capitolo 33 legami

Dopo una notte di riposo, il branco degli emarginati è pronto a ripartire.
Con lo zaino in spalle e il sole a illuminare la loro strada, sono pronti a partire, con un cuore più leggero e un sorriso sulle labbra.

Vic con la sua solita sacca a tracolla da un bacio a Penelope per poi avvicinarsi a Calipso e gli altri pronta anche lei a partire.

"Che vuoi fare vampirina?"

Le chiede Calipso guardandola male, passando da lei alla sacca che tiene in spalla.
E Vic non capisce la domanda, ne lo sguardo contrario della lupa e nemmeno perché Tristano stia spalleggiando la postura rigida di Calipso.

"Che intendi dire?"

Vic sembra davvero non capire e ciò fa sbuffare la lupa.
Calipso si avvicina a lei, togliendole il sacco dalle spalle e passandolo a Tristano.

"Tu resti qui."

Poche parole e le da le spalle, senza nessun'altra spiegazione o saluto.
Si allontana lasciandola lì, a bollire nella sua confusione e frustrazione.

" Ho un debito con voi Calipso.
Non posso abbandonare la missione così."

Se non fosse per Calipso e gli altri Vic forse non sarebbe in vita.
Non sarebbe qui con la sua compagna.
Non avrebbe riacquistato la fiducia verso se stessa o verso il mondo.

In questi mesi ha creato in loro una specie di famiglia, anche se strana e particolare, qualcuno da voler bene e in cui credere.

A loro deve molto, deve la sua stessa vita.
Ed ora non li può abbandonare.

Queste sono le esatte parole che ha detto a Penelope quando le ha detto che sarebbe partita.

Deve tutto a questa lupa che ora torna sui suoi passi avvicinandosi a lei.
Le prende le mani tra le sue.

"Non hai nessun debito Vic.
L'unica a cui devi qualcosa sei tu, la tua compagna e la tua felicità."

Con un sospiro appoggia la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi e sospirando.
Salutare una amica, una sorella, non è mai facile.

E Vic forse non lo sa, ma anche lei ha fatto molto per tutti loro.
Aiutandoli nei momenti di sconforto, proteggendoli, infondendo loro coraggio.
Separsi da lei è davvero sofferente, ma è giusto cosi.

"Siamo la tua famiglia Vic e perciò saremo felici nella tua felicità.
E la tua felicità è qui."

Entrambe hanno gli occhi chiusi, i sospiri spezzati e la mente piena dei loro ricordi.
Sono due donne forti, che smesso si mascherano di freddezza e controllo.
Ma ora c'è solo amore, non c'è spazio per la finzione.

Calipso la tira a se, abbracciandola forte, per la prima volta da quando le loro strade si sono incrociate.
Trattenendo la voglia di piangere, ingoiando mille parole che potrebbe dire.
Non è facile dirle di rimanere quando la vorrebbe al suo fianco.

"Si felice Vic.
Non perdere mai la luce che oggi vedo nei tuoi occhi."

Le sussurra Calipso e Vic non riesce a parlare.
La stringe semplicemente a se, promettendosi che questo non è un addio ma un arrivederci.

Lentamente si separando dando la possibilità anche agli altri di salutarla.

Deb la stringe a se, senza nascondere i singhiozzi e le lacrime, non tutte di tristezza.
Felice per l'amica anche se amareggiata all'idea di non vederla più al suo fianco.

Elia, Tristano e Caleb la salutano con il pugno teso, come il loro solito modo.
Con i tre ha sempre avuto un rapporto particolare, forse a causa del suo carattere dai lineamenti da maschiaccio.

Se lo avesse saputo, avrebbe salutato più calorosamente le gemelle che sono tornate al branco degli emarginati ieri sera dopo il concerto.
Ma si ripromette di andarle a trovare appena le sarà possibile.

L'ultima che si avvicina è Ester, con gli occhi rossi, lucidi e il labbro inferiore tremante e in fuori.
Non vuole essere egoista, è felice che l'amica abbia trovato finalmente la sua compagna e la felicità.

Corre da lei, lanciandosi tra le sue braccia, già pronte a stringerla.

Ma come può dire addio alla prima amica che abbia mai avuto, alla sua confidente e sorella.
La persona più importante della sua vita e che la liberata dalle catene che lei stessa si è creata.

"Mi mancherai da morire piccola lupa."

