Capitolo 43

Clara

Proprio sul più bello di una dichiarazione capace di eclissare quella tra Romeo e Giulietta, i due si ritrovarono circondati da un "piccolo" esercito di corazzati uomini "pennuti", armati non certo di lire e petali di fiore, bensì di frecce talmente appuntite capaci di penetrare persino un vetro antiproiettile. Per quanto strano possa sembrare, anche se poi andrebbe rivista anche la definizione stessa di "strano", quelle armi le ricordarono le volte in cui guardava soddisfatta le matite super appuntite.

Accantonate penne e matite, era il momento di tornare a guardare la decisamente più terrificante realtà!

Il non troppo piccolo esercito alato non accennava a muoversi di mezzo millimetro neppure per errore. Clara meditò che probabilmente quegli esseri avessero davvero poco in comune con gli esseri umani, eccezion fatta per i tratti fisici, ali a parte, ovviamente.

Mentre lei continuava con le sue elucubrazioni mentali, giusto per passare il tempo in attesa di diventare uno spiedino, anche perché, pur volendo urlare con tutte le sue forze, la voce sembrava non volerne proprio sapere di uscire! Amos invece, dal canto suo, pareva avere un sacco di cose da dire e voleva essere proprio sicuro di non tralasciare niente. Si parò subito dinanzi a lei, pronto a farle da scudo in caso fosse stato necessario. Ma Clara non avrebbe mai permesso una cosa del genere, perciò, probabilmente sarebbero divenuti due gustosi spiedini!

«Ma guarda chi si rivede, iniziavo proprio a sentire la tua mancanza. Provo pena per te, quanti secoli sono che provi a farmi marcire in una cella, eh? Ci sei riuscito solo una volta e hai dovuto usare l'intera armata celeste, attaccandomi slealmente come tuo solito. Sfortunatamente per te però, adesso sono fuori e ti posso garantire di avere voglia di godere ancora a lungo della mia libertà, dunque, ti offro l'opportunità di ritirarti insieme al tuo bel seguito di leccapiedi di cui tanto ti piace circondarti. Ti consiglio di accettare la mia generosa offerta, perché non ne riceverai un'altra altrettanto magnanima.» Esordì Amos, continuando a stringerla a sé con un braccio, mentre con l'altro sosteneva la sua lucente spada. Clara avrebbe dovuto iniziare a prendere carta e penna e a redigere una bella lista di tutte le persone o creature magiche che lo volevano morto, dato che iniziavano ad essere parecchie!

«Vedrai che ti passerà presto la parlantina quando ti rimetterò nel posto che ti è dato, ma non temere, farò in modo di mandare quella tua complice e non so cos'altro in un luogo molto lontano da te.» Rispose Sorem, ovvero il capobanda dei pennuti armati di intenzioni bellicose.

«Prima devi riuscire a prenderci.» Replicò Amos con un guizzo diabolico ad attraversargli gli occhi ed un sorrisetto inquietante dipinto in volto.

Tutto a un tratto, Clara si rese conto di non poter restare alla mercè di quel tizio, lasciando Amos a vedersela con tutta la "brigata", perciò si svincolò un po' dalla "morsa" del compagno e imbracciò arco e frecce, puntandole dirette verso quel infame. Il drago rimase un attimo senza fiato alla mossa della ragazza, del resto cosa mai avrebbe potuto fare o dire?!

«Stammi a sentire, di' ai tuoi scagnozzi di deporre le armi e tutto si chiuderà senza conseguenze. Noi ce ne andremo e sarà come non ci fossimo mai visti.» Propose la ragazza, sforzandosi con tutta sé stessa di non tremare come una foglia al vento, ma sapeva di avere Amos a guardarle le spalle, sempre che non fosse fin troppo scioccato per farlo!

«Devo ammetterlo, non riesco a decidermi se ti abbia sopravvalutata o sottovalutata. Non capisco se questa tua mossa sia frutto di ardire o di pura e semplice stupidità da non riuscire a con chi tu stia parlando. Ma non temere, nel posto dove andrai avrai tutto il tempo di imparare a rivolgerti come si conviene, d'altronde, se questo criminale è riuscito ad evadere è quasi totalmente colpa tua.»

