Capitolo 13 giurare

"È passato quasi un mese dalla nostra trappola.
E ancora niente."

Igor nervoso come un cane in cambia, si muove avanti e indietro nell'ufficio di Gregory.
Senza che questo gli dia un minimo di attenzione.

"E perché la tua cazzo di strega non va ancora nulla?
Non hai detto che era tutto sotto controllo?"

Continua il vampiro, sempre più indignato del silenzio del lupo.
Tanti da esplodere, tirando un pugno sulla scrivania.

Finalmente Gregory alza lo sguardo dai suoi documenti, incrociando i propri rossi fuoco con quelli neri d'oblio del vampiro.

"Perché invece di rompermi le palle, non usi il cervello?"

Mantiene un tono basso, ma profondo da mettere i brividi.
Eppure il vampiro rimane immobile, mostrando i canini che si allungano pericolosamente.

"Avevi le orecchie pulite quando ti hanno detto che c'è una strega con loro?
Abbastanza potente da creare dei teletrasporti."

Finalmente Igor sembra ragionare e lentamente si siede sulla poltrona davanti alla scrivania.

Gregory si rilassa, tramutando lentamente i suoi occhi, facendoli tornare umani.
Lo stesso fa il vampiro.

"Non so come fa, ma quella strega deve aver creato uno scudo magico.
Qualcosa che li nasconde da noi.
Ma la mia talpa saprà farli uscire da quel buco."

Il piano era semplice e veloce.
Sulla spia è stata impiantata sulla quarta costola, una pietra localizzatrice.
Invisibile a occhio umano o magico.

Avrebbero aspettato qualche giorno per poi attaccarli e catturarli tutti.
Vivendo poi tutti felici e contenti con i loro tesori.

Ma la strega, nonché amante di Gregory, gli ha comunicato di aver perso il segnale magico.
Sicura che i prigionieri si trovino in una specie di cupola camuffatrice.

"E se invece gli dicesse tutto?
Infondo gli conviene."

Gregory nega, sospirando annoiato.
Questo vampiro è davvero una rottura, ma ha anche molti uomini.
Che saranno utili se ci sarà da combattere.

I due non si sopportano, ma fanno i falsi amici.
Convinti che l'altro sia essenziale per raggiungere il loro scopo.

"Non lo farà.
Sa cosa fare in questo caso, portarli allo scoperto.
E lo farà, presto lo farà."

Aveva già pensato che sarebbe potuta succedere una cosa del genere.
Perciò ha istruito bene la sua talpa, dandogli qualche informazione.
Una traccia da seguire che li porterà a uscire allo scoperto.

Se teme un tradimento?
No, lo crede impossibile.
Il legame di sangue tra si loro è troppo potente da desertare.

Ormai è questione di poco tempo.
Usciranno allo scoperto e finalmente Calipso tornerà nelle sue mani.
Quanto al vampiro poco gli interessa che intenzioni ha con il nipote.

"Va, ti faccio avvisare se ci sono novità."

Liquida il vampiro con un gesto della mano, girando con la sedia verso la vetrata.

Da quando è iniziata la loro alleanza, il vampiro fa avanti e indietro dal proprio regno al suo branco per sapere novità.
Per pura fortuna i due regni sono confinanti, altrimenti sarebbe stata una vera scocciatura.

Igor raggiunge il piano di sotto, trovando le sue guardie ad aspettarlo.
Ancora più taciturne quando vedono il mal contento sul viso del re.

Sanno quanto Tristano sia importante per il re, o meglio, quanto sia importante per il suo piano.
E non averlo ancora trovato lo rende ancora più crudele e nervoso.

Invece Gregory da quando sa che la sua omega è ancora viva, sembra molto più tranquillo.
Apparentemente tranquillo, poiché dentro sta conservando tutta la sua rabbia per riversarla su di lei.

Mentre osserva dalla vetrata il suo branco, dal taschino sul petto, tira fuori un pezzo di stoffa macchiato di sangue.
Un ricordino trovato a terra dopo che l'Omega è scomparsa.

