capitolo 38 non arredersi
Immobile, sul pavimento del suo amato soggiorno, Calipso subisce in silenzio ogni morso, ogni affondo nel suo corpo.
La mente che si sottrae al momento, pensando alla sua gente chiusa in delle gabbie magiche, i suoi compagni resi prigionieri al suo arrivo, Deb legata a un palo da delle catene di diamante.
E la minaccia della morte di tutti loro se non avesse seguito Gregory nella casa branco, in silenzio e mansueta.
Tristano ha urlato, stringendo le sbarre intrise di veleno, continuando a ribellarsi nonostante il bruciore alle mani.
Mentre le sirene nella gabbia al suo fianco avrebbero voluto urlare se un incantesimo non le avesse rese mute.
Ma non erano gli unici, tutti hanno urlato di non andare, resistendo alle torture magiche.
Persino Deb che veniva frustata ad ogni parola sputata di sangue.
Un immagine raccapricciante e angosciante che a mosso i suoi passi verso casa, sentendo il respiro velenoso di Gregory alle sue spalle.
Ed ora è ancora a terra, con gli artigli di Gregory nei fianchi, le zanne a morderle il collo, la violenza delle spinte dentro di lei.
Ma nemmeno un lamento o una smorfia, il silenzio a dimostrargli che potra spezzare il suo corpo, ma mai più la sua anima.
Quella continuerà a combattere per la sua gente, per la sua famiglia, sempre fino alla morte.
"Quanto mi sei mancata mia cara Omega.
E il tuo resistermi, mi ecita ancora di più."
Stringendo la sua carne si spinge ancora più infondo, godendo della carne che si lacera e del sangue che esce dalle ferite.
Fino a venire, mordendole il marchio, la parte più dolorosa.
Ma ancora una volta Calipso resiste, stringendo pugni e denti per il dolore, resistendo allo strappo della pelle ma sopratutto al veleno che le viene iniettato fino a farle tremare le ossa.
Non c'è piacere in un gesto che dovrebbe essere amore, ma che ora è morte e dolore nella sua carne.
Soddisfatto del suo operato, si solleva dal suo corpo, rivestendosi e guardando la sua opera.
Magnifica e bella, vestita solo di sangue e lividi, segnata dai suoi denti e artigli.
Bella perché sua, solo sua, per sempre sua.
Ester è stata davvero la giusta pedina.
E bastato trovarla sola poco lontano dall'asta, usare il tono dell'alfa accentuato dal legame creato prima di mandarla da Calipso, e lei si è sottomessa come qualsiasi Omega.
Dandogli le chiavi per arrivare qui, dalla sua Omega, la vera e unica Omega perfetta per lui.
Calipso.
Non si preoccupa di darle il tempo di rigenerarsi o di rivestirsi.
L'afferra dal braccio, portandola fuori dalla casa nuda e cruda.
Come se così tutti possano vedere il suo disegno di possesso e crudeltà.
Lei non mostra vergogna, non fa nemmeno una smorfia, anche quando viene buttata malamente nella gabbia di Tristano.
Il corpo debole e dolorante, il bruciore della carne aperta quando Tristano le posa addosso la sua camicia.
Ma non ancora sottomessa, persa o uccisa.
"Guardatela, il vostro amato capo, niente più di una puttana.
Di un corpo a mio piacimento e desidero."
Si pavoneggia lui, godendo dei ringhi e le urla di sottofondo, vantandosi dello stato in cui è ridotta Calipso.
A terra, in ginocchio davanti a lui, con la testa china e capelli neri a nasconderle il viso, con una misera camicia bianca a coprirla.
Si avvicina alle sbarre della gabbia, sorridendo con presunzione.
"Ti ho piegata."
Ma il suo sorriso scompare quando lei alza la testa.
I suoi occhi blu non mostrano sofferenza, ma rabbia e fierezza.
Indossa la camicia, alzandosi lentamente e abbattonando ogni bottone con una calma devastante.
In piedi, vestita di bianco fino al ginocchio, davanti al suo carnefice.
Lui, che per anni la distrutta sia fisicamente che mentalmente, ora non ha più nessun potere su di lei.
Mai più.
"Potrai torturarmi, strapparmi ogni pezzo di pelle sul mio corpo, lacerarmi la carne e darmi in pasto alle carogne.
Ma mai, mai, mi piegherai."
Ed è soddisfazione pura vedere il sorriso di Gregory diventare una smorfia di fastidio.
