e le regalai un sorriso.
«Ma sì... non è il voto che mi preoccupa, non me ne frega niente però... tutta questa storia mi sta prendendo troppo... sono coinvolta nella faccenda e non riesco a pensare alla scuola come dovrei» spiegai. Amanda alzò le spalle.
«Beh... ma ormai è quasi un mese che non avete gli incubi, tu e Louis... no?» domandò, cauta. Sì, era vero, ma vivevamo comunque nella paura costante che lui ci trovasse, non era così semplice non pensare a quella situazione. Annuii. Il resto delle lezioni passò tranquillamente, ma quando stavamo per uscire all'ultima ora, la professoressa di letteratura mi fermò, chiedendomi se poteva parlarmi. La seguii nell'aula vuota e chiesi ad Amanda e agli altri di aspettarmi fuori.
«Charlie... sono un po' preoccupata per te. Nella mia materia vai benissimo, ma... gli altri professori mi dicono che ultimamente sei un po' distratta e che il tuo rendimento non è quello che si erano aspettati tutti da te quando sei arrivata» spiegò la Green, guardandomi di sottecchi. Deglutii. Sempre la solita storia... io ero sempre la stessa di tre mesi prima!
«Io... credo di impegnarmi esattamente come quando sono arrivata! Sto anche prendendo le ripetizioni!» dissi, tentando di giustificarmi.
«Lo so, io lo so, Charlie, ma... non è quello che sembra! Se c'è qualcosa che ti preoccupa con me puoi parlarne!» disse, sedendosi più comodamente e guardandomi con un velo di preoccupazione. Scossi la testa.
«No, davvero, va tutto bene...» mormorai, mentendo poco convinta.
«Senti... non voglio essere invadente, Charlie, ma... le voci arrivano anche a noi professori, a volte... non è che i tuoi problemi sono... legati a quel ragazzo con cui stai sempre?» Sussultai. Ora anche la professoressa? Ma perché una ragazza di sedici anni non poteva avere un ragazzo, il suo primo ragazzo, come tutti? Perché non potevo frequentarlo perché era più grande? Forse se avessero saputo che lo conoscevo da quando ero nata sarebbe stato tutto diverso. «So che è più grande di te e... conosco anche il personaggio... l'ho avuto come studente per un anno, poi è stato bocciato e ha cambiato sezione. Però me lo ricordo bene quel Tomlinson... sei sicura che faccia per te?» domandò. Mi sembrava di parlare con una madre, non con una professoressa. Ma qual era il problema? Perché nessuno riusciva a vedere? Io e lui stavamo insieme da due mesi ormai, e non aveva mai fatto niente che mi avesse fatto del male, mai. Lui mi rendeva felice.
«Louis non c'entra niente in tutta questa storia! Lui mi vuole bene e mi tratta come mi merito di essere trattata, non come... come tutti voi che mi accusate in continuazione senza sapere nulla della mia vita! Mi dispiace di averle risposto così, ma davvero... non posso più sopportare tutte queste paranoie per la mia situazione! Io sto bene, sto benissimo, e se sto bene è... è perché Louis Tomlinson mi fa stare bene!» dissi, notando la mia voce alzarsi di diverse ottave e diventare più decisa e squillante. La Green sgranò gli occhi, fissandomi perplessa per la mia reazione. Mi alzai dalla sedia senza aggiungere una parola e prima che potesse farlo la prof uscii dall'aula, senza nemmeno guardarla. Perfetto, se prima mi adorava, ora avevo un'altra persona contro. Ma non capivo quale fosse il motivo di tutta questa invadenza nella mia vita!
«Tutto bene tesoro?» domandò Noah, vedendomi uscire con lo sguardo basso, strisciando i piedi per terra in modo nervoso.
«Una meraviglia!» ghignai, senza riuscire a convincere nessuno.
