Tim
La prima cosa che vedo fuori dalla mia stanza sono i dottori.
Un esercito di uomini in camice che si aggirano fra i corridoio mentre portano il pesante carico della vita di quelli che hanno scelto di aiutare.
Nei loro confronti ho sempre nutrito rabbia per aver fermato la mia corsa in quella vita che tanto amavo con poche parole.
Ma ora capisco che a loro devo il mio essere qui oggi.
Il mio poter fissare ancora una volta il sole prima della notte buia.
Ora però devo pensare a come uscire di qua.
Pesco il cellulare dalla tasca e faccio per scrivere a Mike dicendogli della mia fuga e di venire da me.
Poi mi blocco.
Cosa ci diremmo se ci incontrassimo ? Sarebbe come se la luna vedesse il sole.
Io sul punto di andare via per sempre, lui ancora in partita.
Lei arida di luce, lui irradiante e accecante.
So che Mike farebbe di tutto per farmi godere quest'ultima avventura, ma ho paura che continuerò a sentirmi il Tim malato terminale.
Ma in quell'istante sento della voci dietro di me e tanto basta per muovere le mie gambe, cariche dell'energia di un sopravvissuto che cerca di salvarsi dal crollo.
Aggrappa qualunque cosa con le dita frenetiche, guarda il basso e cerca di risalire. Di sfiorare quelle nuvole con le dita e farsi trasportare via.
Perciò corro, corro come se non ci fosse un domani.
Ed è così.
E nella mia fuga tutto diventa sfocato come se nulla ha importanza se non i passi che mi allontanano da questo inferno di lacrime e frasi non dette, per la prima volta liberi.
Ma nel vagare senza meta, qualcosa cambia nella mia equazione.
Il tempo torna indietro a quando stavo fissando l'alba nella mia stanza.
Solo che stavolta non c'è nulla a separarmi da quel sole che spunta all'improvviso.
E quella stella è una ragazza che sta uscendo da una stanza non molto diversa dalla mia. Di lei mi colpisce il viso. Ricci biondi tinti che scendono ribelli su un volto che ti aspetti sia nato per sorridere.
Ma subito vedo in lei qualcosa di più.
Come un cieco che riconosce la luce anche se non la vede.
E la risposta la trovo nelle sue pupille del colore dell'infinito, se l'infinito ne avesse uno, che si posano su di me fissandomi con curiosità e con qualcosa che non so decifrare.
" Da cosa scappi ?" dice e ci metto alcuni secondi per capire che si sta rivolgendo a me.
" Dal mondo" le rispondo come se fosse qualcosa di assolutamente normale.
E in effetti è vero.
Sto scappando da tutto quello che ero. Dai giorni sprecati a sognare la vita attraverso un vetro quando bastava oltrepassarlo per sfiorarla.
Scappo da quella realtà, da quel mondo dove io sono solo un numero, un essere umano che presto verrà rimpiazzato da un altro.
Invece io voglio essere in un posto dove posso ancora vedere un fuoco come quello che incendia la ragazza che mi sta di fronte. Dove posso ancora essere qualcuno seppur per poco.
Ma così come la vita separa, a volte unisce e né la morte né la notte possono dividere quei passi, quelle mani che camminano insieme cercandosi, intrecciandosi.
" Forte. Vengo anch'io" mi risponde e stavolta sono io a rimanere senza parole.
" Mi chiamo Hope a proposito" dice allungando una mano che stringo ricevendo tutto il suo calore di chi vive per ridare vita a pochi fortunati.
Come me.
" Tim" rispondo. Nella mia voce non c'è nulla di quella arroganza e fascino di pochi mesi prima quando l'amore era solo una scommessa vinta dietro i sedili di una macchina tra sudore e l'odore di vodka al limone.
Quante cose sono cambiate ... prima camminavo a testa bassa, ora invece ho alzato gli occhi e visto il cielo stellato risplendere sopra di me per la prima volta.
Siamo tutti così fragili, ma a volte basta un soffio di vento nuovo per rimettere insieme i cocci sparsi.
Anche solo per un'ultima volta.
La corsa continua fino a quando non finiamo al triage che superiamo senza guardare in faccia nessuno.
E poi ecco che le porte si aprono e il mondo mi da il suo primo e ultimo benvenuto dopo settimane passate a guardarlo da una finestro.
Chiudo gli occhi per un attimo mentre con le narici inspiro ed espiro lasciando che l'odore della città arrivi al cervello.
Mike diceva che Duskwhille ha un odore unico. Qualcosa di misto a primavera sbriciolata, caldo afoso e sale marino.
Perciò cerco di catturarne il più possibile prima che fugga via insieme ai miei respiri che si accorciano ogni secondo passato.
" Straordinario vero ?", mi giro e vedo che anche Hope ha gli occhi chiusi e sta inspirando l'odore di Duskwhille.
" Mi è mancato per troppo tempo" rispondo e, in quell'attimo, gli occhi si aprono e la figura slanciata di lei si rivela come la più bella delle stelle rimasta a lungo nascosto tra le grigie nuvole.
I capelli le scendono disordinati sulle spalle eppure hanno una loro eleganza che non avevo mai visto prima, alcune ciocche le passavano vicino agli occhi di un verde cristallino come solo le acque del mare sanno essere.
Ma quando mi fissano rimango senza parole.
Sono finestre su tutto ciò che c'è di bello nel mondo. E quella magia è in ogni suo gesto, sguardo, parola.
Parole come malattia, morte, tramonto non sembravano esistere ora che sto con lei.
Le stelle riescono a far dimenticare la paura delle tenebre e ti spingono a desiderare che la notte duri per sempre.
Perché senza quella luce, ti senti smarrito, vuoto.
E mi sento così in questi rapidi attimi dove il secondo è diventato eternità, dove ci siamo visti " per davvero" per la prima volta.
Non ho mai creduto nel destino. Chi si vede la propria vita scivolargli tra le dite insieme ai momenti che avrebbero potuto essere, ma che non saranno mai non può crederci.
Perché non si può accettare il fatto che qualcuno abbia deciso che questo sia il mio ultimo giorno quando potrei viverne ancora molti. Eppure la prova della sua esistenza è lì davanti a me.
Era la speranza che il sole possa splendere anche a notte fonda.
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