Back for you
All rights reserved a midnite_ (EFP)
Cover by @herslaugh
BACK FOR YOU
Baby I'm little blind
I think it's time for you to find me.
Can you be my nightingale?
Sing to me I know you're
'Cause baby you're my sanity
You bring me peace, sing me to sleep.
[Nightingale_Demi Lovato]
LOUIS' POV
«D'accordo Tomlinson... comunichi alla sua classe che alla fine del mese partirete per il campeggio!» esclamò la preside dopo mezz'ora di colloquio. Mi accasciai sulla sedia, sfinito. Ma come diavolo avevo fatto?
«Grazie mille, preside... gliene sono davvero grato!» Mi alzai e feci per uscire, salutandola, ma lei mi bloccò sulla porta.
«Ah, Tomlinson?»
«S-sì? Mi dica...» balbettai, voltandomi per guardarla.
«Mi raccomando, tienila d'occhio!» I miei occhi si spalancarono per la sorpresa, più ancora di quanto non fossero aperti per l'agitazione e la preoccupazione. Come aveva fatto a capire che... oh, al diavolo! Annuii sorridendo e uscii prima di poter dire qualcosa di inadeguato. Presi il cellulare e chiamai immediatamente Liam, che mise il vivavoce e fece ascoltare la conversazione ai ragazzi. Spiegai loro quello che ero riuscito a combinare.
«Cosa? E come hai fatto a convincerla? Oh mio dio... in campeggio con la classe di Amanda! Ti sono debitore, Tomlinson! Sei indubbiamente il mio idolo, cazzo!» urlo Niall, entusiasta. Risi.
«Beh, ecco... ho cominciato a dirle che... che la nostra classe non è andata in gita nemmeno l'anno scorso e che ce lo meritiamo perché comunque siamo nettamente migliorati e cominciamo ad essere una classe più educata e rispettosa» Liam rise, interrompendomi. «Poi, insomma... le ho detto che avremmo aiutato i professori a tenere a bada quelli di terza che sono più piccoli e immaturi di noi! E soprattutto... ciliegina sulla torta: le ho fatto vedere il mio splendido 8 in fisica! E lei si è convinta che Louis Tomlinson per una volta aveva intenzioni nobili!» I ragazzi scoppiarono a ridere, divertiti, e si complimentarono con me per aver ottenuto una gita che aspettavamo da tempo. Sarei stato l'eroe della quinta, praticamente. Come se già non mi adorassero abbastanza! M'imposi di smettere di tirarmela e pensai a come dirlo a Jordan. Se la conoscevo un po', sicuramente...
***
«Cos'hai fatto? Dio... io... non voglio che tu venga in gita con me, Lou!» Esattamente, non l'aveva presa bene. Mi sedetti comodamente sul suo letto e aspettai pazientemente che si calmasse.
«Jo, tesoro... cerca di capirmi!»
«No, Lou! Dio santo! Non c'è niente da capire! Non puoi sempre starmi appiccicato... così sembrerà che non riesco a staccarmi da te!» sbottò, passandosi una mano tra i capelli. Le sue parole mi colpirono un pochino, spezzando un po' del mio povero cuore, già notevolmente provato in quel periodo.
«Ed è questo che vuoi che la gente pensi? Che puoi benissimo sopravvivere anche senza di me? Che... che potremmo anche non stare insieme, per quanto ti riguarda?» dissi, mesto. Abbassai lo sguardo e la sentii sedersi di fianco a me sul letto. Sospirò e mi passò una mano intorno alle spalle.
«No, Lou! Non è questo quello che penso... lo sai che io... senza di te...»
«So cosa? Ormai non sono più così certo che ti faccia piacere avermi intorno! Cristo... non pensavo di darti così fastidio!» urlai, scostandomi bruscamente da lei. Sapevo di averla ferita. Ma lei aveva fatto male a me. Di solito non mi arrabbiavo così, ma... quello era il nostro secondo litigio. Mamma diceva sempre che a tenersi tutto dentro, alla fine si scoppiava e le relazioni finivano, come le sue. Per questo volevo dire subito a Jordan quello che pensavo. Se mi avesse amato veramente, come credevo, sarebbe tornata da me, come ero certo. Oppure ci sarei tornato io. Oppure ci saremmo raggiunti insieme, ma affrontando i nostri dubbi e le nostre paranoie, prima.
«Ma cosa stai dicendo, Lou? Tu non mi dai fastidio... io ti voglio, Louis! Ed è per questo che... che non capisco! Io... so che lo hai fatto solo perché sei geloso, ammettilo! Sei maledettamente geloso di Luke! È solo per questo, vero?» Mi passai una mano tra i capelli, nervoso. Presi un profondo respiro e mi alzai di scatto dal letto, facendola sobbalzare. Si ranicchiò nell'angolo del letto e mi guardò confusa. Aveva paura, la stavo spaventando. Odiavo quella situazione. Odiavo l'idea di farle paura. Ma... io non potevo essere sempre dolce con lei. Anche se una parte di torto l'avevo anch'io, in verità. Essere così possessivo non mi faceva bene e non faceva certamente bene a lei.
«Sì, lo sono. Sono dannatamente, schifosamente geloso! Odio Luke e ogni volta che lo vedo... beh, ogni volta che lo vedo... le peggiori immagini di te e Luke insieme non fanno che passarmi per la mente. E sai una cosa? Io ho paura. Ho paura che tu possa... possa scegliere lui perché ti piace più di me. E il problema non sarebbe solo il fatto che... che non potrei immaginare la mia vita senza di te, ma anche che sono sicuro che lui non ti saprebbe proteggere come invece farei io! Lui... non darebbe la vita per te, Jo! E non chiamarmi egoista, perché... hai visto cosa sono in grado di fare quando si tratta di te! E... farei anche di più. Io sono fatto per stare con te! Sono certo che tutti noi viviamo per uno scopo e il mio scopo nella vita è amarti e proteggerti, quindi... sì, sono geloso, perché non voglio e non posso immaginare un ragazzo che non sia io al tuo fianco. Solo questo. Perciò... perciò niente... ora vado a casa e ci penso. Però, per favore... pensaci anche tu!» Non le diedi il tempo di replicare, decisi che era il momento di restare da soli. Un po' di distanza ci avrebbe fatto bene, forse aveva ragione. Però non avrei mai detto di no a quella gita, sarei andato in campeggio con lei e con la sua classe e ci saremmo divertiti. E avremmo fatto pace una volta per tutte.