«Oh, mi hanno detto che hai preso il tuo primo votaccio! Questo è un giorno speciale, bisogna festeggiare! Sono commosso!» esclamò Luke in tono solenne prima di abbracciarmi. Luke riusciva sempre a farmi ridere, era un buon amico ed un ragazzo fantastico. Molto spesso uscivo con lui, Noah, James ed Amanda e mi divertivo da morire con loro.
«Oh Luke, grazie! Tu si che sai come tirarmi su il morale!» esclamai sarcastica, ricambiando la stretta. Lui sorrise e mi lasciò andare. Ora mi toccava affrontare mia madre, che sicuramente non avrebbe pianto per la commozione, vedendo quel bel 4 stampato sul mio libretto scolastico. Ma d'altronde non potevo nemmeno fare la furba e non dirle nulla, perché dopo l'incontro con la Green, qualcuno l'avrebbe sicuramente chiamata e le avrebbe parlato anche del mio meraviglioso voto. Arrivai a casa e presi coraggio prima di entrare.
«Ciao tesoro!» mi salutò mamma, sorridendo. Io ricambiai il saluto controvoglia e lei se ne accorse. «C'è qualcosa che non va?» domandò, preoccupata. Annuii.
«Io... ehm... ho... ho preso 4 nel compito di matematica» Vidi i suoi occhi spalancarsi più del dovuto alla mia affermazione. Per Luke e per altri doveva essere una cosa del tutto normale comunicare certe notizie, ma per me non lo era perché non l'avevo mai fatto e non lo era perché Sarah non aveva mai visto un brutto voto sul mio libretto. Deglutii, preoccupata.
«Ma come... cioè... tu avevi studiato, vero?» domandò, fissandomi severa. Notai immediatamente che la sua voce si era indurita tremendamente su quel "vero" in fondo alla frase. Annuii mestamente. Perché nessuno credeva che mi stessi impegnando? «Non è che ti sarai distratta con qualcosa che ti ha distolto dallo studio? È così, giusto?» Alzai gli occhi e per la prima volta nella mia vita fissai Sarah in modo freddo, mentre sentivo gli occhi gonfiarsi e le lacrime prepararsi ad uscire.
«Se stai per chiedermelo... no, non è colpa di Louis! E sì, non ho smesso di vederlo! E non smetterò nemmeno! Io sto bene con lui e quello che faccio con Louis non sono affari di nessuno, tantomeno dei professori, che ultimamente stanno diventando un po' invadenti! Quindi ti prego di non... di non tirare di nuovo fuori l'argomento! Lasciateci in pace e ti dimostrerò che sono sempre la stessa, che a scuola posso andare meravigliosamente anche stando con Louis!» sbottai, allargando le braccia esasperata. Sarah mi fissava perplessa e incapace di ribattere. Stava per farlo, ma io scossi la testa e lasciai cadere la cartella per terra, prima di correre verso le scale. «Me ne vado in camera mia!» urlai, sbattendo la porta alle mie spalle. Mi buttai sul letto e finalmente le lacrime cominciarono a scendere copiose, liberandomi.
«Charlie... non fare così, sono solo preoccupata per te!» disse mia madre, parlandomi attraverso la porta chiusa. Annuii, tirando su col naso.
«Lo so, ma non devi!» singhiozzai. La sentii sospirare. «Ora per favore... posso stare un po' da sola?» dissi, sperando di suonare convincente.
«D'accordo... ci vediamo stasera quando torno dal lavoro e ne parliamo anche con Jacson. Charlie... ti voglio bene» aggiunse.
«Anch'io...» sussurrai, sperando che fosse udibile. Fu l'ultima cosa che sentii, prima di infilare le cuffie e lasciarmi cullare dalla voce di Chris Brown che mi portò in un altro mondo, dove non avevo preoccupazioni. In quel momento avevo solo bisogno di Louis.
***
Il mio cellulare squillò sul comodino, facendo vibrare il mobile. Mi svegliai di soprassalto, notai sulla sveglia che erano le 16 ed a qull'ora ero a casa da sola. Fissai il display. Sorrisi quando lessi il suo nome. Presi il telefonino e risposi.
