Hide
All rights reserved a midnite_ (EFP)
Cover by @herslaugh
HIDE
Your eyes, they shine so bright
I want to save their light
I can't escape this now
Unless you show me how
When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide
Don't get too close
it's dark inside
It's where my demons hide
It's where my demons hide
[Demons_Imagine Dragons]
JORDAN'S POV
«Jordan? Calmati, per favore... non succederà nulla, d'accordo?» esclamò Louis, mettendo una mano sulla mia coscia. Indossavo ancora il vestito della sera precedente, mi sentivo troppo scoperta sotto il suo sguardo. Cercai di ritrarre la gamba, imbarazzata. Louis non tolse la mano e mi guardò con la coda dell'occhio mentre guidava. «Mi stai ascoltando?»
«S-sì... sì, scusa... è solo che mi spaventa il cimitero» mormorai, abbassando lo sguardo sulla sua mano.
«Beh... è un posto come un altro e poi... in tutti gli horror che si rispettino c'è un cimitero! Quindi non può che esserci un cimitero! E poi vedila così... sono le 10 del mattino, sarà pieno di gente, sicuramente i morti non sceglieranno questo orario per uscire dalle loro tombe!» disse, sorridendo e cercando di sdrammatizzare. Annuii.
«Pensi?»
«Certo! E poi sei con me!» disse, muovendo lentamente la mano sulla mia gamba accarezzandomi. Deglutii. Ora non sapevo veramente cosa mi spaventasse di più. Arrivammo davanti al cimitero e Louis parcheggiò la macchina. Entrammo dal cancello principale e ci guardammo intorno spaesati. «Cosa staremmo cercando esattamente?» domandò. Alzai le spalle e sentii la sua mano cercare la mia. La presi e lui lasciò scivolare le dita tra le mie.
«Non lo so... ho solo questo!» spiegai, mostrandogli il ciondolino che mi aveva dato la zia Jasmine. Era una collana semplicissima, con un ciondolo rotondo dorato con alcuni decori. Louis sospirò.
«D'accordo... vediamo se c'è qualcosa che somiglia a quel ciondolo qui intorno!» propose con il suo solito entusiasmo. Proprio in quel momento il suo cellulare squillò, facendo voltare quelli che erano intenti a pregare davanti alle lapidi dei propri cari. «Pronto? Harry... che c'è?» chiese Louis, rispondendo. Cercai di ascoltare la conversazione, ma Harry non si sentiva dall'altra parte del telefono. Immaginavo volesse sapere dove ci trovavamo.
«Siamo al...» Louis si interruppe guardandomi, come a chiedermi se potesse continuare o meno. Io annuii. Prima o poi avrebbero dovuto sapere la storia, o comunque avrebbero chiesto. «Siamo al cimitero» concluse, senza distogliere lo sguardo dal mio.
«Cosa? Che cazzo ci fai al cimitero con Charlie?» Quella volta riuscii a sentire Harry. Storsi le labbra in una smorfia divertita.
«Ti spiego tutto quando arriviamo a casa, Hazza, tranquillo!» concluse Louis, chiudendo la chiamata prima di poter sentire le proteste di Harry. Scoppiò a ridere, poi sospirò e si guardò intorno.
«Sai... queste persone cominceranno ad insospettirsi se ci giriamo intorno alla ricerca di una tomba speciale!» esclamai, contrariata. Louis aggrottò le sopracciglia.
«E cosa dovremmo fare?» domandò, passandosi una mano tra i capelli. Guardai il suo ciuffo scompigliato e involontariamente mi sollevai sulle punte per sistemarglielo. Louis sorrise e mi accarezzò la guancia, in modo dolce.
«Beh... ehm... potremmo passare da una lapide all'altra fingendo di pregare e nel frattempo cercare quello che stiamo cercando...» Temevo che avremmo trovato anche le lapidi dei miei genitori, così facendo. Io non le avevo mai viste, perché mi avevano portato via da Doncaster. Louis annuì e s'inginocchiò davanti alla prima tomba che gli capitò a tiro, fingendo di pregare. Scoppiai a ridere, tappandomi immediatamente la bocca non appena mi resi conto che mi stavano guardando tutti. Louis scosse la testa rassegnato mentre m'inginocchiavo al suo fianco.