***
JORDAN'S POV
«E per finire... Charlie Parker e Amanda Stone. Questo è l'elenco delle tende per quelli di terza, ora passiamo a quelli di quinta» La professoressa Green cominciò anche l'elenco delle coppie per la classe di quinta, dopo aver concluso con le nostre. Ci eravamo organizzati tra di noi ed in questo modo io e Amanda eravamo riuscite a stare nella stessa tenda. La prof cominciò un lungo elenco di nomi, che si concluse, come immaginavo, con: «L'ultima coppia... Tomlinson e Horan» Perfetto! L'avevano fatto apposta perché sapevano che io e Amanda avremmo diviso la stessa tenda, in questo modo sarebbe stato più facile scambiare. Amanda esultò entusiasta, cercando di non farsi vedere dalla prof. Io sbuffai e guardai in direzione di Louis, che quella volta non mi sorrise. Non ci parlavamo dal giorno del litigio, ed erano già passate tre settimane. Non sapevo come avessi fatto a resistere tanto tempo senza di lui. Erano tre lunghissime settimane che non lo toccavo, che non lo baciavo, che non gli dicevo semplicemente quanto contava per me. Di notte non riuscivo a dormire, perché gli incubi mi tenevano sveglia. L'uomo nero non era mai venuto, ma in compenso ricordavo l'incendio e vedevo Louis. Lo sognavo tutte le notti morire nei modi più atroci, lo vedevo soffrire e mi svegliavo urlando il suo nome nel cuore della notte. Urlavo: cosa che non facevo da anni e che avevo imparato a controllare, ma... se si trattava di Louis non ci riuscivo. Morivo all'idea che soffrisse le pene dell'inferno. E lo rivolevo. Ero stata una stupida a fargli credere che non avessi bisogno di lui. Lui, dal canto suo, aveva sbagliato a trattarmi così, ma lo sapeva... sapevamo di avere entrambi una parte di torto. E poi... anch'io ero gelosa delle sue compagne di classe, che gli ronzavano intorno come mosche, consapevoli che ormai con me fosse in fase di rottura. La pausa di riflessione tra 'quel figo di Tomlinson e la piccola novellina' era sulla bocca di tutti da quando, il giorno dopo il nostro litigio, non ci eravamo nemmeno salutati.
«Non voglio assolutamente che facciate scambi nelle tende o che usciate nel cuore della notte! Sono stata chiara?» annunciò quindi la prof, con un cipiglio piuttosto arcigno, che ci fece restare al nostro posto.
«Ehi... Charlie... a proposito di questo... mi farai stare con Niall vero?» domandò Amanda, cauta. Sapeva che io e Louis eravamo in rotta di collisione e questo non le agevolava le cose, perché io sicuramente non avrei voluto restare nella stessa tenda di Louis.
«N-Non... non lo so» mormorai, sinceramente dispiaciuta. Volevo chiarire con Louis, ma avevo paura che lui non mi rivolesse più indietro. Amanda sospirò e mi diede una pacca sulla spalla. Ci portarono allo spiazzo dove dovevamo montare le tende e cominciammo a lavorare. Di tanto in tanto osservavo Louis e mi resi subito conto che era in dolce compagnia. Sharon e una ragazza della sua classe continuavano a girargli intorno e a contenderselo con favori e moine che Louis di certo non disdegnava. E Louis era indubbiamente lo spettacolo più bello di quel luogo, mentre montava, o almeno ci provava, la tenda. I calzoncini da calcio mettevano in risalto il suo sedere perfetto e la pelle leggermente sudata per il caldo e la fatica lo rendeva uno spettacolo decisamente attraente. Louis, il mio Louis, era decisamente troppo bello per restare in mostra a quelle due galline. Dovevo fare qualcosa se volevo che quel corpo, quel sorriso, quel viso, tutta quella perfezione... restassero miei.
«Ehi!» Sobbalzai spaventata quando la voce di Luke mi raggiunse alle spalle e caddi dal mio mondo dei sogni, dov'ero finita guardando Louis. «Scusa, non volevo spaventarti!» esclamò, prendendomi per la vita e rimettendomi in equilibrio. Presi un respiro.
«Dio... Luke!» Lui rise.
«Scusa... è che... io ti ho anche salutata, ma... tu eri troppo distratta!» Sentii le guance diventare immediatamente bollenti. Potevo inventare qualsiasi scusa, ma era ovvio che stessi fantasticando su Louis, lo avrebbe capito chiunque, persino la professoressa se fosse finita per caso nel mio campo visivo. Probabilmente avevo gli occhi a forma di cuore e la bava alla bocca. E tutto questo era assurdo perché... dio, Louis era il mio ragazzo! Era stupido che mi limitassi a fissarlo come un'ebete con lo sfrenato desiderio di strappargli tutti i vestiti di dosso, quando mi sarebbe bastato dirgli che mi dispiaceva, per farlo davvero.
«Oh... ehm... è che non riesco davvero a capire come si monta questa cavolo di tenda!» provai comunque a mentire.
«Sì, certo... ehm... come va tra te e Tomlinson? Lui sembra divertirsi parecchio senza di te!» disse acido. Il cuore minacciò di esplodere. Quello era un colpo basso, decisamente troppo basso.
«Louis sa quello che deve fare. Non mi preoccupo» dissi, cercando di sembrare fredda e distaccata. La verità era che mi tremava la voce. Ero preoccupata da morire invece. Non volevo darlo a vedere, ma lo ero.
«D'accordo... se lo dici tu! Stasera stavamo pensando di fare un falò anche con quelli di quinta. Horan ha portato la sua chitarra e magari canteremo qualcosa... sai tipo film americano!» Sorrisi e annuii, magari sarebbe stato divertente.