«Ciao piccola, sono io... oggi non ci siamo visti fuori da scuola, come stai?» chiese Louis, con la sua solita vocina, ogni tanto un po' stridula, quella che mi faceva impazzire. Sorrisi.
«Adesso bene... e tu?» mormorai, prima di lasciarmi sfuggire uno sbadiglio. Avevo dormito per almeno due ore e i tre CD di Chris che avevo in playlist erano finiti.
«Bene, grazie... ti sento strana... sicura che sia tutto ok?»
«Stavo dormendo...» dissi semplicemente, senza aggiungere altro. Lui rise.
«Mi spiace di averti svegliata... Amanda ha parlato con Niall e lui mi ha detto del tuo 4 in matematica... vuoi parlarne?» Scossi la testa esasperata ed anche divertita, perché Amanda non era in grado di tenere la bocca chiusa.
«Beh... parlarne non servirebbe a nulla... piuttosto... settimana prossima ho il compito di recupero e mi servirebbe qualcuno con un po' d'esperienza, non so se mi spiego» dissi, allusiva. Lui ridacchiò.
«Quando vuoi!» rispose, euforico. Sorrisi e azzardai una risposta che forse non avrei mai dato in altre circostanze.
«A-anche subito... sono a casa da sola» Louis rimase in silenzio per qualche secondo, non lo sentivo nemmeno respirare. Si schiarì la voce.
«Arrivo» disse, senza lasciare trasparire nulla dal tono.
«Lou?» lo richiamai, prima che potesse staccare la chiamata.
«Dimmi»
«Ho... ho bisogno di te» Non m'importava se non mi volevano vedere con Louis. Io volevo lui.
LOUIS' POV
«Dove stai andando, Louis Rubacuori Tomlinson?» domandò Harry, ridacchiando. Effettivamente, dovevo ammettere di aver esagerato. Jordan mi aveva chiesto di andare da lei per fare i compiti di matematica ed io avevo messo una di quelle magliette con la scollatura audace che normalmente indossavo solo il sabato sera per uscire, con i jeans più belli che avevo trovato; avevo impiegato quasi dieci minuti per sistemarmi il ciuffo con il gel extra forte di Zayn e mi ero messo così tanto profumo di Harry da soffocare io stesso nel bagno. Tutto questo per fare i compiti di matematica...
«Jordan mi ha chiesto di aiutarla a fare i compiti di matematica!» risposi, sbrigativo.
«Ah, ora si chiama "fare i compiti di matematica"?» domandò, mimando le virgolette in modo allusivo. Sbuffai e stavo per ribattere, quando Zayn mi venne incontro in modo furioso con il barattolo di gel in mano.
«Quanto cazzo di gel hai usato, Lou? Ti pare il caso? Sai che me lo ricompri, vero?» urlò, puntandomi un dito contro. Harry scoppiò a ridere, poi si alzò e fece finta di annusare l'aria.
«Sì e mi ricompri anche il mio One Million, grazie!» aggiunse, divertito. Alzai gli occhi al cielo.
«Scusate!» dissi, semplicemente. Harry diede una pacca sulla spalla a Zayn e mi indicò.
«Sì, Zayn, scusalo, sai... doveva prepararsi per "fare i compiti di matematica" con Jordan!» disse, guardandomi beffardo. Zayn sogghignò, poi scoppiò definitivamente a ridere.
«Immagino che i logaritmi e le equazioni saranno felici di vederti così sexy, Tommo!» mi prese in giro Zayn, prima di correre da Liam e Niall a spiegare loro la situazione, facendo ridere anche gli ultimi due.
«Begli amici che ho, davvero! Grazie mille, stronzi!» dissi, prima di avviarmi verso la porta accompagnato dalle risate di tutti. Stavo per uscire, quando quattro sguardi si puntarono su di me, improvvisamente comprensivi.
