Capitolo 5

Amos

Il drago si domandò se potesse davvero andare peggio di così?! Era finalmente riuscito a evadere da quella che avrebbe dovuto essere un'eterna prigionia, ma adesso che cosa avrebbe dovuto farne di quella buffa ragazza che stringeva tra le braccia?

"Infondo, è soprattutto grazie a lei se sono riuscito a uscirne vivo senza troppi intoppi, ma ora non so davvero come comportarmi. Tecnicamente, sarebbe meglio se me ne sbarazzassi, ma è come se ci fosse qualcosa a frenarmi dal farlo. Potrei evitare di sporcarmi le mani e lasciarla in balia del suo destino in un mondo a lei estraneo. Sarebbe spacciata nel giro di poco, ma... Dannazione, sono pur sempre un uomo di parola e, in quanto tale, sono tenuto a rispettare l'accordo, per quanto rischioso esso sia. Sono pur sempre un super ricercato!" Rifletté lui, piuttosto combattuto. A sottrarlo al flusso incessante dei suoi pensieri, ci pensò la sua "passeggera", abbarbicata al suo collo in modalità koala!

«Si può sapere perché mi fissi in quel modo?» Domandò Amos, abbastanza teso. Non era abituato a sentirsi in soggezione con qualcuno, tanto meno con un essere umano!

«Uh, uh, se ti agiti perché uno ti fissa allora dovresti provare a prendere il treno alle otto di mattina. Lì sì che ti squadrano tutti neanche fossi un topo da laboratorio pronto al sacrificio!» Spiegò tranquillamente la ragazza, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

«Ma cosa diavolo è un treno? Vabbè, lasciamo perdere, meglio focalizzarsi su altro.»

«Non sopporto quando si evita di rispondere a una domanda, quindi gradirei sapere il motivo per cui mi stavi fissando.» Continuò incurante lui.

«A quanto pare, tu non sopporti un sacco di cose, ma ti darò una notizia altrettanto scioccante, nemmeno io sono conosciuta per una pazienza di Giobbe!» Rispose lei, piuttosto irritata, o almeno così sembrava.

«Bene, fa piacere sapere che abbiamo tanti aspetti in comune e comunque, continui a non rispondermi. Cos'è? Sei forse rimasta irrimediabilmente attratta dal mio aspetto? Tranquilla, non sei né la prima né l'ultima. Poche donne di tutte le specie che conosca sono riuscite in una simile impresa.» Dichiarò tronfio il drago, come se avesse appena snocciolato una grande perla di saggezza!

«Io non posso veramente credere di essere capitata tra le braccia di un tale pallone gonfiato, come se il fatto di essere finita in qualche dannatissimo mondo popolato da gente con ali e piume non sia già abbastanza! Se proprio vuoi saperlo, caro il mio super borioso, ti stavo fissando per cercare di capire cosa volessi farne della sottoscritta, dato che non penso proprio che perderai il tuo prezioso tempo ad aiutarmi a tornare a casa mia, anzi credo di dovermi ritenere fortunata se non mi uccidi. Allora, ho soddisfatto la tua curiosità?» Esordì lei, con la voce tremante per la rabbia e la paura.

Amos non sapeva davvero cosa risponderle, dato che neppure lui ne aveva idea. Preferì tacere e, fortunatamente per lui, avvistò un buon punto in mezzo alla radura dove atterrare. Non appena a terra, la rossa si divincolò dalla sua stretta e corse a più non posso verso una meta imprecisata, gridando aiuto a squarciagola.

"Prevedo che quella mocciosa sarà la mia rovina!" Si disse a denti stretti, trovandosi dietro di lei in meno di un battito di ciglia.

"Pensava davvero di potermi seminare, povera sciocca."

«Guarda che se non la smetti subito di urlare come una pazza, ti stacco la testa seduta stante senza troppe remore, ci siamo capiti?» Le sussurrò all'orecchio con un tono incredibilmente tranquillo. Se non fosse stato per le parole, sarebbe anche potuto sembrare un gesto intimo e romantico!

Clara, però, non aveva la benché minima intenzione di sottostare alle minacce di quell'ingrato, perciò gli morse la mano e provò persino a pestargli un piede! Ma sì, del resto, lui era solo uno degli esseri più potenti in circolazione, cosa mai avrebbe potuto farle?!

Amos si guardò esterrefatto la mano "ferita" e poi posò lo sguardo su di lei. Non sapeva se fosse più furioso o stupito per l'ardore di quell'umana apparentemente inerme.