Scatta in avanti, pronto a colpirla, ma senza che lei abbia un sussulto o faccia un passo indietro.
Lei non ha più paura, non trema più.
Se dovrà morire, lo farà in piedi e fiera.
Mai più a testa china.
Gregory vorrebbe tirarla fuori da lì e scoprire quanto siano vere le sue parole.
Ma Maddalena è stanca di perdere tempo.
"Avrai molto tempo per divertirti con il tuo giochino, ora ho cose più importanti da fare e non ho tempo per il tuo orgoglio."
Gregory si gira di scatto verso la strega, ma quando incrocia i suoi occhi viola, può solo piegare le orecchie e allontanarsi con la coda tra le gambe.
Finché era lui a tenere in mano il gioco, poteva mostrarsi strafottente e presuntuoso.
Ma ora che è Maddalena ad avere tutto sotto controllo, mostrando nelle sue mani un potere che persino gli umani posso percepire come potente e massimo, può solo fare parecchi passi indietro a testa china.
Un'altra piccola soddisfazione per Calipso, il grande alfa non è poi cosi forte e possente.
Ma il tutto cade in secondo piano, con Maddalena che si ferma davanti a Deb, mentre il tempo è vicino a schioccare la mezzanotte del suo ventunesimo compleanno.
Una scossa attraversa Deb completamente, risucchiandole tutte le energie e con essi poteri.
Anche se momentaneamente.
Quando i polsi le vengono liberati, insieme alle caviglie, le gambe non le reggono e si ritrova a terra.
Trascinata da quelle che è cresciuta chiamando sorelle, fino al centro di un fiore rosso disegnato con gesso e erbe sacre.
La sabbia su cui è stata trascinata le ha ustionato le cosce e l'addome, mentre polsi e caviglia hanno lividi profondi fino alla carne provocate dalle catene di diamante.
Ma la cosa più inquietante, sono i suoi occhi.
Elia stringe con forza le sbarre, scuotendole nonostante le scosse che gli attraversano i muscoli.
Con le grida verso di lei, nella speranza di ricevere uno sguardo da parte della sua compagna.
Ma lei è persa tra questo mondo e quello del sonno eterno.
I suoi occhi sono socchiusi, le pupille di un viola spento girato verso l'interno, i muscoli molli contro la terra.
Ma Maddalena sa che sua figlia è troppo forte e che presto l'incantesimo perdera l'effetto anestetico.
Insieme alle sue sorelle, posano su di lei una rete di diamanti e veleno, che la tratteranno per un po.
Ma il tempo che veloce scorre, è essenziale.
Hanno i minuti contati prima che la figlia riprenda le forze e riesca a ribellarsi.
"Ventuno anni fa precisi, nascessi dal mio ventre.
Da subito i tuoi occhi si mostrarono viola e potenti, nonostante la magia si manifesti solo ai sette anni di vita.
Tu eri speciale e con il tempo capimmo quanto lo eri davvero."
Le streghe intorno a lei, parlano in una strana lingua in sottofondo, illuminando il simbolo che fa da culla a una Deb finalmente sveglia ma molto stordita.
A Maddalena brillano gli occhi nel vedere quanto potere sia rinchiuso in sua figlia, più di quanto si aspettasse.
"Attraverso questo stesso rito, scoprimmo che tu non eri una semplice strega, ma una creatura destinata al potere, a essere l'essenza pura del potere."
Deb spalanca gli occhi, mostrandoli completamente bianchi e luminosi, sprigionato dal rito che sta subendo.
Mentre dentro di sé lotta fortemente contro il suo vero essere.
Calipso e gli altri si ribellano come possono, scuotendo le sbarre nonostante i lupi e i vampiri nemici che li tengono sotto minaccia.
"Al tuo ventunesimo compleanno, esattamente in questa notte e su questo simbolo illuminato dal rito della liberazione carnale, il tuo potere verrà liberato e donato per un bene più grande."
La voce di Maddalena è graffiante, disumana mentre spezza il vento e richiama a se la magia oscura attraverso la profezia emanata alla nascita di Deb.
Pronta ad assorbire il grande potere della figlia, sacrificando il corpo terreno che lo ha ospitato in tutti questi anni.
Ecco lo scopo di Deb su questa terra, il motivo della sua nascita, la natura con cui è cresciuta per tutta la vita.
