Capitolo 12

Amos

E dopo aver salutato amici e parenti e, non prima di essersi caricati tutto lo scibile immaginabile tra provviste, vestiti e chi più ne ha più ne metta, i due riuscirono a riaprire un passaggio nel salotto per far ritorno dall'altra parte, sotto lo sguardo sorpreso e terrorizzato dei familiari di lei. D'altronde, non era una cosa da tutti i giorni vedere trasformato il proprio salotto in una sorta di fermata per passaggi inter - dimensionali!

«Oh, finalmente a casa. Certo che la tua dimora è proprio strana, sai? Ci sono degli oggetti e dei mobili che non avevo mai visto in vita mia e ti assicuro che sono in giro da un bel po'.» Confessò lui, aiutandola a tirarsi su. Una cosa era certa, non era avvezza ad attraversare portali e non sembrava neppure gradire!

«Invece di parlare della disposizione del mobilio in casa mia che dici di rintracciare quella vecchia megera e farci dare qualche indicazione in più?» Domandò lei, piuttosto contrariata dall'essere continuamente "sputata" fuori da un luogo a un altro e di cadere puntualmente su pavimenti legnosi o prati fangosi. Al vederla così, Amos non riuscì a trattenere una grassa risata e pensare che erano solo all'inizio!

«Insomma, si può sapere cosa ci trovi di tanto divertente? E poi perché tu sembri fluttuare ogni volta che sbuchi fuori da quei "cosi", mentre io arrivo alla velocità di un proiettile per poi piombare nei posti più impensabili?» Tuonò lei, massaggiandosi il fondoschiena.

«Beh, perché io sono io e tu sei tu e l'ordine naturale delle cose è ora ristabilito.» Concluse lui, ridendo.

«Ehi, ma fino ad adesso dove hai tenuto nascosto tutto questo senso dello humour, eh?»

«Senso di cosa?» Domandò lui.

«Ah, lasciamo perdere, piuttosto, come la troviamo? Abbiamo una mappa, un segnale di fumo, un piccione viaggiatore?»

«Non servirà niente di tutto ciò. Posso sentire la sua presenza e, comunque, prima che venissi a recuperarti, mi ha lasciato detto che ci avrebbe aspettati al tempio, perciò, possiamo andare quando vogliamo.»

«Ma tu almeno sai dove ci troviamo? Voglio dire, siamo vicini, giusto?»

«Mmh, è da circa un secolo che non vengo in questa zona, ma se ben ricordo, non siamo affatto vicini.»

«Razza di imbecille, perché lo dici in un tono così calmo e pacato, eh?! Chissà per quanto dovremo camminare e quante insidie potremmo incontrare lungo il percorso e, come se non bastasse, la mia guida non esce da più di cent'anni e scommetto che non hai neppure la minima idea di dove andare.» Esordì lei, dando in escandescenza.

«Hai finito?»

«No, avrei un sacco di altre cose poco gentili da dirti, ma vista la signora quale sono, penso che le terrò per me.» Rispose lei, con tanto di linguaccia.

«Allora, esiste un modo per contattarla e farci venire a prendere? Perché preferirei evitare di passare la notte sotto le stelle in balia delle più strane e pericolose creature, specialmente in compagnia di un tipo così poco raccomandabile come te.»

«È davvero straordinario il fatto che continui a rivolgerti a me in questo modo, visto e considerato che potrei farti fuori in qualsiasi momento.» Proferì lui, cercando di restare serio.

«Ne dubito fortemente. Primo, perché sennò torneresti al fresco e secondo, perché sotto sotto, ti sto simpatica.»

«Forse. Comunque, finché sarai in mia compagnia, ti posso assicurare che nessuna strana creatura attenterà alla tua persona. Hai la mia parola.» Concluse lui, "bloccandola" con quel suo sguardo magnetico e scostandole una ciocca ribelle dal viso.

«Credimi, l'unica creatura a destarmi preoccupazione è proprio difronte a me.» Asserì lei, tentando di non cedere al suo incredibile fascino (Un'ardua impresa!).

«Oh, così mi ferisci nel profondo.» Scherzò lui, simulando un dolore al costato.

«Ah, ah, fa' poco lo spiritoso e vediamo di metterci in marcia, tanto ho bell' e capito che ci toccherà farci una bella scarpinata.» Disse lei, incamminandosi.

«Non vorrei smontare il tuo spirito d'iniziativa, per carità, ma quella non è la strada giusta.» La fermò molto tranquillamente, scatenando ulteriormente l'ira della ragazza.

«E cosa diavolo aspettavi per dirmelo, eh? Che arrivassi in fondo alla collina?» Ma la giovane non fece neanche a tempo a terminare la domanda, che si sentì sollevare in aria, leggera come una piuma. Probabilmente Amos aveva deciso di buttarla di sotto in grande stile!

«Oddio, ti prego, mettimi giù. Ti prometto che cercherò di essere più propensa al dialogo, ma, per piacere, riportami a terra.» Implorò lei, spaventata come un pulcino, mentre si stringeva sempre più al suo hadagi.

«Oh, suvvia come se fosse la prima volta che voli con me. Non ti ho fatto cadere allora e non lo farò neppure stavolta.» La "rassicurò" Amos.

«Il tuo sì che è un bell'incoraggiamento, davvero! Ma allora, tu hai sempre saputo da che parte andare. Sbaglio forse?» Domandò lei, leggermente infastidita, ma, del resto, ogni pretesto sarebbe stato buono per distrarsi dallo star sorvolando un mondo a lei così sconosciuto. Almeno il cielo non era diverso, o perlomeno, non percettibilmente. Il solo guardarlo, rinvigoriva il suo coraggio.

Lui rispose con un sorrisetto sghembo.

«Che dici, ti andrebbe di provare il lancio in picchiata?» Domandò lui, ridendosela sotto i baffi.

«Assolutamente no e sappi che se solo ci provi, non arriverai a domani per raccontarlo.» Lo "minacciò", aggrappandosi a lui come un koala al tronco d'un albero!

«Che permalosa. Lascia almeno che ti ringrazi per aver scelto di accompagnarmi in questo viaggio. Sai, è vero che non avrebbero mai avuto la meglio su di me, ma me la sarei vista brutta a dovermela vedere con l'intera armata celeste.» Disse lui, decisamente troppo sottovoce per i gusti di Clara.

«Sai, a quest'altezza non si sente molto bene, ti spiacerebbe ripetere quest'ultimo pezzo?» Chiese lei, pur avendo sentito tutto benissimo.

«Ho detto che non sei la peggior compagnia che mi potesse capitare.»

«Ah, beh, vale lo stesso per te, anche se ce ne sono decisamente di migliori.» Replicò lei, ridendo.

«Come posso darti torto? A me hanno praticamente appioppato una specie di mocciosa appena uscita dall'uovo per una missione di così vitale importanza, ma, nella mia immensa bontà, cercherò di renderla in grado di maneggiare uno spiedino.» Disse lui, continuando a burlarsi bonariamente di lei.

«Chissà come saranno gustosi gli spiedini di drago. Ne ho in mente uno in particolare.»

«Mi auguro che tu non abbia mangiato troppo, perché ora si vola per davvero.» La avvertì lui, preparandosi ad accelerare in picchiata!

«Ma cosa... Oddio, qualcuno mi salvi!»

E tra una frecciatina e l'altra, i due ormai compagni si avviarono alla ricerca della bizzarra sacerdotessa!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top