Capitolo 1

Amos

Era ormai passato più di un secolo dalla sua incarcerazione, ma la rabbia di Amos non si era affatto affievolita nel frattempo, anzi, se possibile, era addirittura aumentata. Lui era uno dei draghi più potenti mai esistiti e, in quanto tale, era anche tra i più pericolosi. Difatti, proprio per questa ragione, giaceva da più di un secolo in quella prigione, nascosta nei meandri più reconditi della terra, insieme ai peggiori elementi di Lyria, un magnifico regno, abitato da esseri umani e non solo.

Lì infatti, vivevano anche altri esseri, come le creature fatate, abbastanza pacifiche o i draghi, delle creature semi – divine, che dovevano vegliare che il male non prendesse mai il sopravvento, scendendo in campo in caso di necessità e, infine, gli "Oscuri". Questi ultimi erano draghi che avevano deciso di affrancarsi dalla propria specie, dedita alla difesa e alla cooperazione con l'uomo, per fondare un mondo basato sulla purezza della razza. In realtà, essi miravano alla distruzione di tutte le creature che non fossero uguali a loro, anche se non tutti erano tanto drastici nella mentalità.

Dopo la scissione dai draghi "dorati", Ezra e i suoi seguaci, nonché fondatori di questa nuova specie, abbandonarono le maestose e rigogliose terre del Nord, dall'inizio dei tempi sede del loro popolo, per dirigersi negli sconfinati territori al di là della barriera proibita, un luogo abitato da creature sconosciute, che fino ad allora nessuno si era mai azzardato ad attraversare.

Circa un secolo prima, aveva avuto luogo una sanguinosa e violenta battaglia tra le forze del bene e quelle del male ed entrambe le parti erano state pesantemente segnate, ma proprio quando si pensava che il male avrebbe avuto la meglio, uno dei draghi più coraggiosi, con le ultime energie residue, riuscì a sferrare il colpo decisivo che assicurò la sconfitta degli avversari. Il drago in questione si chiamava Samael e, da quel momento, essendo sopravvissuto davvero per un soffio a quell'estenuante guerra, decise di iniziare ad addestrare le nuove leve alla difesa del mondo da nuove minacce.

Amos venne imprigionato proprio in quel periodo. Lui si era rifiutato di prendere parte alla battaglia e per questo i suoi ex – alleati avevano pensato bene di venderlo al nemico per guadagnare tempo e rimettere insieme il loro esercito. Nonostante la sua immensa forza, alla fine capitolò di fronte a quella schiera dorata e da allora giace nell'oscurità delle segrete in attesa di ottenere la sua vendetta. Quello che non sa, però, è che le cose non andranno esattamente secondo i suoi piani! Ma, onestamente, quando mai lo fanno?

Gli anni della prigionia l'avevano seriamente indebolito, ma lui non aveva la minima intenzione di arrendersi, soprattutto non dopo aver passato gli ultimi cento anni a marcire in un buco con il peggio del peggio, con una catena magica che non gli permetteva neppure di arrivare a toccare quella dannata porta, unico ostacolo tra lui e il mondo là fuori. Nonostante lui fosse un Oscuro, non condivideva gli ideali della sua gente, visto e considerato che l'eliminazione delle altre specie non avrebbe certo cambiato qualcosa.

"L'equilibrio esiste per una ragione. Bene e male non sono affatto due fazioni schiette perché tra loro esiste un'enorme zona grigia che vale la pena esplorare. Chi decide cos'è bene e cosa no? O chi deve vivere o morire? Sono secoli che continuo a chiedermi la stessa cosa, ma so per certo che, una volta fuori di qui, lo scoprirò ben presto, facendo patire le pene dell'Inferno che quei maledetti hanno inflitto a me. Tutti i miei nemici la pagheranno cara, parola mia e non sarò in pace finché non avrò seminato altro che morte e distruzione intorno a loro. Non importa quale sarà il prezzo da pagare." E dopo quelle parole piene di odio e risentimento, seguì il boato di un tuono, tanto forte da far tremare le catene con cui era tenuto prigioniero. Giusto per aggiungere un po' di atmosfera!

Cercò di arrivare il più vicino possibile alla finestrella che gli era stata concessa per vedere cosa stesse accadendo là fuori, ma, purtroppo, riusciva solo a scorgere il cielo carico di nubi nere. Non era certamente un gran bel presagio!

«Ma che diavolo sta succedendo qui? È da prima che ho una strana sensazione e non riesco a capire a cosa sia dovuta. Ehi voi, perché le catene hanno tremato in quel modo? Rispondete!» Urlò, camminando nervosamente avanti e indietro, beh almeno fino a quanto gli permetteva la catena!