«Jakob Scott 1935-2010... chissà chi era e di cosa è morto...» borbottò Louis, fissando la foto dell'uomo che sorrideva.
«Secondo me era un militare ed è morto di cancro mentre era felicemente in congedo, circondato da milioni di nipotini...» azzardai. Aveva la faccia di una persona felice.
«Perché pensi che abbia fatto il militare?» domandò Louis. Alzai le spalle.
«Perché ha l'aria di essere un uomo austero e ligio alle regole... oltre che felice, ecco perché dico che aveva un sacco di nipotini!» spiegai. Louis annuì, poi si alzò in piedi e mi tirò su da terra, trascinandomi verso un'altra tomba. Girammo così ancora per un po', finché non ci ritrovammo di fronte uno di quei mausolei giganteschi, fatti apposta dalle famiglie ricche per riposare in pace in un luogo che fosse degno della loro famiglia. Louis spalancò la bocca, davanti all'imponenza di quel luogo.
«Qualcosa mi dice che dobbiamo andare lì» balbettò, senza staccare lo sguardo dalle pareti in marmo dell'edificio.
«Già, lo penso anch'io...» mormorai, incapace di dire altro. Louis mi strinse la mano e mi trascinò all'interno dell'edificio. Mi guardai intorno, ma non riconobbi nessuna foto né iscrizione. Le tombe dei miei genitori non c'erano, come sospettavo. Louis lasciò la mia mano e corse verso un angolo del mausoleo.
«Ehi, Jordan... vieni qui!» mi richiamò. Lo raggiunsi e m'inginocchiai davanti alla parete.
«Mausoleo in memoria delle famiglie Sanchez ed Edwards» lessi, constatando che il mio cognome non era presente. «Manca... Davis» aggiunsi, spostando lo sguardo verso Louis, che mi stava osservando. Lui annuì.
«Già...» Stava per aggiungere qualcosa, ma lo interruppi, notando lo stesso disegno che c'era sul ciondolo della zia. Glielo indicai. «Magari quel ciondolo apre qualcosa...» azzardò lui. Glielo diedi e Louis cominciò a rigirarselo tra le mani, incerto. Ci alzammo e continuammo a cercare qualcosa, senza sapere bene cosa. Al centro della costruzione c'era un piccolo altare in marmo. Constatai che nulla in quel mausoleo, rispetto agli altri che avevo visto, richiamava in qualche modo la religione cristiana o Dio. Non c'erano dipinti, non c'erano statuette richiamanti i santi, non c'erano nemmeno... croci. Mi resi conto solo in quel momento che in tutta la mia vita non ero mai stata portata in una chiesa e che forse non ero nemmeno battezzata. Mi chinai ad osservare quell'altarino così semplice, finché i miei occhi non caddero su quello che stavo vanamente cercando da mezz'ora.
«Louis... credo di aver trovato quello che stavamo cercando!» sussurrai, sperando che mi sentisse. Louis mi raggiunse e si abbassò leggermente, appoggiando una mano sulla mia spalla. Gli indicai il piccolo foro nella gamba dell'altare che aveva la stessa forma del ciondolo, con gli stessi intagli. Louis mi consegnò la collanina. Lo guardai incerta, ma lui annuì, come ad incoraggiarmi. Incastrai la collana in quella specie di serratura. Sentii l'ingranaggio scattare e quando tirai si aprì anche una sorta di cassetto. Spalancai la bocca davanti ad un enorme libro impolverato, simile a quelli che nelle biblioteche tenevano nelle teche perché nessuno li toccasse. E in effetti avevo paura che se l'avessi preso, mi si sarebbe sgretolato tra le mani. Deglutii. Louis, invece, non si preoccupò molto delle condizioni dell'oggetto e lo spalancò, sollevando una quantità improponibile di polvere, oltre che provocando un forte rimbombo all'interno della struttura. Tossii, respirando la polvere intorno a me.
«Scusa» mormorò con tutta l'ingenuità che riuscì a nascondere nel tono. Scossi la testa contrariata e guardai il libro misterioso. All'inizio della pagina notai una data sbiadita: 1487.