Ogni giorno passato a sentirsi un oggetto, un qualcosa di sacrificabile, una vita che sarebbe stata spenta per un bene superiore.
Ecco come si è sentita per tutta la vita, un oggetto nudo del diritto di scelta e di vita.
Deb cede leggermente al rituale che apre le porte della sua natura.
Pronta ad arrendersi al destino che è stato scritto per lei.
"Non ti arrendere Deb.
Tu non sei solo il tuo potere, sei molto di più della tua natura.
Me l'hai insegnato tu.
Me l'hai insegnato tu."
Ripete più volte Calipso, continuando a scuotere le sbarre, cercando di fare breccia nella cella in cui sta lottando tra sé e la sua stessa natura.
Ricorda tutte le volte che si è sentita a pezzi, vittima della sua anima Omega e ogni volta era Deb a tirarla fuori dai suoi incubi e limbo.
Percio urla a squarcia gola, cercando il suo sguardo, diventando per lei la mano a cui aggrapparsi come in passato è stata Deb per lei.
"DEB."
Continua ad urlare, tornando a respirare solo quando la amica finalmente incrocia il suo sguardo.
Ma Calipso ci legge una idea malsana, una decisione che porterà alla fine.
Negando con il capo, le chiede di non farlo, di cercare un'altra soluzione o di aspettare che sia lei a trovarla e a salvarla.
Ma Deb le sorride, con gli occhi lucidi, dicendole con il labiale che va bene così.
Che è la scelta giusta da fare.
E nonostante Calipso continua a pregarla di non farlo.
Deb inizia ad intonare il suo canto, che dara vita al rito, al suo destino.
Scegliendo di trasformarsi, non per mano di Maddalena, ma per sua scelta.
Decidendo lei del suo destino.
"¥Quest’onda enorme è già sopra di me
È grande e non sto respirando
Provo a sentire la mia voce che
Pian piano sta ormai crollando."
Calipso cade in ginocchio, sapendo bene a cosa ha dato vita l'amica.
Ecco cosa ha il potere di spezzarla, sapere che non l'ha salvata dal suo destino.
Ed ora è impotente davanti al compimento del suo incubo peggiore.
"¥Ma io so già
Che se vacillo e tremo
Chiunque saprà
Zittirmi, levarmi il fiato."
La voce di Deb è un sussurro che cola tra le celle e allevia l'incantesimo imposto dalle streghe.
E quando il simbolo sotto di lei diventa bianco luce, invece che rosso sangue, Maddalena capisce che qualcosa è cambiato, è andato storto e i suoi piani stanno soccombendo.
"¥Io voglio urlare
Forte come il mare
E tu non mi puoi fermare
Questa voce nessuno la spegne
Levarmi il fiato sofforcarmi
Non ti basta per fermarmi
Questa voce nessuno la spegne."
Maddalena la colpisce con una scossa, gridandole di tacere e Deb crolla nuovamente a terra.
Ma i suoi occhi non lasciano quelli di Calipso, pregandola di aiutarla, di sostenerla nella sua scelta.
Ma cosa fare?
Come cambiare il destino?
In realtà non si può.
Puo scegliere se farla scomparire nelle mani di Maddalena, facendola morire da schiava.
Oppure renderla libera e aiutarla a scegliere il suo destino.
E si ricorda del loro incontro più di due anni fa, quando le ha sussurrato il suo vero nome.
Una semplice parola in grado di liberare la sua vera natura.
"Desdemona."
E gli occhi di Deb si illuminano di bianco, come tutto il suo corpo, in un incantesimo che nemmeno Maddalena può interrompere.
Ma Calipso sa che non è abbastanza, che ha bisogno della sua energia.
E cosi canta, sperando che le sue compagne la seguono e sostengano.
"¥Mi hanno cresciuta in modo ch'io fossi
Lì al mio posto e zitta"
Si solleva in piedi, con gli occhi blu pieni di lacrime, ma il cuore coraggioso e pieno di forza.
O almeno spera di esserlo abbastanza per la sua amica.
E le mani di Tristano sulle spalle le trasmettono calore e fiducia, spingendola a continuare.
A cantare ciò che sente dentro di lei.
Anche se questo può diventare un addio.
"¥Ed è da prima che io nascessi
Che questa storia è scritta."
Cora e Nora, libere dall'incantesimo, continuano il suo canto, facendo tremare le sbarre grazie alla loro magia e a quella delle loro sorelle che le fanno da coro.