«Ehi Lou... siamo con te! Vedrai che questo pomeriggio riuscirai a risolvere "l'equazione"» m'incoraggiò Niall allusivo, mentre mimava di nuovo le virgolette per usare la metafora matematica. Poi Liam mi lanciò qualcosa addosso. Raccolsi le due bustine di plastica colorate e sospirai.
«Siete stronzi, ma... come farei senza di voi, ragazzi?» Loro ridacchiarono.
«Sai... abbiamo pensato che potessero servirti per... "risolvere l'equazione"!» spiegò Liam. Scossi la testa divertito e li ringraziai, prima di uscire di casa. Onestamente... potevo aspettare ancora, ma... risolvere definitivamente l'equazione mi sarebbe piaciuto, non potevo negarlo.
***
«E questa è camera mia...» concluse Jordan, facendomi entrare nella sua stanza, dopo avermi fatto fare il giro della casa.
«Li facciamo qui i compiti?» chiesi speranzoso. Lei alzò le spalle.
«Se... se per te va bene» mormorò, tenendo lo sguardo basso. Annuii. Era bellissima, come sempre. Aveva i capelli legati in una coda alta, che lasciava il suo viso libero di essere guardato. Il trucco leggero metteva in risalto i suoi occhi perfetti e le guance erano vagamente colorate, anche se normalmente, a parte quando arrossiva per me, era piuttosto pallida. Mi sedetti sulla sedia davanti alla piccola scrivania e cominciai a guardarmi intorno. La sua camera era un po' in disordine, ma avevo visto la mia in condizioni ben peggiori, almeno il suo letto era fatto ad esempio. Le pareti erano azzurre e tappezzate dai poster di Chris Brown. Sorrisi come un idiota, senza saperne precisamente il motivo.
«I-io... ehm... ho una cotta per Chris Brown da quando ho tipo dieci anni» sussurrò, vedendo che il mio sguardo si era soffermato su uno dei suoi poster.
«Ah, ma grazie!» esclamai sarcastico. Lei rise.
«Dai, scemo! Lo sai cosa intendo!» disse, sorridente. Scossi la testa e mi indicai le labbra.
«Dimostramelo» obiettai, allusivo. Lei sospirò rassegnata e mi stampò un casto bacio sulle labbra. Scossi la testa. «No, cara mia! Non era questa la dimostrazione che volevo!» mormorai, prendendole i fianchi. Jordan non ci mise molto per sedersi sulle mie gambe e riprendere a baciarmi, approfondendo il bacio. Infilò le mani tra i miei capelli e la vidi fare una smorfia.
«Che schifo! Appiccica!» disse, disgustata. Risi.
«È il gel di Zayn! Colpa sua!» mi giustificai, rendendomi conto che per la verità ero io ad averlo usato in quantità spropositate. Jordan storse il naso e mi scompigliò i capelli, cercando di liberarli dall'acconciatura fissa e perfetta in cui avevo impiegato dieci minuti abbondanti ad impiastricciarli.
«Così trasandato sei molto più sexy» sussurrò, abbassando la voce. Deglutii, sorprendendomi di quanto mi stesse eccitando anche solo così. Sorrisi divertito e la baciai di rimando, chiudendo gli occhi per godermi il momento. Ma, onestamente, riuscivo solo a pensare alla prossima mossa. I compiti di matematica chiaramente erano solo un vago ricordo e comunque era ovvio che fossero solo un pretesto per avermi lì con lei. Ora dovevo solo fare in modo che quell' "avermi lì con lei" diventasse un avermi lì come volevo io. Il letto era davanti a noi, lei era in braccio a me, mi sarebbe bastato alzarmi, ma dovevo darle tempo, perché capivo che probabilmente mi ci sarebbe voluto un po' con lei, più che con le altre. E comunque se non avesse voluto, non avrei fatto nulla neanche quella volta. Forse un po' a malincuore, ma non m'importava. Mi alzai lentamente e la adagiai sul letto, facendola sussultare. Mi guardò timidamente, ma non si oppose quando mi misi sopra di lei, sostenendomi con le braccia. Mi sorrise e mi circondò il collo con le braccia, prima di sollevarsi a cercare le mie labbra. Ci baciammo così per qualche secondo che mi parve eterno, la casa era caduta in un silenzio rilassante e i nostri respiri erano l'unico suonò udibile. Avrei voluto creare un po' di atmosfera, per rendere le cose migliori, ma purtroppo non potevo. Tutto quello che desideravo era che la sua prima volta fosse perfetta. Decisi di spostare la mia attenzione sul suo collo, che baciai dolcemente, assaporando ogni centimetro della sua pelle. La pizzicai leggermente coi denti, poi succhiai, per lasciarle un segno. Jordan sussultò.
