capitolo 21 piano perfetto

Il gruppo è  di nuovo circondato.
Con la differenza che questa volta non riusciranno a resistere.

Le gemelle e Deb si sono lanciate su Calipso, cercando di capire il perché del suo malore.
Ester aiuta Vic a stare in piedi.
Mentre gli uomini si occupano di coprirle.

"Chi siete?
E cosa ci fate nelle mie terre?
Si faccia avanti il vostro alfa."

Ringhia l'alfa dei Black, tenendo d'occhio tutti mentre i suoi uomini aspettano un solo cenno per attaccare.

Dovrebbe farsi avanti Calipso, tutti nel suo gruppo sanno che è lei il capo.
Se non fosse che si trova  a terra tra lamenti e fremiti.

Perciò si fa avanti Caleb, sperando di avere una maggiore comunicazione tra alfa.

"Non vogliamo problemi, siamo solo di passaggio."

Mantiene un tono basso e rassicurante, senza però abbassare il capo.
Sono ospiti nelle loro terre, ma non sottomessi.

"E dove siete diretti?"

Continua l'alfa, osservando attentamente il lupo che ha davanti.
Dagli occhi rossi, al portamento da capo.

Intanto Caleb non sa bene cosa rispondere.
Non ha nessuno intenzione di dire la verità, non si fida.
Ma qualcosa si deve inventare.

"Siamo diretti al branco BlackMoon.
Il branco di mio padre."

Una piccola bugia, ma non del tutto.
Infondo è  vero che si tratta del branco del padre, sul fatto che non siano diretti li è  solo un dettaglio.

Intanto l'alfa continua ad osservarli, spostando l'attenzione sulla donna a terra.
In un frammento di un secondo nota i suoi occhi blu, segno che è  un Omega.
Come si accorge anche di non percepire l'odore di lei e di nessuno di loro.
Molto strano e sospetto.

Ma continua ad osservarla, i suoi lineamenti dolci, i suoi capelli neri, il suo corpo formoso.
Fino ad arrivare al medaglione che indossano tutti compresi lei.
Ha già visto quell'oggetto e quella donna.

"Quel medaglione che indossate tutti.
Cosa è?"

Ancora una volta Caleb soppesa le sue parole.
Una bugia un po veritiera in modo da sembrare onesto.

"È  simbolo del nostro branco, un segno di appartenenza."

Non è  del tutto la verità, l'alfa dei Black sa che quei medaglione c'entrano con l'assenza dei loro profumi.
E sa chi è  quella donna, ricordandosi il passato che li accomuna.

"Seguiteci, vi daremo ospitalità per la notte.
Siete messi male, non potete continuare il viaggio in queste condizioni."

Il branco degli emarginati e molto sorpreso dal cambio repentino dell'alfa.
Persino il suo stesso branco rimane confuso, ma nessuno osa contraddire le parole del proprio alfa.

Per quanto riguarda Caleb, non si fida ciecamente di questo uomo.
Ma, spostando lo sguardo sui suoi compagni, capisce di non avere molta scelta.

Senza contare Calipso in pieno calore, anche gli altri non sono messi bene.
Vic è  quella che ha subito più colpi, ma anche gli altri mostrano lividi e stanchezza.
Persino Ester  è stata ferita, anche se non gravemente.
Non hanno scelta.

"Fateci strada."

L'alfa  annuisce, facendo segno al suo branco di abbassare la guardia, mentre Caleb si avvicina al suo gruppo.

"Non abbiamo scelta, tutti noi abbiamo bisogno di riposo."

A parte l'ovvio della loro situazione, sono anche le parole che Calipso gli ha detto questa mattina a dare sicurezza.
La lupa aveva accennato la presenza di questo branco e il fatto che fosse in buoni rapporti con il loro alfa.

L'unico dubbio è causato dal fatto che l'alfa non abbia riconosciuto Calipso.
O forse la riconosciuta e questo è  il motivo del suo cambiamento.

Non sanno cosa rispondere a queste domande.
Sperano solo nella buona sorte.

"Io trasportero Vic, Tristano tu pensa a Calipso.
Io non posso starle troppo vicino."

Come detto, Caleb si carica sulle spalle Vic, posizionandosi dietro Elia che fa da capo fila.
Mentre Tristano, anche se confuso, esegue prendendo in braccio la lupetta.

Tornano in uno schema a testuggine.
Lasciando al centro Calipso, Vic, Ester e i suoi accompagnatori.