«Spero di non essere così vecchia» mormorai, credendo chissà che cosa. A quel punto ogni soluzione era possibile.
«Lo spero anch'io» aggiunse Louis, evidentemente confuso. Ignorai i suoi possibili pensieri e continuai ad osservare la pagina ingiallita e consumata dal tempo.
«Malleus Maleficarum» lessi ad alta voce la prima parola che riuscii a leggere, scritta in rosso. «Cosa pensi che sia?» domandai, sperando che Louis e la sua proverbiale esperienza avessero le risposte che stavo cercando. Scosse le spalle.
«Mai sentito...» ammise in modo mesto. Sospirai.
«Ehi! Che ci fate qui, voi due?» esclamò qualcuno, facendo rimbombare l'eco della sua voce nel mausoleo. Louis chiuse il libro, alzando di scatto la testa, seguito da me. Il custode del cimitero ci squadrò con aria diffidente, avvicinandosi cautamente. Deglutii e cercai di richiudere lo pseudo cassetto il più silenziosamente possibile. Louis si mise leggermente davanti a me, coprendomi. Mi prese la mano.
«Scusi, noi... siamo venuti a portare i fiori a nostro nonno e poi... abbiamo dato un'occhiata in giro... ci piaceva questo mausoleo» mentì lui, dicendo la prima cosa che gli passò per la mente.
«Questa è una proprietà privata e non vi ho mai visto qui, quindi andatevene il prima possibile» aggiunse l'uomo, che probabilmente ci aveva tenuti d'occhio sin dal nostro arrivo. Louis annuì e mi trascinò fuori dall'edificio, senza voltarsi. Uscimmo dal cimitero in totale silenzio e risalimmo sulla sua macchina.
«Nostro nonno?» domandai sarcastica, cercando di sdrammatizzare.
«Jakob Scott, no? Quello con milioni di nipoti!» disse, prima di mettere in moto. Risi, poi però tornai immediatamente seria. Louis se ne accorse. «Dobbiamo tornare stasera... so che odi l'idea del cimitero di notte, ma è l'unico modo per consultare o portare via quel libro spaventoso!» Annuii a malincuore: purtroppo aveva ragione.
«Ora però devo tornare a casa. È mezzogiorno e non ho nemmeno avvisato i miei... saranno preoccupatissimi, se non hanno addirittura trovato il numero di Amanda e chiamato lei!» dissi, certa che mi avrebbero aspettato sulla soglia di casa con un lanciafiamme. Louis annuì sorridendo e mi accompagnò a casa, seguendo le mie istruzioni. Gli chiesi di lasciarmi qualche metro più indietro, in modo che i miei non avrebbero potuto vederlo. Louis ascoltò il mio consiglio ed accostò l'auto.
«Va bene per stasera, allora?» domandò, ricordandomi del cimitero. Sospirai e ci pensai per qualche secondo. Era sabato e i ragazzi normali uscivano il sabato sera... noi andavamo al cimitero! Non sapevo se i miei mi avrebbero lasciato andare con la scusa di uscire anche quella sera, ma... non avevo altra scelta.
«Sì... passi tu?»
«Vengo a prenderti per le 20, dopo cena, così non è troppo tardi e non mi muori di paura!» disse, sorridendo. Di nuovo quel sorriso. Mi faceva sentire estremamente vulnerabile, quel sorriso, come se lui fosse una debolezza a cui non potevo resistere.
«D-D'accordo... allora ci vediamo stasera» balbettai, prima di voltarmi e aprire la portiera. Sentii la mano di Louis sul mio braccio.
«Ehi... Jordan!» mi richiamò, costringendomi a voltarmi di nuovo. Sorrise come divertito da qualcosa e, prima che potessi rendermene conto, le sue labbra furono di nuovo sulle mie. Chiusi gli occhi, mentre lui infilava una mano tra i miei capelli per tenere il mio viso il più vicino possibile al suo. Schiusi le labbra, permettendogli di approfondire il bacio e in men che non si dica mi resi conto che mi stavo sporgendo verso di lui sul sedile, in modo incontrollato, come se avessi bisogno di contatto. Non appena me ne accorsi mi ritrassi imbarazzata. Louis mi pizzicò il labbro con i denti e mi lasciò andare.