«Certo... non vedo l'ora» mentii. In realtà non avevo tutta questa voglia di stare con la quinta e con Louis. O almeno, non insieme a tutti. Avevamo bisogno di stare da soli, ma ancora non ne avevamo avuto l'occasione.
«Ragazzi!» I professori ci richiamarono e dopo aver fatto l'appello per controllare che ci fossimo tutti, cominciarono a spiegare il programma dei prossimi giorni. Il giorno dopo ci avrebbero diviso in gruppi e saremmo andati da soli alla ricerca di strani campioni da raccogliere per poi analizzarli una volta tornati a scuola. La biologia mi piaceva, a dirla tutta, ma non quando si trattava di camminare e di lavorare sul campo, preferivo di gran lunga un bellissimo laboratorio comodo e attrezzato.
«Allora... i gruppi questa volta saranno scelti, diciamo... a caso! Abbiamo deciso di mischiare le classi per fare in modo che vi conosciate meglio e che impariate a lavorare anche con persone differenti dai vostri soliti compagni» Eravamo tutti d'accordo, anche se il nostro parere non contava molto e quindi i professori cominciarono a creare i gruppi. Louis si ritrovò in gruppo con una ragazza della mia classe e un ragazzino dell'altra sezione di cui non conoscevo nemmeno il nome. Quando fu il mio turno alzai lo sguardo sulla prof, speranzosa di capitare con almeno uno dei ragazzi, visto che Louis era già andato.
«Charlie Parker, Jessie Carson e... Luke Dillon» Mi voltai di scatto verso Louis, che a sentire l'ultimo nome del mio gruppo spalancò gli occhi. Il suo viso si contrasse in una smorfia, mentre da qualche parte provenivano alcuni risolini: tutti sapevano di me e Louis e tutti sapevano della "rissa" tra Louis e Luke di qualche settimana prima. Harry gli diede una pacca sulla spalla, per rassicurarlo, ma Louis gli tolse bruscamente la mano e girò i tacchi per tornare velocemente alla sua tenda. Persino i professori si accorsero della tensione, ma ormai non sapevano più cosa fare con Louis e avevano rinunciato da tempo a capirlo.
***
LOUIS' POV
«Che ne dite di giocare ad obbligo o verità?» propose una mia compagna di classe. Ecco... io obbligo o verità avrei potuto capirlo detto da qualche ragazzina di terza, ma... non da una di quinta! Non sapevo davvero come sarebbe andata a finire quella serata. Erano ore che Niall suonava e che intorno a lui tutte le ragazzine e anche qualche ragazzo cantavano. Però erano quasi le tre di notte e volevamo fare altro. Molti erano già andati a dormire, io stavo crollando e lentamente mi si chiudevano gli occhi, ma non cedevo! Non avrei ceduto al sonno finché Luke e Jordan, o almeno uno dei due, non fossero andati a dormire. Sì, avevo intenzione di controllarli. E poi dovevo parlare con Jordan, in qualche modo. Dovevamo fare in modo di restare soli. Il giorno dopo se ne sarebbe andata in un bosco con quel tipo ed io non potevo permettermi di non sapere se era ancora la mia ragazza o se non lo era. Ma più che altro lei doveva esserlo. Preso dai miei pensieri, non mi resi conto che Niall aveva smesso di suonare e che tutti avevano accolto con eccessivo fervore la proposta di giocare a quello stupido gioco. Niall prese una bottiglia di birra e la mise a terra, considerando che fosse il modo migliore, visto che eravamo in tanti. La fece girare e la bottiglia puntò Sharon, quella gallina che ci provava sempre con me. Scelse verità e Niall, come da programma, le chiese se le piacevo. Sharon si voltò verso di me e mi scoccò un occhiolino che mi fece montare la rabbia, prima di confermare entusiasta che era pazza di me. Sbuffai e notai Jordan che mi guardava di sottecchi, cercando di non farsi notare. Le sorrisi. Io ero pazzo di Jordan, invece. Ed era inutile che qualcun'altra ci provasse. Dopo un paio di turni ancora, fu di nuovo il turno di Sharon di girare la bottiglia, che puntò Jordan, per la prima volta.
«Oh... Charlie! Obbligò o verità?» domandò compiaciuta, perché evidentemente era la sua preda preferita.
«O-obbligo» mormorò preoccupata, mentre cercava il mio sguardo.
«D'accordo... bacia Luke. Ma non un bacio di quelli casti, sono certo che non sei più una verginella! Datti da fare!» Jordan spalancò gli occhi, incredula e preoccupata. Si puntarono nei miei, che sobbalzai.
«N-No... io... non... non posso!»
«Avanti, Charlie! Dov'è il problema? Non sei in "rotta di collisione" con Louis? Magari... scopri che Luke ti piace di più!» Jordan scosse di nuovo la testa, alzandosi e indietreggiando. Capivo che non voleva farlo davvero. Luke le andò vicino e le prese il polso. A quel gesto scattai automaticamente su, dal ceppo di legno su cui ero seduto. Non doveva toccarla.
«Sharon... non obbligarla... non lo farà se non vuole» Ma a che gioco stava giocando Luke Dillon? Prima diceva di volere la mia ragazza a tutti i costi e poi non faceva niente per prendersela? O forse... forse voleva conquistarla facendo il finto bravo ragazzo gentiluomo?
«Come la fate complicata! È solo un bacio! E questo è solo un gioco! Louis di sicuro non se la prenderà! E poi abbiamo la tua parola, Parker! Non puoi certo tirarti indietro!» Tutti i presenti si voltarono a guardarla, concordando tacitamente con Sharon. Jordan si voltò a guardarmi, come a chiedermi cosa ne pensassi io. E io... io non ero affatto felice di questa situazione, ma, forse, dovevo lasciarglielo fare. In fondo era solo un bacio, un bacio innocente. Lei amava me, giusto? Quello era solo un gioco. Annuii e lei ricambiò con un cenno del capo. Si avvicinò lentamente a Luke, lui si sporse a cercare le sue labbra, mentre io guardavo la mia ragazza che stava per baciare un altro.