Tristano stringe a se Calipso, sentendola tremare tra le sue braccia e stringersi a lui.
Come alla ricerca di calore, mentre la bocca e piegata in una smorfia di dolore.

Cammina a passo lento, senza allentare la presa sulla donna.
Chiedendosi perché stia così, cosa l'abbia colpita.

"È in calore."

Risponde alle sue silenziose domande Deb, avvicinandosi a lui per non farsi sentire da nessun'altro.
Lasciandogli il tempo di capire la situazione, aiutato da quest'unica parola.

Calore, ha letto qualcosa a riguardo.
E, osservando la lupa, ne riconosce tutti i sintomi.
I lamenti per i crampi, la ricerca di calore e gli occhi blu docili.
Sicuro che anche il suo odore, se fosse percettibile, sarebbe diverso.

La situazione è grave più di quanto potesse già essere.

Mantenendo le posizioni, entrano nel perimetro del villaggio.
Sentendo addosso lo sguardo dell'intera popolazione.
Pensano che mai si abiteranno ad essere guardati come fenomeni da baraccone.

Il passo dell'alfa si ferma davanti a una piccola villa disabitata, indicandolo con noia ai suoi ospiti.

"Questa è  la casa che utilizziamo per gli ospiti estranei al branco.
Troverete un infermeria e tutto ciò che può esserci utile."

Elia studia l'edificio con cura, distanziato dalle altre abitazioni, costituito da poche finestre e una sola entrata.
Confortevole e facile da controllare.

"Potrete sistemarvi e riposare, ci aspetto per la cena nella sala principale della casa branco.
Un mio uomo vi verrà a chiamare e vi mostrerà la via."

L'alfa continua ad elevare le solite regole da seguire per il rispetto del branco, mentre lo sguardo attento di Deb ne studia l'aspetto.

Capelli scuri, occhi perennemente rossi e un corpo massiccio.
In piena armonia con la corporatura degli altri uomini del branco.
A confronto della donne più minute e basse.

Vorrebbe studiare meglio il tutto, se non fosse che sua Vic che Calipso hanno bisogno di cure urgenti e immediate.

"Sarà meglio che andare, le vostre donne non sono nei migliori dei stati.
Intanto invito il vostro alfa a seguirmi, per poter parlare a quattro occhi."

Caleb annuisce, lasciando scivola Vic dalla sua schiena nelle mani di Cora e Noe.
Pronto a seguirlo, ma la mano di Elia si posa sulla sua spalla, fermandolo.

"Io sono il suo beta, verro con voi."

Non si fida di questo alfa.
Sia per il suo cambio repentino di umore e sia per lo sguardo insistente che riversa sulle loro compagne di viaggio.
Tra cui Deb.

Sorprendendoli, l'alfa non ha nulla in contrario e incita entrambi a seguirli.
Elia scambia un ultimo sguardo con Tristano, come a dirgli di controllare lui la situazione fino al loro ritorno.

Osservando la schiena del suo compagno che si allontana, deb si guarda un'ultima volta intorno, prima di far strada al gruppo verso l'interno dell'edificio.

Non è  lussuoso, né accogliente.
È  semplicemente uno stanzone che fa da ingresso a sei diverse stanze.
Due sono sicuramente bagno e cucina, la terza dara l'infermeria, mentre le altre sono camere da letto.

Aprendo diverse porte, deb trova finalmente l'infermeria, dove aiuta Cora a stendere Vic sul lettino.
Mentre Ester si posiziona sulla poltrona vicino alla brandina.

"Tristano, porta Calipso nella stanza più vicina.
E resta con lei finché non arrivo."

Il vampiro si limita ad annuire, entrando nella stanza adiacente a questa, posando la lupa sul letto coperto da un lenzuolo e un cuscino molle e consumato.

"Non è  un granché, ma dovrai accontentarti lupetta."

Vorrebbe che lei le rispondesse con la sua solita lingua tagliente, ma nulla.
Calipso è  completamente assente, prigioniera nella sua mente in cui lotta tra libero arbitrio e natura.
Mentre all'esterno trema e si muove irrequieta strappando con gli artigli le lenzuola e moedendoncon forza il cuscino.

"Deb noi abbiamo bisogno di rigenerarci.
Abbiamo visto un fiume poco lontano, chiamaci se succede qualcosa."

