Find your eyes

All rights reserved a midnite_ (EFP)


Cover by @herslaugh




FIND YOUR EYES

So much light in the city

You wont believe,

Been awake for some days now

No time to sleep,

If your heart is a pillow

This love's the bed

Tell me what is the music inside my head,

Don't wake me up

[Don't wake me up_Chris Brown]


JORDAN'S POV

«Benvenuta nella sua nuova classe, signorina Parker!» mi salutò il professore di matematica, indicando l'aula con un ampio gesto della mano.«Grazie mille signor Stevens.» Lo ringraziai, poi lui mi fece cenno di rivolgermi ai miei nuovi compagni di classe. Ero un po' imbarazzata, ma nei miei scarsi 16 anni di vita, non avevo mai avuto troppi problemi a fare amicizia con le persone, normalmente. Sorrisi e cercai di articolare un discorso concreto, per presentarmi brevemente: «Ciao a tutti, mi chiamo Charlie Parker, ho 16 anni e vengo da Manchester!» annunciai, sforzandomi di sembrare il più brillante possibile. I miei compagni mi ascoltarono cordialmente e sorrisero, poi il professore raccomandò loro di trattarmi bene e di farmi sentire a mio agio.«Professore se per lei non è un problema Charlie potrebbe sedersi qui, c'è un posto libero. E poi oggi potrei farle fare un giro della scuola e fornirle le nozioni base!» propose una morettina, dal fondo dell'aula. Era una ragazza magra e slanciata, molto bella, con un fisico invidiabile e dei capelli che sembravano usciti direttamente dalla pubblicità di uno shampoo. Però pareva simpatica, il suo sorriso trasmetteva allegria. Il professore acconsentì entusiasta ed io mi accomodai all'ultimo banco, di fianco alla ragazza mora che mi allungò prontamente la mano.«Ciao! Io sono Amanda, è un piacere conoscerti!» sorrise. Le strinsi la mano.«Charlie. Piacere mio!» risposi, prima di estrarre un quaderno dalla borsa a tracolla e cominciare a seguire, o almeno a provarci, la lezione. Non appena suonò la campanella dell'intervallo, Amanda si propose di accompagnarmi in giro. In realtà il suo intento non era solo quello di mostrarmi le aule principali e gli eventi della nostra scuola, ma anche quello di darmi le nozioni basilari sulla gerarchia sociale dell'istituto e sui gossip più caldi, in modo che cominciassi a farmi un'idea di come sarebbe stato vivere là dentro, chi dovevo evitare e chi farmi amico. Ero piuttosto furba, quando si trattava di queste cose.«Da dove hai detto che vieni?» domandò Amanda, premendo il bottone del distributore automatico.«Da Manchester, ma mi sono trasferita lì quando ero molto piccola. Io sono nata qui a Doncaster» risposi. Lei annuì e mi porse uno dei due succhi che aveva comprato. Di solito evitavo di parlare del mio vero nome e di quello che era successo. I miei genitori erano morti in un incendio, io ero stata salvata per miracolo. Il periodo successivo era un gigantesco buco nero nella mia mente. Probabilmente, essendo piccola, avevo rimosso il tempo trascorso dall'incidente fino alla mia adozione. Lo psicologo aveva detto che i bambini tendono facilmente a dimenticare le cose tristi. Anche se quella sera e quell'incendio non li avevo mai dimenticati. E non avevo mai dimenticato Louis. Louis Tomlinson era il mio migliore amico d'infanzia. Ricordavo che mi prendeva sempre in giro per i miei denti storti e perché non sapevo parlare bene. Lui aveva 5 anni più di me e all'epoca era un po' come un fratello maggiore. Eravamo inseparabili. Sorrisi a quel pensiero e sospirai. Louis mi era mancato, anche se ero troppo piccola per ricordare a pieno i dettagli della nostra amicizia e della mia infelice infanzia.«Ehi, tutto bene? Doncaster rievoca bei ricordi?» domandò Amanda, sventolandomi la mano davanti agli occhi. Trasalii, ritornando improvvisamente alla realtà.«No... solo... sono solo felice di rivederla» risposi semplicemente. Amanda mi diede un'affettuosa pacca sulla spalla, sorridendo.«Allora mi dispiace, ma dovrai rassegnarti all'idea che è molto cambiata da quando eravamo piccole noi!» mi ricordò, con un velo di malinconia nel tono. Già, magari anche Louis se n'era andato. Facendo due calcoli, lui doveva avere all'incirca 21 anni. Sicuramente aveva finito gli studi, o magari ora andava al college. Forse aveva anche trovato un lavoro. Magari non abitava nemmeno più a Doncaster.«Beh... cercherò di godermi la nuova Doncaster, allora!» proposi, cercando di sembrare entusiasta. Amanda annuì e mi indicò il fondo del corridoio.«Comincia dal panorama» disse, sollevando il sopracciglio in modo eloquente. Un ragazzo biondo stava facendo il suo ingresso nel lungo corridoio. Lo fissai, pensando a quanto quella scena avesse tutto l'aspetto di un film, con la tipica entrata trionfale del figo della scuola e le ragazzine che sbavavano ai suoi piedi. Subito però mi resi conto che non era esattamente così. O meglio, non potevo mettere in discussione il fatto che quel ragazzo fosse decisamente bello, ma... non aveva per nulla il comportamento del figo di ghiaccio tutto d'un pezzo che tratta le ragazze come giocattoli e che si pavoneggia con gli amici. Sorrideva come se il semplice camminare in mezzo ad un corridoio lo rendesse felice. In pratica era contento, sembrava... contento della vita. Fu la definizione più azzeccata che mi venne in mente.