2- Il museo (parte prima)
-Tu... un demone? Sei sicura?-
Lucy ride.
-Sicura Irvan! Al cento per cento.- si tira su la maglietta verde prato per scoprire la pancia -Vedi,- dice indicando il tatuaggio nero a spicchio di luna che circonda l'ombelico e che Irvan ha intravisto nei ricordi di Mirta -sono anche marchiata.-
-È un marchio?-
-È un simbolo. Il simbolo delle eclissi forzate. Ed è un tatuaggio. I tatuaggi non sono marchi?-
-Non l'avevo mai vista così, ma... suppongo di sì.-
-Se ci pensi, però, è anche una "C".-
-...di Cacciatori.-
-No!- esclama Lucy.
-Come no?-
-Gli altri ci chiamano Cacciatori, ma noi non diamo la caccia a nessuno. Noi siamo Cercatori.-
Per un po' si limita a guardarla, sorpreso.
-E cosa cercate?- chiede poi, ben consapevole di aver usato il "voi" e non il "noi".
Lucy torna a guardare in alto, verso il cielo stellato.
-Molte cose, dipende dai punti di vista. Cerchiamo alleati, cerchiamo creature a cui serve una mano, cerchiamo di riportare l'equilibrio in un mondo in cui poche persone hanno il controllo. In un certo senso siamo quelli che si prefigurano molte cose e cercano di portarle a termine, mettendola molto sul generico.- ride da sola, poi torna seria -Cerchiamo la verità dietro le bugie che tutti credono verità.-
-Come voi.- osserva Irvan cercando inutilmente il suo sguardo -Vivete dietro una grande bugia: quella degli spietati Cacciatori. Ma perché? Perché lasciate che si pensi questo di voi?- in realtà non si sente affatto convinto, ma probabilmente non è il caso di farlo notare.
-Forse perché la gente comune pensa questo di noi e finiamo per pensarlo anche noi. Forse solo perché tutti considerano le Custodi il bene e noi di conseguenza non possiamo che essere il male. Non lo abbiamo mai né confermato né smentito. Bene e male sono punti di vista.-
Queste ad Irvan suonano tanto come le parole di chi cerca di giustificare la propria condotta, ma, di nuovo, preferisce tacere.
Finalmente Lucy abbassa lo sguardo e incrocia il suo.
-Che discorsoni, eh?-
-Era interessante.-
Lucy si porta indietro con la schiena e si appoggia sui gomiti per guardare meglio in alto.
Irvan, invece, resta seduto e guarda lei. Davvero questa ragazza non è un'umana ma un demone? Che cos'ha di diverso?
Sospira.
-Che cos'è un demone?- chiede infine.
Lucy alza un sopracciglio.
-Voglio dire, so che è per metà un angelo e per metà un umano, ma... com'è possibile? E cosa avete di particolare?-
Lucy si stende completamente a terra, i capelli lunghissimi le si aprono a ventaglio intorno alla testa mentre la fatica del giorno comincia a farsi sentire.
-La nostra è la specie di più varia e particolare che esista. Gli angeli nascono dalla fantasia dei loro creatori perciò è difficile che ne esistano due uguali. Alcuni sono talmente strani da non poter certo generare figli con gli umani, ma altri sono abbastanza simili a voi da esserne in grado. Noi demoni siamo di tante varietà diverse quanto lo sono i nostro genitori. Forse è per questo che la gente comune ci teme tanto e ci considera malvagi: non possiamo essere classificati e i nostri poteri a volte sono sconosciuti persino a noi stessi.-
-Davvero?-
-Non è il nostro caso, ma, sì, può succedere.-
-E che poteri avete?-
-Una cosa per volta. Verso la fine dell'ultima guerra, un Cercatore che era stato allievo della Vita trovò un tipo di angelo con si potessero avere dei demoni molto... utili e dotati: noi.- man mano che racconta il suo tono si incupisce lentamente -Noi potevamo volare e dare vita alle cosiddette eclissi forzate, ma allo stesso tempo non eravamo troppo forti. Il creatore dei primi angeli è morto molto tempo fa, madue angeli sono ancora tra noi. Nessuno è più riuscito a ricrearne di nuovi, ma loro, volendo, possono vivere moltissimo.-
-Non in eterno?-
-No, ma molto a lungo. Finché rimangono allo stadio di pietra immobile il tempo per loro si ferma, ricomincia a scorrere solo quando si "scongelano".-
-E voi? Quanto vivete?-
Lucy abbassa lo sguardo.
-Poco. Cresciamo molto in fretta.-
-Quanti anni hai?-
-Ne dimostro più di sedici ormai.-
-E in realtà?-
-Ne avrò nove a dicembre. In media ogni nostro anno vale due dei vostri.-
Irvan sgrana gli occhi. -Vuol dire che ora ne hai otto? Sei... una bambina?-
-Sì. E no. Non sono una bambina. Per noi è normale. A cinquant'anni ne dimostrerò più di novanta.-
-Quindi... quando io avrò trent'anni tu ne avrai... quarantasei?- il suo tono di voce si alza sull'ultima parola.
Lucy annuisce senza guardarlo, ma aggrottando le sopracciglia, evidentemente sorpresa dal paragone che Irvan ha fatto con se stesso.