«Mia madre non ne sarà affatto felice» mormorò, tirandomi verso di sé. Sorrisi, sfiorandole la pelle con la lingua per alleviarle il bruciore del segno, che in effetti notai essere piuttosto marcato. Le sfiorai l'orecchio con le labbra e sussurrai un "scusa", divertito. La sentii fremere leggermente sotto di me. Portai una mano sotto la sua maglietta, accarezzandole la pelle fredda e risalendo lentamente, fino al seno, mentre tenevo impegnate le sue labbra con le mie. Jordan non mi fermava, sembrava sicura di quello che stavamo facendo. Lentamente le sollevai la t-shirt, poi mi misi a sedere e lei mi seguì, alzò le braccia e io la aiutai a togliere la maglietta, che finì in qualche angolo della sua stanza. Mi prese il viso e si fiondò di nuovo sulle mie labbra, perché non vedessi che era arrossita. Sorrisi e cercai con insistenza il gancino del suo reggiseno, che, sotto le mie mani stranamente tremolanti, non voleva slacciarsi. Ci impiegai qualche secondo, ma dopo aver vinto il mio più grande nemico, mi ritrovai a fissare come inebetito il suo seno perfetto che m'implorava di essere toccato, ancora coperto.
«Lou!» mi richiamò la mia ragazza, riportandomi alla realtà. Scossi la testa e farfugliai qualche scusa incomprensibile persino per me. Stare tanto tempo a digiuno faceva aumentare la fame, era ovvio. La aiutai a sfilare il reggiseno, poi, in un gesto veloce, le sciolsi i capelli, che le ricaddero morbidi sulle spalle. Non sapevo esattamente per quale motivo, considerando anche il fatto che di solito i capelli sciolti mi davano fastidio, ma... così era ancora più... più attraente, ed era perfetta. La spinsi con la schiena sul materasso e immediatamente affondai il viso tra i suoi seni, beandomi del sapore della sua pelle. Jordan ansimò, non appena cominciai a dedicarmi ai suoi capezzoli, con le labbra e con le dita.
«Se non vuoi, fermami» dissi, sollevando appena il capo, ma senza smettere di toccarla. Lei annuì ed in risposta infilò le mani tra i miei capelli, spingendomi il viso sul suo seno. Lo presi come un invito a darle di più e non me lo feci ripetere due volte. Scesi con le labbra verso il basso, accarezzando con la lingua il suo ventre piatto. Sentire il suo respiro pesante e irregolare era la sensazione migliore del mondo. Mi accorsi che Jordan era meno imbarazzata, rispetto a quel giorno, non arrossiva così facilmente e probabilmente non le faceva più lo stesso effetto traumatico la mia erezione che ora premeva sulla sua gamba. Arrivai fino al bordo dei suoi jeans, dove mi soffermai per qualche secondo, poi v'infilai gli indici sotto l'elastico e glieli feci scivolare lungo le gambe, come la volta precedente. Mi alzai in piedi e cominciai a sbottonarmi i jeans, ma Jordan si sedette sul bordo del letto, davanti a me, e mi fermò, appoggiando una mano sul mio petto in modo deciso. La guardai perplesso, ma lei sorrise e infilò le mani sotto il bordo della mia maglietta. Sorrisi e sollevai le braccia, perché me la sfilasse. Sentii il suo sguardo bruciare sul mio corpo, poi lei allungò riluttante la mano e mi toccò in modo timido. Le presi la mano e la guidai sul mio petto. Jordan percorse tutto il mio tatuaggio con un dito, facendomi il solletico, ma scatenando una sensazione di piacere intenso. Stavo completamente perdendo la testa, per lei. Mentre mi toccava mi sembrava di non aver più aria da respirare, mi sembrava di non avere nulla sotto di me, era come non avere la gravità a tenermi con i piedi per terra, era perfetto. Si sollevò in ginocchio sul materasso e, prima che potessi realizzare le sue intenzioni, sentii le sue labbra sul mio petto accarezzarmi dolcemente. Chiusi gli occhi, invaso dal piacere.