"¥Lo sai, se accetti non hai scampo
E tu non potrai umiliarmi così mai più."
Il corpo di Deb si solleva, sbattendo con forza contro la rete che la rinchiude.
E Maddalena insieme agli altri possono solo arretrare accecati dalla sua luce e assordati dal rumore di sbarre, ferri, ringhi e urla.
Mentre Calipso ritorna a cantare, con tutta la voce che ha in petto, il viso bagnato di lacrime e la forza della sua famiglia vicino a se.
"¥Io voglio urlare
Forte come il mare
Tu non mi puoi fermare
Questa voce nessuno la spegne, spegne."
Ed è la voce delle sirene che fanno da coro, a far tremare le sbarre con la loro magia, ma è la voce principale di Calipso a far tremare le anime.
Ad alimentare la speranza nel cuore della sua famiglia, la fiducia nelle persone che la stanno sostenendo.
"¥Puoi rinchiudermi
Tanto non mi importa
Non temo quella porta
Questa voce nessuno la spegne."
Le sbarre che si spalancano, le streghe che scompaiono in nuvole di fumo viola, lasciando Maddalena, Gregory e Igor a tremare davanti alla forza non solo di Deb, ma dell'intero branco degli emarginati.
Mentre la voce di Calipso viene sostituita da quella di Deb, che distrugge la rete che la intrappolava.
"¥Certo non mi piegherai
Nessuna gabbia fermerà
Le mie ali pronte per condurmi
E il mondo ascolterà
Quel che l'eco urlerà"
Alzandosi in piedi, trasformando le propri vesti in un abito bianco lungo fino alle caviglie, mentre un mantello di luce si posa sul suo capo, scivolando fino ai piedi.
E continua a cantare, in piedi davanti alla sua più cara amica che canta a squarcia gola insieme a lei.
"¥Non puoi stare
Rinchiusa per sempre
È il tempo per volare
Questa voce nessuno la spegne, spegne"
Ma non è ancora finita, Calipso lo sa.
Ed è una forza naturale che l'attira verso Deb, riconoscendo nei suoi occhi bianchi, li stessi viola che ha imparato ad amare.
"Coprite Calipso."
Urla Tristano, non capendo fino a infondo ciò che sta succedendo, ma sentendo che le due donne hanno bisogno di unirsi.
"Coprite il nostro alfa."
Urlano altri riferendosi a Calipso.
E anche lei subisce una trasformazione.
Una luce che nasce dal petto di ogni componente del suo branco, schiantandosi su di lei senza pietà.
Chiude gli occhi per il doloroso impatto, per poi spalancati di colpo verso il cielo.
I suoi occhi blu si illuminano davanti alle dea luna, cambiando colore uno in rosso mentre l'altro rimane blu.
Sentendo dentro di lei la fusione della sua anima Omega a quella alfa donata dal suo popolo.
Diventando alfa per scelta della sua gente e non per status.
Ma forse più degno di due occhi rossi destinati dalla nascita.
Intorno a lei la battaglia, la sua gente che combatte per farle fare quest'ultimi passi.
Infine arrivare da lei, appoggiare la fronte alla sua e finire la canzone insieme, così com'è iniziata.
"¥Levarmi il fiato e soffocarmi
Non ti basta per fermarmi
Questa voce nessuno la spegne
Questa voce nessuno la spegne, spegne"
E l'ultima nota alta diventa un onda che colpisce i nemici, facendoli scomparire uno ad uno, inutili le urla di Maddalena che scompare per ultima, condannata a vedere la bellezza del potere di sua figlia senza poterla sfiorare e scomparire dalle terre del branco degli emarginati.
Lasciando solo sospiri, fatica e lacrime.
Le due donne sono ancora vicine, fronte su fronte, con il cuore pieno di gioia per aver finalmente vinto, ma anche di lacrime per questo tocco che sa di addio.
"Grazie Cali, mi hai salvato."
Calipso vorrebbe risponderle, ma rimane con un nodo in gola, mentre stringe a se la sorella.
E dovrebbe dirle che si sono salvate a vicenda.
Che tutto questo non esisterebbe senza la loro amicizia.
Che benedice il giorno in cui si sono incontrati.
Ma l'unica cosa che riesce a chiedere è.
"E ora?
Cosa accadrà?"
Ma Deb non osa risponderle, perché fa male anche a lei la realtà che le spingerà a separsi.