Lei, la piccola Ester, forse sarà lei a mancargli più di tutte.
Nonostante è sempre stata lei quella più fragile e da difendere, è stata proprio lei a salvare la vampira.
Con la sua innocenza e dolcezza, le ha dato la forza di uscire dai suoi schemi di soldato, accendendo il cuore che credeva aver perduto con la sua umanità.

L'abbraccio dura parecchi minuti, per entrambe e difficile separsi.
Cercando di tardare più possibile il momento dell'addio.

"Ci rivedremo presto.
Te lo prometto."

Nessuno mette loro fretta, ma  sanno che è il momento di separarsi, di salutarsi.
Piano si staccano, asciugandosi avvicenda le lacrime con carezze e sorrisi.

Tante cose da dire, tanti ricordi condivisi in queste lacrime che porteranno sempre nel cuore.
Ester si allontana lentamente da Vic per avvicinarsi alla sua compagna, prendendole le mani.

"Abbi cura di lei.
Ha cento difetti ma mille pregi.
E soprattutto saprà amarti e renderti felice."

Penelope trema nelle mani di questa giovane donna.
Si perde nei suoi lucidi occhi blu, capendo quellarmonia che appartiene agli Omega raccontata nei libri.

Ester sembra tanto fragile, eppure nel suo cuore è rinchiuso il ruggito di un leone.
Amore, quello timido e puro, che sta macchiando il cuore di penelope come un tempo macchio quello di Vic.

Si limita ad annuire, la gola chiusa nella commozione del momento e il cuore troppo impegnato ad assorbire amore.

Ester lascia le sue mani, rifugiandosi nelle braccia di Tristano.
Lo sguardo di Penelope di istinto corre su Calipso, forse cercando negli occhi di lei la stessa sensazione.
Ma la lupa è tutt'altra storia, non serve conoscerla per capirla.

Questa Omega, con l'anima di un alfa, cambierà il mondo, come ha già cambiato la vita di chi l'ha incontrata.

Intanto Deb si avvicina a lei con un dolce sorriso, anche se nostalgico e un po' triste, sfiorando il medaglione che Vic porta ancora al collo.
Una luce viola lo avvolge, come una soffiata di vento fresco, un incantesimo che libera Vic dalla prigione che loro stessi si sono creati.
All'improvviso il suo odore  inonda i sensi di tutti, intossicando fino a togliere il respiro a Penelope.

E Vic sente tutto, sente il peso del  suo rango sociale, sente il peso del suo rango premere contro i suoi sottoposti.
Sente la sua anima tornare sulla piramide gerarchica, mentre il suo essere si diffonde tra le terre rendendola reale e presente al mondo.

E vero, subisce il mondo che la circonda, eppure si sente libera.
Libera di esistere, essere parte del mondo e non un ombra che cammina su questa terra.

"Ho collegato il tuo medaglione al mio.
Non condizionerà più la tua vita, semplicemente lampeggera  quando avremo bisogno di te.
E ti porterà in nostro soccorso se vorrai."

Questa è più che altro una spiegazione per Penelope, poiché Vic le ha già visto fare qualcosa di simile con i branchi amici che hanno incontrato.
Con l'unica differenza che per loro ha creato dei medaglione, mentre per Vic ha semplicemente modificato il suo.

La vampira sa che non l'ha fatto solo per comodità o per liberarla.
Ma la fatto in modo che le rimanesse qualcosa di loro, qualcosa che guardandolo e sfiorandolo le ricorderà di loro.

Così, il gruppo si separa e si saluta.
Le loro strade si sono separate, forse per poco tempo o per sempre.
Ma i loro cuori rimarranno sempre legati dai ricordi che hanno condiviso e che custodiranno in eterno.

Tutto molto bello, sorrisi nostalgici che colorano animi che partono verso una nuova destinazione.
Ma la felicità non è presente ovunque.

Nello studio di Gregory volano sedie e so espandono ringhi.
Rabbia e frustrazione.

"Come è possibile fallire così tante volte?
Come?
Sono solo un gruppo di emarginati bastardi."

Urla Gregory sbattendo un pugno sul tavolo, distruggendo l'ultimo arredo rimasto incolume fino ad ora.

Nella stessa stanza Igor, Omar e Maddalena, silenziosi e altrettanto furiosi.
Non solo non hanno trovato nuova merce all'ultima asta, scoprendo che è stata smantellata dal branco dei bastardi.
Ma soprattutto ogni loro piano è andato in fumo, ogni ricerca, ogni trappola è sfumata in fallimento.