«È... è così che si fa, vero?» mormorò, scendendo piano con le labbra. Sorrisi, mio malgrado. Era fantastica perché molto spesso le ragazze tentavano di nascondere la loro inesperienza, ma lei... lei con me era un libro aperto, faceva tutto in modo naturale, perché sapeva che a me non importava affatto se era la sua prima volta. E sapeva che qualsiasi cosa facesse per me era perfetta ed eccitante, esattamente come quei baci delicati sul mio corpo... avevano un effetto devastante. Istintivamente infilai la mano tra i suoi capelli e cominciai ad accarezzarla.
«Sei fantastica» sussurrai, faticando a riconoscere la mia voce, ormai spezzata dal piacere. Ero praticamente in estasi in quel momento e lei era perfetta, era tutto quello che avevo sognato e che avevo sempre desiderato. Poco a poco le sue mani scivolarono sul bottone dei miei jeans, che impiegò qualche secondo a slacciare, poi fu il turno della zip. Prima di far scivolare i pantaloni a terra, frugai nella tasca posteriore e trovai la bustina del preservativo, che aprii in modo concitato, il più in fretta possibile. Jordan mi guardò preoccupata e allo stesso tempo... eccitata, prima di toccare la mia erezione sopra il tessuto dei boxer. Ansimai, colpito da quel contatto inaspettato. Mi lasciai trasportare dal piacere intenso di quel momento, che nonostante tutto non durò molto, ma andava bene così perché capivo che lei non sarebbe andata oltre quel gesto. Tirò leggermente l'elastico dei boxer, in modo indeciso, poi prese un respiro e me li sfilò, senza alzare lo sguardo su di me. La notai arrossire leggermente e ridacchiai. La spinsi di nuovo sul materasso e le stampai un bacio sulle labbra.
«S-sei... sei sicura?» domandai, balbettando. Lei prese un profondo respiro e annuì. «Non... non devi preoccuparti, non è terribile come sembra» dissi, mentre infilavo il preservativo. Lei sospirò e si sforzò di sorridere. Mi misi di nuovo sopra di lei e le allargai le gambe, mettendomi nella posizione giusta. La guardai negli occhi, ma fu un grosso errore, perché solo in quel momento mi resi conto di quello che stavo per fare: stavo per portare via la sua verginità, la sua ingenuità, la sua giovinezza. Dovevo farlo? Lei... aveva solo sedici anni! Scossi la testa, distogliendo lo sguardo, ma Jordan mi prese il viso, riportando i miei occhi a perdersi nei suoi.
«Louis... i-io... sono sicura... voglio che succeda con te, lo sai. Sei l'unico che desidero e tu... tu devi essere la mia prima volta, perciò... ora o domani non cambia nulla, perché sono sicura di quello che sento per te e voglio sentirmi tua, completamente. Per questo ti chiedo di... farlo adesso. Non mi stai facendo del male, Louis... mi stai solo facendo crescere. Ma va bene anche se è presto, purché... purché sia con te» Ora ero io quello spaventato, ero io quello che voleva tirarsi indietro, dopo essere arrivato fin qui. E lei aveva capito la mia paura.