JORDAN'S POV
Chiusi gli occhi. Stavo per baciare un ragazzo che non era Louis ed era da tempo che non lo facevo. Avrei sentito le mie labbra sporche per secoli e il suo biasimo addosso per altrettanto tempo. Non volevo farlo, ma sapevo di non potermi nemmeno tirare indietro e, d'altro canto, Louis aveva acconsentito. Quello era stato l'unico cenno tra noi due per tre settimane, l'unico. Non c'era stato nient'altro. E onestamente mi stavo domandando come mai Louis non avesse reagito e non avesse fatto nulla. Era tutto così strano, tra noi! Era come se... come se entrambi stessimo aspettando che l'altro facesse la prima mossa per sistemare le cose. Cercai di rilassarmi e aspettai che Luke mi baciasse. Attesi qualche secondo, poi sentii un boato a ricordarmi che stavo per fare un gesto eclatante per i gossip della mia scuola. Poi sentii le sue labbra sulle mie. Erano delicate, dolci. Al momento non ci feci caso, non ci pensai affatto. Mi lasciai semplicemente andare a quel contatto, ma poi... poi mi resi conto che quelle labbra avevano un tocco e un sapore particolari. Un tocco e un sapore che avrei riconosciuto tra milioni. Sussultai, ma non aprii gli occhi.
«L-Louis» mormorai, appoggiando le mani sul suo petto. Mi accarezzò la guancia e solo a quel punto riaprii gli occhi. Lui era davanti a me, quelle erano le sue labbra. Non era Luke, era Louis... il mio Louis. Sorrisi, lui mi prese i fianchi e mi tirò verso di sé con il suo solito fare protettivo, poi si voltò verso Luke, che era a terra, con ancora quello sguardo di sfida a illuminargli gli occhi. Solo in quel momento capii che Louis doveva averlo spinto senza la minima delicatezza.
«Scusa, Luke... ma te l'avevo detto che non devi toccare la mia ragazza!» disse, sottolineando quel "mia" che mi fece sorridere. Louis si girò di nuovo verso di me e si abbassò a sfiorarmi l'orecchio con le labbra.
«Se ti va di fare qualcosa di illegale credo che per stanotte potrò cacciare Niall dalla tenda!» sussurrò, facendomi rabbrividire. Mi morsi il labbro.
«Oh... penso che Amanda sarà più che felice di ospitarlo!» Louis ridacchiò e mi prese per mano. Fece un cenno del capo a Niall che annuì di rimando, poi mi trascinò verso la sua tenda. La aprì freneticamente, dandomi qualche bacio di tanto in tanto, poi mi spinse dentro senza molta delicatezza. Era evidente che gli ero mancata almeno quanto lui era mancato a me. Mi fece stendere sul suo sacco a pelo e una volta sopra di me, mi fissò, fermandosi all'improvviso. Sorrisi, lui sorrise.
«Mi dispiace» dicemmo insieme. Scoppiai a ridere e lui mi punzecchiò i fianchi per farmi stare ferma.
«Piccola... devi fare piano, se ci sente qualcuno siamo espulsi, senza ombra di dubbio!» mi fece notare. Appoggiai il dito sul suo petto e lo feci scendere piano, accarezzandolo.
«Uhm... non lo trovi eccitante, Louis?» Lui si chinò fino a premere le labbra sul mio collo.
«Con te è tutto eccitante! Ma temo che... che questa volta dovrai fare silenzio, tesoro» Mi diede un morso leggero, prima di baciarmi, in modo che restassi in silenzio. E così, velocemente come avevo sognato di fare guardandolo, gli sfilai la maglietta e i jeans. Louis fece lo stesso con me, poi mi baciò di nuovo.
«Louis... ho bisogno di te» mormorai, mentre lui si dedicava a baciare ogni centimetro del mio corpo. Era estremamente concentrato, lo faceva con passione e le sue attenzioni mi facevano bene, perché mi facevano sentire apprezzata e desiderata. Ma soprattutto... Louis mi faceva sentire amata. Sapevo che voleva sentirsi dire che avevo bisogno di lui, che senza di lui mi sentivo vuota, incompleta, fredda. Ma con lui... quando lui era con me era tutto estremamente bello, colorato, vivo. E senza di lui avevo paura. Sapevo che solo con Louis ero forte e che solo Louis poteva proteggermi. Si fermò solo un attimo, alzò il viso e mi sorrise, poi riportò le labbra sul mio collo e mi succhiò la pelle così forte da farmi gemere.
«Così Luke lo vedrà domani mattina e terrà le mani a posto!» disse beffardo, mentre passava la lingua sul segno scuro che aveva lasciato. Il bruciore era forte, ma il piacere ancora più intenso.
«Lou... fa l'amore con me, ti prego» sussurrai, circondandogli il collo con le braccia. Louis mi diede un lungo bacio sulle labbra, poi annuì. Levò i vestiti che mi restavano e tolse i suoi.
«Questa volta sarà solo piacevole, te lo prometto» sussurrò, sfiorandomi l'orecchio con le labbra. Rabbrividii, fin troppo eccitata. Eravamo in una tenda in mezzo ad un bosco, c'era ancora qualcuno sveglio, là fuori, i professori dormivano a pochi metri di distanza da noi. Stavo per fare l'amore con Louis. Entrò in me ed io mi morsi il labbro per trattenere un gemito. Mi aggrappai a lui, che mi tenne stretta, cominciando a muoversi. Aveva ragione, quella notte fu solo piacevole. Più piacevole ancora fu addormentarmi nello stesso sacco a pelo con lui, avvinghiata al suo corpo, con le sue labbra sul mio collo e il suo profumo nell'aria. Ma più piacevole ancora, se possibile, fu svegliarsi la mattina dopo ancora abbracciati, con un suo bacio.
«Sei pronta per una fantastica gita nel bosco con Luke?» mormorò Louis, abbracciandomi, come se non volesse lasciarmi andare.
«No, volevo stare tutto il giorno con te» mi lamentai, voltandomi per baciarlo.
«Però devi andare e io anche! Lo hai detto tu che devo prendere bei voti! Facciamo uno sforzo e andiamo a raccoglier foglie in mezzo ai boschi!» Ridacchiai e feci per alzarmi, ma Louis mi diede una pacca sul sedere, così mi voltai e lo guardai accigliata. «Se Luke allunga le mani prima lo castro e poi lo decapito, ci siamo capiti?» Sospirai esasperata: Louis era geloso, lo sarebbe sempre stato ed io non potevo farci niente.