-Ma è terribile!-
Lucy si stringe nella spalle. -Per me è normale. Se parlassi con un illuminatore direbbe che è terribile la tua aspettativa di soli ottant'anni di media.-
-Quanto vive un illuminatore?-
-Dipende da cosa si nutre. Se mangia cibo come gli umani vive quanto loro. Se si nutre di emozioni come le Luci smette di invecchiare, almeno in teoria.-
-E un occultatore?-
-Lo stesso.-
Irvan si chiede speranzoso se valga anche per lui e Mirta.
Poi fissa di nuovo Lucy.
Tra loro c'è un abisso, anche se ora non sembra.
Lui potrebbe smettere di invecchiare e avere a cinquant'anni lo stesso aspetto che ha ora, mentre lei apparirebbe come una donna anziana.
-Chi è tuo padre?-
Lucy, immersa nei suoi pensieri, scuote leggermente la testa e lo guarda confusa.
-Hai detto che solo due angeli sono sopravvissuti e se Miranda è tua madre uno dei due deve essere tuo padre.-
Lei annuisce lentamente appoggiandosi di nuovo sui gomiti.
-Siamo sopra di lui in questo preciso istante.-
Irvan inarca le sopracciglia, poi abbassa lo sguardo sul pavimento di vetro. Proprio sotto di loro, immobile come una statua, c'è Gabriel.
-Non sembra avere niente di speciale.- osserva.
-Ma di lui vedi solo le ali e le mani, il resto è coperto dalla tunica e dal cappuccio.-
-Già. Come è stato scolpito se di lui non si vede nulla?-
-Era senza vestiti. La tunica se l'è messa prima di pietrificarsi di nuovo. Adora la teatralità.-
Irvan nota che l'espressione di Lucy si è incupita e che il suo sguardo e la sua mente sono distanti.
-Cosa c'è?-
-Due angeli sono fratelli se hanno avuto lo stesso creatore. L'altro angelo è Glenda.-
-Glenda?- ripete Irvan, non ha mai sentito questo nome.
-Deriva dal celtico, o qualcosa del genere. Significa "pura".-
-Vi siete divertiti a dare il nome ai vostri angeli.-
Lucy scrolla le spalle.
-Se li danno da soli i nomi.-
-Ah.-
Lucy sospira, poi riprende a parlare. -Glenda ha avuto due figli con il suo creatore, ecco come hanno scoperto che tipo di demoni potevano generare. Quando i pochi Cercatori sopravvissuti si sono riuniti, ha compreso l'importanza di generare altri demoni, ha solo preteso che ricorressero a l'inseminazione artificiale ovviamente. D'altronde a nessuno andava a genio di andare con un angelo. Tutti gli altri sono figli suoi.-
Tace, aspettando in silenzio che Irvan arrivi da solo alla giusta conclusione.
-Ma tu...-
Sorride amaramente e annuisce.
-A Miranda piace fare esperimenti. Sfidare se stessa. Non è mai stata un tipo molto materno.-
-E Gabriel?-
Lucy guarda in basso.
-Penso che a lui Miranda un po' piacesse davvero. Quando ha capito che lei non ricambiava, però, sì è sistemato lì e non si è più mosso.- fissa suo padre con aria malinconica -Io lo capisco. Se potessi pietrificarmi e aspettare che tutto questo finisca per tornare a vivere in un momento migliore, lo farei.-
Finalmente anche Irvan si stende. Il vetro è fresco e il contatto piacevole.
Tiene lo sguardo fisso sul cielo stellato.
-Com'è che Blake non viene più qui con te?-
-Prima credeva che avere un ascendente su di me equivalesse ad averne su mia madre. A differenza di me, ci ha messo tempo a capire che non è affatto così.-
Irvan ripensa all'espressione che aveva Lucy quella mattina, quando Miranda lo ha aiutato a sparare. Nonostante tutto, è affezionata alla madre e ne è gelosa.
Gira la testa di lato per poterla guardare in faccia.
Delle lacrime silenziose le stanno rigando lentamente il volto.
Allunga una mano verso il suo braccio, non sa nemmeno lui per fare cosa di preciso, ma lei volta di scatto la testa dall'altra parte alzando una mano per fargli segno di fermarsi.
Ritrae il braccio.
Il sonno è tornato e le palpebre gli si stanno facendo pesanti.
-Sarà meglio che vada.-
Si alza e se ne va, facendo il meno rumore possibile.
All'inizio quando torna in camera non vi trova niente di diverso. Poi si accorge che Mirta ora è accucciata sul suo letto e non sul proprio.
Sorride e si stende a sua volta sotto la coperta. È estate, ma dove l'atmosfera è più rarefatta fa più freddo, specialmente di notte.
Mirta tiene gli occhi chiusi, ma è sveglia. Gli fa spazio e poi appoggia la testa sulla sua pancia.
-Non riesci a dormire neanche tu?- le sussurra.
Lei scuote lentamente la testa.
-Non voglio sognare.-
-Non ci avevo pensato. Posso creare uno scudo se vuoi.-
-Puoi farlo?- bisbiglia, sempre ad occhi chiusi.
Irvan si concentra. Quando ha sonno creare scudi gli è più difficile e non è sicuro che ne esistano contro i sogni, ma ne forma uno decente.
Non riesce a tenere gli occhi aperti per la stanchezza.
-Non mi chiedi dove sono stato?-
-Lo so dove sei stato. Ti ho visto.-
Prima che possa dire altro la sua mente si spegne e sprofonda comodamente in un sonno buio.