Lo porta al viso, sniffando il suo odore ora non più nascosto.
Almeno non su questo pezzo di stoffa.

Lo sniffa ancora, ad occhi chiusi, ricordando le magnifiche notti passate insieme.
Le urla di lei e il proprio godimento.

Quando riapre gli occhi, sono rossi come l'inferno.
Sadici, come il sorriso che gli macchia il viso.

"Mia cara omega, presto sarai di nuovo mia.
E questa volta nemmeno la morte ti salverà."

Lo giura sulla vita che gli scorre in corpo.
Lo giura, Calipso sarà sua.

(ʘᴗʘ✿)(ʘᴗʘ✿)(ʘᴗʘ✿)
Dopo due settimane di preparazione, ormai la partenza è vicina.
Si aspetta solo l'alba per partire.

Per tutto questo tempo il gruppo che partirà non si è quasi mai visto tra di loro.
Ognuno impegnato nel suo lavoro.

Victoria è rimasta tutto il tempo con Ester, cavalcando i suoi alti e bassi.
A volte l'Omega era convinta di partire, altri giorni urlava che non sarebbe finita di nuovo in prigione.

E Victoria è rimasta al suo fianco, gestendolo nei suoi alti e bassi.
Sperando che non cambi di nuovo idea prima di partire, rimanendo convinta di partire.

Elia e Tristano si occupano di creare un programma di addestramento, in modo che chi rimane si alleni in caso di emergenza.

Deb insegna qualche trucco q Sofia, in modo che possa proteggere il branco finché la rossa non tornerà.
E intanto che la giovane strega impara, Deb prepara l'occorrente per il viaggio.

L'incantesimo per il suo medaglione copri odore e assenza è quasi completo.
Mentre quelli dei suoi compagni sono già pronti e consegnati.

Oltre a ciò, ognuno di loro ha una pietra di ritorno.
Una piccolo sasso blu che in realtà è un teletrasporto d'emergenza per tornare a casa.

In fine un borsello di piccole dimensioni che però contiene molte fiale magiche e libri di incantesimi.
Esteriormente è tanto piccolo da stare in una mano, ma all'interno vi possono stare tre persone.
Giusto per rendere l'idea.

Intanto Scott ha già preso il suo ruolo di capo.
Occupandosi degli impegni giornalieri di un alfa capo, ruolo che fino ad oggi hanno sempre occupato Tristano e Calipso.

Quest'ultima invece è scomparsa di a quando hanno ufficializzato la missione.
Passano intere nottate a frugare tra le biblioteche dei villaggi vicini.
In cerca di indizi su dove sia la riva delle sirene.

Ma nulla, o meglio, nulla di concreto.
Se non qualche favola e l'ipotesi che il luogo sia la riva del Sahara.

L'unico punto del deserto toccato da una sorgente che arriva proprio dal male.
Leggende raccontano che li alcuni stranieri perdevano il senno per il canto di una sirena.

Non è molto.
Ma Calipso pensa sia un buon inizio.
Anche perché questa "oasi marina" potrebbe fare da culla al loro viaggio.
Poiché da lì si può camminare attraverso deserti e foreste, zone anonime e fuori dalla portata delle strade principali.

L'ultimo giorno a casa scorre verso il termine.
E i nostri avventurieri vivono quei pochi istanti tra nostalgia e voglia di partire.
Quei pochi momenti in cui vorresti rimanere ma anche andare via.

Chi sente di più l'amaro in gola è Scott, che presto dirà arrivederci ai suoi cari amici.
Ormai lo conosce da mesi, imparando ad amarli ed ora dovrà rimanere fermo mentre gli dice arrivederci.
Poiché mai, e poi mai, gli dirà addio.

Ma non è ancora il momento dei saluti.
E ora di cenare e di parlare degli ultimi dettagli.
Con lo stomaco chiuso a causa dell'ansia, mentre si attende l'arrivo della lupetta.
L'incaricata di creare una mappa da seguire, in lunghe linee dato che non sanno esattamente dove sia l'asta.