***
LOUIS' POV
Erano quasi le cinque del pomeriggio e noi eravamo ancora nel bosco a cercare cose di cui io non avevo nemmeno capito i nomi. Pensavo solo a Jordan ed alla notte che avevamo appena trascorso. Avevamo fatto l'amore, due volte. La seconda volta lei aveva detto il mio nome durante l'orgasmo. Ogni volta che la sfioravo volevo dirle che l'amavo, ma poi le parole mi si bloccavano in gola, inspiegabilmente. Volevo che avesse quella certezza. Volevo che sapesse che volevo averla con me sempre, ma non ce la facevo. E in quel momento mi mancava.
«D'accordo, abbiamo finito... torniamo indietro!» disse quello scricciolino che doveva chiamarsi Adam, se non ricordavo male. Annuii felice e tornammo con il nostro ricco bottino alle tende, dove c'erano già alcuni gruppi. Quello di Jordan non era ancora arrivato e, anche se avevo paura che stesse in giro da sola e avevo una voglia matta di vederla, al momento non me ne preoccupai. Probabilmente non avevano ancora finito. Mi ritrovai con gli altri ragazzi per mangiare qualcosa, mentre loro mi tenevano occupato per non farmi pensare a Jordan.
«Louis... Louis oddio Louis» Qualcuno alle mie spalle mi richiamò, la sua voce era preoccupata. Mi voltai e Jessie Carson, la compagna di gruppo di Jordan, mi corse incontro. Sembrava spaventata e Jordan non era con lei.
«Jessie... dov'è Jo... Charlie?» chiesi, senza nemmeno pensare ad altro.
«Louis... ti prego devi andare a cercarla, subito... oddio Louis» Jessie cadde in ginocchio e scoppiò a piangere. Sentii il cuore aumentare il battito così forte che poteva uscirmi dal petto da un momento all'altro.
«Jessie... calmati e dimmi dov'è Charlie, per... per favore» Cercavo di respirare, ma avevo un nodo in gola che non faceva passare l'aria. Lo stomaco si stava contorcendo così forte da farmi venire i conati di vomito e tutto intorno a me girava così veloce da non farmi capire più nulla. Jordan era in pericolo. Era tutto quello che sapevo in quell'attimo confuso.
«I-io... io non lo so... è... è sparita nel bosco con Luke... io non li ho più visti. Li ho cercati per un po', ma... ho sentito Charlie gridare e... e sono venuta da te» singhiozzò. Le presi le spalle e la scossi, ma capii perfettamente che non sapeva dove fosse Jordan, era inutile accanirsi su di lei, quando in realtà non dovevo far altro che ringraziarla per essere venuta subito da me. La abbracciai, nonostante non la conoscessi. Mi parve la soluzione migliore in quel momento. Doveva calmarsi se volevo che mi aiutasse a cercarla.
«Ok, ho capito... ora... vieni con me e aiutami a capire dove possono essere finiti» dissi, allontanandola.
«Louis... bisogna avvertire qualcuno, non puoi andare da solo!» mi ricordò Harry, subito sostenuto dagli altri ragazzi. Mi passai una mano tra i capelli, confuso, agitato, spaventato. Stavo morendo di terrore. Avevo paura che le succedesse qualcosa. Ed io... io non ero con lei.
«Cazzo! Cazzo... non me ne frega niente di quanto è pericoloso e non me ne frega niente dei professori. La mia ragazza è da sola in un bosco con un coglione che non sa proteggerla ed io sono qui a parlare con voi! Dovrei già essere là fuori a cercarla! Voi fate quello che vi pare, io vado da lei!» urlai, esasperato. Stavo soffocando lì dentro, non c'era aria. Volevo Jordan, volevo andare da lei. "Louis... ho bisogno di te". Le sue parole, sussurrate al mio orecchio nella notte appena trascorsa, rimbombarono nel mio cervello, fino a farmi male. Era il momento di dimostrarglielo. Era il momento di dimostrarle che potevo salvarla. Senza attendere oltre corsi verso il bosco, senza nemmeno controllare che qualcuno mi stesse seguendo.
«Louis... andavamo a nord, verso il fiume!» urlò Jessie, indicandomi la strada. Annuii e corsi più veloce che potevo verso nord, senza nemmeno sapere dove stavo andando. Cominciai a chiamarla, sperando che mi sentisse, nel frattempo sentivo qualcuno dei miei amici chiamare anche me, ma finché non avessi sentito la voce di Jordan non mi sarei fermato per nulla al mondo. Continuai a correre senza una meta, mentre i miei amici mi cercavano e cercavano Jordan. Ma l'avrei trovata io, lo sapevo ed ero convinto che, per quanto non sapessi dove andare, stavo andando nella direzione giusta, l'avrei trovata.
«Louis! Louis sono qui!» L'urlo di Jordan spezzò il silenzio inquietante che aveva sommerso il bosco. Cominciai a correre verso quella direzione, le mie gambe imploravano pietà, ma lei aveva bisogno di me ed i dolori fisici erano l'ultimo dei miei problemi. La sua voce era spezzata dalla paura, tremava, mentre mi chiamava. Poi urlò di nuovo, ma senza dire il mio nome. E quando io arrivai quello che vidi mi bastò per uscire di testa definitivamente. Jordan era per terra, Luke dall'altra parte. Io tra di loro, non capivo cosa fosse successo. Jordan piangeva, era sporca di terra e lacrime, si toccava il collo. Mi misi in ginocchio di fianco a lei e, senza aspettare che parlasse, la strinsi tra le braccia.
«Sono qui, Jo... sono qui, piccola» sussurrai, mentre le accarezzavo la schiena per farla calmare.
«L-Lou... non mi lasciare più, ti prego» Annuii e quando lei smise di piangere mi voltai verso Luke. Aveva lo sguardo perso di fronte a sé, le braccia graffiate e gli occhi gonfi di lacrime. Sanguinava, ma sembrava non importargli.