Quando riapre gli occhi sembrano passati pochi minuti.
Sbatte le palpebre.
La luce che entra dalla vetrata è forte, dev'essere tarda mattinata.
All'inizio crede che nella stanza non ci sia più nessuno, poi si rende conto che Mirta è scivolata giù dal letto e ora dorme a terra, abbracciata al suo cuscino e aggrovigliata alla coperta.
Si stiracchia, poi scende dal letto.
Guarda fuori.
Sotto di loro si stanno addensando grossi nuvoloni grigi. Sopra volano tranquillamente draghi e demoni avvolti in sfere di luce vorticante. Si chiede se ci sia anche Lucy.
Poi guarda di nuovo in basso, spingendo lo sguardo il più in là possibile, fino a scorgere il mare aperto. E il mare gli ricorda Astrid.
Inspira profondamente, poi butta fuori l'aria con risolutezza e si volta.
Si avvicina alla sorella, si china accanto a lei e la scuote dolcemente dalla spalla.
-Mirta? Dovresti svegliarti sai?-
-Uffa...- abbozza lei -ancora un po' papà.-
-Papà? È una promozione o un declassamento?-
Mirta apre un occhio solo, di scatto, nello stesso istante lo afferra per il braccio e lo trascina a terra accanto a sé.
-Un declassamento.- afferma.
Ora è completamente sveglia.
-Persi che ce li farebbero vedere?- le chiede di punto in bianco -Mamma e papà intendo.-
-Non credo che a Miranda vada molto a genio l'idea, ma possiamo sempre provarci.-
-Sbrighiamoci allora, abbiamo più di una persona da andare a recuperare.-
Mirta si alza di malavoglia. -Spero che Hope si sia ripresa.-
-Lo spero anch'io. Anche perché altrimenti Drake se la prende con te.-
Mirta fa per rispondergli per le rime, ma poi non trova nulla da rispondere.
-Sei arrossita.-
-Non è vero. E se è vero è perché sto pensando ad altro.-
Irvan non capisce perché la sorella se la prenda tanto. Non stava con Jared?
Scrolla le spalle mentre recupera i vestiti.
Dopo più di due settimane ha finalmente imparato ad orientarsi dentro Kalia. Primo e secondo piano hanno la stessa identica piantina: una stanza circolare al centro da cui si diramano diversi corridoi a raggi che incontrano altri corridoi come anelli concentrici.
Anche se non sembra, Kalia è davvero enorme e in soli due piani c'è abbastanza spazio da farci vivere un paese intero. Per buona parte, però, è vuota perché i Cacciatori non sono poi così tanti.
Cercatori, si corregge mentalmente Irvan, Cercatori.
L'infermeria, che in parte funge anche da laboratorio, si trova al primo piano.
Irvan e Mirta cercano di arrivarci senza incontrare nessuno.
Seduto alla scrivania c'è un uomo dalla carnagione scura e i capelli bianchi che sembra il negativo di se stesso.
-Posso esservi utile?- chiede mentre li scruta con sguardo indagatore.
-Vogliamo vedere Hope.- lo incalza subito Mirta, sfidandolo con lo sguardo a dire di no.
Sta' calma le dice.
Il medico li conduce in una stanza senza finestre, ma luminosa e arieggiata.
Hope è stesa immobile su un lettino con una flebo al braccio.
-Non si sveglia- spiega il dottore -e per quanto possibile il suo corpo rifiuta ogni nutrimento.-
Mirta si avvicina a Hope, si siede sul bordo del letto e le dice qualcosa, ma Irvan rimane indietro.
Per qualche motivo si sente a disagio.
Guarda il medico.
-Sa dove sono i nostri genitori? O Juliet, l'illuminatrice?-
Il medico lo scruta da sopra gli occhiali.
-Non saprei.- risponde. E la bugia ha un sapore così aspro che Irvan si chiede se non sia solo grazie ai poteri di illuminatore che la sente.
Si volta, ma espande la propria energia fino ad arrivare al dottore.
Fruga nella sua testa fino a trovare ciò che cerca.
A differenza della sorella, non prova nessun rimorso nel leggere nel pensiero delle persone.
Torna a guardare Mirta.
-Non puoi provare a curarla con i tuoi poteri?-
Ci ho pensato. Ma non c'è nulla da curare, non è ferita o malata.
-Lo temevo.- ammette Mirta.
-Andiamo.-
-Dove?-
-Da mamma e papà.-
-Ma non sai dove sono.- obbietta lei.
-Lo so invece.-
Sente lo sguardo del medico trapassargli la schiena, ma lo ignora.
Essendo Kalia una città praticamente sospesa nel vuoto, tranne per le quattro vette su cui si poggia, non esiste un pianoterra. Sotto il primo piano, però, ci sono degli ambienti scollegati tra loro, tra cui anche le celle.
Irvan segue la mappa mentale letta nei pensieri del metico fino a trovare una scala che dal primo piano porta ad una piccola stanza sottostante su cui si affacciano tre porte, una per lato, escludendo quello da cui sono venuti.
-Irvan sei sicuro che fosse questa la strada?-
-Abbastanza.-
-Voi due che ci fate qui?- gracchia una voce roca dietro di loro.
Trasalono, poi si voltano lentamente.
Seminascosta nell'ombra c'è una delle donne più strana che abbiano mai visto.