In realtà la strada scelta da Calipso presenta delle variabili a seconda delle indicazioni di Ester.
Come a dir che ogni incrocio a tre, avrà tre possibilità.
In modo da non perdersi.

"Forza mangiate tutto.
Se aspettiamo quella lupa, c'è il rischio che la carne scappi via."

Li incoraggia Deb, nonostante sappia che i suoi compagni hanno poco appetito.
Contano i secondi ingoiando bocconi di ansia, aspettando il giorno nuovo.

Tristano rimane silenzio, masticando con più entusiasmo del solito, spiando con la coda dell'occhio il lupo al suo fianco.
Caleb.

Il vampiro se le tenuto addosso per tutto il tempo.
Invitandolo agli allenamenti e a qualsiasi altro impegno.
Non allontanandosi mai.

Per creare un rapporto?
Per nulla, il vero obbiettivo del vampiro è tenerlo d'occhio.
E soprattutto lontano dalla lupetta.

Quando ha scoperto cosa è successo tra l'alfa e Calipso, non poteva credere che la lupa non l'avesse mandato via.
E, in realtà, non lo capisce nemmeno ora.

Tristano al suo posto gli avrebbe staccato la testa, per poi darla in pasto ai cinghiali.
Ed ora stringe la posata con più forza, fino a piegarla tra le sue dita.

E lo guarda quel pezzo di ferro, ora deforme e quasi spezzato.
E si chiede:
Se quel pezzo di ferro fosse vivo, perdonerebbe questa mano che ha rischiato di romperlo?

Scuote il capo, posando la posata sul tavolo, dandosi del folle.
Ma è normale esserlo in una situazione del genere.

"Tutto bene Tristano?"

Gli chiede la vampira, avendo notato lo strano comportamento dell'amico.

Sa cosa lo affligge, lui stesso glielo ha confessato qualche sera prima.
E adesso, come allora, non sa rispondere ai suoi dilemmi.

Perciò si limita a stargli vicino, ad assicurarsi che sta bene.
Sapendo bene come sta l'amico, confuso e amareggiato.

"Scusate il ritardo."

Prima che Tristano possa rispondere, ecco che entra in soggiorno il punto focale di molti pensieri nella stanza.

Sia il vampiro che il lupo fissano Calipso mentre si siede lontano da entrambi, al fianco della amica.

"La solita ritardataria.
Ringrazia di avere una amica strega."

La sgrida Deb, mentre con la mano fa un incantesimo per riscaldare la cena.
Ricevendo da Calipso un semplice sorriso di ringraziamento.

Deb è sollevata di vedere la lupa più "serena."
O dea, non che Calipso improvvisamente sia allegra e solidare con chiunque.
Ma sembra più leggera, con un peso in meno sull'anima.

Ricorda bene quando dopo la discussione con Caleb sia corsa da lei, in lacrime, gridando che Mary è ancora viva.
Poche parole che hanno avuto il potere di dare luce alla sua anima.

E del malumore del vampiro e di Caleb, la strega se ne frega.
Perché ha un sapore così dolce il sorriso sulle labbra della lupa.

Lo stesso sorriso che Caleb guarda incantato, sospirando nel vederla finalmente dopo tutti questi giorni.

Si, perché da quella discussione sulla riva del lago, i due non si sono più incontrati.
Sia perché Tristano la tenuto impegnato fino allo sfinimento, sia perché la lupa lo ha evitato come la peste.
Oppure semplicemente ha avuto troppo da fare anche solo per pensare che lui esiste.

Conclusione della storia, nella stanza l'aria è pesante.
Come condensata da paura, rabbia, tristezza e ansia.
Negatività.

E mentre Calipso ha imparato bene come scudare la propria lupa, Ester è meno fortunata.

Fragile e nuda nel suo essere omega, si sente investire da tutta questa oscurità come se fosse uno tsunami.

Stringe la mano di Vic, guardandosi intorno, rigida come una lastra di acciaio.