«Adesso puoi dirmi che ci vediamo stasera!» Annuii, ancora sconvolta per quel bacio e scesi dalla macchina.
***
«Ti sembra questa l'ora di rientrare, signorina?» domandò mia madre, seduta al tavolo con una tazza di caffè fumante tra le mani. Mio padre doveva essere al lavoro. Deglutii.
«I-io... ehm... mi hanno riportato solo adesso» azzardai, senza avvicinarmi. Sarah e Jacson erano due bravissime persone e mi volevano un bene dell'anima. Appena mi avevano giudicata pronta mi avevano raccontato tutta la storia, ma io li avevo sempre chiamati mamma e papà, perché in un certo senso per me lo erano davvero. Sarah mi ricordava spesso come io per loro fossi stata una vera benedizione. Forse era per questo che erano così iperprotettivi nei miei confronti. Sarah sospirò, come una che la sa lunga su queste fughe e bugie da adolescente.
«In qualunque caso sei in punizione, da stasera fino a data da destinarsi, per non avermi chiamata e per non aver risposto al telefono!» Cazzo! Il silenzioso! Mi ero dimenticata di rimettere il volume. Controllai distrattamente il telefono e notai le 5 chiamate perse da parte di mia madre e una da parte di mio padre.
«D'accordo» mormorai, prima di trascinarmi in camera mia, dove la voce di Sarah mi raggiunse attutita.
«Charlie tesoro... anch'io ho avuto 16 anni, ma sta attenta, ti prego... quel ragazzo è troppo grande per te. Forse è meglio che tu smetta di vederlo» Perfetto: primo, mia madre aveva capito tutto. Le avevo detto che sarei uscita con Louis quella sera, ma non avevo considerato il fatto che anche lei sapesse di Louis e dei Tomlinson, perciò, probabilmente, si era fatta quattro conti e siccome appunto anche lei aveva avuto 16 anni, non le era stato difficile capire che ero stata con lui; secondo, quella sera dovevo uscire di casa ed ero in punizione; terzo, pareva che nessuno volesse lasciarmi vedere Louis.
LOUIS' POV
"Sarah mi ha messo in punizione, te l'avevo detto che non avrebbe funzionato. Stasera non si fa nulla. Jordan xx"
Finii di leggere il messaggio e lasciai cadere svogliatamente il cellulare sul divano, sospirando.
«Tutto bene, Lou?» chiese Niall, passandomi davanti.
«Io e Jordan saremmo dovuti tornare al cimitero, stasera, ma... i suoi l'hanno messa in punizione!» spiegai. Harry si sedette sul divano di fianco a me.
«L'ho sempre detto che sei uno sfigato con le donne, amico!» disse, ma io ignorai la sua battuta. «Comunque... rispiegami per quale motivo eravate al cimitero, per favore!» Era la decima volta, come minimo, che provavo a far capire ai ragazzi la situazione. Capivo che era una cosa da pazzi, ma... ormai dovevano essersene accorti che non ero fuori di testa, a meno che non lo fosse stata anche Jordan.
«Io e Jordan abbiamo incubi simili la notte e l'unico modo per capire da dove viene e cosa sia quel mostro che ci sta cercando è trovare le origini della sua famiglia... e sua zia, un'ottantenne schizzata, ci ha dato un ciondolo che è la chiave di una specie di doppio fondo segreto nell'altare del mausoleo della sua famiglia. Ecco perché ero al cimitero!» spiegai, per l'ennesima volta.
«Se tu raccontassi questa storia a qualche televisione locale probabilmente diventeresti famoso!» constatò Zayn. Alzai le spalle.
«Preferirei che non si sapesse in giro... mi sento già abbastanza pazzo per conto mio»
«Quindi che hai intenzione di fare, stasera?» domandò Liam, comprendendo che era meglio cambiare argomento.
«La rapisco e la faccio scappare di casa?» domandai, sarcastico. Harry sorrise.