I capelli di un colore perlaceo identico alla carnagione le aderiscono alla testa e al collo come se fossero bagnati; gli occhi dalle pupille verticali sono interamente bianchi e lasciano presumere che sia cieca; quando si muove nessun muscolo si tende e la sua pelle rimane perfettamente liscia, senza fare neanche una piega; i denti sono di un bianco accecante e hanno una forma appuntita e inumana; arti e corpo sembrano essere stati allungati, le orecchie si trovano ai lati della testa, ma sono appuntite e si muovono come quelle di un gatto; è alta e snella da fare impressione e i suoi movimenti rispecchiano agilità ed elasticità, ma di certo non grazia.
Il suo viso liscio e perfetto fa un po' paura, non solo per quanto è pallido: sembra che porti una maschera di porcellana.
Quando esce dall'ombra Irvan nota anche le enormi ali sulla schiena.
La donna incrocia le braccia al petto facendo ondeggiare la tunica liscia e leggerissima che porta. Si lascia scrutare come se ci fosse abituata. Probabilmente è così. Il suo petto è immobile, non sembra respirare.
Irvan e Mirta si rendono conto che sta ancora aspettando una risposta.
-Stiamo...- comincia Mirta.
-cercando i nostri genitori.- si affretta a rispondere sinceramente Irvan, sentendo che la sorella sta per inventarsi una bugia.
-E li cercate qui?- quando parla muove solo e soltanto la bocca, mento e collo rimangono immobili, e non si formano rughe intorno alle labbra.
-Seguivamo le indicazioni.-
La donna non sembra convinta.
-Cosa sei?- domanda Mirta.
-Un angelo, il mio nome è Glenda e sicuramente avete già sentito parlare di me.- ripete come se fosse una battuta imparata a memoria e ripetuta più volte.
Irvan annuisce.
-Noi siamo...-
-Lo so. Venite con me.-
La seguono fino in una stanza al primo piano.
Davanti alla porta c'è una scrivania tanto grande quanto ingombra di fogli e cianfrusaglie. Sulla destra si apre un salotto di quelli in cui la gente importante discute di affari.
Cleo è comodamente seduta su una poltrona rossa difronte a Miranda, adagiata su un divano in cui potrebbero entrare una dozzina di lei. Dietro, in piedi, ci sono Marvin, Irina, Lucy e Blake.
Glenda raggiunge subito gli ultimi due e scompiglia i capelli di entrambi. Poi torna seria e si rivolge a Cleo.
-Novità?-
Irvan intanto ha raggiunto Marvin.
Ci siamo persi qualcosa?
-Un'ora e mezza di chiacchiere e litigate sulle strategie da usare. In poche parole: nulla.-
L'aria annoiata di Marvin conferma i suoi pensieri. Irvan si rende conto che l'amico, sotto certi aspetti, è simile a Mirta. Trova utile discutere, ma preferisce di gran lunga l'azione.
Guarda Irina. Chissà se anche loro si somigliano in un modo simile.
-Ho trovato l'angelo che può esserci utile.- risponde intanto Cleo porgendo a Miranda una foto stampata -E l'ho fatto venire in città.-
-In limousine?- scherza Blake.
Nessuno lo ascolta.
Ma non dovevamo cominciare con i licantropi?
-Mai discutere con Cleo, è tempo perso.- gli risponde Irina.
-Michæl è il più antico degli angeli conosciuti. Si trovava esposto in un museo, così mi sono messa d'accordo con qualcuno di importante in città e ho fatto organizzare una mostra. Ovviamente per portare qui Michæl ho dovuto far venire anche tutte le altre opere a tema, ma non credo che questo vi interessi.-
-E come avresti convinto ad organizzare questa mostra?- osserva Irina.
-Assicurandogli almeno un paio di gruppi di interessati e pagando ovviamente.-
-Gli interessati saremmo noi.- spiega timidamente Lucy.
-Un primo gruppo dei nostri è già lì per una supervisione.- continua Cleo -Voi ci andrete questa sera.-
-E... cosa dovremmo fare di preciso?- si informa Irvan.
-Rimanere dentro oltre l'orario di chiusura e convincere Michæl ad unirsi alla nostra causa.-
-E se non volesse farlo?-
Miranda si volta e lo fulmina con lo sguardo, ma Cleo non sembra accorgersene.
-Per questo speravo nel tuo aiuto Glenda.-
La donna-angelo annuisce.
-Molto bene, allora è deciso.- Cleo si alza lisciandosi la gonna. Sembra proprio la classica donna d'affari: abbigliamento formale, portamento perfettamente eretto, espressione seria, sguardo deciso. -Il museo chiude alle sette, dovete entrare alle sei, siate puntuali.-
Esce senza salutare.
-Molto bene.- commenta Miranda rimanendo immobile -Sono tutti tuoi Glenda.-
La donna-angelo annuisce di nuovo, poi fa segno di seguirla e sale al terzo piano.
-Perché Miranda è così magra?- chiede Irvan di punto in bianco.
-Perché è pazza.- risponde di getto Blake, poi si morde la lingua sotto le occhiatacce degli altri tre.
-Perché in quanto immortale crede di poter non mangiare.- dice Lucy.
-E può farlo?-
-Sì e no. Non può morire di fame, ma questo non vuol dire che non abbia bisogno di mangiare.- risponde Irina -Una volta è praticamente andata in coma. Da allora mangia di nascosto, ma sempre molto poco.-
-È pazza.- questa volta a dirlo è stata Lucy che tiene lo sguardo fisso nel vuoto.