Deb saluta le gemelle, capendo perfettamente il loro bisogno di immergersi nelle acque del fiume.
Da troppi giorni non si lasciano andare alla loro natura.

Rimasta sola, posiziona un lenzuolo su Ester, crollata in sonno a causa della stanchezza.
Per poi occuparsi della vampira, utilizzando il poco materiale trovato tra gli armadietti e un po' di magia.
Sperando che domani tutti stanno bene e potranno ripartire.

Intanto caleb e Elia, continuano a seguire l'alfa verso la casa branco, mentre la luce del giorno che cala gli illumina la strada.
Era appena mezzogiorno l'ultima volta che hanno osservato il cielo, ed ora sta già calando il tramonto su questa giornata assurda e disorientante.

Superano parecchie persone che non si negano di guardarli in modo strano.
Un soggiorno vistoso e lussuoso, un corridoio pieno di quadri d'epoca e oggetti rari e preziosi come vasi o teche con oggetti particolari all'interno.

Anche lo studio dell'alfa non mostra modestia, anzi e talmente luccicante da essere senza pudore.
Assolutamente niente in comune con la loro casa branco.

"Accomodatevi."

Sussurra l'alfa, mettendosi dietro alla scrivania e sedendosi sulla sua comoda poltrona di velluto e pelliccia di orso bruno.

Mentre i suoi beta chiudono la porta della stanza, posizionandosi immobili e silenzioso davanti ad essa.
Lasciando ai due la sensazione di essere prigionieri.

"Partiamo dalle presentazioni.
Io sono Omar, alfa dei Black Silver, successore di mio padre Ismaer, che la dea lo abbia in gloria."

Fa un segno verso il cielo, un saluto verso che non c'è più.
Mentre caleb e Elia, per non sembrare maleducati, si mettono comodi sulle sedie davanti alla scrivania.
Cercando di nascondere il nervoso che la situazione gli sta creando.

"Io sono caleb, alfa di questo piccolo branco senza nome.
E lui è  Elia, mio beta."

Caleb cerca di mostrarsi sicuro di sé nelle sue parole e nei suoi gesti.
Ma è un blef che l'alfa a  già smascherato.

"Devo essere sincero con voi.
Io so esattamente chi siete, branco degli emarginati."

Il panico non può essere nascosto negli occhi dei due uomini.
Che già si guardano di soppiatto intorno cercando una via di fuga e un buon piano per portar via gli altri.

"In un piccolo regno come il nostro, le voci corrono in fretta.
E un gruppo misto come il vostro, non passa di certo inosservato."

Si diverte Omar a tenerli sulle spine, a fargli credere di essere in pericolo.
Un buon metodo per studiare i due uomini che ha davanti.
Che, con gran sorpresa, rima gono immobili non lasciando intravedere nemmeno un briciolo di paura e preoccupazione.

"E so che molti branchi vi danno la caccia, ma il mio non ne fa parte.
Poiché in debito con uno di voi, la omega che quel lupo voleva uccidere."

Sono molte informazioni da assimilare.
E le menti dei due uomini si agrovigliano cercando di ricavarne una schema ben preciso.

"Non sappiamo di cosa parli."

Ed è  la verità, caleb non sa come Omar conosca Calipso.
E in cosa consiste questo debito di cui parla.
Per giunta lo sguardo che mostra senza pudore e quella piccola scintilla di eccitazione non gli piace per nulla.
Soprattutto perché sta parlando di Calipso.

"Un anno fa circa, arrivo da noi una straniera.
Una beta di passaggio, che mio padre ospito da noi per qualche giorni.
Io a quei tempi fui chiamato al dovere e la vedi per pochi istanti prima di partire per la missione."

Pochi istanti, pochi minuti, eppure quella donna dai capelli neri e sguardo di ghiaccio gli è rimasta impressa per tutto questo tempo.
Soffocando i suoi sogni e i suoi ricordi, fino a credere che fosse solo un sogno, una allucinazione.
Questo fino.ad oggi, finché non la riconosciuta nella prateria, nonostante i suoi occhi blu e non più gialli.

"Al mio ritornonmio padre mi raccontò di questa donna straordinaria, che aveva salvato una bambina nel bosco da un cacciatore.
Ammirevole molto di più oggi nella scoperta che quella donna è  una Omega."

E come l'aveva lodata il padre, dicendo che l'avrebbe sempre accolta se sarebbe tornata da loro.
Mentre al figlio appena tornato.da una missione, nemmeno una parola di gratitudine.