«Jordan... io ti voglio immensamente... ma se non vuoi... sono disposto ad aspettare, davvero!» Lei sorrise e scosse la testa.
«Non vorrai mica sprecare così un preservativo, vero?» domandò, mostrandomi uno dei suoi sorrisi migliori. Mi chinai a sfiorarle il naso con il mio, poi le baciai le labbra.
«Promettimi che domani non te ne sarai pentita»
«Non potrei mai, Lou» Era tutto quello che volevo sapere, perché non volevo che il giorno dopo smettesse di guardarmi solo perché l'avevo fatta stare male per soddisfare un mio capriccio. Annuii e il più delicatamente possibile entrai in lei.
«Potrebbe fare male, ma... ma poi diventerà piacevole, te lo prometto» dissi, più spaventato di lei all'idea che sentisse dolore. Scivolai dentro di lei lentamente e ad un tratto la vidi stringere la coperta del letto tra le mani. Ansimò forte. «Va... va tutto bene?» chiesi, preoccupato. Lei annuì.
«S-sì... fa solo un po' male...» Chiusi gli occhi e cominciai a muovermi piano, perché si abituasse alla mia presenza dentro di lei. All'improvviso sentii le sue mani sulla mia schiena, segno che aveva abbandonato la sua presa stretta sulla coperta. Sospirai sollevato e la guardai complice, mentre lei sorrideva. Decisi di aumentare un po' le spinte, per vedere fino a che punto potevo arrivare. Jordan gemette rumorosamente, prima di graffiare leggermente la mia schiena, in modo involontario. Trattenni una smorfia, anche perché, in verità, tutto quello era eccitante. Finalmente mi sentii un tutt'uno con lei. In quel momento le appartenevo e le stavo dando tutto me stesso e lei in cambio mi stava dando tutto quello che aveva da dare. Non ero più convinto di essermi sbagliato, quella strana sensazione doveva essere amore, che non avevo mai dato a nessun altro. Jordan inarcò il bacino, assecondando i miei movimenti. Dopo poco mi resi conto che era pronta per venire. Io non ancora, ma capivo che, essendo la sua prima volta, ed essendo lei così speciale, non conosceva certe tecniche di cui facevano uso certe ragazze più smaliziate ed era perfetto così, perché quello sarebbe stato il suo primo vero orgasmo. Sarebbe stato merito mio. Ero la sua prima volta e non potevo essere più felice di così. Mi chinai su di lei e le sfiorai le labbra con le mie, poi l'orecchio.
«Ora sei mia» sussurrai. Jordan ansimò. «Lasciati andare» aggiunsi, facendo scivolare la mano lungo la sua gamba. Lei chiuse gli occhi e piegò il capo all'indietro. Aprì leggermente la bocca e si lasciò andare ad un gemito roco che rimbombò nella stanza e nelle mie orecchie come una melodia. Dio, era tutto così perfetto! Lasciò cedere le gambe, sfinita, io mi concessi ancora qualche spinta e finalmente venni anch'io, prima di sdraiarmi al suo fianco. La presi e le feci appoggiare la testa sul mio petto. Jordan avvinghiò le gambe intorno alle mie, in modo da stare più comodi. Dopo qualche secondo decidemmo di disfare il suo letto per coprirci e quando fummo di nuovo a contatto sorrisi, sentendomi un deficiente alle prese con la prima cotta. Che poi quella era molto più importante di una cotta.
«Come stai?» domandai, preoccupato. Lei sospirò esasperata.
«Sto bene, Louis... sto benissimo! È stato esattamente come me l'ero sempre immaginata! Non ha fatto così male come dicono tutti e poi... poi beh... avevi ragione tu, è stato piacevole!» mormorò, abbassando lo sguardo. Le voltai il viso verso il mio e le diedi un bacio sulle labbra. Era bello sapere che immaginava di fare sesso con me, probabilmente. Una parte di me lo sperava.