Ormai si trovano nella palestra. Glenda sembra sparita, ma poco dopo ritorna seguita da un gruppo composto da tre demoni e tre Cercatori.
-Allora- esordisce Glenda -cosa sapete su noi angeli?-
-Che qualcuno vi ha creati e che se vi si tocca si diventa di pietra mentre voi prendete vita.- risponde Mirta sbrigativamente.
Glenda annuisce. -Vero. Se abbiamo già preso vita possiamo essere toccati tranquillamente, ma di solito quelli che vivono nei musei si trovano in uno stadio intermedio chiamato dormiveglia. Non invecchiano e possono muoversi, ma solo se nessuno li guarda.-
-Come fanno ad essere... così?-
-Specialmente nei musei capita che le persone, gli addetti o involontariamente i turisti, tocchino gli angeli anche solo per pochi secondi. Gli angeli assorbono abbastanza energia da svegliarsi, ma non abbastanza da riprendere a vivere. Sono anche più pericolosi degli angeli normali perché non sono del tutto coscienti di quello che succede.-
-E nessun umani si accorge di nulla?- osserva un demone.
-Be', non hai mai trovato che qualche museo fosse particolarmente noioso e tu fin troppo stanco?- Glenda fa una breve pausa -Gli angeli in dormiveglia si muovono solo quando non hanno sguardi puntati addosso, cosa per cui sono particolarmente sensibili. Non pensano lucidamente, sono attratti dalle fonti di energia, voi, e vanno verso di esse per potersi svegliare del tutto.-
-Noi demoni siamo immuni?- chiede Lucy.
-No, ma avete un minimo di resistenza al loro tocco e volendo potete fingervi angeli come loro.-
-E ci vogliono dodici di noi per andare a parlare con questo Michæl?- osserva Marvin.
-Potrebbe non essere solo.-
-Siamo qui per allenarci o per chiacchierare?- chiede di punto in bianco Mirta.
Tutto bene?
Non gli risponde.
-Mettetevi in fila, vi farò vedere. Blake, mi aiuti?-
Il ragazzo alza lo sguardo sorpreso di essere stato nominato. Forse non stava neanche ascoltando.
Si avvicina alla madre.
Solo in questo momento Irvan si rende conto che lui e Lucy sono cugini.
-Gli angeli nel dormiveglia- ricomincia intanto Glenda mentre si posiziona davanti a Blake e fa delle finte che il figlio schiva agilmente -non sono molto veloci, ma decisamente forti. Se vi afferrano state sicuri che non vi lasciano.- con un movimento rapido della gamba fa perdere l'equilibrio a Blake mentre resto del corpo è rimasto perfettamente immobile. Si abbassa e gli circonda il polso con due dita della mano. Irvan si chiede come questo possa essere considerato "non molto veloce". Non sembra che Glenda stai tentando di simulare un dormiveglia. -A loro basta un contatto minimo per assorbire energia.-
-Se sono lenti e li vediamo, però, basta tenercene alla larga.- osserva Mirta -Se non siamo a portata e non distogliamo lo sguardo non si spostano, giusto?-
-Giusto.- conferma Glenda lasciando andare Blake che si rialza con un salto. -Ma loro attaccano direttamente solo se sono stati scoperti. Altrimenti restano immobili e si limitano a sfiorarti più volte mentre sei di spalle. Magari non ti pietrifico, ma riescono a svegliarsi quanto basta.- passa la mano sulla nuca di Blake che sta tornando verso di loro. Lui neanche se ne accorge.
-Da cosa riconosciamo un angelo?- chiede Irvan mentre Mirta si porta davanti a Glenda.
-Dev'essere intero, anche se alcuni sono scolpiti apposta in modo da sembrare rotti. Possono avere qualsiasi forma e dimensione, ma rappresentano sempre un essere vivente.-
-Ho capito, non si distinguono.-
-I demoni, come gli altri angeli, ne percepiscono la presenza.- mentre parla avanza verso Mirta che si sposta di lato. -Il segreto è muoversi velocemente e evitare l'attacco diretto.-
-Tutto questo se sono nel dormiveglia.- osserva Irina -Se fossero svegli?-
-Quelli svegli non si trovano nei musei, a meno che non ci siano stati messi di proposito. Se sono dormienti allora ci basterà prendere Michæl.-
Glenda si ferma. -Non posso allenarvi, non da sola, noi angeli puntiamo tutto sul lavoro di squadra.- In effetti, ha tutta l'aria di essere una pessima allenatrice.
Irvan si aspetta che vadano in città poco prima delle sei invece l'ordine di prepararsi arriva poco dopo il pranzo.
-Perché così presto?- protesta Mirta mentre tornano nella loro stanza.
-Perché dobbiamo andarci in volo.- risponde Irina entrando per prima.
Vicino alla porta c'è una scatola con dei vestiti neri accuratamente piegati dentro.
-Si sono modernizzati!- esulta Marvin rovesciando il contenuto della scatola sul proprio letto. -Perché non ci scrivono mai la taglia?- brontola.
Irina alza gli occhi al cielo e distribuisce i vestiti.
Irvan saggia il tessuto con le mani, poi spiega i vestiti. Ci sono anche dei guanti.
-Così infagottati non moriremo di caldo?- osserva.