«Una fuga romantica! Come siete carini! Mi sembra un'ottima idea!» disse, oltremodo entusiasta.
«Hazza... io stavo scherzando! Non intendevo davvero...» Harry mi circondò le spalle facendomi cadere sul divano.
«Oh, Lou! Ma chi vuoi prendere in giro? So che muori dalla voglia di scoprire quale essere è la donna della tua vita!» Che poi detto così suonava veramente inquietante... e non solo perché l'aveva definita la "donna della mia vita". E se... avessi baciato un vampiro millenario? Oppure un licantropo peloso? O una strega brufolosa piena di ragnatele e mangia rospi? Mi toccai le labbra, in un gesto involontario. Che schifo! Eppure... baciarla non mi aveva fatto così schifo, a dir la verità. Anzi... era stato più come toccare un pezzetto di paradiso.
«D'accordo... vada per il rapimento» concessi, convinto di voler sapere chi o cosa avevano baciato le mie labbra.
***
Erano le 23: avevo dovuto ritardare l'orario, per essere sicuro che lei fosse già a letto. I ragazzi erano appostati davanti a casa sua, per accertarsi che non vi fossero movimenti sospetti. Le luci erano tutte spente. Inviai un messaggio a Jordan, per avvisarla che avevo intenzione di rapirla. La sua risposta fu piuttosto chiara.
"Che cazzo! No! Non facciamo pazzie, per favore!"
Ma la mia lo fu ancora di più.
"Muovi quel culo ed esci di casa, se non vuoi rimanere sveglia anche stanotte!"
Immaginai che stesse sbuffando. Poco dopo notammo una delle finestre ai lati della casa aprirsi. Jordan uscì in modo impacciato e si guardò intorno preoccupata, finché non alzai una mano per farmi vedere.
«Sei un coglione! E se mi scoprono o se succede qualcosa me la pagherai, che sia chiaro!» mi minacciò, prima di gettarsi tra le mie braccia. La strinsi, sotto gli sguardi divertiti dei miei amici. Lei si accorse solo in quel momento della loro presenza e arrossì violentemente.
«Jordan... ho raccontato tutto ai ragazzi... loro ci aiuteranno...» azzardai, intimorito dalla sua possibile reazione. Lei annuì appena.
«Oh... ok... andiamo, allora» Raggiungemmo il cimitero in silenzio. Jordan sembrava ancora più spaventata di quella mattina, forse perché era notte.
«Allora... voi state qui a controllare che non arrivi il custode o nessun altro... io e Jordan scavalchiamo il cancello e raggiungiamo il mausoleo. Cerchiamo di capirci qualcosa e se non facciamo in tempo portiamo via il libro» spiegai, anche se il piano era incerto e anche se l'opzione di portare via il libro non mi entusiasmava molto. I ragazzi approvarono il mio pseudo piano e si appostarono come previsto. Aiutai Jordan a superare il cancello e poi la raggiunsi. Senza che me ne accorgessi mi prese la mano e me la strinse con forza. Sorrisi nella penombra delle poche luci accese. Mi piaceva sapere che potevo farla sentire al sicuro. La condussi verso la nostra meta. Jordan accese la torcia che aveva portato e mi diede il ciondolino. Aprii il doppio fondo ed estrassi il libro. Lo spalancai e dopo aver liberato la pagina dalla polvere scorsi le prime righe con il dito. Jordan mi fece luce e si mise a leggere ad alta voce.
«Siamo stati messi in fuga e siamo scappati dalle nostre case. Viviamo da generazioni a Doncaster. Nessuno di noi ha contatti con gli esseri umani. Abbiamo promesso di non aver rapporti con la razza umana, per non compromettere la nostra situazione. Non possiamo essere scoperti, per questo viviamo in armonia con gli umani evitando di contaminarli» Jordan sussultò ed alzò il viso verso il mio.
«Tua madre ha infranto una promessa innamorandosi di tuo padre...» constatai. Lei annuì semplicemente. Poi riprese a leggere, finché non arrivò al punto che interessava ad entrambi. Non avevo dubbi su quello che avevo letto. D'accordo, potevo essere confuso, frastornato, poteva esserci poca luce e qualsiasi altra cosa, ma... su quel libro c'era chiaramente scritto: DEMONI. E non ero impazzito. «Jordan?» domandai, come se lei potesse darmi una spiegazione.