«Vuoi uccidermi? Bene, tanto non nutrivo molte speranze sul tuo conto, del resto, ti ho tirato fuori da un buco di fogna, ma sappi che non ti renderò la cosa semplice.» Replicò lei, rinvigorita da un inaspettato coraggio.

«Ah, davvero? Questa sì che è una bella battuta.» Rispose lui, piegandosi in due dalle risate.

"Wow, questa situazione è davvero comica, posso aspettare ancora un po' per liberarmi di lei, del resto, mi sta facendo talmente divertire." Pensò il moro.

«Fossi in te, non sottovaluterei così tanto un tuo potenziale nemico. Hai visto quello che sono riuscita a fare con le catene che ti tenevano prigioniero, no? Beh, sono certa che con un po' d'impegno, sarei capace di superarmi con te. Allora, vuoi provare?» Propose la ragazza, nel frattanto, indietreggiando sempre più.

«Se sei così certa di potermi ridurre in poltiglia, perché mai indietreggi?» Domandò lui con un tono talmente sensuale che avrebbe fatto sciogliere ogni donna, beh, fatta eccezione per la presente!

«Questi non sono affari tuoi. In ogni caso, mi devi un favore e, dato che mi sento magnanima, se mi lasci andare senza troppe storie, non ti ridurrò a una scatoletta per gatti.» Esordì lei, non demordendo nella negoziazione.

"Certo che quest'umana non molla proprio mai, eh." Rifletté lui. Per quanto se lo ripetesse, non aveva intenzione d'ucciderla, ma questo gioco lo stava divertendo molto e voleva vedere cosa si sarebbe inventata. D'improvviso, però, si rese conto di essere arrivato al confine dei regni umani e non poteva certo correre il rischio che qualcuno andasse ad avvertire i draghi della guardia della sua piccola "improvvisata", ma non poteva neppure tornare nel territorio dei draghi Oscuri, visto che avevano ben pensato di venderlo al nemico e di lasciarlo marcire in una cella con la feccia della feccia per più di cento anni!

«Ehi tu, fine dei giochi, ti conviene venire verso di me se non vuoi farmi infuriare e ti assicuro che quando mi arrabbio, lo faccio sul serio.» Tuonò lui, allungando una mano verso di lei, in un tono davvero minaccioso, che fece quasi sussultare la giovane. La situazione stava prendendo davvero una brutta piega e Amos avrebbe dovuto inventarsi qualcosa al più presto, se non avesse voluto tornare a far compagnia ai ratti Shax, delle brutte bestiacce pelose, con più occhi di quanti ne servissero!

«Ho come l'impressione che tu abbia paura di questo posto. C'è forse qualcosa in particolare che ti spaventa? O forse qualcuno? Magari quelli che ti hanno imprigionato. Chissà che piacere sarebbe per loro poterti rimettere in gabbia, eh? Ehilà, c'è qualcuno qui? Questo tizio mi ha rapita!» Cominciò a urlare, cercando aiuto e allontanandosi da lui il più velocemente possibile.

«Dannata ragazzina, te la sei cercata. Questa è la tua fine.» Disse, librandosi in aria, spiegando le ali e preparandosi all'attacco fatale.

La ragazza era atterrita, ma, fortunatamente, qualcuno arrivò in suo soccorso; difatti, venne subito protetta da una sorta di barriera blu.

Amos si guardò intorno cercando di trovare quest'inopportuno salvatore.

«Chiunque tu sia, ti consiglio vivamente di farti vedere ora, così ti concederò una morte rapida e indolore, altrimenti sarà lunga e dolorosa.» Consigliò lui, continuando a vagare con lo sguardo alla sua ricerca.

«Sono qui, ma temo che le tue minacce siano vane.» Esordì una voce femminile, piuttosto avanti con gli anni. Non fece a tempo a girarsi che una luce blu simile a quella della barriera lo circondò, tormentandolo con atroci sofferenze.

Clara non sapeva più cosa provare, tant'è che si domandò se questa persona fosse davvero intervenuta in suo soccorso, o se potesse addirittura essere peggio di lui.

«Penso che questo calmerà i tuoi bollenti spiriti.» Spiegò l'anziana donna con un lungo mantello blu cobalto a coprirle gran parte del corpo.

«Chi diavolo sei tu?» Domandò Amos, infuriato come non gli capitava da secoli, accortosi di star parlando con una sacerdotessa.

«Avremo tempo per conoscerci, ma, adesso, tu e la ragazza verrete con me. Vi aspetta una grande missione e spero di essere in grado di prepararvi ad essa.» Proferì lei, quando tutt'intorno a loro si fece buio e confuso.



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