Quella donna aveva rubato tutte le attenzioni che avrebbe dovuto avere lui.
E non può nemmeno darle una colpa, poiché con il suo coraggio e la sua bellezza è impossibile non darle tutta l'attenzione.

Ma tutto questo amore e ossessione è  solo nella sua mente.
Mentre esternamente sorride e mostra quasi rispetto e ammirazione verso quella donna

"Percio, il mio branco è pronto a sdebitarsi, ospotandovi finché non sarete pronti per ripartire.
Cosi che mio padre possa riposare in pace e senza debiti."

E sembra così sincero agli occhi dei due uomini, che annuiscono grati, ignari dell'oscurità che ricopre il cuore dell'alfa.
Ai loro occhi è  semplice generosità e onore di un lupo, mentre la sua anima scalpita e ulula verso un unico obiettivo.

Quella Omega.

Rimane immobile Omar, guardando indietro uomini andare via e la.porta chiudersi alle loro spalle.

"Vuole davvero ospitarli signore?"

Gli chiede la guardia, non capendo davvero suo alfa, che mai si è mostrato tanto generoso e gentile.
Anzi, il loro capo è ben conosciuto per il suo carattere ben poco clemente e compassionevole.

"O si, avranno il miglior cibo e il vino più pregiato.
Ma, nella vita, tutto ha un prezzo."

Ed ecco la sua vera natura e i suoi uomini hanno davvero pena per i loro ospiti.
Poiché da benvenuti a ostili è  davvero un passo nella mente del loro alfa.

Ma loro possono solo tacere e eseguire gli ordini, vittime e sudditi di una mente crudele.

Comunque, detto fatto, e dopo appena un ora, il benvenuto per i nuovi arrivati è  perfetto come l'alfa voleva.

Con il giorno che diventa notte, la tavola viene parata di cibo e bevande, servita da dolci e bellissime donne.
Mentre la musica di festa fa da sottofondo alla serata.

Elia, Tristano e Caleb, si godono la serata.
Mentre Deb è rimasta con i feriti nella bia per glinospiti e le sirene sono ancora al fiume.

Ridono i tre uomini, godendosi la compagnia e il vino che leggero scivola in gola.
Dando da subito l'euforia, come se fossero ubriachi.

Sono appena a metà cena, eppure sono già sazi e traballanti sulle gambe.
Tanto delizioso il vino che già gli è  andato alla testa, stordendo  i sensi e la ragione.

Omar, dall'altro capo della tavola, li guarda soddisfatto.
E bastato davvero poco per convincerli a fidarsi, gli dispiace solo che le donne non siano presenti.
Ma troverai un modo per disfarsi anche di loro.

Un modo per dipanarsi la strada fino alla Omega lo trovera.
O lo trovera qualcun'altra per lui.

"Io devo andare da Deb."

Biascicò elia, alzandosi barcollante dal tavolo, facendo fatica persino a stare in piedi.
Senza chiedersi come faccia a essere in queste condizioni nonostante abbia bevuto appena un bicchiere.

"Ma dove vai?
E a fare cosa?"

Lo tira indietro Tristano, facendolo risiedere goffamente sulla sedia scoppiando a ridere insieme agli altri.
Compreso l'elfo.

"Devo dirgli che la amo, che voglio che sia la mia donna.
Per poi fare tanti elfi con la testa rossa."

Scoppia di nuovo a ridere, rialzando e cercando di sostare la camicia nei pantaloni

"Sapete che non esistono elfi con i capelli rossi?
Percio e mio dovere procrearli."

Nessuno sa se quello che dice è  vero, o sabbia qualche senso.
Anche perché nello stato in cui sono nessuno cerca una logica in quel discorso.

Tanto da limitarsi ad alzare il calice, brindando all'amico che lascia la sala da pranzo.

"Si amico, vai e moltiplicati."

Urla Tristano, tornando a ridere con il suoi amici.
Mentre un sorriso soddisfatto si apre sulle labbra di Omar.
Non ha avuto nemmeno bisogno di trovare una soluzione, sara proprio una delle sue vittime a risolverli il problema.

E una volta tolta dai piedi la strega, raggiungere l'omega sarà una passeggiata.
E si concede persino una risata mentre vede il povero Elia inciampare nei suoi stessi piedi.

Tutto sta andando esattamente come doveva andare.
Alla perfezione.