Hanno persino usato la talpa nel gruppo per capire il loro tragitto, in modo da anticipare il loro arrivo nel regno di Penelope.
Ma anche questo piano è finita male, facendo tornare un paio di vampiri e streghe a mani vuote.

"La strega più forte del mondo e non riesci a catturare un cazzo di gruppo di inutili falliti."

Gli occhi rossi dell'alfa si scontrano con quelli viola  della strega, che però non osa parlare poiché presa in fallo.

Ha sbagliato a sottovalutare sua figlia, la sua forza  nonostante sappia bene la sua vera natura.
Ma soprattutto la sua intelligenza e l'audacia che non ha mai nascosto fin dalla sua giovane età.

"Ci stiamo facendo prendere in giro da quei scarti della società.
Stiamo scherzando?"

Continua ad urlare Gregory, inutilmente, non è lamentandosi che riuscirà a riavere la sua Omega.
Ma in qualche modo deve pur sfogare la sua maledetta frustrazione, non potendo scoppiare sulla vera colpevole.
Calipso.

È sicuro che i suoi fallimenti sono dovuti a lei, alla sua furbizia e maestria.
Quella stupida Omega dal carattere forte e una mente calcolatrice, ogni giorno che passa sta mostrando il suo valore.

Ma, è una cazzo di Omega.
È una Omega cazzo, particolare e unica, ma pur sempre un Omega.

L'anello debole della società, lo scarto del mondo, un essere buono solo per essere usato come una bestia.
Un oggetto senza diritti e identità.

Ecco perché Gregory è tanto incazzato.
Perche si sta facendo fottere da un oggetto.
Una bastardina gli sta rovinando ogni piano, facendogli fare la figura del cretino.

"Abbiamo sottovalutato quel gruppo.
Forse singolarmente sono scarti e deboli, ma insieme e soprattutto guidati da quella Omega, sono più forti di quanto credevamo."

Le parole che dice pensano molto sull'orgoglio di Omar, anche se sono la fottuta verità.

Con questa alleanza sperava di metter presto mano sul suo giocattolo nuovo.
Invece sono già passati quasi due mesi ed è ancora a mani vuote.

Chi potrebbe mai credere che un elfo, una strega, due Omega, due sirene e due vampiri possano mai fare tanti danni.
Dovrebbero essere un gruppo di disadattati incapaci di collaborare, invece il gruppo che sta fallendo miseramente è il suo.

Tutta questa situazione è fottutamente ridicola.

"Il mio errore è stato quello di mandare voi incapaci.
Quando ho sempre saputo che chi fa per sé, fa per tre."

Gregory ancora una volta ringhia contro i suoi alleati, non risparmiando la delusione nei suoi occhi rosso fuoco.

Aveva creduto di poter mandare avanti loro, di vincere senza far nessuno sforzo.
Grande errore, mai mandare dei dilettanti al posto suo.

"Maddalena, appena la talpa mostra una traccia fammelo sapere.
Sarò io a riprendere ciò che è mio e se mi sentirò clemente vi darò la vostra parte."

Con un segno annoiato della mano fa segno di andare via.
E, nonostante l'orgoglio che scoppietta dentro tutti loro, eseguono senza fiatare.
Poiché hanno fallito, perciò non hanno diritto di ribattere.

Rimasto solo nel suo ufficio, tira fuori dal cassetto il suo amato pezzo di stoffa, portandolo al naso.
Ringhiando furioso quando sente che il profumo sta ormai sfumando e scomparendo.

Non può poi aspettare o rischiare di fallire mandando quegli incompetenti, dovrà muoversi lui personalmente.

Avendo una talpa in mezzo a loro dovrebbe essere semplice, e invece no.
Tutto in questa storia sta andando storto contrariamente a come dovrebbe essere.

La talpa porta una traccia magica addosso, una luce che lampeggia mostrando la loro posizione.
Ma quell'essere inutile si sta mostrando testardo e consuma energie per cercare di nascondere sé e gli altri il più possibile.

È assurdo, ha promesso a quell'essere di tornare nelle sue grazie, nella sua casa, nonostante lo considera una nullità.
Ma nonostante il legame che hanno, si sta ribellando a lui.

Assolutamente assurdo.
Ma non importa, saprà consumare la sua vendetta,  ora deve arrivare a Calipso.
Tutto il resto può aspettare.

Si ricontreranno, basta solo aspettare ancora un po.

Si  porta di nuovo la stoffa al viso, rilasciando un ringhio interiore, verso l'anima e al legame.
E nonostante la distanza, Calipso sente il richiamo del compagno.

