Capitolo 6
Clara
E con un improvviso bagliore, sia la giovane Clara che il suo aggressore caddero a terra come due sacchi di patate. Che sia quel che si dice dalla padella alla brace! L'ultima cosa che pensò lei fu di non voler morire in un posto che non conosceva, anzi, a dirla tutta, avrebbe preferito non morire affatto!
Quando iniziò a riprendere i sensi, la ragazza non sapeva quanto tempo fosse trascorso esattamente, né dove fossero e neppure il motivo di questo rapimento!
«Ma che diavolo di senso ha salvarmi da un pazzo pennuto millenario, per poi finire il lavoro lei stessa? Vuole per caso l'esclusiva?!» Rifletté lei a voce piuttosto alta, guardandosi intorno.
Lei e il "simpatico volatile" si trovavano comodamente adagiati su una serie di cuscini di velluto o, comunque, di un materiale molto morbido e confortevole.
Il posto aveva dei tratti vagamente orientaleggianti con balconcini finemente intarsiati, una serie di lanterne di ogni forma e misura, galleggianti in aria alla faccia della legge di gravità; piccole cascate d'acqua che scorrevano sulle mura in pietra che creavano dei meravigliosi giochi di luce e acqua, nonché molto altro ancora!
"Del resto, di cosa mai ci si può meravigliare in un mondo in cui, a quanto sembra, le leggi della fisica vanno a farsi friggere? L'unica cosa che vorrei sapere adesso è come evitare di finire allo spiedo, o in qualsiasi altro modo, e svignarmela da qui il prima possibile, andare in terapia per i prossimi cent'anni e dimenticare questa disastrosa disavventura." Pensò Clara, mentre continuava a guardarsi intorno nella vana speranza di trovare una via d'uscita o qualcosa di simile.
«Ma perché non ci sono guardie o chi per loro a sorvegliarci? Ci dev'essere qualcosa sotto. Inoltre, non ci hanno neanche legati o incatenati.»
Non riusciva davvero a spiegarsi una tale mancanza di sorveglianza. O erano i peggiori rapitori in circolazione, cosa che riteneva abbastanza improbabile, oppure stavano tramando qualcosa che certamente non avrebbero gradito.
«Ciò che so è di non volere rimanere qui per scoprirlo.»
Nel frattanto, invece, il suo quasi assassino dormiva bello e beato come nulla fosse!
"Cioè, ma questo non è normale. Non solo si è fatto mettere al tappeto da una nonnetta, ma ora se la ronfa pure! Un momento, questa cosa potrebbe tornarmi comoda. Scommetterei tutti i miei risparmi che sono stata rapita anch'io perché pensano che io sia in combutta con lui, ma se spiegassi loro la situazione, forse mi lascerebbero andare e rimanderebbero questo tizio nel luogo in cui gli è dato." Realizzò.
Sapeva che sarebbe stata la cosa più "giusta" da fare in quella situazione, ma, molto infondo al cuore, sentiva lo stesso una punta di senso di colpa nei suoi confronti.
"Non so perché io debba preoccuparmi per un simile bastardo: chissà quali atrocità avrà commesso per essere stato imprigionato in quella sorta di fortezza fatiscente e muffosa, che pareva uscita fuori da un horror, ma non riesco lo stesso ad abbandonarlo." Pensò lei, guardandolo più da vicino.
I segni delle recenti torture erano ancora piuttosto evidenti, anche se, probabilmente, tra le sue innumerevoli abilità, figurerà anche una più rapida rigenerazione!
"Forse era per questo che era tanto spaventato? Sapeva sarebbe finita così? In ogni caso, temo proprio di aver bisogno del suo aiuto se voglio uscire viva da qui."
«Ehi tu, ti devi svegliare. Per quanto non ti sopporti e vorrei lasciarti marcire nel posto in cui meriti, mi servi per scappare, anche perché non conosco questo dannatissimo mondo e non ho la più pallida di quale, tra i tuoi decisamente e dannatamente troppi nemici, abbia ben deciso di coinvolgere la sottoscritta in una folle vendetta o qualsiasi cosa sia, quindi svegliati subito.» Lo "esortò" lei, iniziando a scrollarlo con l'intensità di una lavatrice!
E come poteva non svegliarsi con un così "dolce" richiamo?!
«Oh quale meravigliosa visione... Ah, sei solo tu. Come mai ancora qui?» Domandò lui con la sua consueta strafottenza.
«Non saprei, speravo potessi spiegarmelo tu, dato che certamente non ci troviamo qui a causa mia. Ah, ora che mi ricordo, l'ultima volta stavi cercando di uccidermi, adesso cos'è cambiato? Siamo forse diventati amiconi?» Chiese lei, sarcasticamente.
«Non mi dire che hai davvero pensato che avessi intenzione di ucciderti sul serio. Volevo solo farti un po' di paura. Non ti ucciderei mai prima di scoprire tutte le tue potenzialità, mia cara ragazza "speciale".» Proferì lui, con un tono sensuale e tagliente al tempo stesso.
