Capitolo 40
Amos
Una volta varcata la soglia, Amos si ritrovò in un'atmosfera del tutto diversa da quella in cui era stato fino a poco prima, vale a dire circondato da piante rampicanti armate di rovi forti e tremendamente affilati. Quasi sicuramente, un normale essere umano non sarebbe uscito vivo da un percorso del genere, ma lui superò la prova, seppur non indenne.
Le spine non avevano risparmiato il suo già ferito corpo, gravato dallo scontro avuto in precedenza con quel dannato impostore. Poteva ritenersi fortunato se riusciva ancora a reggersi sulle gambe, seppur a fatica.
Il bel moro non aveva la minima intenzione di cedere alla tentazione di riposare un momento per riprendere fiato e riposare in un luogo così calmo e tranquillo, doveva ancora riunirsi a Clara e al gruppo. Non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero che potesse esserle capitato qualcosa di brutto o, addirittura, l'irreparabile.
Non riuscendo neppure a concepire l'idea, il guerriero si levò in piedi e, tenendosi un braccio brutalmente ferito, cercò di trascinarsi fino a che non avesse visto un'uscita, un cancello o una qualsiasi cosa gli facesse capire dove fosse nuovamente finito!
Gli pareva di star camminando da ore in quella calma e tranquilla valle erbosa. Sopra di lui, nuvole bianche erano trasportate verso la linea dell'orizzonte, il manto erboso sembrava addirittura più morbido e confortevole di un insieme di cuscini riempiti di piume d'oca... Poi, ridestatosi dal torpore, realizzò di non essere solo, udendo delle voci al di là della collina su cui si trovava. Con uno slancio che gli costò non poco, il bel drago arrivò in cima, scorgendo dinanzi a sé una vastissima città incantata.
Essa era un vero piacere per gli occhi, molti degli edifici erano in cristallo e risplendevano lucenti, irradiati dalla luce del Sole. I fiumi e ruscelli che la attraversavano, non facevano altro che accentuare questo gioco di luci. Era davvero un posto magico, sembrava molto simile... al regno dei Draghi Dorati!
"No, è impossibile che mi trovi veramente qui, dev'essere colpa della stanchezza, sì, è senz'ombra di dubbio questo il vero motivo." Pensò Amos, incredulo di ciò che stava vedendo con i suoi stessi occhi.
Dopo la Ribellione, i Draghi Oscuri erano stati banditi dal regno e se qualcuno di loro avesse tentato di accedervi, sarebbe andato incontro alla più atroce delle punizioni: la morte. I draghi a guardia del cancello prendevano la questione molto seriamente ed erano pronti a tutto, pur di evitare un loro possibile accesso. Volare non era un'opzione, dato che la città era protetta da una potentissima barriera. Anche se Amos avrebbe ben volentieri evitato di rischiare di venire folgorato per la fine della giornata, non poteva far altro che proseguire certo che, una volta dentro, avrebbe trovato il modo per ricongiungersi agli altri.
"Bene, devo vedere di mettere a punto un piano per non farmi scoprire. Come potrei fare?" Meditò tra sé, tralasciando il "minuscolo" e "insignificante" dettaglio di essere ridotto come neanche un pugile dopo un incontro di box!
"Maledizione, se solo non riuscissero a captare la mia aura, potrei cercare di farmi passare come un semplice umano." Borbottò tra sé, sfogando la frustrazione su un povero e malcapitato sasso. Purtroppo, un'abilità dei draghi e delle sacerdotesse, era quella di captare le aure magiche di chi hanno intorno; ovviamente, però, è una cosa che si sviluppa con molta pratica e dedizione, di certo, non la si può improvvisare!
Volendo, avrebbe anche potuto tentare uno scontro con i guardiani al cancello, il problema è che poi si sarebbe unito anche il resto delle schiere, specie se avessero saputo che era anche uno dei pericolosi fuggitivi che agognavano di rimettere a marcire. Sarebbe stato come offrirgli la testa su un piatto di platino, altro che d'argento. No, serviva qualcos'altro.
"Intanto, sarà meglio che inizi a scendere da questa collina, anche perché, conciato come sono, credo proprio mi ci vorrà un po' più di quanto impiegherei normalmente." Realizzò mestamente lui, ancora senza una minima idea.