La propria lupa che ulula addolorata, come se avesse una corda alla gola che la soffoca.
Come se tutto questi sentimenti negativi fossero spine di argento nel petto.

Le orecchie assordate dagli ululati dentro di sé, la terra a tremare sotto i suoi piedi, il respiro è lava in gola.

"Ester.
Ester."

Ma la lupa non sente i continui richiami della vampira.
Non sente neppure il suo corpo alzarsi dalla sedia e fuggire fuori.

Vic e Tristano sono già pronti a correrle dietro.
Ma Calipso gli fa segno di rimanere lì, questo è un discorso tra lupi.
Da omega ad omega.

Esce in giardino, vedendo subito la più piccola seduta a terra, con le mani sulle orecchie e lo sguardo in lacrime verso il cielo.

"È inutile pregare la dea.
Nemmeno lei può cambiarti."

Le parla sicura Calipso, avvicinandosi cauta.
Per paura che anche solo rompere una foglia con il passo possa farla scappare.

La osserva e in lei rivede se stessa.
Perché anche lei tanto tempo fa era seduta a terra, a pregare la dea di non essere più ciò che è.

"Puoi solo imparare a conviverci."

Mai parole potrebbero essere più crudeli e sbagliate, ma purtroppo è la cruda e puttana verità.

Niente potrà mai cambiare la loro natura.
Non resta che accettarla e conviverci prigioniera.

E finalmente Ester la guarda, blu nel blu in un mare di tristezza.

"Non è giusto."

Sussurra Ester, mentre con gli occhi la supplica si sedersi vicino a lei.

Calipso continua ad avvicinarsi cauta, sedendosi lentamente vicino a lei.

La osserva, il suo sguardo basso e la postura piegata e chiusa in se.
Con l'istinto di proteggersi anche se non c'è nessun pericolo, subendo nella propria anima lividi che sono ormai cicatrizzati sulla pelle.

"Non lo è, nulla in questa vita lo è.
Ma allora che facciamo?
Ci lasciamo cadere, arrendendoci a questa vita che ci ha maledetto?"

Parla a voce bassa Calipso, avvicinando una mano sulla chioma castana della più piccole.
Le sposta il ciuffo, che le copriva il viso, dietro l'orecchio.

"No, noi sbocciamo come fiori dalla merda che ci hanno buttato addosso."

Le accarezza una guancia, lasciando che si culli in in gesto dolce che raramente ha avuto in vita sua.
Sfiorando le lentiggini e la pelle segnata da lacrime e incubi notturni.

"Lottiamo, facendo sentire al mondo che noi siamo vive."

La mano scivola fino al mento, afferrandolo e costringendola a sollevare lo sguardo su di lei.
Di nuovo blu nel blu, nonostante sia due tonalità diverse.

Calipso mostra senza pudore la tempesta nei suoi occhi, la rabbia che sta ingoiando la lupa dentro di sé.
Mentre Ester mostra con vergogna la sua fragilità, la paura e tutti gli incubi rinchiuso nel fondale della sua anima.

"Non abbiamo la forza di un pugno, subiamo senza scudi la nostra debolezza.
Ma abbiamo una voce, un grido che ci gratta la gola.
E dobbiamo farci sentire persino dagli dei che ci hanno maledetto."

Ed Ester la guarda meravigliata, poiché sono state condannate alla stessa natura.
Ma mentre la più piccola siccome nel fuoco, Calipso rinasce dalle cenere.
Ogni volta più forte di prima.

"Ma io ho paura."

Risponde sincera, aprendosi totalmente alla nuova compagna di cella.
Notando sulla maggiore le stesse cicatrici che porta lei.
Create da un passato infernale e disumano.

"Ne ho anche io.
Ma sai cosa mi dà coraggio?"

Le chiede con un sorriso, che si apre un po' di più quando la piccola nega.
Ormai succube del carisma della lupa, incantata dalla realtà diversa che gli sta mostrando Calipso.