«Wow... tutti così, qui?» domandai, tra le risatine di Amanda.«No, ma alcuni meritano proprio tanto! Lui è Niall Horan, del quinto anno. È uno che piace molto alle ragazze. Io ci sono uscita insieme qualche volta... è... il ragazzo più dolce che io conosca!» spiegò, fissando il cartone del succo.«Oh... capisco...» mi limitai a mormorare. Era ancora troppo presto per affrontare la conversazione, non la conoscevo poi così bene, ma la situazione mi era piuttosto chiara. Proprio in quel momento si fece avanti un gruppo di ragazzi che salutarono calorosamente Amanda. Un istante dopo percepii i loro sguardi addosso, come se stessero studiando un fenomeno chimico. Sorrisi, rendendomi conto di aver improvvisamente perso il mio spirito. Sembravo una scolaretta con le treccine alle prese con il primo giorno di scuola.«Ragazzi... lei è Charlie, è arrivata oggi! Trattatela bene, è davvero una gran brava ragazza» mi presentò Amanda, per poi rivolgersi a me. «Charlie, purtroppo non posso dire altrettanto di questi maiali, ma ti presento Luke, Noah e James» continuò, indicandomeli uno per uno. Strinsi la mano dei ragazzi, presentandomi. Erano molto carini e sembravano anche simpatici. Luke aveva un anno in più di noi, ma James e Noah avevano la mia età e frequentavano il terzo anno.«Mandy ti ha già parlato di Niall 'Ohmiodioquantoèfigo' Horan?» domandò James, dandole una gomitata ammiccante e ridacchiando sotto i baffi. Io sorrisi: appunto, come pensavo.«Io le ho spiegato che Niall è più grande di lei, e per questo che non è interessato a lei, ma Amanda non vuole saperne!» continuò Noah. Io sospirai.«La vostra è solo invidia!» sentenziai, col rischio di ritrovarmeli tutti contro ancor prima che amici. Loro invece risero.«Benvenuta alla Hall Cross Academy, Charlie!» esclamò Luke, scompigliandomi i capelli.«Comunque non siamo invidiosi, sai... noi facciamo parte della squadra di football, miriamo in alto... ricordati di noi se devi fare carriera qui a scuola! E di Mandy che è nelle cheerleader... siamo a buon punto nella scala sociale!» mi informò James. Amanda lo fissò esasperata e gli diede una spintarella leggera.«Ho l'impressione che qui da voi non sia così importante la "scala sociale", vero?» chiesi, speranzosa. Amanda scosse la testa.«No, non lo è per niente! Non badiamo molto a chi è popolare e chi non lo è e, salvo qualche rissa ogni tanto, siamo una scuola pacifica» rispose la ragazza, guardandosi intorno. Avevo anche trovato una bella scuola, tutto sommato. Solo a quel punto il famoso Niall ci passò di fianco. Rivolse un gran sorriso ad Amanda e la salutò con un cenno della mano.«Ciao Mandy, come stai?» La pelle di porcellana di Amanda prese automaticamente il colore di un pomodoro maturo e il suo sorriso si allargò ulteriormente.«I-io... bene... grazie. E... e tu?» balbettò, in preda ad un attacco d'ansia. Sorrisi nel vederla così. Ragazze normali, con cotte normali, in una scuola normale. Finalmente andava tutto a gonfie vele.«Benone, grazie! Tu sei nuova? Io sono Niall, piacere!» disse poi, rivolgendosi a me.«Vedo che qui le voci girano in fretta! Sono Charlie, piacere mio!» esclamai, divertita.«Sì... qui quando arriva il 'novellino' lo sgamiamo subito, ma tranquilla... non siamo carnivori!» mi rassicurò, facendomi ridere. «Stanno arrivando i miei amici, devo andare! Ci vediamo Amanda» annunciò quindi, voltandosi per raggiungere i suoi amici. Luke strattonò Mandy per le spalle, in modo da farla rinsavire dalla lunghissima ed intensa, si fa per dire, conversazione che aveva appena intrattenuto con Niall. Il biondino ci diede le spalle per poi avvicinarsi ad un gruppo di ragazzi che immaginai dovessero essere i suoi amici.«Loro sono i suoi migliori amici. Pare abbiano una casa in centro a Doncaster... abitano tutti insieme» spiegò Amanda, facendomi un cenno con la testa verso di loro. Il mio sguardo cadde su uno di loro, bello da far invidia a qualunque ragazzo, probabilmente. Era un ricciolino, con gli occhi verdi e un sorriso da mozzare il fiato.«Quello è Styles... finché ci sarà lui in giro, beh... noi non avremo mai fortuna con le ragazze!» sentenziò Noah, scuotendo la testa sconsolato. Sorrisi. In effetti dovevo dire che era parecchio attraente.«Gli altri non sono da meno, ovviamente!» continuò James, indicandomeli. «Quello con la sigaretta in bocca è Zayn Malik e l'altro Liam Payne... e poi... ne manca uno o è una mia impressione?» continuò, guardandosi intorno. Mandy annuì. «Di solito sono in 5...»