-Meglio sentire caldo che rimanere pietrificati, ti pare?- risponde Irina -Servono ad avere quanta meno pelle scoperta possibile. E comunque non sembrano molto pesanti.-
Irvan annuisce.
Irina e Mirta vanno a cambiarsi in bagno.
Si veste velocemente.
Il collo alto della maglietta gli dà fastidio, ma per il resto si tratta di un abbigliamento comodissimo che non ostacola nessun movimento. I guanti per ora li mette in tasca.
Irina e Mirta ci mettono molto più tempo per cambiarsi, come Marvin fa continuamente notare.
I vestiti sembrano disegnati su di loro.
Quando vede Marvin indugiare un po' troppo su Mirta si irrigidisce.
Hai finito?
-Ehi, calma! Facciamo che ognuno si guarda la propria sorella, eh?-
Cosa? Io non stavo guardando Irina, non in quel modo!
-Ah, no? Eppure mi era sembrato di capire che ti piacciono le ragazze più grandi.-
Be', non sono io quello che mette gli occhi addosso a tutte le rosse.
-Non atutte le rosse. Valeva solo per Charlotte.- nel pronunciare quel nome i pensieri di Marvin acquistano un tono distaccato e malinconico che raramente Irvan gli ha sentito usare.
-Avete finito?- chiede Irina. -Solo perché non vi si sente non vuol dire che non vi si capisca.-
Marvin sta per ribattere, ma qualcuno bussa alla porta.
Irvan va ad aprire e sbatte più volte le palpebre per essere sicuro di vederci bene.
Davanti a lui c'è una vecchia con una grossa gobba e l'aria fin troppo pallida. Di certo non può essere Alya, ha lo sguardo troppo vitreo.
-Se non mi riconosci vuol dire che mi sono mascherata bene.-
La voce roca e gracchiante e allo stesso tempo femminile può appartenere solo ad un angelo.
-Glenda?-
-Non fare quella faccia. La gente teme i Cercatori perché crede che diano la caccia alle creature, la verità è che insegnano loro a mimetizzarsi così bene che sembra spariscano.-
Irvan continua a fissarla affascinato.
Ha il viso ricoperto di trucco, in modo che sembri soltanto un po' pallida e la gobba serve a nascondere le ali.
-Geniale.- bisbiglia.
-Venite, stiamo aspettando solo voi.-
La seguono fino al piano di sotto.
-Ci accompagnano i draghi?-
-No. Ci penseranno i miei figli. E mia nipote.-
Arrivano in una delle stanze più esterne, quelle con le vetrate.
Quattro demoni, tra cui Blake e Lucy, sono comodamente seduti su un divano mentre nella stanza si aggirano altri tre Cercatori.
Irvan si accorge di Miranda solo in un secondo momento.
-Eccovi qua!- esclama Blake chiaramente eccitato -Ora possiamo andare?-
-Calma.- lo ammonisce Glenda, poi guarda loro quattro -Loro sono Ida e Amos.- dice indicando gli altri due demoni. Amos è l'unico a dimostrare meno anni di Lucy. Ida è evidentemente più grande, anche se molto più gracile.
-Molto bene.- si affretta a dire Miranda. Tira fuori delle foto stampate dalla tasca e le porge a Glenda. -Questo è Michæl.-
-Un angelo in bronzo? Interessante.- ripiega le immagini e le infila in una tasca interna della giacca. Si rivolge ai figli. -Allora, Blake, Lucy e Amos sono abbastanza forti da portare due passeggeri, quindi si occuperanno rispettivamente di Ben e Chad, Mirta e Irvan e Irina e Marvin. Ida di Cinzia.-
Gli altri tre Cercatori si avvicinano ai demoni a cui sono stati assegnati.
-Molto bene. Ora è il caso che andiate.- li sprona Miranda aprendo la porta-finestra che dà sulla piattaforma di lancio.
Stranamente, Irvan non avverte l'aria rarefatta. Si guarda intorno. Una forte energia si propaga dal Cacciatore di nome Ben. Dev'essere un allievo dell'Aria.
-Andiamo!- li incita Lucy mettendosi davanti a lui e Mirta.
-Ci porti in braccio?- chiede quest'ultima.
Lucy sorride alzando le sopracciglia. -No.-
Fa qualche passo indietro, verso il margine della piattaforma.
Chiude gli occhi e fa dei respiri profondi, poi la sua pelle comincia ad illuminarsi di verde, come se fosse sott'acqua.
Allunga le braccia e prende le mani di Irvan e Mirta. La luce verde si propaga intorno a loro fino ad avvolgerli in un'unica sfera di energia.
-Wow- commenta Mirta -Sapevi fare una cosa del genere e non me l'hai mai detto?-
-Mi spiace.- sembra sincera e Irvan sente in bocca il sapore dolce della verità.
Prima credeva di avere una specie di sesto senso per le emozioni altrui, ora sa che dipende dalle sue doti di illuminatore.
Quando Lucy salta verso l'alto lui e Mirta si ritrovano schiacciati sul fondo della sfera verde mentre lei rimane sospesa al centro, le braccia allargate come fossero ali.
-Cercherò di rimanere stabile, ma non vi prometto niente.-
Probabilmente sarebbe stato più indicato se avesse detto loro che si trattava di un viaggio turbolento. Molto turbolento.
Mirta, almeno, riesce a distrarsi guardando in basso, ma ad Irvan non ha mai entusiasmato particolarmente l'idea di volare.