«I demoni non sono né uomini, né dei, ma funzionano da tramite tra un mondo e l'altro» disse, quasi stesse ripetendo una frase in modo meccanico. «Me lo disse una volta mia madre, mentre mi raccontava una favola popolare... così disse... ora sono quasi certa che non si trattasse di una favola popolare...»
«Parlava della tua famiglia?» Jordan teneva lo sguardo fisso in un punto di fronte a sé. Era vuoto esattamente come la sera precedente, dopo l'incubo. La sua pelle era diventata più bianca della neve. Mi alzai in piedi, pronto a prenderla, come fossi convinto che sarebbe caduta a terra da un momento all'altro.
«Mi disse che i demoni sono anime umane evase dal corpo dopo la morte...» aggiunse. Allora come era possibile che lei avesse sembianze umane?
«Ma allora... perché tu sei...» Jordan comprese immediatamente la mia domanda e scosse la testa. Notai una lacrima solcarle il viso.
«Credo che... per qualche strana ragione la mia famiglia viva da tempo in simbiosi col genere umano... solo che... solo che non avrebbe in alcun modo dovuto mischiarsi con esso. Ma mia madre lo ha fatto...» Come previsto, proprio in quel momento, la vidi barcollare all'indietro, come se le mancasse la terra sotto i piedi. La presi prontamente per le braccia, evitandole di cadere, mentre la sentivo chiaramente sussurrare il mio nome.
«Ecco perché mezzosangue...» mi lasciai sfuggire. Jordan non svenne, ma capii chiaramente che le mancavano le forze. Annuì.
«Mi dispiace, Louis» mormorò. Non badai alle sue parole. Di cosa doveva dispiacersi? Non era colpa sua. Non era colpa sua se era... un demone solo per metà. Esistevano davvero? Ancora non riuscivo a capacitarmene. In quel momento il mio cellulare vibrò nella tasca dei jeans. Mi assicurai che Jordan riuscisse a stare in piedi da sola e risposi prontamente.
«Lou sta arrivando qualcuno... non è il custode, muovetevi!» ordinò Harry, in modo concitato. Presi il libro e lo affidai a Jordan, poi le strinsi la mano e la trascinai fuori di lì.
«Sta arrivando il custode?»
«No, non è lui... ma Harry ha detto di muoverci... avanti, corri...» le ordinai, mentre lei nascondeva il pesante libro sotto la t-shirt e lo teneva fermo con la mano. Raggiungemmo il cancello e solo in quel momento mi resi conto di una banda di ragazzini che stava arrivando in quel momento. Beh, non che fossero decisamente spaventosi, ma di sicuro erano ubriachi e magari volevano divertirsi spassandosela in modo diverso. Anch'io una volta avevo passato una notte in un cimitero. Uno di loro fischiò nella nostra direzione, Jordan mi strinse più forte la mano. Intravidi il custode arrivare in lontananza. L'unica soluzione che mi venne in mente fu di fare in modo di renderci totalmente estranei alla situazione, dato che non potevamo nasconderci. Condussi Jordan appena fuori dal muro di cinta. Mormorai uno "scusa" che sperai sentisse e l'appoggiai con forza contro la parete.
«Baciami» ordinai. Jordan mi guardò confusa. Demone o non demone... non aveva affatto l'aspetto di un vampiro polveroso e millenario e le mie labbra bruciavano dal desiderio di unirsi ancora alle sue. Fanculo i demoni, fanculo i vampiri, fanculo tutte quelle cazzate sovrannaturali, di una cosa ero certo: ero dannatamente attratto da lei. E non sapevo cosa avrebbe comportato, ma di sicuro in quel momento non volevo farmi prendere dal custode come trafugatore di tombe o farmi aggredire da 4 ragazzini ubriachi. «Avanti Jordan... l'hai già fatto, baciami!» ripetei, in modo più perentorio. Lei annuì debolmente, ma fui io a premere le labbra sulle sue. Lasciai scivolare le mani sulle sue cosce, mentre lei schiudeva le labbra, alla ricerca di un contatto più intimo. Le sollevai una gamba in modo che la avvinghiasse intorno alla mia vita, poi le dissi di saltare, in modo da poterla prendere in braccio. Il libro infilato sotto la sua maglietta era l'unico ostacolo che mi impediva di sentire il suo corpo a contatto con il mio. Quando fui certo che si era aggrappata con braccia e gambe, appoggiai una mano contro il muro. Jordan infilò una mano tra i miei capelli, rendendo quel bacio ancora più passionale.