Proprio in quel momento suonò la campanella che segnava la fine dell'intervallo. Rientrammo e Amanda mi accompagnò al mio armadietto per prendere i libri. Ovviamente dimenticai la combinazione per aprirlo, così, tra un incitamento e l'altro di Amanda, cominciammo a correre per non arrivare eccessivamente in ritardo. Non appena svoltato l'angolo del lungo corridoio, mi ritrovai la strada sbarrata da qualcuno, contro cui non mancai di scontrarmi. Perfetto: casini anche il primo giorno di scuola!«Oh... dio... io non volevo... scu-» Alzai il viso ed interruppi il mio balbettio insensato, spalancando la bocca. Il ragazzo di fronte a me sorrise. I suoi occhi... erano maledettamente belli, di un azzurro intenso, che avrebbe potuto far invidia all'azzurro di un cielo estivo. E il suo sguardo era profondo, deciso... dannatamente, inspiegabilmente familiare. Gli occhi di Louis erano dello stesso azzurro, erano proprio così. «Sono di fretta, mi dispiace, devo andare!» dissi, tutto d'un fiato e abbassando lo sguardo sul pavimento, per non dover reggere il suo. Non lo guardai nemmeno, prima di correre in direzione di Amanda, che mi aveva preceduto.«Charlie... tutto bene?» domandò, non appena fummo in aula. Il professore per fortuna non era ancora arrivato. Scossi la testa, riprendendo lentamente fiato.«Chi... chi era quello?» domandai. Doveva trattarsi di una coincidenza, non poteva essere Louis. Dovevo essermi sbagliata, per forza. Magari essere tornata a Doncaster aveva giocato brutti scherzi alla mia fantasia. Magari avevo così voglia di rivederlo da vedere i suoi occhi in quelli di tutti. Beh... all'epoca avevo solo 5 anni, ma ero innamorata dei suoi occhi. Erano speciali. Mandy sospirò.«Oh, novellina... non ci pensare nemmeno! Lo dico per te! Quello è irraggiungibile!» sentenziò in modo solenne, riferendosi al ragazzo che avevo scontrato. Mi indicò una nostra compagna di classe, una certa Sharon se non ricordavo male. A vederla era una di quelle ragazze stra truccate, con vestiti che non coprivano nemmeno la metà della loro epidermide totale, pur trovandosi in una scuola. «La vedi Sharon? Ecco... lei è una che... beh, diciamo che è una che non ha difficoltà con i ragazzi, ma con lui... gli sta girando intorno da almeno un mese e lui non è minimamente interessato a lei!»«Come si chiama?» chiesi di getto. Non m'importava nulla di chi aveva ai suoi piedi o di quello che faceva Sharon, volevo solo sapere se i miei presentimenti erano fondati.«Louis»«Louis e poi?» boccheggiai. Sembrava un interrogatorio. Amanda mi fissava come se stessi per uscire di testa.«Louis William Tomlinson» intervenne Sharon, con fare da ragazza informata. Sentii chiaramente il mio cuore saltare un battito alle sue parole, per poi riprendere ad andare più veloce del dovuto. Lui era Louis... il mio Louis, il mio migliore amico. Sharon mi si avvicinò sorridendo in modo ammiccante. «Ragazzina... non pensarci nemmeno. Sei l'ultima arrivata, non penso tu possa permetterti il meglio, lascialo a chi se ne intende... io ci sto lavorando! Giù le mani da Tomlinson, chiaro?» mi minacciò, senza smettere di sorridere. Ma chi pensava di essere? Se