«Che le è successo?» gridai, andando verso di lui. Luke non rispose, continuò a guardare il vuoto. Lo presi per le spalle e lo scossi. «Cazzo rispondi! Dimmi che le è successo!» Luke tossì e si piegò su se stesso come se stesse male. Rafforzai la presa sulle sue spalle, ma quella volta la voce mi uscì in un sussurro, quasi disperato. «Ti prego... dimmi cosa le è successo» Luke scosse la testa.
«Mi... mi dispiace...» mormorò, toccandosi la testa. «Devi salvarla Louis... salvala finché sei in tempo»
«Di cosa stai parlando Luke?» Lui non rispose. Senza pensarci gli diedi uno schiaffo così forte da farlo gemere. Jordan soffocò un grido e si rannicchiò contro la corteccia dell'albero, stringendosi le ginocchia contro il petto. «Parla, ti prego!»
«N-non... non ce l'ho fatta... non sono riuscito a proteggerla» mormorò, guardandosi le mani, spaventato. Lo spinsi con la schiena per terra e mi misi sopra di lui, con le mani ai lati della sua testa.
«Questa è una prova in più che lei non merita un uomo che non la sa proteggere!» dissi, alzando la mano per colpirlo.
«Louis!» L'urlo di Jordan mi trattenne dal farlo. Non sapevo perché lo stessi facendo, ma ero furioso nei suoi confronti. Qualcuno o qualcosa aveva ridotto Jordan così e lui non aveva fatto niente per proteggerla. Ma soprattutto: io non ero lì. E forse mi meritavo che lui reagisse e mi desse una scarica di botte inimmaginabile per svegliarmi, per far andare via quei sensi di colpa. «Louis lascialo stare, ti prego» mormorò Jordan, mentre prendeva la mia mano tra le sue, per impedirmi di colpirlo. Luke si voltò sul fianco e dopo aver tossito di nuovo, vomitò sul terreno. Indietreggiai, ma guardai Jordan preoccupato.
«C-cosa... cos'è successo? Jordan... ho bisogno di saperlo, per favore!» Jordan si asciugò le lacrime e solo in quel momento notai i lividi viola sul suo collo e i graffi sulle braccia. La accerezzai piano e lei gemette, per il dolore fisico o forse per qualcos'altro. Era tutto maledettamente strano. «Chi è stato?» provai di nuovo. Jordan scosse la testa, come se non volesse dirmelo. Stavo per replicare, ma Luke richiamò la mia attenzione.
«Sono stato io» Jordan scoppiò a piangere più forte di prima e mi abbracciò, così forte che non riuscii a muovermi, esattamente come voleva lei, perché sapeva che altrimenti avrei picchiato Luke. Ma per quale motivo lui avrebbe dovuto fare una cosa del genere? La testa mi girava e onestamente volevo vomitare anch'io, visto tutto quello che stava succedendo, ma cercai di recuperare un po' di lucidità. «M-mi... mi dispiace Louis. Sono stato io a farle del male...» Jordan si aggrappò alla mia t-shirt, per chiedermi di guardarla.
«L-lui... lui non voleva Louis... ti prego, credimi. Luke non mi farebbe mai del male. Non è stato lui. Non era davvero lui. Credimi per favore... lascialo stare» mi supplicò, appoggiando il viso al mio petto. Le sue lacrime bagnarono il tessuto della mia maglietta e mai come in quel momento mi sentii tanto vulnerabile e impotente. Cosa dovevo fare per salvarla? Le presi le mani e la guardai con tutta la dolcezza che potevo mettere in un solo sguardo. Le sfiorai le labbra con le mie per un secondo, poi la lasciai e mi avvicinai a Luke. Luke non mi piaceva, ma ero stato un verme. Vederlo così, a terra, dolorante, dispiaciuto, sofferente, mi fece cambiare idea sul suo conto nella frazione di un secondo e in quel momento tutto quello che volevo era aiutarlo perché lui potesse aiutare me a capire. Jordan continuava a singhiozzare, ma non protestava, perché aveva capito che in quel momento non avevo cattive intenzioni. Sollevai Luke da terra e lo aiutai a mettersi seduto. Gli presi le mani e notai che il segno che avevo visto la volta precedente sul suo polso era diventato più scuro e marcato. Lo toccai e lui contrasse il viso in una smorfia di dolore.
«Chi è stato a farti questo?» chiesi, indicando la ferita. Lui scosse la testa rassegnato e si aggrappò a me per non cadere di nuovo.
«N-non... non lo so. Io so solo che... dopo che sono ucito con Charlie ho cominciato ad avere strani incubi la notte... vedevo creature strane e poi una donna...»
«Una donna?» chiesi, titubante. Non poteva essere Annabelle... Annabelle era dalla nostra parte, giusto?
«S-sì... ha detto di... di chiamarsi Carol» Jordan sussultò, puntai lo sguardo su di lei. «Una... una volta l'ho sentita dire che... che voleva uccidere Jordan... ma io non sapevo neanche chi fosse, prima d'ora. Ha detto che... che doveva sbarazzarsi di lei prima che... prima che lei avesse potuto sconfiggerli tutti. Non so di cosa stesse parlando, ma... ha detto che c'è una lotta in corso e che l'unico modo di vincere, per la sua famiglia, è... uccidere Jordan»
Allora... il vendicatore era solo una copertura. Il vendicatore serviva ad ammazzare Jordan solo per uno scopo più alto: la maledizione di Annabelle diceva che la prima mezzosangue della famiglia avrebbe vendicato il nome dei Sanchez, sconfiggendo gli Edwards che l'avevano mandata a morire. Ecco qual era il problema: il vero problema era una lotta tra famiglie. Indietreggiai fino a raggiungere Jordan, che mi guardava consapevole di quello che ci era appena stato rivelato. La volevano tutti morta, perché era l'unico ostacolo per la supremazia di una famiglia.
«Do-dobbiamo tornare indietro» dissi, spaventato. Era chiaro che fossi terrorizzato quanto lei in quel momento. La tirai su da terra e quando mi fui accertato che riuscisse a stare in piedi da sola, mi avvicinai a Luke per fare lo stesso. Stavo per aiutarlo, ma fu lui ad alzarsi. Prima che potessi reagire si gettò contro di me, che caddi a terra. Non era più lui, di nuovo. Carol aveva il controllo. Jordan urlò spaventata, ma rimase immobile, come se non riuscisse a muoversi.