«Allora... ehm... non mi ucciderai?»
«Sei diventato pazzo per caso? Perché dovrei?» Risi.
«Allora sappi che presto ti aspetta il secondo round» dissi, guadagnandomi una sua occhiataccia. Cercò di darmi un colpetto sulla spalla, ma io le presi la mano e la immobilizzai, stringendola contro il mio petto. Le morsicai il lobo dell'orecchio e aggiunsi in un sussurro. «E poi ci sono certe cosette che vorrei insegnarti, se per te va bene!» Jordan avvampò, come non aveva ancora fatto quel pomeriggio.
«Louis!» mi richiamò. Risi di gusto e le diedi un bacio sulla spalla. Ci calmammo entrambi e, nonostante fossero solo le 5 e mezzo del pomeriggio, nel giro di pochi minuti ci addormentammo abbracciati, stancati dall'attività fisica.
***
Jordan era con me nella stessa casa in cui ero entrato l'altra volta. Mi sorrideva dall'altra parte del salotto. Era il sorriso più dolce e sincero che avessi mai visto. Stavo per andarle incontro, quando al suo fianco spuntò la stessa donna che avevo visto l'altra volta. Jordan allungò una mano verso di lei.
«Annabelle!» disse, sorpresa. La donna le sorrise. Solo allora notai una certa somiglianza tra di loro. Avevano lo stesso sorriso e gli stessi occhi, ma più della somiglianza fisica, mi colpirono i loro gesti sciolti ed eleganti, il loro portamento, la loro espressione. Rimasi a fissarle, stupito. «Louis... lei è Annabelle, ti ricordi?» domandò Jordan, lasciandomi intuire che in quel momento, stavamo facendo lo stesso sogno. Mi ricordavo perché mi aveva raccontato e spiegato tutto quello che le aveva detto sua zia quel pomeriggio. Annuii e mi avvicinai a loro.
«Ora siete uniti per sempre» sussurrò Annabelle, passando al mio fianco. Sentii la stessa aria fresca e piacevole che mi aveva colpito la prima volta. Era tanto che non avevo un sogno così. Annabelle cominciò a dissolversi lentamente, ricordandomi che non era nulla più che un'anima. Sussultai, quando passò attraverso il mio corpo e poi in quello di Jordan. «Ora siete uniti per sempre, con il corpo e con lo spirito. Ora conto su di voi» C'era qualcosa che Annabelle sapeva, ma che non ci aveva ancora detto. Non era comparsa per caso in quel sogno, proprio dopo la nostra prima volta, proprio dopo che avevamo fatto l'amore. Annabelle nascondeva qualcosa di importante.
«Cosa... cosa intendi?» domandai. Mi aspettavo una risposta, ma le pareti della casa cominciarono a sgretolarsi come la prima volta e lei prese a dissolversi più velocemente, segno che uno di noi due stava per svegliarsi e purtroppo sapevo anche chi.
Aprii gli occhi, sollevandomi di scatto dal letto, facendo sobbalzare anche Jordan che stava ancora dormendo. Tentai di recuperare il respiro in modo regolare e mi guardai intorno. Ero a casa di Jordan, nella sua camera, nel suo letto.
«Lou... va tutto bene, tranquillo... non è stato un incubo!» sussurrò, accarezzandomi il petto. «Va tutto bene, va tutto bene... era solo un bel sogno. Va tutto bene...» mormorò di nuovo, cercando di tranquillizzarmi. Non avrei avuto pace, finché Annabelle non mi avesse spiegato perché ci stava chiamando nei sogni, perché voleva che io e Jordan stessimo insieme.
Angolo darkryry
Beh, direi che questo capitolo parla da sé no?
QUindi direi che mi congedo e vi aspetto nel prossimo aggiornamento ;)
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