avessi voluto puntualizzare, conoscevo Louis da molto più tempo di lei. Ma non dissi nulla di quello che pensavo. Mi limitai ad annuire. Il professore mi salvò dall'imbarazzo di quella situazione, facendo il suo ingresso in classe. Presi i quaderni per prendere appunti, ma la mia testa era altrove. Come poteva essere Louis? Insomma... Louis aveva 5 anni in più di me, doveva essere uscito dalle superiori, ormai. Continuavo a muovermi sulla sedia in modo agitato e a picchiettare per terra con il piede.«Ehi... stai trasformando la mia sedia in un vibratore! Sicura di star bene?» domandò la mia compagna di banco, rivolgendomi un sorriso rassicurante. Scossi la testa.«Amanda, senti, non fraintendermi, ma... cosa sai di... di quel Louis Tomlinson?»«Perché ti interessa tanto sapere qualcosa su di lui, eh? Miriamo in alto?» domandò, ammiccando e dandomi qualche colpetto col gomito sul braccio, in modo divertito. Alzai le spalle. Forse era meglio farle credere quello che voleva. Sarebbe stato meglio che dirle: "Ehi, sono Jordan Davis, la figlia dei domestici di Louis. Eravamo amici quando lui aveva 10 anni, poi io sono miracolosamente sopravvissuta ad un incendio e lui non mi ha più vista!"«Può darsi... non mi arrendo facilmente. E Sharon certo non mi spaventa!» Ottima bugia. Poco credibile, ma ottima. Non ero una a cui piacevano le sfide, in verità.«Onestamente non sopporto Sharon... mi piacerebbe che tu ti prendessi la sua preda, sarebbe un bel modo per fargliela pagare di tutte le volte che mi ha presa in giro e umiliata» sussurrò Amanda, rabbuiandosi.«Sul serio? Bella stronza! Allora aiutami e dimmi tutto quello che c'è da sapere su Tomlinson!» La mia tattica sembrava funzionare.«Beh... in realtà nessuno sa molto di lui. Ha 21 anni ed è stato bocciato due o forse tre volte... non lo ricordo di preciso» fece una pausa, pensando a quali informazioni potesse fornirmi. Già qualcosa aveva fatto: mi aveva spiegato perché fosse ancora in quella scuola. «È molto ricco, il classico figlio di papà, insomma. Si è trasferito qui nel centro quando era piccolo, ma nessuno sa dove abitasse prima, o meglio... nessuno sa nulla di lui prima. Comunque... quello che interessa a te è che, beh... dovrei essere delicata, ma forse è meglio farti capire subito il concetto: non gli importa delle ragazze. Sta con quelle che gli piacciono, ma le sue relazioni durano oggettivamente poco. Non significa che sia il classico puttaniere della situazione, piuttosto che... è come se non avesse interesse per nulla. Tomlinson vive nel suo mondo. Lui e i suoi amici. Comunque sono persone simpatiche e organizzano gran belle feste. Louis si è creato una posizione proprio per questo suo essere... "figo di ghiaccio". In qualche modo conquista le donne» spiegò, accompagnando le parole a gesti sconnessi della mano e cercando di coprirsi dietro ai libri, per non farsi vedere dal prof. Avevo tutto quello che mi serviva, ma nella mia mente non riuscivo a dare un filo logico a quelle informazioni: Louis, o almeno il Louis che conoscevo io, era il ragazzo più solare, allegro e divertente che conoscessi e non riuscivo a credere che fosse così... freddo.


