Capitolo 3

Amos

Ancora non gli era ben chiaro come fosse possibile che una ragazzina umana spuntata dal nulla, senza né arte né parte, sia stata in grado di rompere al solo tocco le catene che lo imprigionavano da oltre un secolo, ma, in realtà, non se ne fece un cruccio, dato che era finalmente libero di lasciare quelle dannate prigioni.

«Quegli idioti sono talmente sicuri di sé da non aver neppure fornito un'adeguata sorveglianza a questa topaia.» Borbottò tra sé Amos, continuando a tenere lo sguardo puntato sulla nuova conoscenza.

«Ehi tu, si può sapere cosa sei e come hai fatto ad arrivare qui?» Le domandò, non allentando la presa sulla giovane, la quale, nel frattanto, stava cercando di divincolarsi in ogni modo, purtroppo senza grossi risultati.

«Cosa sono io?! Semmai questo dovrei essere io a chiederlo a te! E comunque, come ti permetti di stringermi a te come se fossimo intimi? Ti spiacerebbe mantenere gli spazi vitali? Ma insomma, capisco che dev'essere da un po' che non hai a che fare col genere femminile, ma potresti sforzarti almeno un minimo?» Replicò lei, con la grazia di un ippopotamo!

«Senti, mi sa che non hai ben compreso la situazione...» Cominciò lui, ma non fece neppure in tempo a terminare la frase che Clara stava già cercando un'arma per difendersi!

Amos era sconcertato, nei suoi lunghi secoli ne aveva vista di gente di tutti i tipi, ma lei li batteva alla stragrande!

«Non so se essere più ammirato o divertito del fatto che pensi di poterti difendere da me con un semplice pezzo di metallo, quando potrei staccarti quella tua bella testolina col solo pensiero.» Le confessò lui, con un sorriso beffardo dipinto in volto, mentre un'insistente ciocca di capelli continuava a cadergli sul viso. Il drago era sicuro che dopo questo si sarebbe ammansita, non osando più proferire una sola parola, ma invece non fu così!

«Pensi forse di farmi paura, Ciccio?» Esordì lei, con la voce leggermente tremante, sostenendo, però, il suo sguardo.

I suoi occhi lo colpirono, come fossero animati da un fuoco ardente. Era una cosa inspiegabile, ma lui evitò di darci troppo peso, almeno per il momento.

«A dirla tutta, dal tono della tua voce e dal battito del tuo cuore, suppongo proprio di sì e, se posso essere sincero, fai bene ad averne. Solo gli stupidi non ne hanno e, infatti, si dice abbiano vita breve.» Concluse lui, con una nonchalance degna di un lord inglese.

In altre circostanze, Clara ci avrebbe riso su, ma visto e considerato che la sua vita dipendeva dagli umori di questa specie di top model alato e malvagio, avrebbe preferito pensare a un modo per uscire il prima possibile da lì e di tornare a casa, ovunque fosse!

«E, invece, ti sbagli perché la sottoscritta non teme niente e nessuno, chiaro?»

«Wow, non credevo fossi tanto sciocca, evidentemente, dovrò ricredermi.» Rispose lui, passando ad un tono molto serio, avvicinandosi sempre più.

«Non so come io sia finita qui né il motivo, ma so che non ci morirò! E, per quanto tu possa cercare di farmi paura, posso garantirti che è tutto inutile, dato che da quanto ho potuto capire, hai bisogno di me per uscire da qui e, se non cambi atteggiamento, non credo che sarò tanto disposta ad aiutarti, sai?» Proferì lei, sperando che questo bel teatrino gli avesse dimostrato che non era così manovrabile come pensava. Aveva una fifa blu, ma non era decisamente il caso di dimostrarglielo!

«Tu stai cercando di stringere un accordo con me, il grande Amos?» Tuonò lui, come se gli avesse appena fatto una proposta indecente!

«Ehi amico, forse dovresti abbassare le penne, sai? Non mi pare che tu sia proprio al meglio della forma e, comunque, se sei così forte come dici, come mai stavi ad ammuffire attaccato a una catena? Hai forse fatto arrabbiare il "grande capo"?» Ribatté lei, facendogli il verso.