Basta, l'alterigia e stizza del tizio aveva davvero esaurito la pazienza di Clara!

«E tu ti consideri davvero un difensore della legge?! Invece che preoccuparti della fine del mondo imminente, la tua unica occupazione consiste nel continuare a tormentare uno che ha sempre combattuto per il bene, ma la cui unica colpa è di essere stato rapito e cresciuto nella parte sbagliata della barricata.» Pronunciò tali parole, furiosa come noi. E inoltre, era stanca che lei, Amos ed Elijah se ne andassero in giro per il mondo, pronti a mettere le loro vite in gioco, mentre i cosiddetti "protettori" se ne restavano comodamente al sicuro in questa specie di città vetrata, sorseggiando tè e affilando frecce.

Arcistufa di tutto ciò, scagliò una freccia senza esitazione, non colpendolo volutamente. Vi aveva convogliato tutto il suo desiderio di giustizia per ciò che Amos era stato costretto a subire, per il destino ingrato dei suoi genitori, dispersi chissà dove da secoli col solo desiderio di rivedere i propri figli e per quei due fratelli tanto uniti separati dal corso degli eventi e costretti a combattere l'uno contro l'altro. No, era inconcepibile che quel bastardo osasse definirsi un eroe della patria facendo del male a persone che non lo meritavano. Il marcio c'è ovunque e lui ne è un valido esemplare. Questi furono i pensieri della giovane prima di scagliare quella freccia fatidica.

Ma senza neppure avere il tempo di esultare per l'ardire, le "belle statuine" iniziarono a scagliare frecce da ogni lato, ma loro, al contrario su, volevano proprio usarli come puntaspilli.

«Coraggio, uccidiamo questi due vili traditori, di quell'altro ci occuperemo più tardi.» Disse Sorem, estraendo anche lui una spada e avventandosi sui due eroi.

Amos cercò di fare l'impossibile per evitare che una di quelle frecce maledette arrivasse anche solo a sfiorare l'amata. Impegnato nella battaglia, si accorse solo all'ultimo di una freccia diretta verso di lei e con uno slancio, le fece scudo con il suo corpo proprio pochi istanti prima che la freccia si piantasse nella schiena della giovane, conducendola a morte certa. Piccolo dettaglio che prima nessuno dei due aveva ancora notato, le suddette frecce avevano le punte intrise di veleno. Per Amos non era letale, anche se molto pericoloso, ma per un essere umano come Clara avrebbe impiegato poco tempo per condurla al creatore, a prescindere dall'entità della ferita.

«Bastardo schifoso, Amos, resisti, adesso trovo un modo per andarcene da questo posto e ritrovare tuo fratello. E quando ritornerai, lo farai a testa alta, proprio come suo membro.» Lo rassicurò lei, con le lacrime che le bagnavano il volto.

«Ti prego, risparmia queste lacrime, è una ferita da poco, non basterà a mandarmi all'Inferno.» Rispose lui, cercando di non dare a vedere di star iniziando ad accusare gli effetti. La maggior parte degli uomini erano stati abbattuti, alcuni se l'erano data a gambe vista la mala parata, ma rimaneva ancora una piccola parte che stava già riiniziando a mettersi in piedi.

Purtroppo, il ragazzo era molto provato e non riuscì a percepire in tempo ciò che stava per succedere. Prima che lui potesse impedirlo, quel bastardo maledetto di Sorem gli strappò Clara dalle braccia, la quale stava cercando di sostenerlo per quanto possibile.

«Lasciami verme schifoso.» Imprecò lei, mordendogli con ferocia una mano, ma la cosa purtroppo non servì a molto, eccetto che per una sua soddisfazione personale.

«Brutta sgualdrina, te ne farò pentire amaramente. Tu e quei bastardi dei tuoi amichetti vi pentirete di esservi schierati dalla parte di questo vile traditore, ma non temere, c'è già qualcuno ad aspettarti nel posto in cui ti sto portando. Cosa aspettate? Prendetelo e portatelo via. C'è ancora molto da fare.» E dopo averli separati, tra i morsi e i vari tentativi della giovane di svincolarsi, i due furono separati, ancora una volta.



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