«Io ti avevo detto di lasciar perdere finché eri in tempo! Ma tu... tu hai voluto perdere tempo con lei e ora... sono costretta ad uccidere anche te!» La voce era quella di Luke, ma lui... lui non era Luke. I demoni sono anime... quindi... potevano fare anche quello? Entrare nel corpo di altri esseri umani? Carol era stata vicina alla famiglia di Jordan e ne aveva scoperto tutti i segreti. Sapeva della cotta di Luke per Jordan e sapeva del mio odio per lui. Aveva sfruttato tutti i nostri punti deboli.
«Oh Carol... mi fa piacere rivederti! Ma sai... se volevi provarci con me, era meglio prima sai?» sdrammatizzai, mentre Carol travestita da Luke mi teneva fermo a terra.
«Morirai Louis... non me ne faccio nulla di un cadavere!»
«Luke... lascialo stare, ti prego! So che sei tu, Luke» Fu Jordan a interrompere per un attimo Carol, che nel frattempo aveva deciso di stringere il mio collo. E dovevo ammettere che scegliere Luke come "fantoccio" era stata una buona idea sotto tutti gli aspetti. Non ero più tanto sicuro di riuscire a fare a botte con un demone. Cioè... finché pensavo si trattasse di Luke era un conto, ma quello non era decisamente Luke. Ed io ero sempre il solito insignificante essere umano. Carol strinse ulteriormente la presa intorno al mio collo. Boccheggiai, finendo quasi completamente l'aria.
«Luke... lascialo stare ti prego! Luke!» Jordan continuava a gridare, ma non si muoveva, e solo in quel momento capii che non poteva farlo. Carol era molto più forte di noi e conosceva trucchi che noi non conoscevamo.
«Sta zitta! Non sono Luke!» urlò Carol. La vista cominciò ad appannarmisi e mi resi conto di essere di nuovo sul punto di morire. Ormai era diventata un'abitudine. E Jordan mi avrebbe visto morire. Ecco, Carol lo stava facendo apposta: voleva che Jordan mi vedesse soffrire e morire prima di uccidere anche lei. Allungai una mano verso di lei, con le ulime forze che mi restavano. Poteva fare quella cosa, poteva far scoppiare il fuoco.
«N-non... non posso Louis... lui è Luke!» sussurrò, come leggendomi nel pensiero. Aveva ragione, non sarebbe mai riuscita a fargli del male sapendo che era nel corpo del suo amico. Luke avrebbe sofferto e lei non poteva farlo. Cercai comunque di toccarla e ce la feci, le presi la mano, anche se lei non poteva muoversi.
«Luke... scusami» sussurrai, con quel filo di voce che mi restava. Se Luke c'era ancora, là sotto, volevo sapesse che mi dispiaceva. Mi dispiaceva davvero per come lo avevo trattato. Era colpa di Carol, in fondo. Luke aveva solo una cotta per la mia ragazza, non era pericoloso. Chiusi gli occhi, mentre le forze mi venivano lentamente meno. Jordan gridò. L'inconfondibile calore del fuoco si liberò da qualche parte. Non ce l'aveva fatta a trattenersi. Non importava chi ci fosse, lei era venuta da me. Ed io stavo andando da lei. Sorrisi, perché quella era l'ennesima prova che mi amava. Il dolore divenne insopportabile, l'aria mancò completamente. Poi, inaspettatamente, la presa intorno al mio collo si allentò e l'ultima cosa che sentii fu un sussurro.
«No... non posso...» Poi uno schiaffo mi colpì in pieno viso. Sussultai e ripresi aria come se non respirassi da una vita. Tutto intorno a me si fece nitido, Luke era di nuovo per terra, tremava, i pantaloni completamente bruciati, fumo e puzza di fumo, ma il fuoco era spento. Si era fermato, era riuscito a tenere Carol lontana da sé. E un'ombra scura sopra di lui ci sovrastava completamente.
«Hai visto cosa succede ad avere a che fare con gli esseri umani?» domandai, beffardo.
«Posso ancora uccidervi» mi ricordò quell'enorme nuvola di fumo nero che era Carol. Ecco la vera forma di un demone, in pratica. O forse solo di un demone perfido come lei. Ed io che ci avevo anche avuto a che fare! Quello schifo ci aveva provato con me! Ed io ero convinto che Jordan non fosse così dentro. Jordan era bella anche dentro. Jordan doveva somigliare alla Annabelle dei miei sogni.
«Louis! Louis dove sei?» La voce di Harry spezzò la tensione nell'aria, riportandoci alla realtà.
«Umani...» Carol parve preoccupata, evidentemente gli umani non potevano ancora vedere i demoni in quella forma. Doveva essere tutto un piano organizzato il loro. Una guerra tra famiglie. Chi l'avrebbe mai detto? Carol si dissolse nella frazione di un secondo. Luke cadde a terra svenuto. Jordan si rifugiò tra le mie braccia. Io, per la prima volta, non riuscii a trattenere le lacrime. Non sapevo nemmeno che tipo di lacrime fossero. Non sapevo se fossero di dolore o di gioia per essere sopravvissuto. Ma stavo piangendo.
***
«Quindi, ricapitolando... dobbiamo dire ai professori che vi siete allontanati per fumare una sigaretta e che per fumare avete combinato un disastro?» domandò Harry, sconvolto.
«Non ci crederanno mai!» Liam e la sua solita razionalità!
«D'accordo allora raccontiamogli la verità! Pensi che a quella crederanno?» sbottai accarezzando Jordan, ancora stretta tra le mie braccia.
«Ha ragione! Però... cazzo! Qualcuno poteva anche spiegarmi che tu... sei una specie di semidemone prima che... che un demone s'impossessasse di me e tentasse di uccidervi!» replicò Luke, che si era finalmente svegliato, dopo che lo avevamo trasporato fino al fiume e gli avevamo versato l'acqua gelida in testa.