Camminando a passo sicuro davanti agli altri, si sfiora la mezza luna che porta sulla spalla, sentendola bruciare e pizzicare.

L'odio che ha per questo marchio è pari solo a quello dedicato a chi gliela fatto.
Nonostante sia un marchio non condiviso e voluto, esso ha il suo potere e significato.

Ringrazia il medaglione che porta addosso, poiché esso nasconde l'odore di Gregorio che sa essere sulla sua pelle.
Ma purtroppo la magia di Deb non annulla il bruciore e il potere che il suo pseudocompagno ha su di lei.

A poche ore di distanza dai territori di Penelope, il suo corpo la costringe a fermarsi e aggrapparsi con le unghie a un tronco.

"Calipso."

Tutti corrono verso di lei, in primis deb e Tristano, che lascia Ester scendere dalla sua schiena, abbandonandola poco lontano, ferita da come il suo uomo sia corso da un'altra lasciandola lì e non prendendole la mano e portandola con sé.

"Calipso che succede?"

Ma la lupa stringe i denti, spingendo gli artigli contro la corteccia, l'unico appiglio che le evita di cadere sulla candida neve che sta venendo giù.

Il bruciore aumenta sempre di più, arrivandole fino alle ossa e portandole alla mente l'esatto momento in cui è stata morsa.

In una coppia innamorata, che ha condiviso volontariamente il morso, questo bruciore sarebbe piacevole quasi un sollievo.
Soprattutto negli Omega darebbe calore nel caso in cui il compagno fosse lontano.

Ma nel caso di Calipso, nelle donne che hanno subito come lei, è tutt'altro che piacevole.

"La schiena."

Riesce appena a sussurrare, con la voce spezzata dal dolore.
Per fortuna abbastanza forte da essere compresa.

Tristano è l'unico a riuscire a sentirla grazie ai suoi sensi sviluppati.
E subito tira fuori gli artigli, strappandole la maglia.

Tutti sussultano alla vista della schiena nuda della lupa, vedendola per la prima volta.

La pelle bianca della lupa e cosparsa di numerose cicatrici a forma di x, macchiate da altre ferite di diverse forme.
Non un centimetro è liscio e immune all crudeltà che ha subito.
Ed è la prima e vera volta in cui gli altri si rendono conto della donna che hanno davanti.
Riconoscendo nella sua schiena un opera che racconta il suo coraggio e la sua ribellione.

Ma Tristano non ha tempo di leggere la sua storia, anche perché già la conosce, perciò fissa il suo sguardo sulla mezza luna che non sembra più un tatuaggio ma un marchio a fuoco appena subito.
Ancora caldo e crudele a bruciare la carne.

E si abbassa a terra, riempiendo i pugni di neve, chiede perdono se ciò le farà male e le appoggia la neve gelida sul marchio.

Nonostante i denti stretti, Calipso non riesce a trattenere un urlo di dolore che si diffonde intorno a loro facendo scappare tutti i volati e i piccoli  animali.

Il gelo che le spegna  il fuoco sulla schiena, spingendo l'ardore a rifugiarsi sotto pelle fino alle ossa.
E Tristano sussulta e spalanca gli occhi guardando la neve sciogliersi all'istante come se fosse stata buttata su fuoco vivo.

E si ginocchia ancora, e stringe i denti nel senso di colpa, mettendo altra neve sulla maledetta mezza luna.
Calipso urla ancora, perdendo la presa, lasciando che le gambe si arrendino.
Non toccando terra solo grazie ad Elia che la abbraccia, mentre Tristano le passa ancora altra neve finché i lamenti di Calipso non si fermono e il fuoco non viene soffocato dal gelo.

Cosa pensare?
Cosa deve pensare Tristano mentre la vede svenire tra  le braccia dell'amico?
Cosa deve pensare Deb mentre nella mente ripercorre i racconti della amica?

Cosa deve pensare Elia dopo aver visto il corpo di lei più sporco di morto che di vita?
E lui ne ha di cicatrici di guerra, ne ha subite torture.
Ma, cosa deve pensare di questa Omega che ha retto tanta crudeltà?

Cosa deve pensare Ester del proprio senso di colpa?
Di essere stata gelosa quando Tristano e corsa da lei, salvarla e comprendere che è peccato essere gelosi e egoisti in queste situazioni?
Cosa deve pensare di sé stessa che si è arresa ancor prima della sua prima e unica frustata, mentre Calipso ha subito tanto senza mai piegare il capo?