LOUIS' POV

«Ehi, Lou! Sveglia... tutto bene?» La mano di Harry sventolò davanti ai miei occhi con insistenza e la sua voce mi raggiunse come una secchiata d'acqua gelida.«Eh? S-Sì, tutto okkei, ero sveglio» mi giustificai, portando le mani avanti. In effetti ero sveglio, ma era come se dormissi. Forse tutto quello l'avevo solo sognato. Forse stavo ancora sognando e quel viso stranamente familiare non era mai comparso davanti ai miei occhi. Per qualche assurdo motivo, quella ragazza mi aveva ricordato Jordan.«Certo! Sembravi una zucchina!» mi canzonò Niall. Lo guardai divertito e cercai di sdrammatizzare la situazione.«Ora sai anche che aspetto hanno le zucchine e come sembrano quando dormono? Tu mangi decisamente troppo, Niall!» lo rimproverai, facendo ridere gli altri.«Secondo me il biondino avrebbe bisogno di una sana sco... scorribanda con gli amici!» esclamò Harry, cambiando appena in tempo l'espressione che voleva usare. Niall sospirò irritato, mentre Harry gli dava una sonora pacca sulla spalla.«Puoi dirlo, non sono un verginello di 12 anni!» gli ricordò Niall, levando la mano.«D'accordo... allora sono sicuro che avresti bisogno di una sana scopata! Mica ti vedevi con quella... Amily, Allie, A-»«Amanda!» lo interruppe Niall, completando la frase in modo brusco.«Esatto! Amanda! Che fine ha fatto, Niall?» domandò Zayn, risvegliando improvvisamente la sua curiosità. Niall sospirò.«Non lo so... forse è troppo piccola...» mormorò chinando il capo imbarazzato. Sorrisi nel vederlo così.«Se ti piace non vedo quale sia il problema» dissi, incoraggiandolo.«Oggi l'ho vista... era insieme a quella nuova» esclamò, diventando immediatamente raggiante. Quella nuova? Per qualche strana ragione mi ritrovai a sperare che fosse la ragazza con cui mi ero scontrato in corridoio. Non l'avevo mai vista prima e considerando che di solito noto le ragazze, mi era sembrato strano.«Quella nuova... è quella ragazza bionda con gli occhi azzurri, non molto alta e...»«Sì! Vedo che l'hai guardata bene, Lou!» mi prese in giro il biondino, ammiccando.«Può darsi» risposi semplicemente. Sicuramente non mi dispiaceva la prospettiva di rivederla. «Anche se è troppo piccola per me» mi affettai a precisare. Niall si rabbuiò.«Non eri tu quello che: "l'età non conta"?» chiese, fissandosi le scarpe. Cazzo!«Ti ricordo che io sono più grande di te!» gli ricordai, sperando che capisse. In effetti era vero. Io non potevo permettermi di guardare una del terzo anno... 5 anni di differenza erano tanti, troppi. 5 anni... esattamente come quelli che dividevano me e Jordan. «Come si chiama?» domandai di getto, fissando Niall.«Charlie, se non sbaglio...» mormorò, sorpreso per la mia domanda così repentina.«Capito, scusa... solo curiosità» sospirai, sedendomi pesantemente sulla sedia. Ero stato idiota a pensare una cosa del genere. Ricordi, solo ricordi che mi facevano male. Jordan era morta, dovevo rassegnarmi all'idea e smettere di vedere i suoi occhi in quelli degli altri.