«Scusa Luke! Io... non sapevo che... si, hai capito...» dissi, ancora mortificato. Luke mi diede una pacca sulla spalla.
«Non preoccuparti... è tutto ok, amico! E, onestamente... beh, la mia era solo una cotta e mi è passata, credimi!» esclamò, sdrammatizzando. Gli diedi la mano e lui la strinse.
«Amici?» chiesi. Lui sorrise.
«Certo! E, beh... se posso esservi d'aiuto! Ah, senza morire ovviamente!» Ridacchiai e scossi la testa.
«Non posso assicurarti nulla!» Luke annuì. Decidemmo di tornare indietro ed io presi Jordan per mano.
«Ehi, amore... stai bene?» chiesi, mentre camminavamo in fondo al gruppo.
«S-Sì... io... scusa»
«E di cosa, piccola? Non potevi ammazzare Luke!» le ricordai, sollevandole il viso. Lei sorrise.
«Ma... non potevo nemmeno far morire te! Louis... io senza di te... beh, sono un demone schifoso!» Sorrisi e mi abbassai fino a sfiorarle le labbra.
«Oh, ma tu sei il demone più bello del mondo... e sei il mio demonietto!»
«Questo soprannome mi piace!»
«Bene, lo userò più spesso, demonietto! Ma... ora dobbiamo capire che sta succedendo! Tu te l'aspettavi una guerra tra famiglie?» Jordan scosse la testa.
«Evidentemente Jasmine è stata tenuta all'oscuro da Carol. Probabilmente gli Edwards stanno architettando un piano da anni per conquistare la supremazia, ma non si aspettavano che sarei arrivata io e che sarei sopravvissuta al vendicatore. In pratica non si aspettavano che ci saresti stato anche tu! Non eri nei loro piani, Lou!» disse ed io finalmente mi convinsi della triste verità: per quanto non sapessi che fare, ero un elemento piuttosto rilevante in tutta quella situazione.
«E a te sono piaciuto come fuori programma?» Jordan rise.
«Tu sei il miglior fuori programma di tutta la mia vita, Louis Tomlinson!» disse, felice. Glielo leggevo negli occhi che era contenta, lo sapevo. E lo ero anch'io.
«Jordan io...»
«Ehi ragazzi! Siamo arrivati, preparatevi a mentire!» m'interruppe Harry, proprio sul più bello. "Io ti amo", perché era così difficile dirlo? Una volta rientrati, Jordan ed io dovemmo coprirci i lividi sul collo con chili e chili del suo fondotinta, per esserere presentabili. Raccontammo la nostra versione dei fatti, faticando un po' per convincere tutti, poi, i professori, dopo aver promesso a Luke e Jordan una memorabile punizione che fece disperare Jordan, ci concessero di andare a riposare. Eravamo nella tenda di Jordan, quando qualcuno chiese il permesso di entrare: era Luke.
«Ehi... ehm... non so quanto possa esservi d'aiuto, ma... ho avuto un incubo una volta, mentre... beh, mentre quella cosa era dentro di me!» Jordan spalancò gli occhi, curiosa.
«Certo! Qualsiasi cosa andrebbe bene!» dissi, invitandolo a sedersi nello spazio angusto della tenda.
«Dunque... ho visto... ho visto una cripta, in un cimitero... si apriva con una chiave. Non so cosa ci fosse dentro, perché... il sogno è finito. Tutto ha preso fuoco. Ma nella cripta ci sei entrata solo tu, Charlie... o Jordan, devo ancora farci l'abitudine! Sì, cioè, insomma... scendevi nella cripta da sola, per cercare qualcosa» Jordan annuì, io le presi la mano. Cripta. Cimitero. La tomba della sua famiglia. Ecco cosa apriva quella chiave. Era lì che dovevamo andare per trovare la soluzione.
«Grazie Luke! Sei un amico fantastico!» esclamò Jordan, prima di sollevarsi a dargli un bacio sulla guancia. Lui sorrise come inebetito. Jordan era sempre uno spettacolo, anche se la cotta gli era passata. Credevo bene che si sentisse così, anche se... anche se non poteva sentirsi come mi sentivo io quando Jo mi baciava. Quella era tutta un'altra storia. Quella non era una cotta.
«P-Prego! Sono felice di avervi aiutati! Anche se... anche se ho tentato di uccidervi, prima! Scusate ancora!» Annuimmo, poi lui ci diede la buona notte e uscì dalla tenda. Jordan tossì nervosamente e distolse lo sguardo dal mio, per non lasciarmi intendere a cosa pensava, ma... io lo avevo già capito perfettamente!
«Oh no! Non ci pensare nemmeno! Non andrai là sotto da sola! Scordatelo!» protestai, prendendole le mani. Jordan scosse la testa.
«Ma devo! Luke ha detto che devo andare da sola!»
«Luke ha solo avuto un sogno! Non ha detto cosa devi o non devi fare!» replicai, prendendole il viso e voltandolo verso il mio.
«E se qualcosa dovesse andare storto e tu... tu...» Risi e le diedi un bacio sulla fronte.
«Ho già rischiato la morte due volte, ormai sono indistruttibile!»
«Perché vuoi farlo a tutti i costi? Perché vuoi seguirmi?» domandò, facendo tremare il labbro. Fermai il suo movimento con la mia bocca, baciandola, poi fissai gli occhi nei suoi.
«Perché lo sai... dove va Jordan va anche Louis!» dissi. Lei annuì.
«Ma...» Le tappai la bocca con un bacio e scossi la testa. Ero pronto, quello era il momento giusto.
«Niente ma, Jo! Io ti amo»
Angolo darkryry
Sembra che la preside la sappia lunga, ahahah. Le voci a scuola girano davvero anche ai piani alti XD
Sembra che la gita in campeggio giovi non solo a Louis, ma anche al nostro Niall XD
Oooook, chi se l'aspettava che Luke fosse posseduto proprio da Carol? Per fortuna quella stron... ehm, quella ha avuto il benservito. Cosa ne pensate dell'incubo di Luke? Sarà una trappola per Jordan e Louis?
E, ciliegina sulla torta, Louis ha detto quelle paroline magiche alla sua semidemone! *.*
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