I lunghi capelli scuri gli caddero sul volto. Aveva dei magnifici occhi viola con delle pagliuzze dorate, grandi e tremendamente espressivi. Sembrava di potervi leggere attraverso una miriade di emozioni contrastanti. La carnagione era di un bel color ambrato e i tratti del viso erano forti, ma sensuali. Il corpo era attraversato da fasci di muscoli evidenti al punto giusto per non rompere l'armonia di quella figura.

Era diverso, anche perché nessuno degli altri draghi che avesse mai incontrato aveva gli occhi come i suoi. Quel colore era davvero unico e lui non era mai riuscito a scoprirne il motivo. E visto come si erano messe le cose, credette che non ne avrebbe più avuto la possibilità.

Da quando era stato imprigionato aveva tentato in ogni modo di evadere da lì, ma tutti i suoi sforzi erano valsi a poco. Quelle catene gli impedivano l'utilizzo dei suoi poteri e stessa sorte per l'impiego del buon vecchio "braccio di ferro" per tentare di staccarle dalle umide pareti della cella. Tutto inutile.

«Forse dovrei davvero arrendermi a passare l'eternità in questo schifo di posto, mentre quei dannati che dovrebbero essere il mio popolo e la mia famiglia non si sono fatti scrupoli a vendermi per salvarsi le penne. No, non posso arrendermi, almeno finché non avranno sofferto tutto quello che ho dovuto sperimentare io. Non se la caveranno tanto facilmente, né loro, né tantomeno quei miserabili che mi hanno rinchiuso qua dentro.» Disse, tirando un pugno alla dura roccia. La sua mano non avrebbe gradito molto, ma il dolore lo teneva vivo e non gli permetteva di lasciarsi andare.

Tutt'a un tratto, però, qualcosa cambiò. Dal soffitto della cella si aprì una specie di passaggio dalla quale uscì fuori... un umano?! O almeno così pareva. Il soggetto in questione gli piombò addosso, prendendolo seriamente alla sprovvista. Insomma, non è certo un luogo in cui ti aspetti visite, tantomeno in un modo tanto bizzarro.

L'essere umano in questione era una ragazza dai capelli di un bel colore ramato, con occhi verde scuro e un abbigliamento alquanto insolito. Eccezion fatta per il vestiario, era rimasto completamente ammaliato dalla sua bellezza, tanto semplice e disinvolta. Sembrava una ninfa dei laghi.

Dopo un lungo scambio di sguardi, la giovane senza nome si staccò da lui alla velocità di un fulmine e urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni. Amos, per evitare di attirare troppo l'attenzione, le tappò la bocca.

«Se tieni alla pelle, ti consiglio di non farlo più. Allora da dove diavolo arrivi e cosa ci fai qui?» Chiese lui, continuando a tenerla bloccata per impedirle la fuga. Non che potesse andare chissà dove dato che erano rinchiusi in un'impenetrabile fortezza sotterranea!

A quanto pare nessuno si era accorto del suo "acuto" di prima, visto che laggiù si viveva tra urla e tormenti, ma in un attimo di distrazione, "l'intrusa" ne approfittò per mordergli la mano e per rifugiarsi vicino alla finestra, proprio in quell'unico punto in cui lui non poteva arrivare!

«Ah bene, quaggiù non puoi arrivare, fantastico. Io mi chiamo Clara Sandri, ho vent'anni e sono una studentessa di lettere. Vengo da Modena, dove vivo con la mia famiglia. Adesso sta a te, chi diavolo sei e, soprattutto, cosa ci faccio io in un posto del genere? Siamo ancora nel 2021 e in Italia?» E dopo questo sfogo del tutto motivato, la ragazza sbatté la mano contro la catena che venne ridotta in frantumi dopo essere stata investita da un fascio di luce azzurra.

Se Amos era senza parole, la ragazza lo era ancora di più, dato che aveva liberato un potenziale criminale da quanto aveva potuto capire!

«Grazie Clara, erano cento anni che provavo a liberarmi da queste scomode catene. Ora sono proprio curioso di approfondire la conoscenza.» Esordì lui, con un sorriso quasi sadico dipinto in volto, dopo aver visto di cosa era stata capace. Doveva assolutamente approfittarne per scappare e, al resto, avrebbe pensato dopo.

La ragazza era sconvolta e l'unica via di fuga era la porta alle sbarre del suo "avversario", debitamente sbarrata!

Questo martedì aveva preso una piega decisamente inaspettata!

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