***


Dopo una lunga e pesante giornata passata a giocare a calcio coi miei amici, decisi di essere sufficientemente stanco per fare una bella dormita. Quella notte sarebbe stata tranquilla, speravo, ne ero quasi convinto. Mi preparai un tè, giusto per essere più calmo e rilassato e dopo una doccia me ne andai a dormire. Ben presto però mi accorsi che gli incubi avevano deciso di perseguitarmi anche quella notte.


Una donna alta e magra mi sorrideva davanti alla porta distrutta di una casetta. Non era la solita casa, non l'avevo mai vista. La donna sciolse i suoi lunghi capelli biondi e rise. Era bella. Una di quelle bellezze che non si vedevano tutti i giorni. Era candida come un lenzuolo appena lavato e le sue curve morbide ondeggiavano in modo sinuoso mentre si allontanava lungo il corridoio della casa disabitata, invitandomi a seguirla. Come attratto dal suo fascino, non mi lasciai ripetere l'invito e corsi nell'abitazione. Le pareti erano scrostate e pezzi d'intonaco cadevano dal soffitto e dai muri. L'atmosfera fatiscente non aiutava, ma la donna era immersa in una luce che sembrava tutta sua, viva. La inseguii in un ampio salone, dove si fermò. Mi guardò e sorrise. «Cerca i suoi occhi» disse. La fissai frastornato e cercai di capire cosa intendesse. «Cosa?» chiesi, confuso. La donna mi si avvicinò e un'aria gelida mi congelò le ossa.«Cerca i suoi occhi» ripeté, soffiando vicino al mio orecchio. Cercai di ribattere, ma la donna scomparve sotto il mio sguardo. In men che non si dica le pareti cominciarono a crollare. Ero solo, quella volta. Jordan non c'era.


Mi svegliai, senza urlare quella volta. Il mio respiro era irregolare e faticoso. Quel sogno era stato diverso da tutti gli altri. Meno spaventoso... forse. Decisi di alzarmi per prendere un bicchiere d'acqua. Era solo un sogno. Continuavo a ripeterlo, cercando di autoconvincermi, ma quella frase continuava a rimbombare nella mia testa: "Cerca i suoi occhi". Non sapevo cosa volesse dire, non sapevo nemmeno se tutto quello avesse un senso. Mi sedetti sul materasso e rimasi immobile qualche secondo, prima di alzarmi. Il mio sguardo fu catturato da qualcosa ai piedi del mio letto. Sgranai gli occhi. Forse stavo ancora dormendo. Afferrai l'orsacchiotto di pezza che se ne stava adagiato sul materasso. Cosa ci faceva lì un peluche? Ero sicuro che non ci fosse mai stato... io non avevo mai avuto pupazzi. Se la mattina dopo i ragazzi non lo avessero visto, allora avrei seriamente cominciato a credere di essere pazzo. Avevo paura.





Angolo darkryry

Ed ecco entrare in scena i nostri beniamini, ma soprattutto il primo - inconscio - incontro tra Jordan e Louis.

Cosa significano gli incubi che continuano a perseguitare Louis?

Il mistero e la storia sono solo all'inizio...


darkryry

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