Cosa deve pensare Caleb?
Avere la certezza che il sangue del suo sangue le ha fatto tutto questo.
Che la mano che le ha inflitto questo orrore è la stessa che un tempo gli accarezzava la guancia da bambino.

E si allontana l'alfa, sentendo il senso di colpa, disgustarsi di sé stesso, lasciandola alle cure di chi merita di accudirla.

Si allontana da tutti, solo con se stesso, solo a chiedersi se merita davvero il perdono di lei dopo che il sangue del suo sangue le ha fatto tutto ciò.

E crolla a terra, con le ginocchia a sprofondare nella neve e le lacrime a bagnarli il viso per la prima volta.

Ha tanti bei ricordi di quando era bambino.
Tanti ricordi di suo padre che lo ha sempre trattato con amore, nonostante sua madre, di natura Omega, è morta dandolo alla luce.

Ma ora, tutti i ricordi si sporcano di sangue e fango.
Il padre non gli ha mai rinfacciato di aver ucciso la propria madre nascendo, non per amore, ma perché era solo una inutile Omega.
Lui invece era un alfa, come suo padre.

E ritorna bambino, quando da bambino ha litigato con alcuni suoi coetanei, avendo la meglio.
E suo padre non la sgridato, perché era comprensivo.
No, non era comprensivo, non era amore.
Era orgoglio, era giusto cosi, suo figlio era un alfa e così si doveva comportare.

E quel ricordo di quando era ragazzino?
Quando dopo  una storiella tra ragazzini, ha lasciato la sua  ragazza perché non provava nulla per lei.
Il padre si è mostrato orgoglioso, perché il figlio non aveva giocato con i sentimenti di quella ragazza.

No, non gliene fregava nulla dei sentimenti, non era orgoglioso perché era stato giusto con quella ragazza.
Ma perché lei era una Omega, da usare e gettare via.

E tira i pugni contro la neve, realizzando che tutta la sua vita e6stata una fottuta bugia.
Che ha amato un mostro, che condivide lo stesso sangue, che i segni sulla schiena di Calipso lui avrebbe potuto evitarli se avesse aperto prima gli occhi.

E il suo passato gli ride in faccia, un soffio di vento rivela lo schifo che c'è dietro ogni carezza e ogni parola che si mascherata d'amore.
Ricordandogli che lui e quell'aguzzino hanno lo stesso sangue in vena.

E tira fuori il coltellino dallo stivalo, volendo tagliarsi ogni vena e svuotarsi dal veleno che gli scorre in corpi e che l'ha messo al mondo.
Lo farebbe se una mano gentile non gli togliesse dalle mani l'arma.

"Sarebbe comodo se fosse così facile tagliare un legame.
Se un genitore potesse essere eliminato dalla nostra vita con un coltello."

E Caleb alza lo sguardo, le proprie lacrime contro il sorriso gentile di Deb.
Le piccole mani di lei che giocano con la lama mentre si inginocchia vicino a lui.

"Come te anche io vivo grazie a un sangue che mi è nemico, velenoso e disgustoso.
Ma Calipso mi ha detto una cosa ed io la ripeto a te."

E Deb lascia scivolare la lama sulla mano, segnando un taglio che subito si sporca di sangue.
E Caleb osserva il sangue cadere sulla neve, sporcarla per pochi attimi prima che altra neve cadi dal cielo coprendo la macchia di sangue.

"Il sangue è solo un liquido che scorre in vene.
E se il vento ci soffia sopra, vola via.
E se l'acqua ci scorre sopra lo cancella.
E se ti tagli, ti abbandona senza dirti addio."

Mentre parla fa  diversi gesti assecondando le parole, come soffiare sulla ferita imitando il vento o usando la neve come se fosse acqua.
E Caleb si perde nelle sue parole, nella confessione che è stata Calipso a dirle prima della strega.
Nel sollievo di non essere l'unico a sentirsi sporco per le colpe dei propri genitori.

E osserva le lacrime di Deb cadere a terra, forse ricordando quando era lei a sentirsi sbagliata ed era stata Calipso a cancellare ogni suo senso di colpa.

"Il sangue è solo un liquido che ci scorre in corpo, ma non nella anima.
L'anima non ci viene donata da un genitore, non è la stessa che vive dentro tuo padre.
Tu non sei lui e questo è solo un liquido rosso, nulla in confronto alla tua anima giusta e sincera."

Le colpe di un padre non devono mai cadere su un figlio.
E ognuno decide chi essere, cancellando se si vuole questo legame che macchia di sbagli.

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