Tim

Sto seguendo una sconosciuta.

Sarà la duecentesima volta che mi ripeto la stessa frase, ma non riesco a fermarmi.

Quando mi ha chiesto se volevo andare con lei, ho visto qualcosa che ci accomuna.

Entrambi siamo nati per morire in questo mondo.

Morire prima di assaporare qualunque gioia, prima di contare tutte le stelle nel cielo, prima di abituarsi all'alba e al tramonto senza preoccuparsi di quanti ne rimangono.

Ma lei ha la forza di vivere, di continuare a sperare che ci sia anche qualcosa di bello dietro l'azzurro e immenso cielo.

E anche io un tempo l'avevo.

Ma quando ti dicono che un giorno preciso ti addormenterai e smetterai di esistere, nulla sembra più avere senso.

E ti arrendi, capisci che per quanta vita tu possa mettere in ogni minuto del tempo che ti rimane, alla fine dovrai dirle addio.

Ma la partita è sul campo da football, non negli spogliatoi.

Se dovrò perdere allora lo farò combattendo.

Questo mi avevano detto quelle parole e ad esse mi ero aggrappato.

" Dove stiamo andando ?" chiedo avvicinandomi, lei mi sorride :

" Al posto migliore per capire chi siamo" è la sua risposta.

Non commento anche se ci sarebbe molto da ribattere.

Ma, per una volta, lascio che sia la vita a decidere per me.

So già come finirà questo giorno, ma ancora non conosco il durante né voglio farlo. Perciò sono scappato da quella stanza, da quel posto dove tutto era già stabilito.

Ma io voglio vivere qualcosa di unico, di magico, qualcosa che mi faccia amare quella vita a cui credevo di aver detto addio.

E Hope è la mia speranza per tornare a farlo.

" Di dove sei tu ?" mi fa all'improvviso, "Harley " rispondo e, nel farlo, mi sembra di rivederla.

Una distesa di tetti e viuzze dove avevo corso quando ero piccolo e dove avevo incontrato le mie "prime volte".

La mia prima caduta, il mio primo amico, il mio primo appuntamento e il primo bacio.

" Ci sono stata da piccola, ma non ricordo molto tranne l'alta percentuale di vagabondi che gira tutto il giorno per la città", mi viene da ridere quando lo dice e un ricordo, che sembra di vite fa, mi si affaccia alla mente. Quando ero piccolo, spesso uscivo con Chris e trascorrevamo ore con un vagabondo di nome Zach che ci raccontava storie sui posti in cui era stato. A volte forse s'inventava qualcosa, ma non c'importava molto. Ci sembrava così bello essere semplicemente lì, seduti su un muretto ad ascoltarlo parlare di città che non dormono mai, posti dove si può vedere il sole così vicino come se si potesse toccare e luoghi immersi nella natura dove tutto sembrava perfetto nel suo semplice incanto.

" Hey ... tutto bene ?" la voce limpida di Hope mi riscuote, annuisco e lei mi fissa divertita : " Sei un tipo strano Tim, ma mi piaci" e scatta improvvisamente in avanti prima che potessi risponderle. Anche se non so cosa risponderle.

Chris mi darebbe del pazzo per essere così timido e impacciato. Non è da me. Il vecchio Tim le avrebbe già preso la mano e portata allo Starbucks più vicino. Ma il vecchio Tim non c'è più.

È morto mesi prima in quello studio dove tutto era cambiato.

E dopo settimane a fissare il cielo da una finestra, la parte di me rimasta si sente spaesata. Chi non vede la luce dopo tanto tempo nell'oscurità, fa fatica a riabituarsi al sole e alle stelle splendenti.

E così io.

Fino a poco fa la morte era sempre il mio primo pensiero dall'alba fino all'ultima luce della sera. Contavo i giorni che mi separavano dalla fine quasi con impazienza.

Ma ora, uscendo, stavo riscoprendo il dolce sapore del vivere grazie a Hope. Ed è per questo che non posso averla ... per quanto sento di amarla. Perché la amo, ne sono sicuro. L'amo dello stesso amore impossibile della luna per il sole, dell'alba per il tramonto, della morte per la vita.

Si ritrovano solo nell'attimo fuggente in cui si devono dire di nuovo addio.


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