"Che anche i miei compagni hanno paura.
Che tutti hanno paura di qualcosa, grande o piccola che sia.
E allora mi rispondi che non ho paura perché sono omega, ma perché sono viva.
Perché il mio petto trema e batte più forte ricordandomi che c'è."

Queste parole fanno molto riflettere la più piccola, perché sono vere.
Non solo gli omega hanno paura, non solo loro hanno delle debolezze, delle fragilità.
Non solo gli alfa hanno il diritto di fare sentire il proprio ululato.

E davanti a questa luna appena crescente, lo giura persino alla dea.
Si alza in piedi, ululando al cielo e alle stelle.

E non è un verso, un semplice ululato.
Ma un grido, una rivolta, una lotta contro se stessi.

E Calipso sorride, aggiungendosi a quel grido di liberazione.
Ululando con l'anima, lasciando che sia la propria lupa a sfogarsi.

E ciò che succede in seguito, solo gli dèi possono raccontarlo.

Chiunque nel villaggio, che sia lupo, vampiro, elfo o strega, fissa il cielo.
E grida.

E sono tante voci, un coro, un canto di guerra e pace.
E un grido che urla che ci sono anche loro a questo mondo.
Che il respiro che hanno in gola non è ancora cessato.

E Deb si asciuga una lacrima, immobile davanti casa insieme agli altri.
Tutti a guardare davanti a sé, la forza più naturale che ci sia.
Quella che ci spinge a essere vivi, a vivere.

E la strega muove le mani, dando forma, colore e luce a questo coro.
Un arcobaleno di emozioni che incanta questa notte troppo scura.

Tristano le guarda, sente fin sotto pelle la loro voglia di mandare a fan culo il sistema.
La loro stessa natura.

E trova qualche risposta alle sue mille domande.

Calipso può anche piegarsi, soffrire e sputare sangue.
Ma poi sorride, si rialza fiera manda a fan culo lo sgambetto che la vita gli ha fatto.
E la guarda, con sguardo Cico verso il cielo, sfidando anche il cielo con la tempesta che ha negli occhi.
Giurando vendetta per ogni livido e ferita che porta sul cuore.

E guarda Ester, le sue mani tremare e i suoi occhi chiusi verso la luna.
A dirle con eleganza che ce la farà, che sarà libera dalle catene che lei stessa a creato.
Giurando che mai più si sentirà prigioniera della sua stessa natura.

Due donne, una di fianco all'altra, con la stessa natura a farle da anima.
Tanto diverse, quanto uguali.

E allora anche Tristano alza la testa verso il cielo, gridandoci contro le sue paure e il suo passato.
Perché anche lui un giorno diventerà più forte e saprà stringere di nuovo tra le mani la sua vecchia vita.

Tanto è preso da questo turbine di emozioni collettive, che non nota Caleb vicino a se.

Non lo vede mentre fissa intensamente Calipso, rendendola seconda solo alla luna.

Ha sbagliato, lui lo sa bene e mai colpa più sbagliata potrà sentire sulla coscienza.
Ma ora guarda lei, come se guardasse il cielo, e lo giura.
Giura che sarà un uomo migliore, che saprà farsi perdonare dal mondo.
Ma soprattutto da lei.

E, in tutto questo, Elia cosa pensa fissando Deb?
Non lo confesserà mai.

Non può non guardarla mentre sprigiona la bellezza della magia che tanto incanta l'elfo quanto lo rende furioso.

Poiché lui dovrebbe odiarla quella magia che vede illuminare la pelle della sua compagna.
Dovrebbe odiare quest'ultima per la natura con cui è nata.

E invece la fissa incantato, come se lei stessa fosse l'incantesimo.
Spinto da questa magia naturale che lega i loro cuori.

E allora guarda il cielo e lo giura.
Giura che si risveglierà da questo sortilegio, che dimenticherà questa donna dai capelli rossi come il fuoco.

Giura che non l'amerà mai, ne oggi e ne durante il suo ultimo respiro.

Ma i giuramenti sono cose per dei e non sempre sono mantenuti.
Non sempre chi giura ha il cuore sincero oppure libero di poter giurare.

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