Non sono ancora a metà strada quando sente il suo stomaco contorcersi per l'ennesima volta.
Si preme una mano sulla pancia.
-Lucy!- protesta Mirta per l'ennesima volta.
-Scusa. Io rimango ferma, non mi rendo conto...-
-Okay, okay.-
Va tutto bene.Va tutto bene. Si ripete Irvan.
Non ha mai sofferto il mal d'auto, men che meno il mal di mare, a differenza della sorella.
Chiude gli occhi.
Sono su una barca. Non suona convincente nemmeno a lui. Tutto questo movimento è dovuto al fatto che c'è il mare mosso.
Mirta esulta mentre prendono velocità e scendono di quota.
Stiamo andando in barca in qualche località turistica a visitare un museo.
-Sì, guarda, siamo in vacanza!-
Mirta!
-Scusa, non volevo distrarti.-
La sente uscire dalla sua testa. E per l'ennesima volta si chiede come abbia fatto ad entrarci.
Sospira. Poi torna a concentrarsi.
Con gli occhi chiusi, immagina di essere davvero una barca, steso sul ponte a guardare il cielo nuvoloso che ben si accorda con il mare mosso.
Pensa a tutto: al legno sotto il corpo, all'odore dell'acqua salata, al suono delle onde che si infrangono sulla barca, alla voci indistinte ma vicine di altri eventuali passeggeri. Ha l'impressione di poter sentire davvero tutto questo. Si costringe a non aprire gli occhi.
Il suo stomaco si rilassa e il battito accelerato rallenta. Perde la cognizione del tempo. Quando una brusca frenata lo fa sobbalzare crede che siano passati pochi minuti.
La sfera di vorticante energia verde di Lucy si dissolve e si ritrova steso a terra, sul ciglio di una strada deserta.
Si mette a sedere.
-Siamo già arrivati?-
-Irvan! Allora sei vivo!- esclama Mirta aiutandolo ad alzarsi.
-Mi sono addormentato?-
-Così sembra.-
Si guarda intorno. -Non passa nessuno di qua?- osserva.
-Cleo ha fatto sgomberare la zona, anche se non so come.- risponde Irina.
-Il museo dov'è?-
-Di qua.- risponde prontamente Glenda. La sua voce si adatta al suo aspetto di vecchia.
All'esterno l'edificio non sembra avere niente di particolare, se si esclude la fila di gente che arriva fino a fuori.
-Tutti questi interessati?- Irina sembra perplessa. -Non può essere solo opera di Cleo.-
-Deve aver messo in circolazione delle foto di Michæl. Gli angeli sono molto fotogenici.- risponde un Cercatore, Chad, se ricorda bene.
-Nel senso che le loro fotografie attirano l'attenzione?- Mirta non sembra molto convinta.
-È un nostro potere.- taglia corto Glenda che non ne sembra molto felice.
Riescono ad entrare quando ormai sono le sei e venti, per ultimi.
Una volta dentro, devono solo aspettare la chiusura. Non serve neanche nascondersi perché Mirta con un'illusione li cancella dalla vista altrui insieme alla panca in cui sono seduti.
-Dammi una mano Irvan, è facile, ma anche stancante.-
E come? Sei tu l'allieva della Morte.
-Sì, ma questa è più che altro una dote da occultatori, no? Occultare immagini... -
Già, non ci avevo pensato.
Si concentra. Individua l'energia di Mirta. All'inizio si limita a sostenerla, poi capisce come fare. Non è come diventare invisibili, né come creare un'illusione per coprire la propria immagine. Si tratta di generare una specie di piccolo buco nero. La gente che passa distoglie lo sguardo quasi involontariamente.
Aspettare le sette diventa noioso, specialmente se devono stare in silenzio.
-Perché invece di aspettare non facciamo un giro di ispezione per cercare questo Michæl?- sussurra comunque Irvan.
-Lo ha già fatto il gruppo di Cercatori prima di noi. Hanno detto che c'è più di una statua di bronzo in entrambi i piani. E poi sparire dopo essere stati visti sarebbe molto più difficile.- risponde Ben.
Quando però le luci si spengono nelle sale ormai deserte tutti si irrigidiscono e scattano in allerta.
Glenda è la prima ad alzarsi. Si sfila la giacca liberando le ali.
-Chad, Ben, Cinzia, Ida, Amos voi venite con me al piano di sotto. Irina, Marvin, Irvan, Mirta, Lucy, Blake voi vi occuperete di questo piano.-
-Ehi, a me non sembrano affatto equilibrate come squadre!- protesta Blake.
-Hai paura?- lo prende in giro Marvin.
Glenda lancia loro un'occhiataccia.
-Il piano di sopra è molto più grande e comprende parte del magazzino. Se succede qualcosa chiamateci.- detto questo fa segno agli altri di seguirla e sale al piano di sopra senza fare il minimo rumore.
-"Se succede qualcosa chiamateci"! Ha notato di non avere un telefono?- borbotta Marvin.
-Noi demoni possiamo comunicare tra di noi.- risponde Lucy.
-Ah.-
-Muoviamoci.- li sprona Irina -Michæl è un angelo di bronzo, quindi dovrebbe essere facile da individuare. Rimaniamo vicini, potrebbero essercene altri.-
Irvan si guarda intorno. Quasi subito nota le numerose telecamere.