Si stacca da lei, sorridendole nonostante le lacrime che le bagnano le labbra.
Si solleva in aria, espandendo una luce che arriva oltre l'orizzonte visibile ad occhio nudo, sfiorando l'anima tremante di chiunque la stia guardando.
"Chiunque ha incontrato il branco degli emarginati nell'ultimo anno, si dimenticherà di esso, ricordandolo solo come un piccolo gruppo di lupi morti nella grande battaglia.
Chi vi ha conosciuto in passato, non avrà alcun ricordo dei voi membri del branco degli emarginati, ricordando solo voi del vostro passato.
Mentre Vic e chiunque abbia preso una strada diversa come gli Omega che hanno deciso di rimanere nel branco di Ronaldo, ricorderanno di essere stati salvati da un gruppo di stranieri di cui non ricordano le sembianze."
È triste pensare che i loro amici che ora vivono lontano da loro, non ricorderanno nulla di loro.
I loro sorrisi, le loro fatiche insieme, l'affetto che si sono ricambiati.
Ma capiscono la scelta di Deb, perché così facendo il branco degli emarginati sarà nascosto e al sicuro davvero.
Anche se questo vuol dire dire addio a molti loro cari amici.
"Chi era a capo del dolore che abbiamo subito, subirà la perdita di memoria e la morte per mano di una malattia lenta e dolorosa.
Cosi che possano capire la sofferenza che hanno seminato e poi raccolto."
Questo è di sicuro meno triste e molti sorridono immaginando Gregory, Omar, Igor e Maddalena soffrire come bestie.
In modo da subire lo stesso trattamento che loro hanno riservato agli altri.
"Mentre voi, la mia famiglia, vivrà al sicuro qui, con le stagioni che doneranno sempre un buon raccolto e un clima adatto a voi tutti.
La mia magia rimarrà su queste mura che vi proteggeranno nella speranza di darvi un buon futuro."
E lei?
Qual è il destino di Deb, che ora mostra la sua vera natura di oracolo, creatura dell'universo disegnata per vivere tra le stelle e le nuvole che segnano il giorno e la notte.
Ma Deb non risponde, non volendo rimarcare un addio che ormai è fumo che si respira nell'aria.
Ed Elia fa un passo avanti, porgendole la mano e invitandola a toccare terra al suo fianco.
E lei, dovrebbe andare, il suo tempo è ormai agli sgoccioli.
Ma pretende egoismo dal suo destino, accarezzando la sua mano e tornando con i piedi per terra.
Guarda negli occhi il suo compagno, il suo primo e vero amore, la meta del suo cuore terreno, ma anche divino.
Con la presunzione e l'egoismo di fargli una proposta, pregando che lui scelga per lei.
"Se verrai con me, diventerai pura energia come me, vivendo il nostro amore in eterno, ma lontano da questa terra.
Dovrai rinunciare alla tua vita e..."
Ma lui la interrompe, baciandola per l'ultima volta.
Respirando il suo profumo per l'ultima volta, accarezzando la sua pelle per l'ultima volta.
"Che vita sarebbe senza di te.
Te lo promesso mio amore, insieme per sempre."
E le mani strette pulsano di luce, un bianco alone che si espande sul corpo di Elia vestendolo delle stesse vesti che indossa Deb.
Pronto a seguirla, a rimanere al suo fianco per sempre, l'unica vita degna di essere vissuta in cuor loro.
Deb stacca le loro mani solo per un attimo, per poter stringere in un abbraccio la sua prima amica, il primo affetto condiviso, la prima persona che ha creduto e avuto fiducia in lei.
"Saro sempre con te."
Le ultime parole di Deb le arrivano come un sussurro all'orecchio, mentre con gli occhi chiusi stringe un corpo che piano piano perde sostanza.
Finché non cade in ginocchio, stringendo il nulla tra le sue braccia.
E alza gli occhi al cielo, osservando due luci salire in alto fino a brillare prendendo le sembianze di due stelle.
Deb e Elia non ci sono più e con loro sono andati via un pezzo di loro.
Tristano si i ginocchia vicino a lei, stringendola a se.
Ma entrambi sanno che questi lutti subiti tutti in una sola notte, non perderanno il nero sulle loro anime per molto tempo.
Hanno vinto la guerra, eppure tutti piangono con il volto verso il cielo, sentendo il dolore di aver perso molto e di stringere sulla pelle solo cicatrici che rimarranno per sempre.
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