Deb intanto fa avanti e indietro tra le sue compagne.
A preferito mandare via gli uomini, perché inutili in queste circostanze.
Donando loro una serata tranquilla, infondo se la meritano.

Cosi, posa una spugna umida sulla fronte di Calipso, dopo averle somministrato una pozione per alleviare la sua situazione.
Per poi lasciarla tranquilla al suo riposo.

Torna da Vic, a cui da lo stesso liquido, mentre Ester tranquilla dorme grazie a una tisana.

Dopo aver fatto ultimo giro di controllo, si siede sfinita su una poltrona.
Pronta a riposare anche lei, rimanendo però vicino alla porta e vigile per ogni evenienza.
Diciamo a dormire con un occhio aperto.

Quando un rumore di passi allerta i suoi sensi.
Qualcuno, con passo goffo e pesante si sta avvicinando alla stanza.

Si solleva in piedi, creando delle piccole sfere nelle mani pronta a colpire chiunque aprì la porta.

Osserva l'ombra avvicinarsi alla stanza, notando la postura sciolta e rilassata.
Che sia uno dei ragazzi?
Si chiede mentre la figura dell'intruso fa capolinea davanti alla porta.

"Elia."

Fa scomparire le sfere dalle mani, senza distogliere gli occhi dall'uomo.

La luce soffusa della stanza crea strani giochi di ombre sul viso delicato dell'uomo.
Dando un dolce contratto tra il viso in prenombra e le labbra rosse e sottili.

I capelli morbidi e sciolti sulle spalle.
La camicia sbottonata fino al terzo bottone, mentre un lembo di essa esce dal pantalone.
Dandogli un aspetto rilassato e goffo, che mai gli ha visto indosso.

Eppure, non puo negare quanto sia bello e sexy.

Scuotendo il capo cerca di mettere da parte i pensieri peccaminosi che le stanno sfiorando l'anima.

"Gli altri non sono tornati?"

Gli chiede con voce tremante, forse sperando che ci siano anche gli altri e che quindi non sono soli.
Ma Elia nega, prendendole la mano e portandola alle labbra.
E Deb può solo tremare per quel contatto così caldo contro la sua pelle fredda.

"Avevo bisogno di vederti e stare da solo con te."

Ok, si accorge che la sua biascica e sente nel suo alito odore di alcol e uva.
Eppure non osa tirarsi indietro o mandarlo via, non ci riesce.
E da mesi che sogna questo momento, che si inebria della sua essenza supplicando il suo tocco.

Ed ora, questa mano che gli sfiora la guancia, non sa fermarla.
Il contatto della pelle ruvida e graffiante di lui sulla sua guancia morbida le blocca il respiro.

"Ti amo Deb.
E non posso più aspettare."

A Deb le sembra di sognare, è  così surreale questa situazione nonostante ciò che è  successo nel regno dei ribelli.
Solo quando sente Ester lamentarsi nel sonno, si  riprende anche se solo minimamente.

"Non qui.
Parliamone di la."

Svegliare le due donne e farsi trovare in queste condizioni non le sembra il caso.
Perciò lo spinge fuori dalla camera, con un po di difficoltà dato che Elia sembra aver dimenticato come si cammina.

Ma quanto avrà bevuto?
Si chiede mentre lo spinge nella camera libera più vicina.
Chiude la porta, chiedendo gli occhi e facendo un lungo respiro.
Ancora frastornata da ciò che sta succedendo.

Si volta verso di lui, pronta a fargli mille domande.
Su cosa gli voglia dire, su quanto a bevuto, su quanto.sia lucido in questo momento.
Ma Elia non ha intenzioni di risponderle.

E appena lei si gira, lui si fionda con la bocca sulla sua.
Baciandola come sogna di fare da mesi.
Stringendola a se come a fatto mille volte nella sua mente.

Senza sempre che questo loro amore è  solo un pedina nel gioco perfetto dell'alfa.
Che indisturbato ordina ai suoi uomini di prelevare Calipso, nome scoperto durante la cena, dalle sue stanze e portarla da lui.

E, con Tristano e Caleb che continuano a bere.
Deb e Elia che mostrano i loro sentimenti attraverso la carne.
Cora e Noe che tranquille nuotano tra le onde del fiume.
Vic e Ester che dormono sotto incantesino.

Nessuno vede o sente i due uomini che portano via Calipso dalla sua stanza.

"Mia cara Calipso.
Finalmente sarai mia."

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top