-Agli allarmi ha pensato Cleo?-
-Ovviamente.- risponde Blake. È chiaro che è agitato.
Irina fa segno di stare zitti.
Gli altri si muovono con disinvoltura al buio. Irvan per sicurezza estende la sua energia per avere una mappa mentale dello spazio circostante perché non si fida troppo dei propri occhi.
Incrocia brevemente lo sguardo di Lucy. Ora le sue pupille sono verticali e le iridi di solito nere emanano un leggero bagliore verde.
Per Blake è lo stesso, solo che il suo colore è il blu.
Irvan cerca di abituarsi al buio. Purtroppo la visione del calore non lo aiutava molto in quel momento.
Il collo alto della maglietta continua a dargli fastidio e prova ad arrotolarlo.
È rimasto l'ultimo della fila. Mirta è proprio davanti a lui.
Non si sente tranquillo senza nessuno dietro. Potrebbero essercene altri ha detto Irina.
Si volta, ma non c'è niente dietro di lui.
Ai lati del percorso, bellissime statue di marmo sono rivolte verso di loro. È impossibile dire quali siano angeli e quali semplici statue.
Il buio rende le loro sagome più spettrali e fa sembrare le loro pose ancora più dinamiche.
Nella seconda stanza, ai lati opposti di una teca centrale, ci sono le prima due statue di bronzo del museo.
-Non dare nell'occhio, eh?- borbotta Marvin -Quando torniamo Cleo mi sente.-
Il gruppo si divide momentaneamente in due per esaminare le due statue.
Irvan segue Mirta stando attento a dove mettere i piedi.
Il collo gli si sta intorpidendo.
Si porta una mano alla nuca. Si ritrova tra le dita una strana polvere bianca.
Sente un respiro sul collo.
Trasale e si volta.
È solo Irina.
Gli sta guardando la mano.
-Un angelo.- decreta mentre gli tira di nuovo su il collo della maglietta. -Tenete gli occhi aperti.-
Seguono il percorso ed entrano in un'altra sala. Vorrebbero svenire.
Ci sono solo e soltanto statue. Senza teche a dividerle. Quelle di marmo e quelle di bronzo si alternano come se volessero prendersi gioco di loro.
-Dobbiamo dividerci.- dice Irina.
Irvan sente il battito martellargli nelle orecchie, ma si costringe a muoversi. Prima trovano Michæl e prima tornano a Kalia.
Va verso la prima statua di bronzo. All'inizio la studia senza sapere cosa fare.
Guarda gli altri.
I guanti lasciano scoperta la punta delle dita.
Le appoggia sul bronzo. Oltre al freddo non sente niente.
Fa un passo indietro.
Guarda le statue di marmo accanto.
Erano in quella posizione? Difficile dirlo, la sua mente è troppo tesa per ricordarsene.
Li fissa a ripetizione, come sfidandoli a rimanere immobili. Non si spostano di un millimetro.
Senza distogliere lo sguardo si avvicina ad una seconda statua di bronzo.
Quelle di marmo accanto rappresentano delle donne sinuose che ballano.
Costringendo le proprie dita a non tremare le poggia sul bronzo. Niente.
Guarda da nuovo le danzatrici.
Guardavano tutte e due verso di lui? O solo una? Lo stanno fissando?
No. È solo una sua impressione. Le gambe sono rimaste immobili e le braccia sono intrecciate nello stesso modo.
Passa al terzo bronzo, affiancato da un atleta e un satiro. Anche questo non è che una statua.
Alza lo sguardo.
Il satiro era così chino in avanti? Non può essere una sua impressione. Prima sembrava camminare ora pare stia per spiccare un salto.
Con il cuore in gola solleva una mano e crea una luce.
Come fa a capire se è un angelo o no? Non ha intenzione di toccarlo.
Indietreggia e quasi finisce contro una delle danzatrici di prima.
Come fa a capire se si è mossa? La sua posizione è impossibile da memorizzare per quanto è contorta.
Torna a guardare il satiro.
Le sue ginocchia sono ancora più piegate? Sta per saltare davvero?
-Irina!- quasi grida.
-Lo vedo. Venite tutti al centro della sala.-
Irvan cammina all'indietro, quasi tremando.
-Fissate una delle statue di marmo.- ordina quando sono tutti vicini.
Irvan guarda il saturo.
-Quando ve lo dico chiudete tutti gli occhi, poi riapriteli, subito.-
Irvan sente il respiro di tutti accelerare e il tono ansioso di Irina peggiora la situazione.
-Ora!-
Chiude gli occhi. Li riapre dopo un istante senza aver sentito il minimo rumore.
Trattiene a stento un urlo. Il satiro è davvero saltato giù.
Si guarda intorno.
-Maledizione!- strilla Irina -Sono tutti angeli!-
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spazio me
vi mancavo???
Comunque volevo dire che non sono pazza a dire che certi capitoli sono corti (NON è il caso di questo) però visto che vi faccio aspettare una settimana intera ci tengo che i capitoli tengano, non so se mi spiego...
votate e commentate
A domenica,
Artemide
p.s.
a chi interessasse sto pubblicando la stessa storia anche su efp (solo che lì aggiorno di lunedì) ho lo stesso nome, ma il titolo della storie è "Suspirian - Presente" (o Passato ovviamente) lo dico perché lì riesco a pubblicare immagini dei personaggi mentre qui non ancora
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