Durante la tratta, un accecante fascio di luce azzurro piombò giù dal cielo, al che Amos, pensando che le difese avessero già individuato la sua presenza, si preparò a sfoderare la spada, ma mai sarebbe aspettato ciò che sarebbe accaduto dopo.
Una volta sparita, la luce si lasciò dietro di sé un uomo, o meglio, qualcosa di simile, sembrava più una specie di proiezione, data la sua "inconsistenza" e il fatto che fosse circondato da un'aura blu e luminosa.
«Chi sei tu, dannato? Come osi ostacolarmi? Sappi che se non ti ritrarrai all'istante, pagherai tale affronto con la vita.» Lo avvertì, puntandogli contro l'arma.
In tanti anni, Amos poteva con certezza affermare di non aver mai incontrato un essere del genere.
«Ti prego, riponi l'arma, sono qui per aiutarti.» Dichiarò l'uomo, apparentemente non armato di intenzioni belligeranti.
«Tu vuoi aiutarmi?! Non conosci neppure le mie intenzioni, eppure fai affermazioni del genere. Ho il presentimento ci sia qualcosa sotto, ma posso assicurarti che hai scelto la persona sbagliata da fregare, inoltre sono di fretta, perciò vediamo di chiudere in fretta la questione.» Gli disse, prima di prepararsi ad avventarsi sul misterioso figuro, il quale si dissolse.
«Però, non era tutto questo granché, l'avevo sopravvalutato. È proprio vero, mai lasciarsi ingannare dall'aspetto.» E dopo questa presa di coscienza, raccolse la spada, riponendola nel fodero, riprendendo il cammino.
Ad ogni modo, una strana sensazione non smetteva di tartassarlo, anzi era un vero e proprio stillicidio. Il suo sesto senso non lo tradì neppure questa volta, dato che, una volta alzato lo sguardo, ritrovò l'avversario fissarlo dall'alto comodo, comodo, come nulla fosse!
«Avresti fatto meglio a levarti di torno, adesso ti distruggo sul serio, non c'è pietà per chi osa burlarsi di me.» Ma questa volta, il colpo non lo sfiorò neppure. L'uomo "blu" eresse una barriera che scaraventò la spada di Amos a terra, lasciandolo disarmato. Il drago rimase un momento spiazzato.
«Come ti ho già detto, non sono qui per combattere, non potrei neppure farlo fisicamente, né tantomeno lo farei mai contro di te. Adesso, ho davvero bisogno che mi ascolti. Purtroppo, per quanto lo desideri, il tempo a mia disposizione è molto poco. Farò in modo che le guardie non si accorgano della tua presenza, ma il mio incantesimo avrà una durata limitata, perciò dovrai far in fretta, o sarà la fine.» Gli spiegò.
«Come fai a sapere...»
«Le spiegazioni a dopo, adesso dirigiti al tempio, la ragazza è là, gli altri sono già riusciti a uscire.»
«Guarda che se è una trappola...» Vedendo che il ragazzo ancora non si fidava, l'uomo lo toccò e ciò che Amos capì lo lasciò senza fiato.
«Impossibile, tu dovresti essere morto... padre!»
«È una lunga storia, io e tua madre riuscimmo a salvarci in extremis, ma siamo rimasti imprigionati in una sorta di limbo, una trappola ordita da quei vili traditori che credevano di averci definitivamente sconfitti, ma non fu così. Non so per quale motivo, ma poco fa si è aperto un varco per questo mondo; tua madre sta cercando di tenerlo aperto il più a lungo possibile, ma non so per quanto ancora le sarà possibile, perciò fa come ti ho detto, d'accordo figlio mio? Sappiamo che non permetterete che il male vinca e perciò tu, tuo fratello e la fanciulla dovrete unire le forze. Contiamo su di voi e di' a tuo fratello che lo amiamo tanto.» L'effetto stava iniziando a sparire, perciò l'uomo rese momentaneamente impercettibile l'aura del figlio e dopo di ciò, sparì proprio com'era apparso, senza neppure lasciargli il tempo di dire una parola.
«Ovunque voi siate, vi troveremo e vi libereremo.» Urlò lui a squarciagola. Intanto doveva, però, andare a prendere Clara e a riunirsi con gli altri, poi avrebbero pensato a un piano per tutto!
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