La pazienza non era la sua miglior qualità e la nuova arrivata non si stava certo sforzando di mantenere i toni pacati!

«Di', non ti è passato per la mente che forse mi trovi qui per aver commesso qualcosa di molto grave? Se così fosse, perché mai non dovrei fare del male anche a un essere come te?» Domandò lui, parlando in un tono tra il minaccioso e il sensuale, appoggiandosi con un braccio al muro, tenendola ferma con l'altro.

«In ogni caso, io ti servo, perciò ho un'idea.»

«Ti ascolto.»

«Se vogliamo uscire entrambi da qui, dobbiamo aiutarci. Sono riuscita a rompere queste catene al solo tocco, chissà, se mi ci metto d'impegno, cosa riesco a fare.» Disse lei, ridendosela alla stragrande, tirandogli anche una patta sulle spalle.

Amos non sapeva veramente se ridere o piangere!

"Questa ragazza non è normale, ma, certamente, ha una grande fiducia in sé stessa. Meglio cercare di ingraziarmela, potrebbe tornarmi utile e, se così non fosse, potrei sempre sbarazzarmene una volta lontano da qui." Pensò lui, continuando a interrogarsi su cosa celasse questa giovane apparentemente normale.

"Ha detto di venire da un posto chiamato Italia. Mai sentito nominare. Che poi come ha fatto a finire in un portale? Ah, a questo dovrò pensare dopo, prima devo capire come uscire da qui."

«E in cambio cosa vorresti?»

«Che tu non mi uccida e che mi aiuti a tornare a casa, in fondo, mi sembra equo.» Propose lei, tendendogli la mano.

«Ti faccio già un favore risparmiandoti la vita, quindi perché dovrei anche impegnarmi in qualcosa che non mi tange minimamente?» Domandò lui.

«Perché se si è aperto un portale che mi ha trasportata in questo posto sconosciuto, in una cella con uno come te, di sicuro, ci sarà una motivazione cosmica di cui io non sono a conoscenza; perciò, ricapitolando, il tutto è tua indiretta responsabilità, quindi se hai una morale, mi aiuterai. Comunque, o così o niente. La scelta è tua.» Concluse la ragazza, cominciando a gironzolare per la stanza.

"Potrei sempre dirle che accetto e poi abbandonarla al suo destino, anche perché non mi pare proprio un mostro di furbizia." Meditò Amos, quando, all'improvviso, udì i passi di un gruppo di guardie di ronda.

«Se non lo faccio ora, non so se avrò un'altra possibilità in seguito. Va bene, Clara, hai la mia parola, tirami fuori di qui e troverò il modo di rispedirti da dove sei venuta.» Rispose, costretto ad accettarne la proposta.

«È la prima volta che mi chiami per nome, magari stai finalmente imparando le buone maniere...» Proprio nel pieno del discorso, lui le tappò la bocca e le fece scudo col proprio corpo, evitando che le guardie di passaggio si accorgessero della sua presenza. Attese che si allontanassero abbastanza dalla cella prima di lasciarla andare. Quella ragazza aveva qualcosa di speciale che avrebbe assolutamente dovuto scoprire!

«Bene, ecco, sì... Mettiamoci all'opera.» Esordì lei, piuttosto imbarazzata, rossa come un peperone. Insomma, era l'essere più bello che avesse mai visto e lei, pur sempre una ragazza!

Dopo qualche secondo di concentrazione, le porte della cella si aprirono come per magia, anche se nessuno dei due sapeva come spiegarselo.

«Ma tu sai perché riesco a farlo?» Domandò incuriosita e spaventata, come se stesse realizzando solo ora in che guai si stesse andando a cacciare.

«Non ne ho idea, ma ho intenzione di scoprirlo. Adesso, però, reggiti forte e vediamo, anzitutto, di uscire da qui.» E detto ciò, non ebbe neppure la delicatezza di spiegarle il piano, che se la caricò in spalla e corse chissà dove.

Inizia così questa rocambolesca avventura!

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