«Grazie del pensiero. Ne sono davvero onorata.» Stava dicendo la giovane quando notò le manette luccicanti intorno ai polsi di lui. Erano diverse da quelle che lo tenevano prigioniero, queste sembravano più delle fiamme bianche avvinghiate ai suoi polsi.
«Dev'essere un trucchetto di un sacerdote, solo loro sono soliti ricorrere a questi mezzucci. Se ne sono approfittati perché non combatto da qualche anno ormai, ma sta sicura che una volta tolte, non ne lascerò in piedi neanche uno.» Disse lui con gli occhi scuriti dalla rabbia. Ogni volta che lo faceva, Clara provava una sensazione davvero sgradevole.
«Non ci sarà bisogno di uccidere proprio nessuno, basterà andarsene prima che ci scoprano.» Lo interruppe lei, cercando di trovare un modo per liberarlo. C'era già riuscita una volta senza volerlo, con un po' di impegno avrebbe certamente potuto fare il bis!
«È inutile, queste sono fiamme sacre, le stesse usate dai draghi dorati. Loro e i sacerdoti usano le proprie capacità per difendere il mondo dalle forze del male.»
«Dai tipi come te?» Azzardò lei.
«Sì, ma ti assicuro che ce ne sono di peggio, ad esempio, quei bastardi che mi hanno fregato. Uno non sceglie da che parte della barricata nascere e, purtroppo, non importa quanto ci si sforzi per essere migliori, i "buoni" non ti riterranno mai uno di loro, solo perché non hai delle ali bianche o lunghi e fluenti capelli biondi.» Spiegò cinicamente lui con ciò che parve una nota di rimpianto a Clara.
«Devi aver sofferto tanto, mi dispiace.» Provò a consolarlo lei, ma lui tagliò subito corto.
Aveva impiegato secoli a tirare su un muro attorno a lui per non essere più ferito come lo era stato da piccolo. Crescendo aveva capito che avrebbe dovuto conquistare il suo posto con la forza, perché qualsiasi cosa avesse fatto, nessuno lo avrebbe mai accettato. Era diverso tra i suoi simili, ma neppure gli altri erano disposti ad accoglierlo, perciò cos'altro poteva fare se non combattere per affermarsi?
Clara non poté che provare compassione per tutto quello che doveva aver subito. Non era mai stato amato e quelli che considerava la sua gente lo avevano venduto per salvarsi.
"Come si sana una ferita tanto profonda? So che non spetta a me saperlo, ma vorrei davvero aiutarlo." Pensò lei.
«Poco male, non saranno due polsini a fermarmi. Coraggio, alzati, ce ne andiamo di qui.»
«E come? Tu non puoi nemmeno combattere.» Esordì la giovane, scioccata.
«Non te ne preoccupare. Potrei ucciderli tutti anche ad occhi chiusi e adesso andiamo.»
«Non voglio farmi ammazzare per te, sia chiaro.»
«Lo so, l'hai ribadito più e più volte.»
«A ripetere non si sbaglia mai. Coraggio Superman, andiamo pure.»
«Chi?»
«Beh, lui è... Te lo spiego una volta via.» Tagliò corto lei, aggrappandosi a un suo braccio. Improvvisamente, però i due, al sentire una voce conosciuta, alzarono lo sguardo verso uno dei balconcini.
«Amos, quella è la donna che ci ha portato qui.»
«Sì e adesso ci dirà cosa vuole da noi, altrimenti le assicuro che questo bel posticino sarà la sua tomba.» Proferì lui, glaciale.
«Sono contenta siate riusciti a riappacificarvi, perché dovrete lavorare insieme per raggiungere il nostro obiettivo.»
«Ma di cosa stai parlando? Noi neppure ti conosciamo, anzi, io non dovrei neanche essere qui e gradirei tornare a casa mia. Ti supplico, lasciaci andare prima che sia troppo tardi. Ti posso assicurare che questo qui al lato, non è un tipo molto paziente, credimi, lo dico nel tuo interesse.» Clara cercava di convincerla col cuore in gola. La donna rise.
"Evidentemente, il rischio di perdere la testa le faceva venir voglia di ridere." Pensò la ragazza, ormai sfiduciata!
«Non temere, mia giovane amica, sistemeremo tutto. Non sono una nemica, anzi voglio che combattiamo dalla stessa parte.» Clara e Amos si guardarono perplessi. La situazione stava prendendo una piega sempre più strana.
«Forza, vi offro qualcosa, sarete affamati. Nel frattempo, vi spiegherò tutto, d'accordo?» Li incitò a seguirla, la potentissima signora.
«Tu che dici?» Chiese Clara, a dir poco terrorizzata.
«Al momento, non abbiamo molte opzioni. Tu stammi sempre vicina, chiaro?»
«Su questo non ci sono dubbi.» Affermò, rafforzando la presa sul suo braccio.
E fu così che si avviarono all'inseguimento della donna, in quella specie di oasi fatata!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top