«Fa sentire al custode che ci stiamo dando da fare» mormorai, mordendole il labbro. Passai al suo collo, che baciai con un'attenzione quasi maniacale. La sentii diventare bollente, costatando che probabilmente era arrossita. Le succhiai leggermente la pelle e a quel punto la sentii trattenere un piccolo gemito, che però fu ben udibile nel silenzio di quella serata.
«Voi due! Andate a casa vostra a fare queste cose, prima che vi denunci per atti osceni in luogo pubblico!» sbraitò il custode, puntandoci contro la torcia. Grazie al fatto che eravamo avvinghiati come due piovre non ci riconobbe dal pomeriggio e non notò il libro che nascondevamo. Sbuffai e quando fui certo che il custode si stava dedicando all'altra banda di ragazzini, liberai Jordan da quella posizione scomoda e cercai Harry, che sghignazzava nascosto dietro ad un albero. Probabilmente avrebbe anche potuto cercare dei pop corn per godersi lo spettacolo, tanto era idiota.
«Complimenti Lou, ottima mossa! Alla Styles, proprio!» esclamò, soffocando le risate. Gli diedi un colpo dietro la nuca, oltremodo esasperato, mentre notavo Jordan arrossire ancora di più. Possibile che fosse davvero così... ingenua? Dal buio spuntarono anche gli altri 3 ragazzi, che ovviamente avevano visto tutto.
«Beh... sei stato furbo...» ammise Zayn, alludendo sia al mio tempestivo piano per non farci beccare, sia al fatto che quel presunto piano aveva compreso un bacio con Jordan. Un bacio a dir poco... stupendo. Wow... avevo baciato un demone! Che figo! A quanti poteva capitare? Storsi il labbro, sorprendendomi di quei pensieri così ridicoli.
«Avete preso quello che vi serviva?» chiese Niall. Jordan annuì e gli mostrò il libro.
«Ora è meglio che torni a casa... altrimenti ti scopriranno» dissi a Jordan, che annuì.
«Dobbiamo capire che cosa sia il Malleus Maleficarum e capire cosa sia successo alla mia famiglia per arrivare a stabilire che non ci fossero contatti tra umani e demoni... è strano dal momento che normalmente i demoni avrebbero dovuto interagire con gli esseri umani...» sussurrò Jordan, non appena gli altri si furono incamminati verso la mia macchina.
«Già... e dobbiamo anche capire da dove arrivi quello stupido uomo nero...» Jordan sospirò e mi strinse la mano.
«Dio... mi faccio schifo!» esclamò, sinceramente triste. Sorrisi e le presi il viso.
«Ehi... non ti permetto di pensarlo, ok? Non è vero che... che fai schifo. Sei solo per metà non umana... ma non hai mai fatto nulla di male, giusto? E poi... io ci sono, qualunque cosa tu sia! Sai... comincio a sentirmi figo per aver baciato un demone!» dissi, sincero. Jordan rise.
«Hai baciato mezzo demone, tecnicamente... e... non ti gasare, idiota! Mio padre lo ha fatto prima di te!» Scoppiai a ridere. Almeno riuscivamo a sdrammatizzare. Beh... era una situazione strana, ma l'avrei accettata, probabilmente.
Angolo darkryry
Bene, così ora abbiamo scoperto che Jordan è una mezzademone, ma cos'è quel libro? Ed il Malleus Maleficarum?
Intanto il nostro Louis si sta convincendo sempre di più a restare accanto a Jordan. Riusciranno a restare uniti o l'uomo nero riuscirà a dividerli?
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